Once upon a time

C'era una volta. - Seconda classificata al Contest "The First Love Shot"

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  1. Fee1702
     
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    Once upon a time

    E mentre queste lacrime di cielo non cancellano la mia ultima sconfitta, mi rinchiudo qua dentro il mio mondo.

    E chiusi di nuovo quella porta, decisa a non uscirne più.
    Affondai il viso tra le mie stesse braccia, ma non avrei pianto, no! Non l’avrei fatto più. Sentivo gli occhi pizzicare di smania.
    “Bastarde lacrime, volete umiliarmi ancora eh?”
    Mi guardai allo specchio intenta a cercare ciò che faceva di me un mostro. Vidi qualche brufolo, tipico dei quindici anni, ma infondo, non ero mica l’unica ad averli.
    Osservai i miei capelli castani leggermente ramati, lunghi, lisci. In tante li hanno così, perché in me non vanno bene?
    Ed ancora le stesse domande, le stesse stupide, ricorrenti domande. Ogni volta era così, forse per la mia troppa voglia di amare, di trovare il mio primo vero amore. Era diventato ormai un rituale per me, lo incontravo, mi perdevo nei suoi occhi e non riuscivo a dirgli di no. Perché a me bastava solo stare lì con lui, mano nella mano, a scambiarci dolci e teneri baci, a sognare di poter dire per la prima volta “Ti amo”. Ma per lui non era così, a lui non bastava. Ogni volta finiva con una sua mano allungata troppo in zone inviolate, che non gli appartenevano, che non avrebbero dovuto appartenergli in quel modo.
    Non senza amore, non a quindici anni.
    Ma per coloro che avevo creduto di amare, perché è così, a quindici anni credi sempre di amare, l’amore non importava. A loro importava solo poter dire: “Ho vinto!”
    Sentii i passi di mia madre e di fretta mi allontanai dallo specchio. Non le avrei imposto l’ennesima sofferenza, perché lei mi dava già tutto, non le avrei fatto capire che per me non era abbastanza.
    Non sapevo che in realtà a lei era bastato un semplice sguardo per comprendere, un mio sospiro per capire. Perché la mamma è la mamma, la mamma sei tu riflessa in un’altra persona.
    “Bridget, perché non scendi? Vorrei farti vedere una cosa”
    La sentii chiamare.
    La trovai seduta al tavolo, con i capelli biondi raccolti, morbidi, in una coda alta, con qualche ciocca che ricadeva sul viso delicato, marcato qua e là da leggere rughe che le conferivano un’aria vissuta, un’aria da donna.
    Non potei non pensare di nuovo quanto fosse bella mia madre.
    Mi accomodai in maniera scomposta accanto a lei, dondolandomi sulla sedia. Mi accorsi che stava sfogliando un vecchio album di fotografie.
    “Ho trovato questo, mi andava di vederlo di nuovo, insieme a te magari…”
    “Certo mamma”.
    Le prime foto ritraevano mia mamma con qualche amica, di fronte ai cancelli di un concerto. Sorridevano spensierate ed esibivano pose buffe.
    In una, era stata immortalata con lo sguardo verso il palco, aveva le mani protese in avanti, con le sue unghie tinte di nero. Aveva una luce strana negli occhi, non sembrava si stesse solo divertendo, sembrava stesse contemplando un’opera d’arte. Presi quella foto e la osservai ancora, dietro era impressa una scritta:
    “Modena, 11 luglio 2008. Ti ho guardato negli occhi per la prima volta”.
    “Chi è che hai guardato negli occhi per la prima volta, mamma?”
    Le chiesi.
    “Lui, Bridget”.
    Mi porse l’immagine di lei abbracciata ad un ragazzo magro, molto più alto di lei. Aveva un viso che sembrava pitturato. Mi chiesi quale pittore avrebbe potuto arrivare a raggiungere tale perfezione. Decisi per Monet.
    I suoi capelli neri come la notte sfidavano la forza di gravità e incorniciavano il suo volto.
    Aveva gli occhi truccati in maniera pesante, il colore nocciola di essi mi ricordò il sapore della cioccolata fondente.
    E il suo sorriso, mentre guardava mia madre mi sembrò quello di un principe azzurro che ha appena salvato la sua princessa dopo varie lotte.
    “Wow mamma! Chi è?”
    “Lui è... Bill Kaulitz”
    “Non mi avevi mai parlato di lui…”
    “A dire la verità non ne ho mai parlato con nessuno.”
    Guardava la foto con emozione, come se in mano tenesse un tesoro… il suo tesoro più grande.
    “All’epoca ero una ragazza come tante, anzi, forse non proprio… Non avevo molti amici e non ero una delle più apprezzate.”
    Sorrise un po’ amaramente.
    “Mi piaceva starmene per conto mio, anche se, spesso, mi ritrovavo a pensare a come sarebbe stato sentirsi amate da qualcuno. Non lo scoprii presto, perché sentivo che anche io meritavo di poter vivere una favola. Ma questo sarebbe potuto accedere solo quando una persona fosse riuscita a vedere in me qualcosa di diverso dalle altre”.
    Piegai un po’ il volto di lato incuriosita, era incredibile come dalla sua bocca uscissero i miei pensieri tradotti in parole.
    “E quella persona un giorno arrivò” Sorrise.
    “Bill?”
    “Esatto. La nostra non può certo considerarsi una storia come le altre, o quanto meno la storia che avevo pensato per me. Ma fu la cosa più bella, dopo te e tuo padre che mi sia mai capitata.”
    Arrossii per quella affermazione.
    “Lui era una rock star, una delle più famose in circolazione. Io lo adoravo e quel giorno riuscii a farmi trascinare da delle mie compagne di classe al concerto dei Tokio Hotel, il suo gruppo. Da queste foto capirai quanto significasse per me anche solo incrociare il suo sguardo”.
    Oh si che riuscivo a capirlo.
    “Ancora non so come, ma mi fu detto che mi ero sentita male e mi avevano condotta all’interno delle sbarre, di fronte al palcoscenico. Io ricordo solo di essermi svegliata con lui davanti ai miei occhi. Il concerto era già terminato, segno che il mio malore era avvenuto poco prima della fine.”
    Spalancai la bocca. Dio solo sa cosa avrei combinato se mi fossi ritrovata davanti al mio idolo.
    “Fu gentilissimo, disponibile in una maniera indescrivibile. Parlammo tanto, mi stupii di come potesse, uno come lui, trovare interessante ciò che avevo da dire. Eppure era così, lui aveva visto in me la principessa che sapevo di poter essere.”
    Mi scese una lacrima e la cacciai via all’istante.
    “Passammo due settimane insieme, le due settimane più belle della mia vita. Poi lui dovette partire, dopo la fine del tour italiano. Tornò in Germania.
    Mi disse che mi avrebbe scritto, che sarebbe tornato un giorno, perché l’Italia era il paese che gli era rimasto nel cuore e nel quale avrebbe voluto vivere. Io non mi illusi, sapevo che non avrebbe potuto farlo. Ma gli ero grata, avevo vissuto il mio primo amore. In cambio gli chiesi solo che si ricordasse di me.”
    “L’hai più rivisto, o sentito?”
    “No… Forse mi aveva telefonato un giorno, ma rispose tua nonna e di inglese non capiva assolutamente niente. Io non ero in casa, così non ho potuto sentirlo.”
    “Che peccato!”
    “Già,ma vedi, la mia fortuna io l’avevo già vissuta e questo mi bastava. Avevo aspettato il momento, senza forzare le cose.”
    Non capivo cosa volesse dirmi.
    “Sapevo di essere speciale, perché ognuno lo è, dovevo solo trovare colui che mi avrebbe fatto volare.”
    “Tu pensi che anch’io sia speciale?”
    “Tu lo sei più di tutti, tu sei la mia bambina. E un giorno, anche tu troverai il tuo Bill”
    Ora sapevo ciò che voleva dirmi. Evidentemente aveva già capito tutto e voleva rassicurarmi raccontandomi la sua storia e c’era riuscita. Anche io come la mia mamma avrei trovato il principe per la mia favola.
    “Grazie mamma”
    La abbracciai forte, rendendomi conto di quanto fossi fortunata ad averla nella mia vita.

