Sei solo mia

Un amore in contrasto...

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    Ecco qui una mia ff!! che ne dite??
    siate seincere pr favore!!

    Sei solo mia
    –amore in contrasto-


    1

    Una testa mora, dai capelli leggermente mossi.
    Un corpo immobile sul letto, a pancia in giù come se fosse appena caduto di forza.
    Una bocca semi aperta che sottolinea il riposo tranquillo e desiderato.
    Le braccia che stringono il cuscino possessive per paura che possa cadere da un momento all’altro e disturbare il sonno.
    Poi uno squillo del telefono, poi un altro, e ancora un altro.
    Qualcuno aveva deciso che quella moretta distesa sul letto non potesse riposare quel giorno.
    Carlotta alzò il volto assonnato e ancora ad occhi chiusi cercò a tastoni il cellulare sopra alla mensola alla sua destra.
    Mentre la mano destra cercava di ravvivare gli occhi ancora chiusi, quella destra cercava il tastino giusto con il quale rispondere.
    -…Onto??- La sua voce era bassa e grave, il sonno faceva una buona percentuale di quella voce apparentemente da cavernicolo dell’era mesozoica.
    -Teshola!- Dall’altra parte del nokia, una voce urlò, una voce più arzilla, decisamente più sveglia della sua, tanto forte da costringerla ad allontanare il cellulare dall’orecchio.
    -Shhh…- Supplicò riavvicinandolo e alzandosi dal letto, rimettersi a dormire darebbe stato un traguardo per lei.
    -Carly… non stai ancora a letto vero?- La sua amica Laura dall’altra parte del cellulare con voce enigmatica sembrò rimproverarla nel sapere gia la risposta.
    -No, sono in piedi.- Decisamente poco stabile in piedi Carlotta si aggrappò alla porta e l’aprì entrando in un luminoso corridoio.
    -Ancora? Tra dieci minuti in piazza e non si discute!- Laura chiuse la chiamata mentre la moretta attaccandosi a un angolo della porta sembrava dormire ancora.
    Ma quando il cellulare vibrò, la ragazza fu costretta ad aprire gli occhi, e lesse quel messaggio fastidioso come una zanzara.
    <muoviti lo so che stai ancora dormendo!> Laura, la sua amica, era un ragazza esuberante poco più grande di lei.
    Nella sua vita Laura non aveva difetti, era ricca, era bella, era intelligente, l’unica cosa che le mancava davvero era l’amore.
    Carlotta mentre faceva colazione pensò a come la scuola torturasse la sua vita, lei voleva dormire, voleva riposarsi da quella vita che l’aveva stancata nella sua monotoneità.
    Afferrò sul frigo il solito biglietto della madre, e sbuffando lo ripose al suo posto.
    Anche quel giorno la sua famiglia era troppo impegnata per badare a lei e a sua sorella.
    Dopo essersi vestita e lavata, rientrò in camera scuotendo un po la sorella
    -Ehi, oggi mangio fuori, va dalla nonna ok?- Come risposa ottenne però solo un mugugno, sorrise e afferrando la giacca e lo zaino corse fuori da quelle quattro mura.
    Voleva cambiare vita, voleva cambiare pensieri.
    Voleva fare troppe cose, sarebbe stato impossibile farlo, o forse no…

    Carlotta era seduta nel bus quando un immagine le venne in mente.
    Un volto, un immagine, un sorriso, il suo sorriso.
    Era una ragazza strana, quello lo aveva sempre saputo, era un mistero per chiunque non la conoscesse bene.
    Era semplicemente il buio in un fascio di luce.
    Scosse la testa a quel pensiero, lei non era come gli altri, era simpatica e sarcastica.
    Odiava quando la definivano asociale.
    Lei non lo era! Voleva fare amicizia con chi voleva lei, perché sforzarsi di essere qualcosa che non sei?
    Arrivò a destinazione e scendendo dalle entrate, come suo solito fare, trovò Laura spazientita.
    La bionda batteva il piede sinistro a terra mentre accigliata la guardava avvicinarsi, poi scoppiò a ridere.
    Laura era diciotto anni vissuti, spassati, semplicemente quelli che tutti vorrebbero!
    -Sei in ritardo!- Le disse spingendola un poco
    -Non è stata colpa mia! L’autista guidava piano!- Ribatté la sedicenne sistemandosi la sciarpa intorno al collo.
    -Non dire palle, ha fatto una curva che temevo che il bus si cappottasse!- Risero e si avviarono a scuola.
    Scuola, cos’era la scuola?
    Erano quattro mura dove gli studenti, obbligati a rimanerci, cercavano di passare il tempo andando a fare un giro per le classi, facendo arrabbiare i prof, prendendo note, flirtando nei bagni.
    I bagni.
    Non erano usati come comunemente ogni persona fa, no, erano come una sala d’attesa.
    Nel mentre si attendeva una nota, si faceva un salto in bagno, per divertirsi prima della tempesta.
    Arrivarono fuori dalla scuola, centinaia di ragazzi con facce assonnate si dirigevano come burattini verso l’entrata.
    -Ci vediamo al break…- Disse la mora a Laura –e non ti imboscare in bagno!- la canzonò, l’altra sorrise e si diressero ognuna nella propria classe.

    Carlotta, con fare solito, entrò in classe, la terza H.
    Quando varcò la soglia rivide quelle facce da culo dei suoi compagni di classe.
    I secchioni, gli svitati, le oche, i bulletti ed infine i più fastidiosi i Kaulitz.
    Tom e Bill kaulitz, erano due gemelli diciottenni, ed erano componenti di una band molto famosa in Germania.
    Gemelli monozigoti avevano però adottato stili diversi : uno hip-pop, e l’altro dark.
    Bill, con uno stile dark, sfoggiava una capigliatura mora e liscia.
    Dalla corporatura magrissima il Kaulitz più giovane aveva passato una esperienza scolastica traumatica nel biennio.
    E ora, ormai diciottenne, voleva riscattarsi sugli altri, voleva sfogare tutta la rabbia che aveva in corpo.
    Tom, il più vecchio, aveva invece uno stile hip-pop, completamente differente dallo stile che componeva nelle canzoni.
    Il più calmo ma socievole dei due, il rastaro biondo si divertiva a collezionare chitarre e ragazze a seconda dei giorni.
    L’ unica cosa che accomunava i due, oltre al patrimonio genetico era lo sguardo.
    Due paia di occhi nocciola che ti fissavano a fondo, mettevano soggezione, tristezza, serenità, eccitazione.
    Carlotta pensò sorridendo che avessero preso l’abbonamento alla bocciatura.
    Segati per 2 anni di fila, i Kaulitz cercavano di rigare dritto, sfruttando però la classe secchiona, che si sentiva importante agli occhi dei due gemelli.
    Camminando sotto lo sguardo delle ochette bionde tinte, la mora cercò il suo banco in mezzo alla massa trascinata in fondo la classe.
    I banchi erano allineati su due file,in fondo alla classe, e sopra di questi i Kaultiz facevano colazione con brioches e caffè.
    Bill rideva e scherzava con il gemello che, facendo gesti con le mani gli faceva capire di aver passato una bella serata.
    Tom mentre rideva mostrava e stuzzicava un pircing al labbro inferiore, che faceva fremere tutte le ragazze, tranne lei.
    Carlotta, era forse una delle poche ragazze se non l’unica a non subire il fascino della famiglia Kaulitz.
    Odiava quei comportamenti sfacciati, quelle frasi indesiderate, quei commenti fuoriluogo, quegli sguardi nati per far imbarazzare una povera anima in pena come lei.
    Arrivò al suo banco e lo scostò dalla mischia posizionandolo a bordo classe, sotto lo sguardo indispettito di Tom.
    La mora si sedette sulla sedia e si accasciò assonnata sul banco aspettando l’inizio delle lezioni.
    -Ehi..- Una voce da maschio, scorbutica, irritata, semplicemente la sua.
    La ragazza alzò lo sguardo, e i suoi occhi verdoni scurissimi attaccarono quelli nocciola e caramello di lui.
    Quello sguardo strafottente, un po altezzoso, e pretenzioso.
    -Che vuoi Kaulitz?- Carlotta gli rivolse uno sguardo poco simpatico,e lui rise sbattendo una mano sul banco accanto al braccio della ragazza.
    -Calma il tono carina, è il primo giorno di scuola, e ti devo sopportare tutto l’anno, vedi di non farmele girare troppo sennò le altre ragazze come fanno?- Alzò il sorriso sotto la sua battuta squallida e la sua interlocutrice sorrise a sua volta.
    -Tranquillo Tom, sono sicura che siete solo di passaggio qui…- Aveva lanciato una mina in un deserto, ma sarebbe scoppiata?
    Il ragazzo rise di gusto scuotendo la testa e guardano il fratello che sorseggiava il caffè bollente
    Poi voltò lo sguardo e se ne andò verso il fratello, l’amico Andreas e il suo clan di diciottenni bocciati.
    -Che squallore…- Enunciò la ragazza ritornando appoggiata sul banco.

    Durante la seconda ora, grazie al prof di storia la situazione si era ristabilita, portando anche i Kaultiz a fare attenzione.
    Mentre prendeva appunti la moretta un po assonnata dall’argomento sentii picchiettarsi sulle spalle.
    Non ci fece caso, e concentrata nella scrittura ignorò la chiamata e continuò a far scorrere la penna sul foglio.
    -La regina Cleopatra e Antonio…- Il prof continuava a spiegare proprio come Carlotta continuava a ricevere picchiettate sulla schiena.
    Dopo la terza volta di seguito si voltò indispettita –Che ce?-
    -Di che nazionalità era Cleopatra?- Tom Kaulitz si divertiva a farle domande elementari per farle perdere il filo del discorso, lei non cedeva e gli rispose con naturalezza
    -Egiziana..- :34qwrs:
    Ma mentre rispondeva il loro prof di storia aveva dato un informazione fondamentale e unica sulla vita di Antonio e Cleopatra, che però la mora non potè percepire.
    -Prof può ripetere?- Chiese gentilmente ma il prof indispettito dalla mancata attenzione rispose a tono molto più gentile
    -Ma certo che no, anzi perché lei e Kaulitz, non fate una ricerca per scoprirlo? Vi do tre giorni…- E detto questo scomparì dietro la porta con il suono della campanella
    Il piccolo dispetto del prof era solo l’inizio di un qualcosa di più grande. :thyftyhu:




     
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    vedo che piace a molte... sono una bomber allora T______T
     
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    Una testa mora, dai capelli leggermente mossi.
    Un corpo immobile sul letto, a pancia in giù come se fosse appena caduto di forza.
    Una bocca semi aperta che sottolinea il riposo tranquillo e desiderato.
    Le braccia che stringono il cuscino possessive per paura che possa cadere da un momento all’altro e disturbare il sonno.
    Poi uno squillo del telefono, poi un altro, e ancora un altro.
    Qualcuno aveva deciso che quella moretta distesa sul letto non potesse riposare quel giorno.
    Carlotta alzò il volto assonnato e ancora ad occhi chiusi cercò a tastoni il cellulare sopra alla mensola alla sua destra.
    Mentre la mano destra cercava di ravvivare gli occhi ancora chiusi, quella destra cercava il tastino giusto con il quale rispondere.
    -…Onto??- La sua voce era bassa e grave, il sonno faceva una buona percentuale di quella voce apparentemente da cavernicolo dell’era mesozoica.
    -Teshola!- Dall’altra parte del nokia, una voce urlò, una voce più arzilla, decisamente più sveglia della sua, tanto forte da costringerla ad allontanare il cellulare dall’orecchio.
    -Shhh…- Supplicò riavvicinandolo e alzandosi dal letto, rimettersi a dormire darebbe stato un traguardo per lei.
    -Carly… non stai ancora a letto vero?- La sua amica Laura dall’altra parte del cellulare con voce enigmatica sembrò rimproverarla nel sapere gia la risposta.
    -No, sono in piedi.- Decisamente poco stabile in piedi Carlotta si aggrappò alla porta e l’aprì entrando in un luminoso corridoio.
    -Ancora? Tra dieci minuti in piazza e non si discute!- Laura chiuse la chiamata mentre la moretta attaccandosi a un angolo della porta sembrava dormire ancora.
    Ma quando il cellulare vibrò, la ragazza fu costretta ad aprire gli occhi, e lesse quel messaggio fastidioso come una zanzara.
    <muoviti lo so che stai ancora dormendo!> Laura, la sua amica, era un ragazza esuberante poco più grande di lei.
    Nella sua vita Laura non aveva difetti, era ricca, era bella, era intelligente, l’unica cosa che le mancava davvero era l’amore.
    Carlotta mentre faceva colazione pensò a come la scuola torturasse la sua vita, lei voleva dormire, voleva riposarsi da quella vita che l’aveva stancata nella sua monotoneità.
    Afferrò sul frigo il solito biglietto della madre, e sbuffando lo ripose al suo posto.
    Anche quel giorno la sua famiglia era troppo impegnata per badare a lei e a sua sorella.
    Dopo essersi vestita e lavata, rientrò in camera scuotendo un po la sorella
    -Ehi, oggi mangio fuori, va dalla nonna ok?- Come risposa ottenne però solo un mugugno, sorrise e afferrando la giacca e lo zaino corse fuori da quelle quattro mura.
    Voleva cambiare vita, voleva cambiare pensieri.
    Voleva fare troppe cose, sarebbe stato impossibile farlo, o forse no…

    Carlotta era seduta nel bus quando un immagine le venne in mente.
    Un volto, un immagine, un sorriso, il suo sorriso.
    Era una ragazza strana, quello lo aveva sempre saputo, era un mistero per chiunque non la conoscesse bene.
    Era semplicemente il buio in un fascio di luce.
    Scosse la testa a quel pensiero, lei non era come gli altri, era simpatica e sarcastica.
    Odiava quando la definivano asociale.
    Lei non lo era! Voleva fare amicizia con chi voleva lei, perché sforzarsi di essere qualcosa che non sei?
    Arrivò a destinazione e scendendo dalle entrate, come suo solito fare, trovò Laura spazientita.
    La bionda batteva il piede sinistro a terra mentre accigliata la guardava avvicinarsi, poi scoppiò a ridere.
    Laura era diciotto anni vissuti, spassati, semplicemente quelli che tutti vorrebbero!
    -Sei in ritardo!- Le disse spingendola un poco
    -Non è stata colpa mia! L’autista guidava piano!- Ribatté la sedicenne sistemandosi la sciarpa intorno al collo.
    -Non dire palle, ha fatto una curva che temevo che il bus si cappottasse!- Risero e si avviarono a scuola.
    Scuola, cos’era la scuola?
    Erano quattro mura dove gli studenti, obbligati a rimanerci, cercavano di passare il tempo andando a fare un giro per le classi, facendo arrabbiare i prof, prendendo note, flirtando nei bagni.
    I bagni.
    Non erano usati come comunemente ogni persona fa, no, erano come una sala d’attesa.
    Nel mentre si attendeva una nota, si faceva un salto in bagno, per divertirsi prima della tempesta.
    Arrivarono fuori dalla scuola, centinaia di ragazzi con facce assonnate si dirigevano come burattini verso l’entrata.
    -Ci vediamo al break…- Disse la mora a Laura –e non ti imboscare in bagno!- la canzonò, l’altra sorrise e si diressero ognuna nella propria classe.

