La mia fan fiction!

siate clementi.. T.T

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  1. *-*BillundTom*-*
     
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    stupendaaaa ** scrivi benissimo ^^ continua presto ^^
     
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  2. °iCh-uNd-DiCh°
     
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    Continuaa!!
     
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  3. ~> Lulù°
     
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    Graaazie care!! ^^


    Davanti il portone del condominio trovai James - il ragazzo che abita due piani sopra il nostro - che armeggiava con le chiavi.
    James ci provava incondizionatamente con me da quando arrivai a Londra.
    Sbuffai, consapevole che mi sarebbe toccata un'altra delle sue sviolinate.
    Presi il cellulare dalla borsa e feci finta di scrivere un messaggio, per evitare di dargli molta corda.
    Dopo ci che,mi avvicinai piano al portone.
    “Ciao Ele” Sfoderò un sorriso malizioso.
    Alzai lo sguardo per un secondo e poi lo abbassai nuovamente, continuando a fingere di essere presa dal telefonino.
    “Ciao James” mormorai con poca enfasi.
    “Come và?”
    “Bene” Non prestai molta attenzione alla sua domanda “Devi entrare?” Chiesi, lanciando uno sguardo veloce alle chiavi che teneva in mano.
    “Ehm.. Si”
    Aspettai che si desse una mossa ma sentivo che stava continuando a guardarmi così fui costretta ad alzare lo sguardo. Sospirai.
    “James, non ho molto tempo a disposizione!” Dissi fredda.
    “Per fare che?” Nel suo tono continuava ad esserci un non so che di malizioso.
    Persi la pazienza. Strappai le chiavi dalle sue mani e lo scansai bruscamente. Mi affrettai ad aprire, per evitare di sentirlo parlare ancora. Ecco perché le sue sviolinate non avevano mai funzionato con me: Quel ragazzo mi irritava.
    Purtroppo non ebbi molto successo. La chiave si incastrò e rimanemmo chiusi fuori.
    Sbattei più volte la testa contro il portone e sospirai.
    “è destino” Sussurrò James cercando di usare un tono suadente, poi allungò la mano per accarezzarmi i capelli ma mi scansai prima che potesse sfiorarli
    “James..” Sbottai.
    “Ele” Sentii una voce dolce, delicata e conosciuta provenire dalle mie spalle.
    “Com’è andato il colloquio?” Mi chiese Anna.
    “Bene!” Le sorrisi. Avrei continuato volentieri lì la conversazione ma se James avesse saputo del mio nuovo lavoro sarebbe stata la fine. Si sarebbe presentato tutti i giorni a tutte le ore al bar. Preferii evitare.
    “Siamo senza chiavi” spiegai.
    “Apro io!” Sorrise Anna “Ciao James!”
    “Ciao Anna” La salutò con un gesto della mano.
    Appena Anna aprii il portone sgattaiolai dentro e occupai l’ascensore per evitare di salire le scale in compagnia di James. Non era sua abitudine utilizzare l’ascensore, e lui sapeva che io lo sapevo. Non poteva essere così sfacciato da usarlo in quel momento.
    Anna mi seguì. Prima che le porte dell’ascensore si fossero chiuse vidi James salire le scale a spalle basse. Sorrisi.
    “Allora?” Anna interruppe il mio momento di gloria.
    “Allora cosa?”
    “Ancora ci prova?”
    “Certa gente non ha un briciolo di orgoglio!” Dissi disgustata.
    Anna rise.
    “Secondo me dovresti dargli almeno una possibilità!” La solita buona samaritana.
    “Mmh..” Finsi di pensarci su “Nemmeno per sogno!”
    Rise nuovamente.
    “è carino” Continuò.
    “Anna, sono molti i ragazzi carini presenti sul pianeta.. Se comincio a ragionare così finirò per darla anche a Winnie the pooh!!” Dissi, picchiettando sulla sua spalla.
    Rispose con una smorfia.
    Le porte dell’ascensore si riaprirono.
    “Dove sei stata?” Chiesi mentre aprivo la porta di casa.
    “Era finita la pasta” Disse, indicando con il dito la busta che teneva in mano.
    “Ah..” Non mi convinse.
    Entrate in casa trovammo Sam appollaiata davanti la tv, intenta a sgranocchiare noccioline.
    Non ci degnò di uno sguardo, nonostante il chiasso assordante da noi provocato.
    Anna si tolse il cappotto e cominciò subito a cucinare.
    Io, invece, Mi diressi verso la stanza.
    Posai la busta con la divisa accanto la porta,Lanciai la borsa sulla scrivania, mi sfilai il giubbotto e accesi lo stereo; “Evanescence – Lithium”
    mi lasciai cadere sul letto e cercai di rilassarmi, chiudendo gli occhi.
    Respirai profondamente e cominciai a filtrare i pensieri.
    Il primo pensiero, come sempre, era casa mia. Ma pensarla mi faceva sentire male. Mi ero anche imposta di non chiamare i miei, ed avevo chiesto loro di non cercarmi, per rendere le cose più facili. Anche se sapevo benissimo che prendendo quella decisione avrei soltanto peggiorate le cose. Cazzo, Eleonora, sei a Londra da quasi cinque mesi. Quando hai intenzione di ‘iniziare a ricominciare’?
    Sbuffai e mi girai verso la finestra della camera. cercai di pensare ad altro.
    Il nuovo lavoro; Per una volta la fortuna aveva deciso di aiutarmi. Caspita, chissà quanti personaggi famosi mi permetterà di incontrare questa nuova occupazione. Forse avrò finalmente la possibilità di fare tutte quelle domande che mi tengo dentro da così tanto tempo ai miei scrittori preferiti. Quelli che non sono morti, ovvio!
    I miei occhi cominciarono a brillare, ma si spensero subito.
    Ma a quali sciocche fantasie dai corda, Ele? Farai la barista. Niente di più, niente di meno. Se sarò fortunata riuscirò a vederli da lontano.. i miei scrittori preferiti!
    La melodiosa voce di Amy Lee smise di inondare la mia camera. Ora erano le note di Someday dei nickel back a risuonare per la stanza.
    Scossi la testa. Non mi andava di pensare al lavoro. Anzi, non mi andava di pensare a niente.
    Mi alzai in piedi. Rimasi con lo sguardo fisso nel vuoto per qualche secondo, Poi mi sedetti alla scrivania e accesi il portatile.
     