    Quel pomeriggio uscii per andare a studiare da un’amica, ero in ritardo, come al solito e mi catapultai in strada senza prestare attenzione a chi stesse sopraggiungendo.
    Sentii un colpo e mi ritrovai per terra e con i libri sparsi dappertutto per il marciapiede.
    “Scusa non ti avevo visto”
    Mi affrettai a dire al povero malcapitato.
    “Non preoccuparti, succede anche a me”.
    Mi sorrise di rimando, lui.
    Aveva un sorriso da togliere il fiato, i capelli corti scurissimi, dritti e un ciuffo che gli copriva l’occhio destro. Mi piacque il modo in cui i suoi occhi un po’ allungati ridevano.
    Rimasi a bocca aperta, quando mi resi conto che il suo viso era parecchio familiare.
    “Dammi la mano, ti aiuto”.
    Mi disse in un accento un po’ strano.
    Afferrai la sua mano circondata da bracciali scuri.
    “Grazie”. Arrossii.
    “Comunque piacere, mi chiamo Lucas, Lucas Kaulitz”.
    Per poco non mi prese un colpo, poi ricordai le parole di mia madre:
    “Mi disse che mi avrebbe scritto, che sarebbe tornato un giorno, perché l’Italia era il paese che gli era rimasto nel cuore e nel quale avrebbe voluto vivere”.
    “Piacere, io sono Bridget”
    Così lo conobbi.
    “E un giorno, anche tu troverai il tuo Bill
    Lo guardai dritta negli occhi.
    Chissà che quel giorno non fosse arrivato e chissà se un giorno anche io, come mia madre avrei potuto raccontare a mia figlia della mia favola, magari iniziando proprio così:
    Once upon a time…
     