    Carlotta, con fare solito, entrò in classe, la terza H.
    Quando varcò la soglia rivide quelle facce da culo dei suoi compagni di classe.
    I secchioni, gli svitati, le oche, i bulletti ed infine i più fastidiosi i Kaulitz.
    Tom e Bill kaulitz, erano due gemelli diciottenni, ed erano componenti di una band molto famosa in Germania.
    Gemelli monozigoti avevano però adottato stili diversi : uno hip-pop, e l’altro dark.
    Bill, con uno stile dark, sfoggiava una capigliatura mora e liscia.
    Dalla corporatura magrissima il Kaulitz più giovane aveva passato una esperienza scolastica traumatica nel biennio.
    E ora, ormai diciottenne, voleva riscattarsi sugli altri, voleva sfogare tutta la rabbia che aveva in corpo.
    Tom, il più vecchio, aveva invece uno stile hip-pop, completamente differente dallo stile che componeva nelle canzoni.
    Il più calmo ma socievole dei due, il rastaro biondo si divertiva a collezionare chitarre e ragazze a seconda dei giorni.
    L’ unica cosa che accomunava i due, oltre al patrimonio genetico era lo sguardo.
    Due paia di occhi nocciola che ti fissavano a fondo, mettevano soggezione, tristezza, serenità, eccitazione.
    Carlotta pensò sorridendo che avessero preso l’abbonamento alla bocciatura.
    Segati per 2 anni di fila, i Kaulitz cercavano di rigare dritto, sfruttando però la classe secchiona, che si sentiva importante agli occhi dei due gemelli.
    Camminando sotto lo sguardo delle ochette bionde tinte, la mora cercò il suo banco in mezzo alla massa trascinata in fondo la classe.
    I banchi erano allineati su due file,in fondo alla classe, e sopra di questi i Kaultiz facevano colazione con brioches e caffè.
    Bill rideva e scherzava con il gemello che, facendo gesti con le mani gli faceva capire di aver passato una bella serata.
    Tom mentre rideva mostrava e stuzzicava un pircing al labbro inferiore, che faceva fremere tutte le ragazze, tranne lei.
    Carlotta, era forse una delle poche ragazze se non l’unica a non subire il fascino della famiglia Kaulitz.
    Odiava quei comportamenti sfacciati, quelle frasi indesiderate, quei commenti fuoriluogo, quegli sguardi nati per far imbarazzare una povera anima in pena come lei.
    Arrivò al suo banco e lo scostò dalla mischia posizionandolo a bordo classe, sotto lo sguardo indispettito di Tom.
    La mora si sedette sulla sedia e si accasciò assonnata sul banco aspettando l’inizio delle lezioni.
    -Ehi..- Una voce da maschio, scorbutica, irritata, semplicemente la sua.
    La ragazza alzò lo sguardo, e i suoi occhi verdoni scurissimi attaccarono quelli nocciola e caramello di lui.
    Quello sguardo strafottente, un po altezzoso, e pretenzioso.
    -Che vuoi Kaulitz?- Carlotta gli rivolse uno sguardo poco simpatico,e lui rise sbattendo una mano sul banco accanto al braccio della ragazza.
    -Calma il tono carina, è il primo giorno di scuola, e ti devo sopportare tutto l’anno, vedi di non farmele girare troppo sennò le altre ragazze come fanno?- Alzò il sorriso sotto la sua battuta squallida e la sua interlocutrice sorrise a sua volta.
    -Tranquillo Tom, sono sicura che siete solo di passaggio qui…- Aveva lanciato una mina in un deserto, ma sarebbe scoppiata?
    Il ragazzo rise di gusto scuotendo la testa e guardano il fratello che sorseggiava il caffè bollente
    Poi voltò lo sguardo e se ne andò verso il fratello, l’amico Andreas e il suo clan di diciottenni bocciati.
    -Che squallore…- Enunciò la ragazza ritornando appoggiata sul banco.

    Durante la seconda ora, grazie al prof di storia la situazione si era ristabilita, portando anche i Kaultiz a fare attenzione.
    Mentre prendeva appunti la moretta un po assonnata dall’argomento sentii picchiettarsi sulle spalle.
    Non ci fece caso, e concentrata nella scrittura ignorò la chiamata e continuò a far scorrere la penna sul foglio.
    -La regina Cleopatra e Antonio…- Il prof continuava a spiegare proprio come Carlotta continuava a ricevere picchiettate sulla schiena.
    Dopo la terza volta di seguito si voltò indispettita –Che ce?-
    -Di che nazionalità era Cleopatra?- Tom Kaulitz si divertiva a farle domande elementari per farle perdere il filo del discorso, lei non cedeva e gli rispose con naturalezza
    -Egiziana..-
    Ma mentre rispondeva il loro prof di storia aveva dato un informazione fondamentale e unica sulla vita di Antonio e Cleopatra, che però la mora non potè percepire.
    -Prof può ripetere?- Chiese gentilmente ma il prof indispettito dalla mancata attenzione rispose a tono molto più gentile
    -Ma certo che no, anzi perché lei e Kaulitz, non fate una ricerca per scoprirlo? Vi do tre giorni…- E detto questo scomparì dietro la porta con il suono della campanella
    Il piccolo dispetto del prof era solo l’inizio di un qualcosa di più grande.





























    2

    La campanella suono anche l’iniziò dell’intervallo, e senza rivolgere parola a nessuno Carlotta si alzò e si diresse verso la terrazza.
    Ad aspettarla come tutti i giorni c’era Laura, e per come era andati il primo giorno di scuola non aveva nulla da dirle.
    -Allora come è la classe?- Le chiese la bionda curiosa porgendole al sua cioccolata
    -No grazie, comunque un disastro- Sbuffò declinando la cioccolata
    -Come mai?- Rispose questa confusa
    -Kaulitz….- Disse l’altra scoraggiata, si appoggiò di schiena alla ringhiera in tempo per vederli entrare in terrazza.
    Tom e Bill Kaulitz, ma che cosa trovavano in loro quelle ragazze?
    Oltre ai soldi e alla musica non avevano nulla di speciale.
    Scosse la testa e vide con la coda dell’occhio l’amica accendersi una sigaretta
    –Carly, che sono carini non lo puoi negare…- Disse diplomatica l’altra mentre apprezzava l’aspetto fisico dei gemelli
    -Non mi piacciono, li trovo insensati…- Dicendo questo spense all’amica la sigaretta e si diresse verso il bagno, doveva rifarsi il trucco.
    -Andiamo a mangiare da Ghinta!- Le urlò mentre si incamminava verso l’entrata- e non fumare!!!-

    Laura rimase li, osservò come la sua amica fosse cambiata ma fosse rimasta la stessa, si , Carlotta era solo cresciuta!
    Laura tornò in classe dopo aver tirato un occhiata ai Kaulitz, li aveva avuti un anno in classe.
    Il primo anno, poi aveva cambiato sezione e poi indirizzo, aveva conosciuto Bill nel suo periodo scuro, e vederlo cosi la deludeva maggiormente.
    Rientrò in classe, e si sedette sul banco.
    Era giusto cambiare per paura?
    Era giusto prendersela con chi non centrava?
    Era giusto cambiare?
    No, non lo era.

    Carlotta era entrata in bagno e si specchiava allo specchio lurido di ditate attaccato al muro.
    Si passava il labello rosa sulle labbra leggermente screpolate da freddo della Germania.
    Stava per sbuffare quando sentì degli ansimi provenire dietro alla sue spalle.
    Trattenne il fiato, erano respiri maschili, i femminili non c’erano, o meglio non si sentivano tanto quanto quelli del ragazzo.
    Solita storia dei bagni, le venne in mente la solita frase “ma cercatevi una caverna!” Scosse la testa riponendo nella bustina rosa il burrocacao.
    La porticina alle sue spalle si spalancò, e una testata di capelli rossi corse fuori dalla porta imbarazzata, lasciando quasi il fumo sotto i piedi.
    -…bha…- Si limitò a dire la ragazza mentre alle sue spalle compariva una figura soddisfatta e dispettosa.
    -Ma guarda chi si vede!- Disse Tom alle sue spalle mentre la osservava dallo specchio sfocato.
    Lei scosse la testa e alzò un sopracciglio.
    -Hai gia un’idea di come stendere la nostra ricerca?- Si avvicinò alla ragazza bloccandola sul marmo.
    Mise a contatto il suo petto con la schiena di lei, ignorando però un particolare… Carlotta lo odiava.
    –Come sai sono occupato con la musica, non ho il tempo per i compiti a casa..- Le sorrise strafottente ma lei scosse la testa liberandosi.
    -Non mi importa, è stata colpa tua, anche tu ti impegnerai, non aspettarti che faccia anche per te!- Disse scontrosa, lui per risposta controbatte – Domani sono impegnato, e mercoledì pure!!! Mi dici quando la faccio?-
    Lei sorrise, Tom non l’avrebbe ingannata –Oggi Kaulitz, che scusa hai??-
    -Devo stare con mio fratello, gli ho promesso che mangiamo insieme!- Disse sicuro di averla sviata
    -Scordatelo, fallo venire anche lui, ci vediamo davanti al Ghinta…- Senza attendere risposta uscì dal bagno.
    Se Tom era rilassato e soddisfatto grazia alla ragazza rossa, dopo quell’uscita non lo sarebbe più stato.

    -Stai scherzando vero??- Laura furiosa.
    Urlava all’uscita della scuola, mentre Carlotta imbarazzata si grattava il capo –Anche Bill verrà? Lo sai che non ci parliamo!- Le disse canzonandola e facendola sentire una caccola.
    -Mi dispiace ma era l’unico modo Lally!- Disse la mora dispiaciuta, poi salì sulla moto dell’amica e partirono sotto l’ultima affermazione di Laura.
    -Però paghi tu!- Rise e mise in moto per non sentire la risposta dell’amica.

    Arrivarono poco dopo davanti al “Gintha” e Bill e Tom erano gia all’interno che avevano ordinato
    -Cafoni!- Sussurrò la mora, mentre la bionda annuiva entrando.
    Li raggiunsero al tavolo dove una montagna di briciole si alzava sui ginocchi del biondo.
    Carlotta si guardò intorno –Coma mai senza omoni neri?- Chiese a Bill che dei due era quello che più sopportava
    -Chi ti dice che non ci sono!- Ribatté sicuro –Vi sedete con noi o prendete un altro tavolo?- Chiese poi con fare arrogante.
    La bionda sospirò e si sedette, mentre la mora andò a ordinare il pranzo per se e l’amica.
    Arrivò al bancone dove un bel ragazzo moro dagli occhi azzurri le sorrise e le chiese cosa desiderava mangiare.
    Tanta gentilezza la colpì e gli sorrise senza una motivazione – 2 pizze e 2 sprite!- Lui annuì e scomparì in cucina con i contanti della ragazza tra le mani.
    -una mano signorina?- La mora senza voltarsi rispose –Che vuoi Tom?-
    -Nulla, ho lasciato da soli quei due… - e guardò il fratello e Laura che parlavano senza guardarsi negli occhi.
    Anche la mora si voltò e sorrise.
    –Perché ridi?- le chiese il biondino curioso –Mio fratello ti fa ridere?- Chiese minaccioso.
    Lei lo guardò –No, mi fa tenerezza, secondo me è un bravo ragazzo, non è come te.- Esordì afferrando le pizze e le bibite da sola.
    Mentre barcollava ritornando al suo posto, Tom afferrò le due pizze –Gia, Bill non è come me..- E un po triste e in silenzio porse a Laura la pizza e si sedette dopo aver appoggiato la seconda.