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  4. °iCh-uNd-DiCh°
     
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    Continua, voglio i Tokio!!!
     
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  5. ~> Lulù°
     
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    Stanno arrivando.. XD
     
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  6. *-*BillundTom*-*
     
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    bellissimaaa ^^ quando posti di nuovo!!!xD posta posta
     
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  7. ~> Lulù°
     
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    “Eleee..” Anna mi chiamò dalla cucina.
    Mi alzai dalla scrivania e raggiunsi la porta della camera.
    “Dimmi..” Urlai
    “è pronto!” Anna rispose con un tono leggermente più basso del mio
    “Mmh.. non ho fame!” Esclamai a voce non abbastanza alta
    “Cosa?”
    “Conservami qualcosa.. mangio più tardi” Gridai.
    “Okay!”
    Tornai alla scrivania ed aprii il programma per scrivere. Era già da un po’ di tempo che lavoravo a questa storia. Ma, trattasi di una storia d’amore, mi era un po’ più difficile continuarla. In quel momento però, mi sentivo ispirata. Così, cominciai a picchiettare sulla tastiera. Scrissi e riscrissi lo stesso capitolo diverse volte.
    Durante il componimento mi sembrava buono. Dopotutto sapevo che le storie d’amore non erano il mio forte. Infatti non pretendevo molto ma, ogni volta che rileggevo quel capitolo una smorfia di disgusto si impossessava del mio viso, e mi ritrovavo punto e a capo!
    *Tock Tock*
    “Avanti” dissi, senza staccare gli occhi dallo schermo.
    “Ele..” Sam entrò in camera.
    “Dimmi” le prestai poca attenzione.
    “Devi mangiare qualcosa” Mi rimproverò.
    Distolsi lo sguardo dallo schermo. Guardai l’ora: 20:29
    “Cazzo!” Esclamai. Poi fissai Sam, sbalordita.
    “Che c’è?” Mi chiese.
    “Il tempo..” Mormorai incredula “è volato!”
    “Come se non lo sapessi..” Si sedette sul letto, sorridente “Lo sai che quando scrivi perdi la cognizione del tempo!”
    Sospirai. Era vero.
    Cercai di ricordare se avessi programmato qualcosa per quel pomeriggio. Ma non mi tornò in mente niente.
    “Devo provare la divisa!” Pensai ad alta voce.
    “Divisa?”
    “Si.. mi hanno presa!” Sorrisi.
    Sam sgranò gli occhi “Ti hanno presa?” Chiese incredula “Per caso il proprietario del bar è cieco?”
    “No, è accecato!” sorrisi
    “Cioè?”
    “..dall’amore” Enfatizzai
    “Spero vivamente di aver capito male!!”
    “Mmmh.. dipende.. Cosa hai capito?”
    “Hai una storia con il tuo capo?” Chiese “Sappi che non è mai un bene mischiare L’amore al lavoro!”
    “Ma quale storia?” Risi “Annalisa..” spiegai “La ragazza che mi ha procurato il ‘colloquio’ – che poi non c’è nemmeno stato – si frequenta con il proprietario del bar, da quello che ho capito!”
    “No!?” Disse divertita.
    “Si!”
    “Quindi il tuo capo è figo?”
    Ripensai all’immagine del proprietario del bar, con il suo papillon rosso. Feci una smorfia di disgusto
    “Beh.. Non proprio!” Risposi.
    Improvvisamente, spuntò Anna dalla porta. Che interruppe la conversazione.
    “Di che chiacchierate?” Chiese.
    “Dei cazzi degli altri..” Rispose Sam.
    “Uh, fico!” Si lanciò sul letto.
    “Il capo di Eleonora è uno strafigo!”Sam Informò Anna.
    “Ma quale strafigo?” Sbuffai.
    “Non lo è?” Chiese Sam.
    “No.. affatto!”
    “Quindi nemmeno Annalisa?” Più che una domanda, sembrava un’affermazione
    “Chi è Annalisa?” Chiese Anna, confusa.
    “L’amica di Ele..”
    “e cosa c’entra con il capo? ..Aspettate, Quale capo?”
    “Eleonora ha avuto un lavoro!”
    “Davvero? È fantastico, fatti abbracciare” Esclamò entusiasta, avvicinandosi a me.