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  2. »Mrs•Littlepoint«
     
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    *esce dall'ombra strisciando*

    Wow! Complimenti, mi ha colpita... è così originale che non potevo non commentare ^^

    *striscia via*

    xxx
    simo
     
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  3. Kate ~
     
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    Grammatica&Sintassi (8/10): anche per te, cara, non ho nulla da dire circa la grammatica e la sintassi. Si vede che utilizzi regolarmente la nostra lingua in maniera idonea e che la padroneggi senza problemi. Quindi, non mi dilungo troppo e passo oltre.

    Trama (8,5/10): trama originale, molto originale. Leggendo la OS, all’inizio ho pensato che fosse ambientata in questo periodo ma mi sono dovuta ricredere quando la mamma di Bridget ha raccontato di Bill, di Modena e del suo primo amore.
    Insomma, non me lo sarei proprio aspettato ed è per questo che ti meriti un bell’8,5!
    Simpatico anche il finale, con l’incontro del misterioso Lucas Kaulitz, che chissà perché, ricorda a tutte noi qualcuno…
    Finale romantico, proprio come tutta la OS, che calza a pennello in questo contest!

    Risultato: 16,5/20


     
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  4. »Eleo
     
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    Grammatica & Sintassi (9/10): hai utilizzato correttamente lessico e sintassi, i periodi sono quindi ben strutturati, complimenti^^


    Trama (9/10): Complimenti! La prima parete della OS ha ben caratterizzato la protagonista, con i suoi dubbi e le sue perplessità, la fugura della madre risulta fondamentale alla storia. La trama è molto originale, la madre che racconta del suo amore alla figlia è una tematica raramente utilizzata che tu hai saputo ben strutturare. Brava!

    Risultato: 18/20

     
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  5. Baby ~
     
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    Grammatica&Sintassi (8.5/10)
    Beh, devo ammettere che hai un bella padronanza della lingua italiana; il lessico è generalmente corretto, così come l'utilizzo dei verbi e della punteggiatura. I termini sono complessivamente semplici, e questo rende la narrazione più scorrevole e fluida.

    Trama (8.5/10)
    Sei stata in grado di sviluppare una trama davvero molto originale: hai pienamente rispettato quella che era la traccia, avendo così modo di costruire un testo semplice, ma davvero ricco di significato e piacevolissimo da leggere, adattandosi alla perfezione con questo contest!


    Risultato finale (17/20)
     
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  6.  
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    Grammatica&sintassi (10/10): Vale complimenti davvero! Scrivi divinamente e in modo estremamenete chiaro e scorrevole!

    Trama (10/10): Mi spiace di non averti qui davanti a me perchè vorrei farti un sonoro applauso, mi hai fatta commuovere, giuro.
    Ho dovuto anche fermarmi un paio di volte, perchè quello che hai scritto mi ha colpita dritta al cuore trasportandomi in un'altra dimensione.
    Nella tua OS parli di cose in cui io credo fermamente, e l'hai fatto in maniera eccellente.
    Non so come altro commentare, se non dicendoti semplicemente grazie...

    Risultato 20/20
     
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  7. Fee1702
     
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    Oddio ragazze, grazie a tutte! Non mi sarei aspettata che piacesse così tanto, quindi vi ringrazio ancora!
    Baci a tutte.
     
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6 replies since 2/3/2009, 15:24   163 views
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