    Durante tutto il pranzo Tom rimase a fissare le due ragazze.
    Non cadevano ai loro piedi come bambole, non annuivano a tutto ciò che dicevano, non appoggiavano tutto, anzi.
    -Bill, mi passi il sale?- Chiese Laura sen<a alzare lo sguardo dalla pizza
    -E’ insipida?- Le chiese lui, mentre glielo porgeva
    -Si è immangiabile.- le rispose –Peggio di quella di “Finis”!!- Sorrise lei ricordando la cena di classe della prima superiore, alla quale anche Bill aveva partecipato.
    -Ohi!! Si me la ricordo!- Sbottò lui, fu così che iniziarono a scherzare e parlare sotto gli occhi sbalorditi del fratello.
    Tom era rimasto a bocca aperta, era tempo che non vedeva il fratello divertirsi seriamente, senza fare cavolate per accompagnarlo nelle sue pazzie.
    Sorrise e quel sorriso fu sorpreso dagli occhi della mora.
    Imbarazzato e sorpreso abbassò lo sguardo, mentre sentiva quegli occhi fissarlo ancora.
    -Vado in bagno…-
    Carlotta si alzò, la sprite aveva fatto effetto troppo presto!
    Tom si alzò e usci fuori dal locale, aveva bisogno di una sigaretta.
    Cosi rimasero Bill e Laura a parlare come due sconosciuti
    Era calato un silenzio, tipico di un imbarazzo.
    Tipico di quando hai troppe domande da fare, ma poco tempo per farle.
    Laura prese un respiro, e poi chiese a bill ciò che per 2 anni si era chiesta incessantemente.
    -Bill perché sei diventato cosi?- Gli chiese lei guardandolo in volto, lui non ripose –Bill, devi renderti conto, che questo –disse indicandolo –Non sei tu.-
    Lui alzò lo sguardo verso di lei –e che ne sai di come sono io?- Disse bruscamente allontanandosi appena con il busto.
    -Lo so Bill, lo vedo, i tuoi occhi lo rivelano, non cè cattiveria in te, non sei arrogante, non puoi fingere per sempre- Disse poi continuando a mangiare e chiudendo l’argomento come per non volerne più parlare per nessuna ragione.
    Al ragazzo rimase un dubbio dentro di se: Chi era lui?
    Era quel ragazzo arrogante, maledettamente bello e desiderato da tutte?
    Era ancor quel ragazzino chiuso, debole e spaventato di quattro anni prima?
    Era il cantante dei “Tokiohotel” gruppo famoso in tutto il mondo?
    Chi era lui?
    Se l’avesse chiesto a Tom gli avrebbe risposto con un “Bill, ma che dici? Tu sei tu!-
    Si ma chi era lui??
    Doveva capirlo in fretta, o avrebbe perso quelle amicizie che stava trovando.

    Tom al di fuori del fast-food, fissava quella sigaretta consumarsi tra le sue mani.
    Mentre era immerso nei suoi pensieri, si accorgeva di come aveva cambiato Bill, di come il successo aveva cambiato il suo gemello.
    Era stata colpa sua, o almeno ne era convinto, Bill non era come lui, e la moretta aveva ragione, Bill era gentile, forse un po egoista, ma comunque il suo opposto.
    Erano proprio le loro diversità a renderli tanto uguali.
    Scosse la testa e entrò in quelle quattro mura, osservò da un angolo il fratello restare muto, a sorseggiare la sua bibita.
    Accanto a lui la biondina lo giurava con un sopracciglio alzato.
    Poi questa sorrise e protendendo una mano verso il viso del ragazzo sfiorò quel piecirg sul sopraciglio sinistro.
    -Da quando lo hai fatto questo?-
    -mmm, sai che non ricordo?- Disse lui sfiorandolo a sua volta.
    -Ti sta bene…- Sorrise lei per poi aggiungere –Non è bello come il mio però…- non finì la frase e sorrise.
    Bill arrossì appena e a Tom per un attimo gli venne in mente Bill suo fratello, non il suo socio in affari, non il suo braccio destro, non il cantante della loro band, solamente Bill.
    Sorrise e entrò nel bagno delle signore.
    Come Bill era Bill, lui era Tom.





























    3

    Carlotta era in bagno da un bel po.
    Si osservò allo specchio storcendo il naso.
    -Santo Dio…- Rovistando nella borsa, cercò disperatamente la bustina dei trucchi, li dentro ci sarebbe stata la sua salvietta struccante per le emergenze.
    Il caldo del bagno aveva atto colare il suo dipinto sul volto, e nonostante non si notasse, ne era terribilmente irritata.
    Si struccò velocemente, liberando quel verde appena accennato nei suoi occhi.
    -E’ inutile che sorridi.. – Lei si voltò di scatto.
    Tom era appoggiato alla porta a braccia conserte, sorrise –Tanto sei comunque brutta…- Sorrise ancora storcendo il naso.
    Come era solita fare, non badò alla sua battuta e rintracciò sui suoi occhi una leggera riga marrone.
    Soddisfatta chiuse la borsa e si lavò le mani.
    -Non dovresti essere qui Kaulitz…- Disse senza minima preoccupazione.
    Avvicinandosi lui si appoggiò al marmo, e facendo forza sulle braccia, finì seduto su di esso.
    -Da quando ti preoccupi di quello che faccio?- Le rispose inclinando la testa.
    Lei lo guardò, scosse la testa, in modo serio e si avvicinò appena –Non voglio che finisci in punizione…- Disse sorridendo
    -Perche?- Disse lui sconvolto, contento, ma soprattutto sorpreso.
    Lei scoppiò a ridere davanti alla sua figura che iniziava a pavoneggiarsi credendo di aver ricevuto una gentilezza
    -Perché oggi dobbiamo fare la ricerca…-
    Lui incurvò le spalle sbuffando –Me ne ero dimenticato..- Sorrise e scese dal marmo.
    -Andiamo…-
    Uscirono da bagno e si addentrarono al corridoio che arrivava alla sala da pranzo.
    -Comunque sei più carina senza trucco..- Disse lui aumentando il passo e raggiungendo il tavolo del gemello.
    La mora rimase ferma e alzò un sopracciglio.
    Tom stava cercando di confonderla, ma lei ugualmente sorrise e raggiunse l’amica.
    Si sedette accanto a Laura, che bisticciava con Bill.
    -Non è vero Bill!-
    -Si invece, te lo assicuro!- Il rastaro e la mora si scambiarono uno sguardo enigmatico e alzarono le spalle all’unisono.
    - Che succede?- Tom si rivolse al fratello che gli rispose –Laura dice che in Joe black la ragazza sapeva alla fine è contenta che suo padre è morto!-
    Tom spalancò gli occhi e guardò la bionda -…Ma se piangeva!- Esordì prendendo una fetta di pizza dal piatto della mora.
    -Tranquillo!- Disse lei notando la sua scioltezza, poi guardò l’amica –In effetti piangeva però…-
    -Non capite nulla voi 3, era riconoscente del fatto che la morte gli avesse lasciato il ragazzo, anche se aveva perso il padre!- Disse convinta e con le braccia conserte.
    Carlotta annuì –Brava amore mio!! Ha ragione lei!-
    -Invece no!- Esordì Bill testardo come non mai!
    -Basta cosi!- Esordì la mora –Ora io e Kaulitz dobbiamo andare a studiare!-
    Il biondo sorrise marpione e raccogliendo la tracolla, salutò il fratello e la ragazza con un cenno della mano.
    -Allora? Che fai?- La mora lo attendeva all’uscita quando lui ancora era a pagare la sua pizza.
    -Arrivò…- Le passò accanto sfiorando il suo lato B, con innocenza.
    La ragazza storse la bocca scuotendo la testa e si avvicinò alla fermata del bus.
    -Ehm, scusa dove vai?- Gli chiese lui, con nonlachance –Ho la macchina!-
    Prendendola per le spalle la trascinò alla portiera –Dai sali bruttina!-
    Lei sorrise maleficamente –Ok…- Salì tirandosi pesantemente la portiera della Cadillac nera, rischiando di tranciare una mano al ragazzo.
    Lui correndo nei suoi jeans extra large entrò in macchina sbraitando –Ma sei impazzita, io con le mani ci lavoro!-
    -E non voglio sapere come!- Disse allusiva lei ridendo e guardandolo in volto.
    Lui sbuffò , non avrebbe mai vinto contro di lei, ne sapeva una più del diavolo.
    Mentre guidava verso casa sua rivolgeva, ogni tanto, un fugace sguardo a quella ragazza.
    La stava portando a casa sua, nessuna persona di sesso femminile, e non adulta aveva varcato quella porta.
    Cosa sapeva di lei?
    Sapeva il suo nome, il colore dei suoi occhi.
    Sapeva che aveva voti eccellenti con il minimo sforzo.
    Sapeva che odiava lui e Bill, come nessuno mai.
    OK… Non sapeva praticamente nulla di lei.
    La guardò ancora era appoggiata sullo schienale della sua costosissima macchina come se fosse seduta su una poltrona.
    Scosse la testa e si chiese come potesse odiarlo così tanto.
    Era un sex gott, era famoso, era bello e ricco, era uno dei ragazzi più ambiti di tutta la Germania, poteva avere qualunque ragazza.
    Tutti volevano conoscerlo, essere suo amico, e addirittura essere la sua ragazza, perché lei no?
    Sorrise per un attimo, gli piaceva l’idea che la mora l’odiasse, poteva divertirsi, farle dispetti e litigare come poco faceva.
    Si con Carlotta avrebbe potuto divertirsi come i bambini dell’asilo.
    -Siamo arrivati…- Annunciò entrando in un cancello nero.
    Davanti agli occhi verdi della ragazza si alzava un enorme palazzo nero e rosso.
    -Cazzo!- Esordì senza alcun problema.
    -Wow che finezza!-Sorrise poi lui accostando.
    Lei guardò ancora la villa incredibilmente enorme e lo guardò
    -Caspita, sapevo che eri ricco.. ma…- Lui scosse la testa triste.
    -Continuerai ad odiarmi?- Le chiese scendendo dalla macchina.
    -Certamente!- Esordì lei scendendo, lui sorrise, ci sarebbe voluto di più di una villa per farsi un’amica come lei.

    Bill e Laura si alzarono solo dopo ore dal tavolo.
    -Bhe Bill ora devo andare- Disse lei pagando, il suo sguardo era un po triste.
    -Dove vai?- Le chiese lui accendendo una sigaretta.
    -Non lo so… a casa- Lui sorrise e scosse la testa.
    -ok, allora ciao!!- Sventolando la mano al vento Bill si incamminò verso la sua macchina sorridente.
    Laura sapeva benissimo, che quel Bill, non sarebbe stato lo stesso il giorno dopo.
    Un po amareggiata salì sul suo scooter, doveva lavorare quel pomeriggio, e il suo lavoro era il più divertente che ci sia, ma solo se sai disegnare.

    Carlotta entrò in quella casa enorme.
    L’ingresso lo era altrettanto, e ammirando i soffitti altissimi sorrise.
    -Non crederai di impressionarmi vero Kaulitz?- Disse ridendo.
    -Ragazzi?- Una voce un po rachitica si avvertì nella sala accanto.
    Tom entrò in quella che doveva essere la sala principale.
    -ciao nonno! Come stai?- Il ragazzo si avvicinò a una sedia a rotelle dove un vecchietto pelato e rachitico protendeva le mani verso di lui.
    Probabilmente ceco, l’anziano signore accarezzò i capelli di Tom.
    -Tom, come stai?- Disse tremando un poco.
    -Benissimo!- sorrise posandogli un bacio sulla fronte, la ragazza sorrise sospirando appena
    -Chi ce con te?- Disse in vecchietto protendendo il viso verso l’entrata
    Tom con un cenno del capo fece avvicinare la ragazza che si inginocchiò davanti al vecchio.
    Questo le accarezzò i capelli lunghi, e poi il sopracciglio sinistro.
    -Di sicuro non sei Bill, eh eh!- Disse ridendo e mostrando un sorriso sdentato.
    Lei sorrise e chiuse gli occhi.
    Le mani del signore tracciarono i suoi lineamenti dolci, mentre sorrideva
    -Sei una dolce donzella vero?-
    -Si signore!Carlotta, piacere- sorrise appena stringendo le mani di nonno Kaulitz.
    -Dolce mica tanto…- Azzardò Tom beccandosi uno sguardo raggelante dalla mora.
    - Piacere signorina!- Sorrise ancora il vecchietto, per poi rivolgersi a Tom.
    -Tom, te lo dico da uomo che ero! Come dite voi giovani?- Alzò la testa al soffitto portando un dito sul labbro.
    Tom guardò la ragazza, sapeva benissimo , cosa voleva dire suo nonno.
    Nonostante l’odiasse, nonostante non potesse starle accanto senza strozzarla, Tom non poteva negare il fatto che fosse molto carina.
    -Una topa da paura!-
    L’affermazione del vecchietto fece ridere i due ragazzi che scuotendo le teste si prepararono per iniziare il pomeriggio di studio.











    4

    Dopo la “battuta” di nonno Kaulitz, l’atmosfera per Carlotta sembrava essersi tranquillizzata.
    Mentre salivano le scale la ragazza osservava le foto ai lati delle pareti.
    Ne indicò una dove stampava un bacino sulla guancia al fratello, senza accorgersi delle corna che Bill gli faceva dietro alle testa, all’età di circa 3 anni.
    -Wow, qui sembri umano!-Esclamò ridendo
    -Perche sono divinamente bello?- Disse pavoneggiandosi.
    -No, perché sei diabolicamente stupido..- Disse la ragazza sorpassandolo e guardando un'altra foto.
    Lui fece per arrabbiarsi, ma fu stupito dall’affermazione delle ragazza.
    -Ti sei mai chiesto se gli altri potessero confondervi…- Disse guardandolo.
    -Come?- Disse parecchio confuso avvicinandosi
    -Insomma, non hai mai pensato, che Bill potesse essere te, e tu lui??-
    Lui scosse la testa –No, io sono io... Bill mi somiglia, ma non sarà mai me..- Sorrise.
    -Gia con uno siamo esasperate, pensa con 2 te!- Disse ridendo lei
    -Andiamo va…- Disse lui ignorando la battuta e aprendo la porta della sua camera.