    “Aaaah, ferma lì” Gridai, indietreggiando.
    “Perché?” Mi guardò confusa.
    “Ragazze..” Sospirai “Calmiamoci”
    “Io son calma!”Sam fece spallucce.
    “Ma io rischio di impazzire”
    “e perché mai?” Chiese
    Sbuffai. “Lasciamo perdere”
    Sam e Anna si guardarono, confuse.
    “Allora.. Chi vuole vedere come mi sta la divisa?” Chiesi sorridente.
    “Oh, io, io!” Scherzarono, alzando le mani.
    Ridemmo.
    Sam afferrò la busta e mi lanciò il contenuto. “Mmh, giallo canarino” Disse disgustata mentre me lo lanciava.
    “Non infierire!” La implorai.
    “Cosa c’è che non và nel giallo canarino?” Protestò Anna.
    Sgattaiolai in soggiorno prima di sentire la risposta di Sam. Stirai con le mani la divisa. Mi aspettavo un completino ‘Pantaloni & T-Shirt’ e invece mi trovai davanti ad un vestitino aderente, pieno di paiette e decisamente troppo corto per lavorare comodamente.
    Mi immaginai con la divisa indosso e sbuffai.
    Poi presi fiato, mi spogliai e me la infilai, imprecando mentalmente.
    Camminai a spalle basse fino alla mia camera, e, non ancora varcata la soglia, sentii le risate di Anna.
    Di sicuro Sam le ha detto del lavoro, pensai. Feci il broncio ed entrai in camera con passo pesante.
    Appena entrata nel loro campo visuale, le ragazze smisero di ridere.
    “Che c’è?” Chiesi preoccupata. Mi stava così male?
    “Wow” Esclamò Sam sorridente.
    “Wow che?” mormorai imbarazzata, abbassando la testa.
    “Stai benissimo, sorella!” Disse Anna.
    “Ricordami perché non ti ho mai visto con un vestito addosso..” Aggiunse Sam.
    “Forse perché non li indosso spesso”
    “Ricordami perché non li indossi spesso”
    Risposi con un sorriso. Ma a giudicare dalle loro facce, non bastò per cambiare argomento.
    “Sono scomodi” Protestai.
    “Certo..” Enfatizzò Sam, come se la mia affermazione non avesse senso.
    Sbuffai. “Comunque sia.. Non vedo come riuscirò a combinare qualcosa di buono con questo addosso!” Dissi, indicando il vestito.
    “io non vedo come potrai riuscire a combinare qualcosa di buono!” Rise Sam.
    La fulminai con lo sguardo.
    “Quando inizi?” Chiese Anna.
    “Domani.” Le rivolsi un gran sorriso
    “Domani??” sgranò gli occhi.
    “si” mormorai, confusa dalla sua reazione.
    “Ma.. Io.. Tu.. Avevi detto che.. Però.. Uffa!”
    Sam alzò gli occhi al cielo e si lanciò all’indietro sul materasso.
    “Io cosa?”
    “Le avevi detto che sareste andate a vedere il vestito per le grandi occasioni domani” Mi ricordò Sam.
    “Ah..” Me ne ero completamente dimenticata “Vabè, Dai. Ci andrai con Sam!”
    “Cosa??” Gridò Sam, balzando in piedi.
    Poi mi guardò.
    “Ehi, io devo andare a lavoro!” Mi giustificai.
    Guardò Anna, Che le faceva il suo solito sguardo da cucciola.
    “Cazzo..” Sam accettò, a modo suo!
    Io ed Anna sorridemmo. Sam sbuffò.
    Parlammo per circa un ora, del più e del meno. Con le mie canzoni di sottofondo.
    Ogni tanto, Quando una canzone terminava e ne iniziava un'altra, Sam criticava i miei gusti in fatto di musica. Io rispondevo con una cuscinata ed Anna ci ricordava che avremmo potuto farci male con le cerniere. Per risposta, riceveva una cuscinata anche lei.
    Sam trovò un pacchetto di marshmallow nascosto dietro il mio letto e se lo finì tutto in pochi minuti.
    rifiutandosi di dividerlo con noi, nonostante il pacchetto fosse di mia proprietà. ‘Ho fame’ Si giustificava.
    Quando cominciammo a sentirci stanche, Smettemmo di parlare. Ci limitammo a pensare per fatti nostri. Anna si addormentò dopo poco sulle ginocchia di Sam, che la imitò.
    Io rimasi a guardarle, ringraziando il cielo di averle conosciute, fino a quando non crollai.
     