    Entrarono nella camera di Tom.
    -O santo cielo…- Esclamò la ragazza fissando la stanza del biondo
    -Che ce? Se sapevo che venivi mettevo apposto…- Si guardò intorno imbarazzato
    -ci mancherebbe - Disse ridendo la ragazza –Che porcile…-
    -Ehi!- Contestò lui mettendo le mani sui fianchi
    La ragazza si fece spazio aprendo le finestre e sospirando –Finalmente! Da quant’è che non aprivi? Che puzza!!-
    Lui la guardò e con uno strattone la levò dalla finestra –Io non puzzo!- Disse storcendo il naso
    -Si invece..- E se lo scrollò di dosso ridendo.
    Lui avanzò verso il letto e levò un paio di vestiti –Siediti pure…- Guardò la ragazza che si sedette titubante sul letto disfatto del ragazzo.
    -Ok ,allora… Studiamo sta egiziana e il romano…- Disse lui con un sospiro sedendosi.
    -allora, Cleopatra e Antonio, furono dei fugaci amanti, forse lei lo acchiappò per diventare imperatrice di Roma, o forse perchè lo amava davvero- Guardò il rastaro che interessato era a gambe incrociate con il viso allungato
    -E poi?- Disse saltellando appena.
    -Il primo incontro tra i due fu eclatante e…- Si fermò interrotta da Tom
    -Ma lo facevano?- Lei lo guardò aprendo la bocca scioccata per poi rispondere –Si Tom…-
    -Ma avevano figli???- Disse alzandosi in piedi
    -No…. Non credo…- Disse osservando il libro
    -Ma non sai nulla!!!- Disse risedendosi e prendendo il libro dalle mani di lei –Da qua, il genio sono io..-
    -Allora siamo tutti fottuti!!- Disse lei ridendo –A tieni…- Disse allungando una mano e facendo penzolare davanti agli occhi del rasta un perizoma rosso.
    Lui alzò lo sguardo dal libro –No, guarda non è mio…- E riabbassò lo sguardo tranquillamente sul libro.
    -Kaulitz? Che non è tuo lo spero… - Lui alzò lo sguardo di scatto
    -Come?- Disse fissandola
    Carlotta fece penzolare l’intimo davanti al viso
    -Ah si.. hihi-Disse sorridendo da bimbo –L’altra sera…-
    -non lo voglio sapere Kaultiz..- Disse riprendendo il libro –Allora,stendiamo sta ricerca….-

    -Finitoooo!!- Urlò Tom Spaparanzandosi sul letto
    -Bene io vado..- Carlotta raccolse la cartella e tutto il resto
    -Ah si si! Alla fine sei sopravissuta all’orribile tanfo che emano!- Disse ridendo e sistemando il cappellino sulla testa.
    -Si, ora vado a respirare un po di aria fresca…- Disse infilando la giacca nera e sorridendo
    Il rastaro si alzò e si avvicinò alla ragazza –Allora: ciao…- Si avvicinò per baciarla sulla guancia quando lei lo fermò con la mano sul petto.
    -Ah ah Kaulitz, io e te non siamo amici, mai lo saremo…- Disse allontanandosi con un sopracciglio alzato.
    -Era educazione, non pensare che io voglia baciarti….- Disse allontanandosi a mani alzate.
    -Mi farebbe schifo… - Disse lei avvicinandosi a lui
    -A me di più… - Disse ancora più calmo lui.
    Fu un attimo, i due ragazzi come sotto controllo di qualcun altro si ritrovarono troppo vicini per essere distanziati, troppo arrabbiati per potersi allontanare, troppo belli per non essere ammirati.
    Si ritrovarono nel bel mezzo di una lotta, una lotta che entrambi volevano vincere.
    Una lotta fatta di fugaci carezze, di morsi dolorosi.
    La ragazza si ritrovò bloccata contro la parete con il volto del ragazzo accaldato davanti.
    -Non volevi baciarmi eh?- Disse il ragazzo abbassando il berrettino sul volto.
    -Non ti sei tirato indietro….- Rispose lei a un palmo dal suo viso.
    -Non volevo tirarmi indietro… ci sai fare…- Sorrise e si allontanò.
    La ragazza afferrò lo zaino e corse fuori da quella casa più veloce che poteva.
    Scioccata Carlotta si chiuse la porta di casa Kaulitz senza salutare il vecchio nonno che sentendone i passi si voltò salutandola, ma ricevendo in cambio solo il rumore di una porta chiusa a gran velocità.
    -Tom, Tom, Tom…- Ripetè il vecchietto prima di ritornare alla sua meditazione nel buio della sua vita.


    Tom era rimasto fermo sullo stipite della sua porta.
    Sorrise e la chiuse.
    Con tre passi arrivò a letto e si stese, alzò gli occhi al soffitto e si morse un labbro.
    Lampone.
    Si quella ragazza sapeva di lampone.
    Prese la ricerca tra le mani e la infilò nello zaino.
    Toc toc toc.
    -Avanti..- Guardò la porta dalla quale entrò suo fratello.
    -Ehi Tom, com’è andata?- Disse sorridendo e sedendosi sulla scrivania colma di vestiti
    -Tutto apposto, ricerca ultimata…- Rispose
    -Non intendevo la ricerca…. – Disse Bill sorridendo.
    -Nemmeno io…- Disse Tom voltandosi e guardando il fratello
    -E…- Aggiunse il moro
    -Ho scoperto che le ragazze che ti odiano… ti divorano…- Disse ridendo e sdraiandosi sul letto a ridere.
    -Nooooo!! Te la sei fatta??.- Disse poco delicatamente il fratello saltellando incredulo
    -Non dire scemenze Bill! Solo un bacio, nulla di troppo eccitante!- Rise ancora
    -Mi sembrava strano, non starebbe mai con uno come te..- Disse Bill aprendo la porta e entrando in corridoio.
    -Scommetti?- Sussurrò il fratello prima che Bill uscisse dalla porta.
    -Troppo facile… per me naturalmente, non ce storia…- Disse il moro chiudendosi la porta alle spalle.
    Sarebbe stato davvero così difficile per Tom, far innamorare quella ragazza di lui?
    -Na...- Sospirò convinto.
    Nessuno poteva resistergli, nessuna ragazza, nessuna fan, nessuna anti, nemmeno Carlotta.

    Carlotta arrivò correndo davanti alle porte di casa sua.
    Sospirò e entrò correndo –Mamma arrivo dammi 5 minuti!- E corse velocemente verso camera sua.
    All’interno trovò sua sorella e un amica perennemente a spettegolare come ogni tredicenne.
    -niente storie! Fuori da qui!- Urlò sconvolta trascinandole alla porta.
    Le altre due uscirono senza dire una parola oltre a- Ma che faiii?-
    La mora non le ascoltava chiuse a chiave la porta e sospirò scivolando a terra.
    -Oddio…- Si disse cercando di ricordare pochi minuti prima.
    Quando aveva sentito l’impulso di fargli male, quando quell’impulso era andato modificandosi in pochi secondi.
    Quando aveva sentito il suo profumo, quando aveva guardato quel pircing, quando si era avvicinato pure lui.
    Forse era solo stata una fatale attrazione, ma si era ritrovata nelle sue grinfie, senza via di scampo.
    Quella sensazione, quel groppo in mezzo alla gola.
    La stessa sensazione che aveva provato quel ragazzo.
    Quello stesso rastaro che in quel momento era seduto a tavola che si continuava a chiedere
    “ci sarà una prossima volta?-















    5

    Il giorno dopo Carlotta era seduta sul muretto a bordo delle entrate della scuola.
    Laura da lontano la osservava, capiva benissimo che qualcosa non andava, ma indagare con lei sarebbe stato impossibile.
    Carlotta scalciava lentamente a terra mentre ancora assonnata pensava alla relazione di storia che avrebbe dovuto esporre quello stesso giorno con il biondo dei Kaulitz.
    La moretta sorrise pensando a come era stata stupida il pomeriggio prima.
    Baciare un Kaulitz.
    Come le era passato per la mente?
    Era bastata però una telefonata veloce a farla calmare completamente.

    Flash Back

    Carlotta era seduta sul suo letto con il cellulare tra le mani.
    Doveva chiamarla.
    Dopo tanto tempo doveva sentire la sua voce.
    Dopo tanto tempo doveva confrontarsi con la sua metà.
    Dopo tanto tempo doveva chiederle aiuto.
    Sospirò accendendo la chiamata e portando l’apparecchio all’orecchio.
    Dopo pochi secondi che sembrarono durare un’eternità una voce rispose alla chiamata.
    -Pronto?-
    La moretta sospirò sorridendo.
    Era dall’altra parte del telefono, ora in quel momento, dopo due lunghissimi anni.
    -Chi parla? Cè qualcuno? Se questo è uno scherzo non è…-
    Carlotta interrompe la voce –Jey, sono io…come stai?-
    Dall’altra parte non si sentì più nulla, dopo venti secondi di assoluto silenzio una vocina probabilmente magonata –Carly?-
    -Si…Ho un problema…- Sospirò appoggiando la testa al muro.
    Jessica era la sorella eterozigote di Carlotta.
    A causa dei suoi andamenti scolastici e comportamentali, i suoi genitori avevano preso una decisione drastica : Un collegio.
    -Tutto per la mia sorellina, che succede?-
    Carlotta, ormai in preda alle lacrime sospirò –Jey, non posso farmi prendere per il culo ancora, non da lui…-
    -Che intendi con …Lui?- Jessica si fermò un attimo, pensando a osa potesse riferirsi la sorella.
    -Tom Kaulitz…- Carlotta strizzò gli occhi, pronta all’urlo dall’altra parte del telefono che non tardò ad arrivare.
    -Un Kaulitz??? Lo sai che non puoi!!- Disse urlando la sorella –Mamma non ce la farebbe sta volta! Vuoi finire anche tu qui?- Disse continuando a urlare.
    -No Jey… Torna presto!- Disse sorridendo e asciugando le lacrime.
    -Manca poco Carly…- E chiuse la chiamata più contenta di prima

    Fine flash back

    Sospirò appoggiando la testa al banco.
    Poche ore dopo sua sorella sarebbe tornata a casa.
    E lei doveva dimostrarle di aver capito, doveva dimostrarle che ora, con lei accanto, sapeva essere forte come una volta.
    Doveva dimostrarle di poter schiacciare un Kaulitz.
    Alzò lo sguardo quando Bill sorridendo alle ochette della classe entrò in classe palpando una di loro.
    Disgusto.
    Completo.
    Totale.
    Massimo.
    Scosse la testa ridendo sotto i baffi.
    Il passato sarebbe tornato.
    I Kaulitz sarebbero tornati.
    Lei sarebbe tornata.
    Tirò fuori il cellulare mandando un messaggio a Laura.
    Quel giorno non avrebbero mangiato insieme.
    Il suo sorriso scomparve quando vide entrare Tom in classe.
    Il suo sguardo soddisfatto, i suoi capelli legati nel capello, i suoi vestiti.
    Carlotta odiava tutto di lui.
    Lo odiava per ciò che aveva fatto, per ciò che era convenuto.
    Per ciò che aveva fatto a sua sorella.
    Per ciò che il suo gruppo l’aveva fatta diventare
    -Ti odio..- Bisbigliò quando lui le passò accanto per andarsi a sedere.
    La guardò un attimo appoggiando la mano sul suo banco.
    -Lo so..- Disse passando oltre sorridendo.
    Per un attimo rimase sorpreso dell’atteggiamento di quella ragazza che il giorno prima gli era sembrata totalmente diversa.
    Per un attimo il suo subconscio si sera illuso di poter scherzare con lei, senza avere un rapporto, senza un odio scaturito violentemente, forse si era sbagliato.
    L’odio di quella ragazza verso di lui andava oltre alle apparenze c’era qualcosa che la spingeva a odiarlo con tutta se stessa.
    Ma non gli importava sapere cosa.
    Gli importava solo prendere quel bel voto di storia.
    Poi lei non sarebbe più servita a nulla.
    Poi lui non l’avrebbe più tormentata, lei sarebbe stata libera di odiarlo nella sua mente, nel suo corpo, nei suoi atteggiamenti.
    Il prof entrò in classe esigendo un silenzio assoluto.
    Carlotta e Tom si alzarono e accanto alla classe si diressero accanto alla cattedra in silenzio.
    -Siete preparati?- Disse il prof aprendo il registro. –Immagino abbia fatto tutto lei vero signorina?- Sorrise il prof alla ragazza.
    Tom alzò il petto, anche lui aveva partecipato a quella relazione, e il prof sarebbe stato stupito di lui.
    -Naturalmente…- Sorrise altrettanto la ragazza sotto lo sguardo stupito di Tom.
    Ma che stava dicendo?
    Avevano steso insieme quella relazione e lei se ne stava prendendo deliberatamente il merito senza il permesso di qualcuno.
    -Bene… inizi lei Kaulitz- Lui sorrise e iniziò a dire la relazione in modo compito e estraneo al suo modi di essere.
    Un atteggiamento che stupì e divertì il fratello a fondo classe.
    Mezzora dopo Tom smise di parlare.
    Concludendo la relazione.
    Carlotta, ogni tanto aveva aperto bocca per sottolineare certi aspetti per correggere alcune date.
    -Bene ragazzi, direi un 8 per Kaulitz- Disse segnando il voto.
    Tom sorrise soddisfatto
    -E un 9 per la signorina!-
    Carlotta sorrise a sua volta tornando a posto sotto lo sguardo stupito di Tom che era rimasto senza parole.
    Passando accanto a lei che gia era seduta al suo banco sussurrò –Sei incoerente…- Si fermò a guardarla.
    -Sono come sono…- Distolse lo sguardo dal suo tornando a fissare la lavagna.
    Lui passò oltre e lei bisbigliando in modo che solo lei possa sentire esclamò –Bentornata a me…- Sorrise canticchiando una vecchia canzoncina.