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  8. *-*BillundTom*-*
     
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    bellaaaaa *_* ne voglio un altro xD bravissimaaaa ^^
     
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  9. °iCh-uNd-DiCh°
     
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    Illusionista, mi hai detto che stavano arrivando ç___ç
    Beh è bella lo stesso xD
     
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  10. ~> Lulù°
     
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    Infatti! Nel prossimo capitolo ci sono anche loro!!^^
    abbiate pazienza.. XD
     
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  11. *-*BillundTom*-*
     
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    ok,ok xD avremo pazienza...xD
     
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  12. ~> Lulù°
     
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    La mattina seguente, Anna si svegliò con un grande mal di testa e, Con la benedizione di Sam, Decise di rimandare la visita al centro commerciale.
    Io feci colazione di fretta - data l’assenza di fame – Ascoltai per una buona mezz’ora sempre e solo la stessa canzone : “Somewhere I Belong – Linkin Park” e feci una doccia fredda.

    “Allora io vado!” Annunciai dalla porta, con la mia divisa ben stretta fra le mani.
    Le ragazze, prese totalmente dalla tv, non si accorsero di me.
    “Vado!” Gridai.
    Si voltarono entrambe, lentamente.
    Sam mi squadrò mentre masticava rumorosamente e poi si girò sbuffando “Cosa aspetti? Un invito ufficiale?”
    “Ti sei alzata con il piede sbagliato stamattina?” Chiesi.
    “Si” Rispose.
    “Lasciala stare!”Anna mi si avvicinò a braccia spalancate, mi abbracciò e mi strinse forte. “in bocca al lupo!”
    “Grazie amore!” Le sorrisi.
    Poi uscii di casa.