    All’intervallo Carlotta, con non-lachance si avviò verso i bagni, mentre Tom rimaneva a discutere con Bill e gli amici.
    -Ha preso più di me! Non ha parlato! Non è giusto!- Sbuffò Tom appoggiandosi al muro e accendendo una sigaretta.
    -Che ti importa Tom, hai preso un 8.- Disse il fratello fregandogli l’accendino rosso.- Grazie!-
    -Si che centra.. uffa…io sono sottovalutato!- La spense –Devo rilassarmi, vado in bagno…-
    -Tom..- Il rastaro si voltò –Che ti prende?- Disse Bill al fratello
    -Dice che mi odia..- Disse uscendo.
    Bill scosse la testa afferrando una bionda che passava di li e se l’abbracciò.
    -Bhe non è la prima e non sarà l’ultima…- Disse Andreas voltandosi verso Bill, ma riferito a Tom.
    Bill facendo scivolare la mano sulle natiche della ragazza continuò
    -Si sicuro, ma non si sa il perché, lo odia…ci odia e basta..- Disse inpirando la nicotina dalla sigaretta.
    Poi il suo cellulare squillò, o meglio vibrò e Bill fu costretto a rispondere –Pronto? Ciao!!.. – Lasciò andare la bionda concentrandosi sul suo interlocutore- Si… aspetta…- Mandò via Andreas con una mano –Ok ora dimmi sono solo… Chi? Che cosa!?!?- Chiuse la chiamata sconvolto.
    -Devo parlare con Tom!- Disse scaraventando con rabbia la sigaretta a terra

    Tom entrò in bagno, naturalmente quello delle ragazze.
    Alzò un sopracciglio quando la trovò a truccarti pesantemente gli occhi di nero.
    -Te l’ho gia detto che è inutile che ti trucchi? Sei sempre cessa!- Disse controllando i cubicoli dei bagni che erano tutti vuoti.
    Da lei non arrivò nessuna risposta.
    La osservò dallo specchio un po opaco.
    Piegò la testa di lato –Sei stata proprio una stronza lo sai!- Disse avvicinandosi e spintonandola.
    Carlotta rischiò di farmi male a un occhio con la matita, per la botta presa contro lo specchio.
    Si voltò leggermente verso di lui e restituì lo spintone con il quale Tom cadde a terra.
    Il ragazzo spalancò gli occhi.
    Quell’atteggiamento, quel modo di fare, quel trucco, tutto di quella Carlotta gli ricordava qualcosa.
    Lei sorrise malignamente e passandosi un leggero strato di lucida labbra uscì dal bagno, lasciando Tom in silenzio a terra.
    Tom stava ripercorrendo i ricordi per trovare qualcosa, un indizio, qualcosa che rispondesse alla sua domanda.
    Lui gia conosceva Carlotta?
    Non trovò mai la risposta perché Bill fece irruzione nel bagno urlando –Tom, sono tornate le Mico!-
    Tom impallidì appena.
    Le sorelle Mico erano tornate in Germania, e per loro significavano solo guai.





























    6

    Tom si tirò su e guardò il fratello –Che intendi con tornate?-
    Bill sospirò e continuò –Mi ha chiamato Philip della sesta strada…-
    Tom arricciò il naso scuotendo la testa.
    Segno che non aveva capito chi.
    -Il carrozziere…- Tom annuì sorridendo per poi tornare serio e ascoltare il moro.
    -A quanto pare il padre delle Mico sta mattina ha ritirato la macchina con un “vado a prendere la mia bambina!” che facciamo ora!.- Iniziò a camminare avanti e indietro
    -Bill calmati, aveva detto che prima di tre anni non sarebbe tornata.-
    -A quanto pare non era cosi!- Disse urlando Bill in preda al panico.
    -Ok, calmiamoci Bill…- Prese respiro e continuò –Tu sei cambiato, e poi magari rinchiusa la dentro è cambiata!! Vedrai –Disse sospirando –Sarà docile come un agnellino, non ce da preoccuparsi!!- Sorrise e accompagnò il fratello fuori dal bagno.
    Forse le Mico non avrebbero causato problemi.
    Troppo bello per essere vero.


    Carlotta uscì da scuola, si era struccata, se sua madre l’avesse vista di nuovo con quel trucco sarebbe morta dallo spavento.
    Sorrise nell’immagine della bocca e degli occhi sbarrati delle madre.
    Arrivò sotto casa poco dopo.
    Lasciò uno sguardo sulla macchina di suo padre, una porse vecchia data.
    Si potevano benissimo distinguere le valigie della sorella nei sedili passeggeri.
    Corse fino alla porta di casa spalancandola.
    Nel salotto ad attenderla c’era la madre in preda agli spasmi per l’emozione.
    Piangeva.
    Sua figlia era tornata a casa dopo 2 anni.
    Due anni senza vedere sua figlia.
    Per una madre è tanto, forse troppo.
    E ora nel vederla cambiata e cresciuta non aveva retto.
    Come madre si era persa la crescita della figlia.
    La sua prima volta.
    Il suo primo bacio.
    Il suo primo ragazzo.
    Tutte cose che la figlia non ha affrontato con la sorella accanto per un volere della madre.
    “E’ per il tuo bene” Le dissero per allontanarla da Carlotta.
    In quel collegio Jessica sarebbe cambiata, sarebbe diventata una ragazza idonea a fare parte della loro famiglia.
    Forse non era stato solo per il bene di Jessica e di Carlotta.
    Forse era stato un bene per l’intera famiglia.
    Vergonia.
    Nel vedere tua figlia richiamata dai poliziotti la notte a tarda ora.
    Nel vedere la stessa figlia soffocata dal fumo.
    Vederla trascinarsi dietro la sorella, nelle sue pazzie, nelle sue bravate.
    Carlotta sorrise alla madre lasciando andare la cartella a terra.
    Muovendo la testa e destra e a sinistra cercava uno sguardo diverso da quello dei genitori.
    Cercava lo sguardo della sorella
    -E ‘ di sopra..- Sussurrò il padre indicando con il volto le scale.
    La mora corse, sembrò un odissea arrivare fino alla porta delle Sua camera.
    Quella camera che per anni era rimasta chiusa.
    Serrata.
    Serrata da una chiave speciale.
    La paura.
    Spalancò quella porta nuovamente –Jey!-
    Voltandosi di scatto verso di lei Jessica, la sua gemella corse verso di lei e si strinsero in un abbraccio perfetto.
    -Jey! Sei tornata!!-Carlotta strinse la sorella che ormai era diventata grande!
    La squadrò.
    Era alta tanto quanto lei.
    Aveva i capelli neri lunghi e ricci, a differenza dei suoi che erano appena mossi.
    Un fisico sano e giovane, di chi la vita ancora deve viverla.
    -Carly!! Ti sei fatta grande!- La moretta sorrise ancora.
    -Allora Jey, che facciamo???- L’altra sorrise alzando un sopracciglio
    -Escogitiamo qualcosa sorella..-
    Carlotta sorrise, sua sorella era tornata.
    Le sorelle Mico erano tornate!


    Il giorno dopo a scuola Tom e Bill, come tutte le mattina, facevano colazione seduti sui banchi a fondo classe.
    -Allora Bill, ieri ti ho visto avvinghiato alla biondina!!- Disse Tom ammiccando al fratello che vantandosi gonfiava il petto.
    -Modestamente!- Disse il moro annuendo compiaciuto
    -Ehi!! Non cercare di battermi!!- Urlò tom puntandogli contro un cornetto
    -Non ci tengo ad andre con le verginelle Tom!- Disse Bill.
    Chiunque l’avrebbe visto tre anni prima non lo avrebbe riconosciuto.
    Poi una porta si spalancò e una ragazza bionda, del clan delle oche, entrò zompicchiando sui tacchi vertiginosi.
    -Giada!!- Corse da una compagna avvinghiandosi al suo collo –Sono tornate!- Disse riprendendo fiato dopo la corna.
    Tom a sentire quella parola si strozzò con un boccone e bevendo il cappuccino caldo per salvarsi le penne si bruciò la lingua.
    Bill rimase a bocca aperta con la crostata ancora sospesa in aria.
    Poi tre passi.
    Tre singoli passi.
    Tutti voltarono la loro attenzione alla porta.
    Porta dalla quale entrarono due ragazze.
    La prima, probabilmente la più saggia delle due, aveva dei lunghi capelli scuri e ricci con qualche exstencion rossa alla base dei capelli.
    Sorrise entrando e mettendo a fuoco la sua nuova classe.
    Portava dei pantaloni neri stretti e una maglietta rossa con sopra un giubbino bianco.
    Il trucco nero era marcato ma non troppo pesantemente, mentre le labbra piene erano rosse fuoco.
    Scrutò Bill e Tom e si voltò verso l’entrata sistemandosi il ciuffo –Avevi detto che eravamo a livelli disastrosi, ma non pensavo.. fino a questo livello…- Disse dando un'altra occhiata all’intera classe.
    Jessica si era naturalmente rivolta alla sorella, che dopo aver atto una trasformazione entrò subito dietro di lei, dopo quella affermazione.
    Carlotta entrò subito dopo di lei.
    Fece anche lei tre soli passi.
    Attirò l’attenzione di tutti con il suo cambiamento.
    Aveva dato un taglio netto alla situazione.
    Subito nessuno la riconobbe, era totalmente un'altra persona.
    Poi quando sorrise e parlò sibilando un –Già..- Tutti finalmente la riconobbero.
    Era proprio lei.
    Quella ragazza che durante le lezioni prendeva appunti.
    Quella che aveva ottimi voti.
    Quella che nessuno conosceva veramente.
    Carlotta.
    I suoi capelli, da lunghi e mossi, erano passati a corti.
    Corti fino a poco sopra le spalle.
    Davanti al viso erano più lunghi e si andavano ad accorciarsi nella direzione opposta.
    Jessica lo chiamava lo stile “ella ella eh!”
    Proprio perché la pettinatura era uguale a quella di Rihanna nella canzone Umbrella.
    La moretta scosse la testa avvicinandosi alla sorella.
    Indossava jeans blu scuri e una maglietta bianca con una scritta nera “i’m come back”
    Sopra di questo un giubbino nero.
    Sorrise annuendo – indescrivibile no?- Disse guardando a fondo classe- …Come il passato di tormenta..- Disse fissando Bill.
    Questo deglutì appena posando la fetta di torna sul banco.
    Le Mico si avvicinarono ai Kaulitz.
    -Sei una Mico…- Sussurrò Tom guardando la nuova Carlotta.
    Con quel trucco pesante e nero, simile a quello del fratello, gli faceva quasi terrore.
    -Gia Tom… Per questo ti odio..- a quelle parole si innervosì e Jessica la calmò sbarrandole la strada con un braccio.
    -Abbiamo tutto il tempo di litigare più tardi..- Disse rivolta alla sorella e poi a Bill –Non mi dai il bentornata?- Disse ridendo –Ti sono mancata Bill?- Disse sibilando accanto al volto del ragazzo
    -Neanche un po- Rispose lui impassibile.
    -Jessica…- La mora si voltò verso Tom che l’aveva chiamata –Io..-
    -Non una parola Kaulitz..- Si allontanò appena – Te la faremo pagare per la soffiata…-
    Tom guardò Carlotta.
    Il suo sguardo era cosi simile al suo.
    Lo perforava.
    Tom scoprì di odiarla.
    Di odiarla più di quanto immaginava.
    La odiava, si era presa gioco di lui celando la verità e la sua identità.
    Le Mico si allontanarono e nella mente di Tom ,si accostò la figura di Carlotta a quella della seconda delle sorelle Mico.
    Erano davvero al stessa persona?
    Scosse la testa.
    Ora ricordava.
    Quella pinta.
    Quella forza, quelle mani.
    Era un chiaro segnale.
    Un segnale che lui non aveva colto.
    Portò la testa all’indietro sospirando per poi scontrare lo sguardo di Carlotta.
    Era seduta al suo banco, con la schiena appoggiata al muro e lo guardava.
    Sorrideva.
    Non uno sorriso qualunque.
    Non uno di quelli che aveva visto quel pomeriggio di studio.
    No.
    Era un sorrido degno della figlia del diavolo.
    Un sorriso accompagnato da sopracciglio alzato e labbro semi aperto.
    Quello era un sorriso dal quale bisognava scappare.





























    7

    I minuti passarono relativamente bene per tutta classe fino a quando arrivò il break.
    Le Mico non si mossero, restarono a guardare la nuova situazione.
    Bill e Tom erano sempre a fondo classe.
    Il primo era in piedi appoggiato al muro con una sigaretta tra le labbra.
    Il secondo era seduto accanto a lui e fissava il soffitto.
    -Una Mico…- Il fratello di voltò ad osservare Tom.
    -La cosa ti stupisce tanto?- Gli disse passandogli la sigaretta
    -Non la ce vedevo, mi sembrava una Mary…- Sospirò guardandola di soffiato.
    Una “Mary”, era ed è ancora oggi, una ragazza timida, la classica santarellina vergine.
    Mary, era una parola associata a Maria Vergine.
    -Ti sta fissando…- Disse Jessica rivolta alla sorella.
    Carlotta non si scompose minimante, scosse la testa –Ci vediamo alla fine del break ok?- Disse alla gemella alzandosi dalla sedia.
    -Perfetto, io faccio un giro qui intorno, devo riambientarmi come si deve…e poi chiamo le altre…- Sorrise finendo la cioccolata calda.
    -Non fare troppi danni Jey- Disse la sorella uscendo dalla classe raggiungendo il bagno, era sicura che una certa persona di nostra conoscenza non si sarebbe fatta scappare l’occasione.
    -Tom..- Bill guardò il fratello che si voltò verso l’uscita
    -Ora non può scappare…- Tom si alzò scostando il fratello che lo afferrò per la maglia
    -Tom, è una ragazza, non puoi alzare la mani su di lei, anche se sei arrabbiato non puoi farlo!- Tom scosse la testa.
    -Quella di femminile non ha più nulla, nemmeno la..-
    -Tom!- Urlò il fratello interrompendolo, lo guardò storto e il rastaro sospirò uscendo dalla classe.
    Bill scosse la testa esasperato dal comportamento del fratello.
    Fu costretto immediatamente a ritornare serio ed a osservare in volto la ragazza che gli si stava avvicinando, era il suo peggior incubo.
    -Kaulitz…- Disse sorridendogli.
    Un piccolo brivido lo divorò.
    Come quel famoso corvo, divorò lo stomaco di quel povero dio, che aveva donato agli uomini il fuoco e il suo calore.

    Carlotta entrò in bagno, e controllando di essere sola sorrise e appoggiandosi al muro a braccia conserte attese l’arrivo di Tom.
    Il ragazzo non tardò ad arrivare.
    Respirava velocemente guardandola in volto.
    -Piantala Kaulitz, sono io quella arrabbiata, a causa tua mi hanno separato da mia sorella!- Disse sottovoce Carlotta mentre si gli avvicinata tremando arrabbiata.
    Tom respirò –Mi hai sorpreso, te lo concedo…- Disse accennando un piccolo sorriso sul volto scocciato della ragazza.
    -Tua sorella menava mio fratello, appena ne ho avuto l’occasione ce ne siamo sbarazzati, che ci sarebbe stato di sbagliato?- Disse appoggiandosi al muro nervoso ma in modo diplomatico.
    -Che hai sbagliato ragazza…- il ragazzo la guardò accigliato- Se ti dicessi che avevo preso io di mira Bill…- Disse sussurrando sul volto del ragazzo.
    Tom si infuriò ed alzandola da terra sussurrò sbattendola al muro –Non voglio farti male, ma cosi mi costringi a farlo…- Lei sorrise morsicandogli il lobo di un orecchio
    -Fammi male Tom…- Lui la strattonò facendola cadere a terra.
    Salì a cavalcioni sopra di lei caricando la mano destra.
    -Sto aspettando…- Disse lei sorridendo appena.
    Lui rimase in silenzio a fissarla.
    -Ci sei rimasto male Kaulitz? Non ho mai nascosto di odiarti no? Colpa tua, hai la memoria corta… pezzente..-
    A quell’ultima parola Tom si sentì prontò per sferrare quel pugno ma una mano lo impedì.
    Un ombra che Carlotta conosceva bene, un’ombra che sembrava aver dimenticato.

    -Allora Bill, come te la passi ora?- Disse Jessica avvicinandosi a sedere accanto al ragazzo.
    Osservata e controllata dai prof più che nessun’altro, la sorella minore delle Mico, stava attenta ai movimenti di tutti compresi i suoi.
    -Io me la passo bene…- Disse lui giocando con l’accendino in mano.
    Lei si alzò andandoci davanti.
    -Non ce bisogna che ti dica come sto io vero Kaulitz?- Disse sottolineando il nome del ragazzo –Mi avete spedito in una topaia, lontana da mia sorella, dalle mie amiche, senza nessun appoggio…. Non ce bisogno di dirti che sono più arrabbiata di prima… vero Bill?- Disse allonatandosi mostrando i suoi occhi pieni di collera al ragazzo.
    Lui abbasso lo sguardo, poteva capire ciò che provava lei.
    Se l’avessero allontanato da Tom sarebbe morto.
    -Guardami negli occhi buzzurro..- Lui alzò il viso ritrovandosela a pochi centimetri di distanza.
    -Chiedi scusa…- Gli sussurrò avanti al volto.
    -No..- Disse Bill arrabbiato.
    Lei gli accarezzò il petto, disegnando contorni indefiniti mordendosi le labbra fino ad arrivare li.
    Li dove lui ebbe un sussulto, non paura, non passione…era qualcos’altro, dolore.
    -Ahi..- Sussurrò il ragazzo fermato dalla mano di Jessica.
    -Lascia…- Il fiato di lui si mozzò sotto la presa della ragazza.
    -Lascia cosa? I tuoi coglioni… chiedi scusa!- Ripetè all’orecchio del moro.
    Bill non si decideva a dirlo, e più il tempo passava più capiva di dover cedere.
    La campanella del cambio d’ora salvò il ragazzo da quella situazione.
    La ragazza mollò la presa pulendosi le mani sulla maglietta rossa.
    -Sei cambiato Kaulitz- Lui essendo piegato a riprendere fiato alzò il viso per incontrare i suoi occhi.
    -Una volta avresti supplicato pietà….- Sorrise malignamente vedendo tornare la sorella con Tom, e una spiacevole compagnia.


    -Che succede qui?- Disse Jessica venendo la sorella in strane compagnie.
    Una ragazza dai capelli rossi ramati teneva il ragazzo per un braccio e guardava Carlotta che annuiva.
    Tom con uno sbuffo si avvicinò al fratello che ancora faceva le respirazione –Bill, che fai?-
    -Ahio…- Tom arricciò il naso dopo la risposta del fratello.
    -Ti scappa?- Disse Tom chinandosi alla sua stessa altezza.
    -Ma che scappa!- Si levò a sedersi e guardò le gemelle e la nuova amica.
    -Chi è quella?- Gli chiese squadrandola e ancora massaggiandosi la parte lesa.
    -Non ti ricordi Bill…- Tom fece una pausa –è Melania Migo…-
    Bill spalancò gli occhi tornando a fissare la ragazza con uno stile emo.
    Vari fiocchetti adornavano i suoi capelli relativamente chiari, il suo volto era appena truccato con un filo di malizia.
    Era cresciuta.
    Due anni di continua crescita, e Bill non si era più posto il problema di riconoscerla.
    -Credevo si fosse trasferita…- Esclamò Bill tornando a guardare il fratello.
    -Sta nella classe accanto Bill, non è andata in Kongo!- Scherzò il fratello per poi tornare serio davanti al viso imbronciato del gemello.
    -Comunque sia gemellino, ora stiamo ad armi pari, quelle non ti sfioreranno più…- Promise Tom sorridendo.
    -Grazie Tom…- Bill sorrise per poi tornare a guardare quelle tre ragazze.
    Ne mancavano ancora molte all’appello, e i gemelli temevano di non ricordarle tutte.


    -Jessica Mico!-
    Esclamò Melania dopo aver riconosciuto la ragazza che a sua volta si accigliò riconoscendola.
    -Mel!- Si abbracciarono carolosamente volteggiandosi su se stesse.
    Carlotta sorrise alla ragazza rossa.
    -Carly, ma come l’hia trovata?- le chiese euforica la gemella.
    -Bhe veramente io ho trovato lei. – Continuò Melania- Stava al bagno con tom, e lui non aveva buone intenzioni..- Guardò la moretta piegando la testa e domandando –Perhce ti volevi far picchiare da Tarzan?-
    Jessica spalancò gli occhi –Tu cosa?- Si avvicinò alla ragazza che alzando le mani in segno di difesa spiegò.
    -Ferme tutte! Alt! Farsi picchiare da chi scusa? Non mi avrebbe nemmeno sfiorato, lo sapete benissimo- Guardò seriamente la sorella che rise
    -Gia la mia sorellina ha preso tutto da me!!-Si pavoneggiò Jessica afferrando la cartella e tirandone fuori il cellulare.
    -Chi chiami?- Le chiese Mel sorridendo
    -Io nessuno, Carlotta chiamerà…- Sorrise Jessica porgendole l’apparecchio.
    -Chi devo chiamare?- Disse scuotendo la testa.
    -Due certe cugine in cerca di divertimento…-
    Guadò entrambe le ragazze e sorrise, la banda si sarebbe ricongiunta, non tra le mura di scuola, ma dove prof e genitori non poteva controllarle, per strada.
    Intanto sullo stipite della porta una vecchia conoscenza delle gemelle voleva trovare una soluzione concreta, perché quella di quel giorno non le andava bene.





    8

    Il cellulare squilla.
    Uno.
    Due.
    Tre.
    Carly sbuffò guardando la sorella ma subito una voce euforica rispose.
    -Siiiii????- Alla ragazza scappo un risolino
    -Pronto sei Sarah?-La ragazza dell’altra parte della cornetta urlò
    -Certo che sono Sarah!, se chiami questo numero di sicuro non ti risponderà la regina d’Inghilterra!- Carly scosse la testa.
    Sarah, o meglio Taty, era una ragazza stravagante ed esuberante.
    Parlava velocemente e diceva cose assurde, ma cosa più importante, per le Mico in quel caso era che Taty, aveva un profondo odio per Tom.
    “Quel Bergamasco”, come lo chiamava lei, non le andava giù, le era sempre rimasto in gola come dal primo momento che vide i suoi rasta scintillare alla luce della lampadina della classe.
    Da allora erano passati tre anni, e Taty, da scansafatiche quali era, aveva deciso di abbandonare gli studi, un po per noia, un po perhce quel buzzurro di Tom le faceva venire la nausea e le note sul diario tutte le mattine.
    Si era sempre divertita a dargli fastidio, e quando lui con la sua band era partito per girare l’Europa aveva sentito un urlo degli angeli perforargli il petto con il suono “vittoria!!” (Qui attaccano gli angeli! Con alleluia alleluia!)
    -Chi sei?- Disse arzilla
    Carlotta la immagino storcere il naso e alzare le labbra pronta a dire “Mi dispiace non mi ricordo”, cosi sorrise
    -Sono Mico-
    Stupore fu quello che provò Taty Rosethorn nel sentir pronunciare quel nome.
    -Quale delle due?- Rispose deglutendo
    -Entrambe…-
    Silenzio.
    Dieci.
    Nove.
    Otto e sette.
    Sei.
    Cinque e quattro.
    Tre.
    Due.
    Uno.
    -aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!- Carlotta aveva prontamente staccato il cellulare dall’orecchio cosi che anche Melania e Jessica potessero sentire quell’urlo.
    -Calma Taty, ci vediamo oggi pomeriggio a casa mia… - Rispose Jessica afferrando il cellulare.
    -Jey sei tornata!Adesso il buzzurro e il frocio tremeranno!!-
    La madre di Taty passando per la porta della sua camera la osservò con un piede sulle sedia e uno sulla scrivania in una posa vincente, con tanto di fiamme negli occhi.
    -Sono cambiate delle cose Taty, chiama Paty ci vediamo oggi- Chiuse la chiamata sorridendo.
    Le erano mancate le sue amiche.
    E qual’era il modo migliore di ricordare i vecchi tempi?
    Semplice, facendoli tornare indietro.

    Tom si sedette al suo posto dopo lo squillò della campanella.
    L’ultima ora.
    Era passata un ora da quando aveva rivisto il loro incubo prendere forma.
    Da quando aveva visto il passato tornare.
    L’unica cosa che lo preoccupava era suo fratello…Bill.
    Bill era accanto alla finestre che fissava fuori ogni tanto sorrideva malizioso a Giada, l’oca in prima fila, per poi tornare assente nel pensiero del ricordo.
    Voltò lo sguardo verso quel duo seduto scomposto al secondo banco accanto al muro.
    Dolore, paura.
    Un brivido.
    Un respiro.
    Un ricordo.

    Flash Back.
    Bill era sdraiato a terra, un corpo bloccava la sua risalita da pavimento.
    Un bagno.
    Putrido, puzzolente , semplicemente sporco.
    Il bagno del primo piano.
    Seduta sul lavandino illuminata appena dalla luce dell’unica finestrella presente, Carlotta sorrideva alzando il sopracciglio e le labbra.
    I suoi capelli allora era lunghi fino alle spalle intrecciati in una coda alta e liscia.
    Il suo viso libero da trucco, libero da malizia, libero da tutto ciò che ora lo nasconde.
    Lo guardò, e quello sguardo lo fece annegare in un mare di vergonia.
    Lui a quel tempo cos’era?
    Era un ragazzino alto ancora tanto quanto lei, i suoi rasta biondi erano mal curati, il suo labbro ancora libero da quella sicurezza che per lui è il pircing.
    I suoi vestiti scadenti, la sua pelle albergatrice delle pustole dell’adolescenza.
    Cos’era lui?
    Nulla.
    La ragazzo dopo aver scosso la testa continuò ad osservare seriamente sta volta la sorella sdraiata sul gemello.
    -Allora Bill…- Una voce parlò dall’interno di un cubicolo.
    -Vediamo se rispondi a questa domanda..- Melania iniziò a pensare mettendo un dito sotto il mento.
    I suoi capelli erano corti fino alle spalle e lisci, il suo viso pesantemente truccato.
    Si avvicino a suo fratello steso sotto Jessica.
    Si sedette a terra incrociando le gambe e osservandolo.
    -Se rispondi, per oggi, -Disse guardando tom –Per oggi lasciamo in pace te, e penseremo a fare le coccole a tuo fratello.-
    Tom indietreggiò appena fermato da una mano sulla spalla.
    Si voltò e due occhi scuri fermarono la sua fuga.
    Taty Rosethorn.
    Il suo abbigliamento era singolare, decisamente fuori dal comune.
    Dal genere metallaro, gli occhi di quella ragazza lo terrorizzarono e si rivoltò verso il gemello che tremava.
    -vediamo…- Continuò Jessica del quale tom vedeva solo i capelli ricci legati in due codini.
    -Quel’ la grande paura di Tom?- Bill spalancò gli occhi guardando la ragazza che aveva parlato.
    Quella stessa ragazza che stava comunemente seduta sul lavabo.
    -La, La paura di Tom è….-
    Pronunciata quella parola, lo sguardo di Carlotta si posò dolcemente su Tom.
    In un modo comprensivo, come se capisse cio che provava.
    Si alzò avvicinandosi a lui sotto gli sguardi di Taty, Mel, Jey e anche di Paty che in quel momento faceva da sentinella alla porta.
    Arrivò davanti a lui.
    Sorrise.
    Poi ritornò quello sguardo.
    Tom si ghiacciò sotto quello sguardo.
    Una mano alzata.
    Poi, più nulla.
    Fine flash back

    -Kaulitz? Tom Kaulitz?-
    Tom si levò in piedi velocemente sotto gli sguardi dei compagni di classe.
    -Trovi spaventoso il processo di riproduzione dei cavalli?-
    Tom scosse la testa velocemente nell’imbarazzo.
    -Dal tuo viso non si direbbe…siediti!- sbraitò il prof di scienze dopo un’agitata di mani.
    Ritorno seduto e rincontrò quello sguardo.
    Lei lo stava guardando.
    Ora si che trovava spaventoso qualcosa.