    “Biiiill?”
    “Oh”
    “Dove cazzo sei?”
    “In bagno, non entrare.. non ti conviene!” Gridò il ragazzo.
    Tom fece una smorfia di disgusto.
    “Io esco..”
    “Saki ti ammazza!”
    “Non fare la spia..”
    “si che la faccio!”
    “Bill” Sbraitò Tom.
    “Se sei fortunato non lo incontro!”
    “Fanculo!” Sbatté la porta alle sue spalle con fin troppa violenza. Poi si diresse verso l’ascensore, che, a suo malgrado, era fuori servizio.
    “Ma che cazzo, paghiamo un capitale per alloggiare qui e non funziona nemmeno l’ascensore!” Gridò verso una cameriera di passaggio. La poveretta, spaventata, affrettò il passo.
    “So io dove mettervele quelle 5 stelle del cazzo!” Continuò ad urlarle contro, nonostante fosse ormai lontana.
    Tornò indietro e scese di fretta le scale. Raggiunse la Hole.
    “Signore.. mi scusi..” Mormorò appena.
    L’addetto alla camere non riuscì a sentirlo.
    “Mi scusi..” alzò leggermente il tono della voce.
    L’uomo dalla bassa statura si girò lentamente.
    “Mi dica..”
    “Vada a fare in culo!” Rispose Tom, Sorridente.
    “C.. Come scusi?” Balbettò il signore.
    Tom si sfilò gli occhiali da sole ed abbassò leggermente il cappuccio.
    “S..Signor Kaulitz!” Sorrise l’addetto.
    “L’ascensore è fuori servizio!” Lo informò freddo il ragazzo.
    “Si.. Lo.. Lo so!” Il signora era visibilmente nervoso ed imbarazzato.
    “Sa quanto noi paghiamo per stare qui?”
    “Ehm.. no.. io non.. ” Continuava a balbettare e le sue guancie si colorarono di rosso, strana reazione per un uomo della sua età.
    Tom non aggiunse altro. Si diresse spedito e sicuro verso l’ingresso dell’albergo e, prima di varcare la soglia, controllò tastandosi che il cappuccio, il cappello, la fascia, e gli occhiali da sole, gli coprissero il viso abbastanza per non essere riconosciuto dalle fan.

    Arrivai al lavoro con 5 minuti di anticipo. Cominciai a sentire il nervosismo scorrermi sotto la pelle.
    Mike mi aspettava seduto di fronte l’insegna. Lo raggiunsi lentamente, senza mostrare alcun tipo di insicurezza.
    “Sei in ritardo!” Esclamò appena arrivai.
    “No, Veramente..”
    “La taglia è quella giusta?” Non mi diede il tempo di finire la frase.
    “S..Si..”
    “Bene” Mi porse le chiavi del locale.
    “Apro io?” Chiesi
    “No, è già aperto. Te l’ho detto, sei in ritardo!”
    “Ma signore io veramente..” Cercai di protestare.
    “Chiudi tu!” Mi informò.
    “S..Scusi?”
    “Sei sorda per caso?”
    Persi la pazienza.
    “Ci sento benissimo!” Strinsi i denti.
    “Meglio per te” Disse impassibile “Sbrigati, Tra un po’ cominceranno ad arrivare i clienti”
    Clienti? Entrai nel panico.
    Mike si allontanò con passo pesante. L’ultima volta che l’avevo visto mi era sembrato più simpatico. Forse era la presenza di Annalisa ad addolcirlo. Rimasi a fissarlo, con le chiavi del locale sul palmo aperto della mano. Capii all’istante di avere bisogno di aiuto.. e di avere un capo davvero bizzarro ed irritante!
    Mi fiondai all’interno del bar e chiamai Sam ed Anna.

    *Driin Driin*
    “Pronto?”
    “Tom?”
    “Georg!”
    “Dove cazzo sei?”
    “Non sono cazzi tuoi”
    “Bill ha detto che sei uscito..”
    “E allora?”
    “Ma sei pazzo?”
    “Sono nervoso!”
    “Non ti bastava una sigaretta?”
    “No!”
    “Tom!!” Georg alzò il tono della voce.
    “Ma che vuoi? Fatti i cazzi tuoi..”
    “Fai come vuoi..”
    Tom riattaccò, senza premettere all’amico di finire la frase.
    “Dove cazzo sono!?!” Mormorò guardandosi intorno.
    Tom aveva camminato per più di un quarto d’ora con la musica ad alto volume nelle orecchie, vagando tra i mille pensieri che gli affollavano la testa.
    Chiedere informazioni ai passanti era troppo rischioso.
    Ma era troppo orgoglioso per confessare a Georg la verità : Si era perso!
    Tanto richiamerà. O lui o Bill! Pensò.
    Così decise di aspettare una loro chiamata, e, nel frattempo, di concedersi un paio di lattine di red bull.
    Si guardò nuovamente intorno, cercando con lo sguardo un bar poco affollato, che non trovò.
    Continuò a camminare, intento a trovarne almeno uno.

    “Non preoccuparti tesoro, stiamo arrivando!” Mi rassicurò Anna.
    “Scordatelo! “ Sentii sbuffare Sam attraverso l’apparecchio.
    “Sam!” Anna la rimproverò allontanando la cornetta, ma riuscii lo stesso a sentire la sua risposta :
    “Io non mi muovo!”
    “Passamela” Chiesi ad Anna, sperando che mi sentisse.
    “Vuole parlare con te..”
    “Da qua.. Pronto?”
    “Se non siete qui entro 5 minuti, tutte e due, vi spezzo le gambe una a una. Sono stata chiara?”
    “Io non ho intenzione di…”
    “Muovevi!” Tuonai.
    Poi riattaccai, consapevole che ci sarebbe voluto minimo un quarto d’ora perché Anna convincesse Sam a venire. E un altro quarto d’ora per raggiungere il bar.
    Cercai di mantenere la calma, con scarsi risultati.
    E se mi chiedono di preparare un cocktail? Cosa faccio?
    Passeggiavo nervosamente avanti e indietro dietro il bancone, quando sentii la porta aprirsi e chiudersi con violenza.
     
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  13. *-*BillundTom*-*
     
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    e qui c'è Toooom!!!*_* è entrato Tom al locale xD bellissimo capitolo Lulù ^^ continua presto ^^
     