    Dall’altra parte delle città un cellulare squillava.
    -Pronto Taty che vuoi?- Un sussurro
    -Paty, ma dov’eri finita?- Chiese Taty, sentendo l’affanno della cugina.
    -Sono corsa in bagno fingendo un attacco di vomito, che vuoi?- Insistette ancora.
    -Sono tornate le Mico!-
    Paty era una ragazza della loro stessa età, sorridente e romantica.
    Debora, Paty per le amiche, credeva fermamente che a volte i sentimenti potessero sviare la ragione.
    E anche in quell’occasione preferì rimanere calma.
    -E quindi?-
    La sua voce metallica arrivò a Taty come un chiaro segno di paura.
    -E quindi?.. Io ti dico che tornano Jessica e Carlotta Mico, e tu rispondi… -Disse imitandola E quindi?-
    Debora scoppiò a ridere e poi si ricompose.
    -Taty, non so se è giusto… quei poveracci se la sono vista brutta… e- Taty la fermò.
    -Lo so io se è giusto! Tu sei ancora legata a Bill, non vuoi vedere come è diventato? Non ti stuzzica neanche un po l’idea che possa essere cambiato?- Disse in un acuto, degno di un oscar, mentre camminava su e giù per il corridoio.
    -Si… Ma non è nulla di certo…- Disse Paty rinunciando alla sua presa di posizione.
    -Bene! Oggi a casa Mico, ci vediamo li!-
    Taty chiuse la chiamata sedendosi sul divano e coprendosi con il plaid e il pc.
    -Oh no mi scappa pupu…- Disse mettendo un broncio da bambina. -Vabbe la faccio dopo.-
    A parte l’aspetto fisico di Taty, l’unica cosa che non aveva cambiato era la sua pigrizia.





























    8

    Carlotta, Jessica e Melania erano a casa Mico.
    Sembrava che il pomeriggio non passasse mai.
    Melania continuava a salterellare per la sala in attesa di sentire il rompo delle moto delle Rosethorn.
    Nessun rumore.
    Jessica continuava a scarabocchiare su un foglio e a fare continue telefonate a un ignoto.
    Carlotta affacciata alla finestra, spostava le tende con la mano sinistra e disegnando cerchi sul vetro e fissava il riflesso della sorella.
    -Ma i vostri genitori?- Domandò Melania sorseggiando della Red Bull.
    -Sono a Berlino per una settimana, nostra sorella ha i campionati di ginnastica ritmica.- Carlotta annuì all’affermazione della gemella.
    Eccolo quel rumore.
    -Sono arrivate…- Sussurrò la mora andando ad aprire la porta di casa.
    Taty entrò per prima saltellando verso il tavolo.
    -Bene bene bene..... fatevi vedere…- Disse atteggiandosi a una vecchia zia stritola guance.
    Jessica ridendo si alzò dal divano abbracciando l’amica con un –E’ bello rivederti..-
    Melania salutò a sua volta Taty che euforica mostrò un blocco di fogli.
    -Che sono quelli?- Domando Carlotta.
    -Tutti i miei appunti… insomma, Tom dovrà pagarla in qualche modo…- Rise pesantemente.
    Carlotta ancora con la porta aperta guardò la ragazza bionda sullo stipite
    -Hai intenzione di entrare Paty?-
    La bionda sorrise e entrò lentamente poggiando gli occhi su Jessica.
    Si abbracciarono tutte e cinque per vario tempo, quando Taty si staccò velocemente.
    -Allora, sparate le novità!!-
    Paty sorrise e si sedettero tutte intorno a un tavolo rotondo.
    -Qualcuno a idee..- Sospirò Jessica guardando il suo gruppo ricomposto.
    -Si io si…- La voce della bionda si estese per tutta la sala.
    Euforiche tutte e 4 aspettarono l’idee di Paty.

    Tom e Bill si stavano dirigendo verso casa.
    Erano le sei del pomeriggio e dopo aver provato per ore a casa di Gustav, il batterista, i gemelli stavano tornando alla loro dimora.
    I cancelli si aprirono e Tom e Bill, con le loro macchine, entrarono nella piazzola davanti alla struttura.
    Bill scese accompagnando la portiera, mentre Tom, più irruento la sbatté fregandosene del costo del danno che avrebbe potuto provocare.
    Entrarono in silenzio, e dopo aver salutato i loro cari si sedettero sul divano della sala Relax.
    -Che facciamo Tom?- Bill era parecchio pensieroso e sperava che il fratello gia avesse una soluzione.
    -Nulla… Ma di sicuro niente mi fermerà solo perché sono 3 ragazze…- Disse accendendo una sigaretta.
    -Vuoi passare alle mani Tom?- sussurrò sconvolto Bill
    -Se sarà necessario….- Disse prendendo il cellulare di Bill.
    -Chi chiami?-
    -Un ‘amica…-
    Tom portò il cellulare all’orecchio.
    Si stava chiamando una amica, ma non una SUA amica.


    Il giorno dopo Jessica non era andata a scuola.
    Inutile dire che per Carlotta era un cosa assolutamente normale.
    Seduta sul suo banco sorrideva sfogliando un libro che non aveva intenzione di leggere.
    Sentì il tonfo di una mano sulla spalla sinistra.
    Sorrise e voltò lo sguardo verso due occhi nocciola.
    -Posso parlarti?- Tom la guardava dall’alto con gli occhi apparentemente socchiusi.
    Lei annuì e si alzò chiudendo il libro.
    -Andiamo…-
    Entrambi si chiusero la porta della classe alle spalle, e mente Bill li fissava, cercava di scrutare una conclusione al comportamento del gemello.
    Non trovò nulla, solo nervosismo.
    Sorrise, suo fratello non lo avrebbe deluso, lo avrebbe difeso come sempre.
    L’avrebbe difeso per ostacolare il passato.

    Arrivarono nel corridoio.
    Carlotta camminava dietro Tom che le faceva strada nel corridoio.
    Restavano in silenzio, senza rancore, senza sorrisi, con in loro solo una grande indifferenza.
    Il ragazzo a metà corridoio si fermò voltandosi a guardarla.
    Stava per parlare quando senti una voce…o meglio, un urlo.
    -Sono in ritardoooo!!-
    Era la prof di spagnolo.
    Aveva lezione nella loro classe, e come sempre era in ritardo.
    Zampettando stava c orrendo verso di loro.
    E nulla quella volta poteva sottrarli da una ramanzina sulla disciplina.
    Non potevano sfuggire all’ennesima nota.
    Nulla poteva “salvarli” dalle urla della vice preside.
    Nulla tranne….l’istinto.
    Tom, nel panico , tirò un ceffone alla ragazza, che presa alla sprovvista lo beccò in pieno, cadendo accasciata sul rastaro.
    Si teneva la guancia mentre inficiava le unghie, leccate di rosso, nella carne del ragazzo che la sorreggeva.
    La prof girò l’angolo in tempo per vedere la ragazza accasciata su Tom.
    -Che succede?- Chiese fermandosi e poggiando una mano sulla testa della giovane.
    -Penso abbia la febbre…- Rispose Tom.
    -Portala in infermeria!-Urlò la prof girando nuovamente l’angolo per entrare in classe.
    Carlotta alzò lo sguardo sul giovane, mentre ancora si massaggiava la guancia.
    Lui si guardo i piedi e poi la riguardò in volto facendole segno di seguirlo.
    Lei rispose –Si certo vengo, ma la prossima volta il ceffone te lo tiro io..-
    Anche se involontariamente, sottintese, che ci sarebbe stata una prossima volta.
    Questa affermazione non potè che far sorridere Tom.
    -Affare fatto-


    Poco dopo erano in infermeria.
    La scena era piuttosto comica.
    Carlotta aveva sulla testa un orrendo sacchettino azzurro pieno di ghiaccio.
    Il suo sguardo era imbronciato mentre l’infermiera continuava a dirle di rimanere stesa.
    Dopo varie insistenze, non potè che accordare e si stese su quella puzzolente brandina, dove le lenzuola probabilmente non erano mai state lavate.
    Tom era accanto a lei seduto sulla sedia che rideva con l’infermiera che scuoteva al testa.
    -Bhe ragazzi ora vado, se avete bisogno, sono nella sala accanto.-
    Si chiuse la porta alle spalle, e con un grazia in sorprendibile urlò- Maledizione! Non potevo fare la veterinaria???-
    Tom spalancò il voltò seguito dalla moretta che si lasciò scappare un sorriso.
    -Allora ne sei ancora capace…- Disse lui guardandola
    -Di fare cosa?- Gli rispose brusca levando il sacchettino dalla fronte ormai bagnata.
    -Di sorridere…- spiegò lui prendendole dalle mani il sacchetto.
    Lei annuì piano guardandosi le unghie.
    -Guardami per favore…- Disse lui alzandosi e sedendosi accanto a lei.
    La ragazza alzando un sopracciglio lo guardò spazientita.
    -Non fare quello sguardo, non sei cosi… puzzona!- Scherzo sorridendo e provocando un disappunto nella ragazza.
    -Tom, se hai da dirmi qualcosa fallo- Canzonò lei guardandolo seria.
    Lui prese un bel respiro, scosse la testa un paio di volte.
    -Allora?- Continuò lei
    -Scusa aspetta un attimo!!- Disse lui spalancando gli occhI –Allora, mi chiedevo, se mi odi cosi tanto, perché mi hai baciato?Lo hai fatto, e il giorno dopo,mi hai odiato, più di prima! Mi hai confuso!-
    -Ti sbagli –Rispose lei sorridendo-Tu hai baciato me…- Continuò
    -Le cose si fanno in due- La rimproverò lui
    -Che ti importa, anche se fosse cosa cambierebbe?- Disse alterandosi. –Te lo dico io! Non cambierebbe proprio nulla Kaulitz…-Stava per continuare quando l’urlò di Tom la zittì
    -Non chiamarmi Kaulitz! Merda! Dovrei essere io quello arrabbiato con te! Prendevi a calci mio fratello, prendevate in giro me! Ci siamo solo difesi e tu mi porti cosi rancore!!!!- Lei si allontanò.
    Tom sembrava impazzito.
    -Eh? Che rispondi? Dimmelo!! Dimmi perché? perché invece di ucciderti e torturarti ho solo voglia di baciarti! Perché?- Continuò lui alzandosi e allontanandosi dalla ragazza ma fissandola negli occhi.
    -Non lo so il perché…- Disse lei guardandosi le ginocchia e rompendo quel contatto visivo che era andato a crearsi.
    Tom si avvicinò alla ragazza, non parlò non la sfiorò.
    Fu lei ad alzare il voltò e a protendere le mani verso il volto di lui.
    Deglutì appena quando senti quel tocco e un calore lambirgli il viso.
    -Tom fallo…-Tom si avvicinò ancora accarezzandole la guancia che lui stesso aveva colpito.
    -Baciami…-
     
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  4. =Kri=
     
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    Mi se che a questo punto potete anch chiudere il topic.... fa nulla
    Grazie comunque baciii
     
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  5. °.°killerhotellina°.°
     
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    nono ti prego continua.... a me piace
     
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  6. fre 93
     
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    anche a me piace tantissimo!!! ti prego continuala.. non lasciarci così.. bitte!!!
     
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  7. tokiettasexybaby95
     
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    è semplicemente stupenda!!!!!!!!!! è piena di misteri e mi sto perdendo nel leggerla...ti prego continua mi piace un sacco baci sissi
     
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  8. fre 93
     
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    ti prego continua!!
    a me la tua ficcy piace da matti!
    dai non puoi lasciarci così! :tytu: :tytu: :tytu:
    continuala... bitte! :tytu:
     
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  9. =Kri=
     
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    wow!! Non credevo che potesse piacere!! non vedevo comment|!!
    counque la posterò oggi pomeriggio!!!
    grazie mille!!
     