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  14. ~> Lulù°
     
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    Non pensai nemmeno per un secondo a Sam ed Anna : le avevo appena chiamate!
    Sperai di vedere Mike, mentre mi voltavo, ma sapevo benissimo che mi sarei trovata faccia a faccia con un cliente. Cercai di mantenere la calma e di essere cortese.
    Il tipo dalla camminata ondeggiante si avvicinò lentamente al bancone, si guardava intorno, come se stesse scappando da qualcosa di terribile.
    “Posso esserle utile?” Chiesi abbozzando un falso sorriso.
    Continuava a guardarsi intorno, preoccupato. Mi schiarii la voce.
    “Cerca qualcuno?” Chiesi.
    Mi lanciò un’occhiata veloce, poi balzò sulla sedia girevole davanti il bancone.
    “No” Disse duro.
    Rimasi a guardarlo, in attesa che parlasse. Aveva un non so che di familiare.
    “Mi dai una lattina di red bull per favore?”
    “Si.. Subito!” Sorrisi sollevata. Fino a quando si trattava di semplici bevande già confezionate, potevo cavarmela. Cominciai a rovistare dappertutto, in cerca della bevanda richiesta.
    “Perché non provi nel frigo?” Sorrise il ragazzo.
    “Oh.. si.. scusi” Mormorai imbarazzata.
    “Non darmi del lei” Disse con tono quasi disgustato
    “ok” Balbettai, rossa in viso.
    Cominciai a guardarmi nervosamente intorno, in cerca del frigorifero. Fortunatamente, lo trovai quasi subito. Afferrai una lattina di red bull e mi affrettai a raggiungere il bancone, preoccupata inutimente che il cliente si fosse spazientito.
    “Grazie..” Disse con tono gentile, mentre prendeva la lattina dalle mie mani.
    Mi guardai intorno, in cerca di qualcosa da fare, per non starmene con le mani in mano.
    Il mio sguardo scivolò sulla tv posizionata in alto, a destra della cassa. Sorrisi tra me. Feci per andare a prendere il telecomando, quando il cliente mi chiese..
    “Conosci i tokio hotel?”
    Mi voltai lentamente, sorpresa dalla sua domanda.
    “Non proprio!” sbuffai.
    Il ragazzo sembrò turbato dalla mia reazione.
    “Che vuol dire non proprio?” Chiese con tono più duro.
    “Ne ho sentito parlare, da alcune ragazzine de celebrate, ma non ho idea di chi siano!”
    “Non sai chi sono?” Sorrise
    “No!” Sbuffai, convinta di trovarmi davanti ad un altro fanatico di quel gruppo.
    “Bene..” Disse, togliendosi il cappuccio e sfilandosi gli occhiali.
    Quando lo vidi sgranai gli occhi istintivamente. Era il ragazzo della Cadillac. Riconobbi i rasta.
    Lui quasi si spaventò a causa della mia reazione. Fece per alzarsi dalla sedia, Ma si limitò a rimettersi gli occhiali.
    “Ciao!” Fu l’unica cosa che riuscii a dire.
    Alzò il sopracciglio, confuso.
    “Come?” Chiese
    “La limousine dove l’hai lasciata?” Sorrisi
    “Sono venuto a piedi” bofonchiò
    Aveva cambiato improvvisamente atteggiamento. Ora stava sulle sue.
    Per un attimo, mi sembrò di averlo spaventato.
    “Non ti ricordi di me?” Mi sentii una stupida per aver fatto quella domanda. Ma ero davvero stupita di aver rincontrato quel tipo bizzarro.
    “No..” Mi lanciò uno sguardo accigliato.
    “Tu non sei il tipo della Cadillac?” Chiesi puntandogli il dito contro.
    “Si.” Continuava ad essere freddo. Questo mi turbò.
    “Guarda che non ti mangio mica!” Dissi acida.
    Per risposta, si avvicinò al bancone e si sfilò nuovamente gli occhiali.
    Gli lanciai un’occhiataccia. Il modo in cui si era comportato mi aveva veramente turbata.
    Di solito quando incontri per caso una persona, e poi la rincontri sempre casualmente, come minimo le sorridi. Lui invece.. Mhà, forse per i figli di papà era diverso!
    Mi diressi verso il televisore e lo accesi su un canale di musica. Purtroppo, nonostante il televisore fosse uno degli ultimi modelli, la percezione era scarsissima e riuscii a sintonizzarmi solo su MTV.
    Il video musicale in riproduzione mi lasciò perplessa. Trasmettevano un motivetto assurdo, cantato da un paio di ragazzini dall’aspetto ancor più bizzarro del mio cliente.
    Sentii il ragazzo ridere di gusto. Probabilmente per il video.
    Abbassai il volume del televisore fino a quando la musica non diventò un sottile sottofondo, che anche il rumore di una lattina aperta avrebbe coperto.
    Raggiunsi lentamente il ripostiglio, accanto il bancone. Presi la scopa e cominciai a spazzare per terra, inutilmente : il pavimento era pulitissimo e non aveva bisogno di ulteriori manutenzioni Ma dovevo pur fare qualcosa nell’attesa dell’arrivo di Sam ed Anna!
    “Me ne dai un'altra?” Chiese calmo il tipo.
    “Certo” Non gli rivolsi neanche uno sguardo veloce. Raggiunsi il frigorifero lentamente e presi un'altra lattina. Poi tornai al bancone e mi sedetti davanti al tipo, porgendogli la lattina e cercando i suoi occhi attraverso gli occhiali scuri. Ero sempre più convinta che non sarei riuscita a vedere un tipo bizzarro come quello neanche cercandolo. Poggiai i gomiti sul bancone, continuando a fissarlo.
    Sapevo che il mio comportamento non era dei migliori - se mi avesse visto Mike, mentre mi comportavo così con un cliente, mi avrebbe licenziata in tronco - Ma fu un comportamento istintivo. Mi sentii una stupida, ma mi arresi volentieri all’istinto. Lui ricambiò il lungo sguardo, divertito. E poi aprì sorridendo la lattina. Distolsi lo sguardo per pochi secondi, poi tornai a guardarlo.
    Aveva aperto la lattina, ma l’aveva lasciata sul bancone, ben distante da lui. Imitò la mia posa, ma si avvicino più del dovuto. Quasi potevo sentire il suo respiro sul viso. Sorrise.
    Mi allontanai lentamente, ma non subito. Il suo sorriso si allargò. Dovette soffocare una risatina divertita.
    Abbassai lo sguardo e mi lasciai cadere all’indietro sullo schienale della sedia. Cominciai a torturarmi un gomito con le unghie.
    “Come ti chiami?” Mi chiese dolcemente
     
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  15. *-*BillundTom*-*
     
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    Bellissimoooo Lulù è stupendaaa *_* continua prestoo ^^
     
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64 replies since 5/8/2008, 14:14   633 views
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