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  10. fre 93
     
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    siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
    credevo che non la postassi più!
    mi stavo preoccupando!
    dai posta che devo sapere come va avanti!!
    baci^^
     
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  11. =Kri=
     
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    10

    Fu in quel preciso attimo che lo stomaco di Tom decise di arrivargli in gola, in gola dove di solito per lui c’era il cuore, no il cuore aveva preso un altro posto.. nella sua mente.
    Di nuovo.
    Non ragionava più, quel mix di emozioni lo stordiva come l’alcool a capodanno.
    Sfiorò la guancia della ragazza con le labbra, passò leggermente la lingua bagnandole la pelle.
    Poi sorrise e appoggiò la sua fronte contro quella della ragazza –Io non ti capisco Mico-
    Lei lo guardò, forse per un momento gli parve di rivedere quella normale sedicenne che quello stesso pomeriggio gli aveva fatto scattare qualcosa, un odio strano, una passione strana, un desiderio innato.
    -Non devi capirmi…- Fu lei ad avvicinarsi a lui e ha baciarlo all’angolo delle labbra.
    Inutile spiegare come si stesse facendo desiderare.
    Tom era pronto, la voleva, rivoleva quelle labbra sulle sue, voleva avere il suo sapore tra le labbra per una settimana a furia di baci.
    Ma quando fu il momento tanto atteso, Carlotta si tirò in dietro.
    Tom vide il suo desiderio allontanarsi bruscamente e sorridere scuotendo il volto.
    -Che fai?- Disse lui vedendola cosi sicura
    -Non posso Kaulitz…- Amareggiata si avvicinò alla porta.
    Si voltò a guardarlo ancora, mentre accaldato dai suoi stessi pensieri restava seduto a fissarla.
    -Io e te non dobbiamo più parlarci Tom, in questa vita almeno…- Sorrise ancora e si chiuse la porta alle spalle.
    Tom fissò la porta intontito, era scappata ancora.
    E lui, come un bradipo l’aveva lasciata andare e non era riuscito a correrle dietro per ottenere quel bacio che desiderava rincontrare.
    -Merda!-
    Si gettò all’indietro su quella branda.
    Sarebbe bastata una settimana per avere quel bacio?
    Lui sarebbe partito per il suo tour annuale.
    Forse aveva sprecato un’occasione d’oro.

    Jessica a casa intanto aveva deciso di chiamare la sorella.
    Carlotta, da sorella minore, era sempre stata la più debole delle due, e in quel momento con il piano di Paty, non poteva permettersi di sottostare alle debolezze della gemella.
    Si portò il cellulare alle orecchie.
    -Pronto Carly?- Rispose Jessica sorseggiando una tazza di thè
    -Jey, come stai?XD- Disse scherzando e canzonando la sorella
    -Spiritosa, matematica alla fine non l’ho digerita, allora, hai fatto?-Chiese fissando Paty che dall’altra parte della stanza sorrideva.
    Carlotta si ricordò di poco prima, di come aveva fatto accaldare Tom volontariamente, e di come altrettanto volontariamente se ne era andata.
    -Si.. ho fatto come hai detto…- Disse cupa.
    -Brava tesoro, aspetta Taty, all’uscita!!-Urlò.
    Chiuse la chiamata senza aspettare la risposta della sorella e sorridendo all’amica.
    -Prossimo passo?- Domandò a quest’ultima.
    -Prossimo passo, “ritorno alle origini..”- Disse scuotendo la testa pensando di non riuscirci.
    -Mia sorella ce la fara’?- Domando Jessica mordendo una penna.
    -Se non si è fatta incastrare dal “bergamasco” si, di sicuro…-
    Questa era la domanda eclatante.
    Carlotta era davvero come sembrava?

    Taty intanto era fuori dalla scuola, sulla sua mini cooper decappottabile attendeva la fine delle lezioni.
    Il tempo non passava mai e la ragazza, appiccicata al finestrino della macchina cercava di appisolarsi, senza sembrare ridicola sotto i volti dei passanti.
    -Maledetta scuola, altro motivo per cui l’ho lasciata…-
    Sbuffò.
    E ritorno indietro.
    Indietro a 3 anni prima.
    Indietro nella memoria.
    Nei ricordi.
    Nella realtà

    Flash back

    I giardini pubblici.
    Una merda colossale.
    Tre panchine in mezzo agli alberi che le proteggevano dalla luce del lampione.
    Le mico erano sedute, insieme alle Rosethorn e la Migo.
    Taty seduta accanto alla cugina fissava ala sigaretta tra le sue mani.
    Perché fumava?
    Perché erano cosi.
    Domande inutili, loro erano cosi e basta.
    Sorrise quando Paty decise di provare a fare un tiro.
    Inutile dire che il primo tiro di Paty fu disastroso.
    Risero tutte insieme.
    Più giovani.
    Più forti.
    Più tutto.
    Poi una luce.
    Una luce gialla andò ad accecarle gli occhi.
    -Chi è Jessica Mico?-
    L’interessata in questione di alzò in piedi, e tirando un’occhiata al vigile rispose
    -Qualche problema agente?-
    -Devi venire con noi, a quanto pare ci sono denuncie per te di molestie fisiche a scuola…-
    Istintivamente portammo tutte una mano alla bocca.
    L’avevano scoperta.
    -Voi siete coinvolte?-
    Le avevano scoperte.
    -No, non c’entrano, andiamo…-
    Jessica salì sulla loro macchina.
    La sorella in quel momento rimase seduta sulla panchina a sorridere.
    Carlotta.
    Un sorriso enigmatico.
    Violento.
    Strategico.
    -Scusatemi..- Si alzò e con le mani in tasca si allontanò
    -Dove vai?- Le urlarono dietro le amiche.
    -A fare le coccole al cagnolino…-
    Melania sorrise subito.
    Carlotta con i giochi di parole era fissata.
    Il cagnolino… non si era mai sentito questo riferimento al bergamasco.
    Mentre fare le coccole per loro non significava esattamente quello.
    Sorrise anche Paty, mentre Taty, ancora in preda a capire il senso di parole si fissava i piedi arricciando la bocca.
    Poi una lampadina si accese.
    -Ah!! I Kaulitz!!-
    Quella fu l’ultima volta che le cugine e Melania videro le Mico assieme.

    Fine flash back


    Bill stava preparando lo zaino, da li a poco sarebbe suonata la campanella, e di suo fratello neanche l’ombra.
    Poco dopo fece il suo ritornò la moretta, e Bill, non vedendo il fratello per un attimo si spaventò.
    Andreas gli andò vicino.
    -Bill, si può sapere che ha Tom?-
    -Che intendi?- Rispose il moro
    -Ho parlato con Giada.. –Bill annuì sognante. –Bill???- Gli sventolò una mano sul volto
    -Si scusa e che mi è saltata alla mente una cosa…- Disse malizioso.
    -Comunque, stando a ciò che so, Tom, è… inattivo..- Disse Andreas sussurrando per non farsi sentire.
    -Inattivo??- Urlò bill proprio mente il gemello entrò in classe e lo guardò di traverso.
    -Cazzo Bill, sono settimane che tuo fratello non si svuota!!-
    E Con il suono della campanella la frase di andreas fu percepita solo da due persone.
    E una di quelle era Tom.


    Ecco quiiiiiiii commentini mi raccomandooooooo hiihhihi
    bacioni ragazze oggi mi sento ispirtaaaaaaaaaa
     
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  12. fre 93
     
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    che bellaaaaaaaaaaaaaa!!!
    certo che tom te li cerchi i guai eh?!XDXDXD
    continuala che è splendida!!
    baci^^
     
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  13. =Kri=
     
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    Graize milleeeeeeee
     
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  14. fre 93
     
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    ehi qui siamo in attesa di qualche capitolo!!
    dai posta! bitte bitte bitte bitte!!
    baci^^
     
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  15. =Kri=
     
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    11

    Tom si avvicinò al fratello strattonandolo verso la porta.
    Come aveva osato urlare quella frase?
    Lui il sexgott “inattivo”?
    Cosa avrebbe pesato la gente di lui?
    Tutti si fermarono a osservarli.
    Mai era capitato che si azzuffassero tra di loro.
    Un silenzio totale regnava nella classe.
    Tante bocche spalancate, tanti occhi sgranati tanti pensieri che si scontravano tra di loro.
    Tom fissava il fratello che a sua volta fissava la sala.
    Gli fece cenno, e il rastaro si voltò verso la classe che era immobile a fissarsi.
    Tom lo stringeva per il colletto.
    Il rastaro stava per riaprire bocca quando…
    Toc toc toc
    -Scusate?-
    Tutti rivolsero lo sguardo verso la porta.
    Una ragazza con lunghi capelli neri aveva bussato alla porta.
    Aveva un trucco pesante intorno agli occhi e uno strano sorriso verso i Kaulitz.
    -Taty…- Carlotta si avvicinò alla amica e uscirono dalla classe ridendo.
    Tom ancora era impassibile e mollò Bill che cadde a terra –Taty?-
    Ci un occhiata tra lui e il gemello.
    Le cose stavano andando troppo di fretta.

    -Ho sentito bene? Inattivo??- Urlò Taty in mezzo al corridoio deserto ormai.
    Risero ancora appoggiandosi l’una all’altra e a i muri dell’edificio.
    -Che fai qui Taty?- Le chiese la moretta.
    -Bhe sono venuta a prenderti, non uscivate, credevo che il buzzurro avesse combinato qualcosa!!- Risero ancora.
    -Hai fatto quello che ha detto Paty?- Le chiese la metallara.
    La ragazza annuì anche se un po titubante.
    Camminarono ancora ridendo fino ad arrivare alla macchina.
    -Ah la mia bambolina!- Urlò la proprietaria pavoneggiandosi.
    Sorrise poi guardando Carlotta.
    Non rideva era seria.
    Voleva chiederle cosa non andava.
    Cosa la turbava, come hai vecchi tempi.
    Ma si sarebbe sentita indiscreta.
    Impicciona.
    Invadente.
    Ma dal silenzio una domanda spontanea la fece preoccupare
    -E giusto quello che stiamo facendo?-
    Taty si zittì davanti alla domanda dell’amica.
    Carlotta era sempre stata fragile.
    Nelle decisioni.
    Nei sentimenti.
    Più fragile di quello che si pensava.
    Annuì piano.
    -Dobbiamo parlare Carly…-
    La moretta annuì salendo in macchina.
    Quel pomeriggio, come hai vecchi tempi, lo avrebbero passato assieme.
    Ma senza cazzeggiare.
    Senza ridere.
    Senza pestare un Kaulitz.
    Solamente parlando come due amiche.

    -Dove sono???- Urlò Jessica davanti alla tazza di caffè
    Paty saltò sulla sedia avvertito l’urlo.
    -Dovrebbero gia essere qui….- Continuò Melania rigirandosi l’accendino tra le dita.
    -Tra dieci minuti dobbiamo essere davanti agli studi!- Continuò urlando Jessica.
    -Non ti arrabbiare staranno arrivando…- Cercò di calmarla Paty ma con poco successo.
    -Non ti arrabbiare??Sono anni che voglio pestare Tom Kaulitz, quella lingua lunga!! E ora che posso farlo mi va tutto a rotoli? No signore!-
    E urlando si chiuse in camera.
    Melania e Paty si tirarono un’occhiata.
    -Pensi a quello che penso io?- Chiese Mel accendendo una sigaretta.
    -Pultroppo si…- Rispose l’altra.
    Carlotta si stava facendo coinvolgere troppo da quella situazione.
    E anche Jessica lo sapeva.
    La riccia era seduta a terra con la schiena contro il muro.
    Le ginocchia a terra in una posizione di difesa.
    Piangeva.
    Si torturava il labbro inferiore.
    Il ricordi.
    Una brutta “gatta da pelare”.
    Ritornò indietro nel tempo.
    Le immagini.
    Un tribunale.
    Il suo volto sorridente e soddisfatto, quello di cui si era innamorata.
    Un’altro volto serio e impaurito.
    Due volti tristi e amareggiati.
    E L’ultimo.
    Assente.
    Carlotta era assente.
    In quel processo non era presente mentalmente.
    Stringeva la mano a Laura.
    Laura, chi era quella ragazza?
    Jessica non la conosceva bene.
    Ma sapeva che per sua sorella ci sarebbe sempre stata in sua assenza.
    Ma ora lei era li.
    Era tornata.
    E desiderava soltanto gonfiare quella faccia sorridente e soddisfatta.


    Tom e Bill erano tornati a casa.
    Non si erano ancora rivolti parola.
    Il moro decise di fare una doccia veloce.
    Dovevano provare quel pomeriggio, e lui voleva dare il meglio di se.
    Tom, al contrario era menefreghista riguardo alla musica.
    Soprattutto in quel frangente.
    Una settimana dopo sarebbe partito, e la sua mente era la più confusa del mondo.
    Entrò in cucina sbattendo la porta e aprendo il frigo.
    Suo nonno ne senti lo strascico dei passi e la violenza nelle azioni.
    -Che ti prende Tom?-
    Non ebbe risposta e si imbronciò arricciando il naso.
    -Sono ceco non sordo!-Urlò appena.
    Tom chiuse il frigo dopo aver afferrato i cartoccio del latte.
    Si sedette al tavolo di fronte al vecchio.
    -Sono confuso scusa…- Appoggiò la testa tra le braccia.
    -è per la ragazzina Tom?-
    Il ragazzo alzò lo sguardo e sorrise –Non è più come la conosci tu nonno, ora è…diversa.-
    Nel suo tono c’era quasi sconforto.
    -No tom, non si è mai diversi, una persona è quello che è… sta a te capire quale delle due facce è quella giusta.- Sorrise il vecchio cercando la mano del giovane.
    -Ci pensarai sta sera Tom, ora devi andare a strimpellare la tua chitarra-
    Il rastaro sorrise.
    Lui aveva ragione.
    Due facce della medaglia.
    Quale era testa e quale croce?
    Quella vera e quella falsa?
    La Carlotta della banda?
    O quella dell’infermeria?
    Doveva parlarle, doveva affrontare Jessica…

     
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15 replies since 11/1/2009, 17:29   508 views
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