;With me

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  1. .Jada.
     
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    Eccoci qui, ho deciso di postare la mia creatura anche qui, visto che in altri forum ha riscosso un leggero successo.
    Per il momento vi metto il Trailer, il prologo e la grafica, fatemi sapere se vi piace ^^






    Prologo



    Samantha era una ragazza normalissima, aveva appena finito la scuola di moda e lavorava per una famosa stilista alla “Atelier” di Berlino. Quel lavoro se l'era sudato, le era costato notti interi a tagliare ed a cucire, le era costato molte amicizie, ma tutta quella fatica aveva dato i suoi frutti, molte ragazze, volevano essere al suo posto. Al lavoro era una delle più brave, già dopo pochi mesi di lavoro l'avevano spostata ai reparti “alti”.
    Sam si considerava già matura, aveva imparato che la vita era una sola e bisognava viverla al meglio, seguendo i propri sogni, così era andata via di casa a quindici anni, ed aveva finito gli ultimi anni di studio nella capitale.

    Sembrava una normalissima mattina di ottobre, il sole splendeva dietro le nuvole e il caos mattutino della capitale tedesca faceva da colonna sonora a svariate situazioni. La sera prima, Sam, aveva parcheggiato abbastanza lontano dal suo appartamento, così ora si ritrovava a correre con una ventina di abiti sul braccio e altrettante stole colorate e buste in mano; come se non bastasse, il suo cellulare iniziò a squillare all'impazzata, a fatica, riusci a prenderlo nella tasca della gonna e rispondere.
    “Si?” chiese annaspando.
    “Sam!”, urlò la donna dall'altro capo del telefono, “dove cavolo sei?!” chiese.
    “Sto arrivando, mezz'ora e sono li.”rispose raccogliendo un sacchetto che le era caduto sentendo l'urlo del suo capo. Alzandosi, però, andò a sbattere contro qualcuno e tutti i vestiti, le stole, le buste finirono a terra, seguite dalla mora che iniziò ad imprecare.
    “Ma vuoi fare attenzione?” sbraitò alzandosi e cercando di raccogliere i vestiti.
    “Scusa, non era mia intenzione, e poi eri tu che non guardavi davanti a te.” rispose il misterioso ragazzo, aiutandola a raccogliere le cose che le erano cadute. Sam sbuffo e, raccogliendo le ultime cose, congedò frettolosamente il ragazzo, l'ultima cosa che gli serviva era discutere con qualcuno.
    Nella fretta, però, non si accorse che dalla borsa le era caduta l'agenda personale, quella dove vi erano appuntati i suoi disegni, vestiti su vestiti che non aveva il coraggio di mostrare a nessuno, il ragazzo, che era un po' furbo ed impiccione, la raccolse da terra e l'aprì.
    Basta poco per cambiarti la vita, un solo secondo può essere fatale, purtroppo Sam, quella mattina, non se ne era accorta, ma ben presto ci penserà il destino a farle capire la realtà dei fatti...

    Continua...
     
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  2. •Sheeb
     
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    Bella!!!**
    devgi assolutamente continuarla al più presto!!**
     
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  3. .Jada.
     
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    Oh, una lettrice *_* Continuo solo per te :D

    Capitolo 1
    L'Atelier



    “Finalmente Samantha!” sospirò Denise, il suo capo.
    “Scusami, è che ieri sera avevo parcheggiato la macchina lontano.” cercò di giustificarsi la mora, mentre si sedeva al proprio tavolo da lavoro, il capo alzò gli occhi al cielo, prese le stole e se ne andò.
    Denise era la classica donna che si rifiutava d'invecchiare, a quasi cinquant'anni si vestiva come una ventenne e aveva un lista d'amanti lunga chilometri e chilometri, aveva preso Sam sotto la sua ala, considerandola come la figlia che non aveva mai avuto, e come potenziale fidanzata di suo figlio.
    Samantha iniziò a mettere alcune perline su una maglietta, in modo tale da riprodurre un fiore, affianco a lei c'era Rob, l'unico li dentro che non provava invidia nei suo confronti, forse perchè era tremendamente gay.
    “Tu lavori troppo cara amica mia.” le disse il ragazzo, sporgendosi dal suo tavolo.
    “E tu parli troppo.” lo rimproverò la mora, sorridendogli, “e comunque ho fatto tardi perchè un deficiente questa mattina mi è venuto addosso.” spiegò.
    “Ed era bello?” chiese Rob, sfacciato come sempre.
    “Non ci ho fatto caso sinceramente.” ammise la ragazza, un po' delusa.
    “Ah, te l'ho detto, pensi solo al lavoro, adesso neanche mi guardi più i ragazzi.” sospirò lui, facendo un gesto con la mano, prima di tornare al suo lavoro.
    Sam non inizialmente diede peso alle parole dell'amico, infondo, doveva uscire con il figlio del capo, prima o poi...forse Rob aveva ragione.
    Decise che non glie l'avrebbe data vinta, così si mise a cercare l'agenda, dove c'era il numero di Pete, ma questa sembrava scomparsa, forse l'aveva lasciata a casa, si ripromise di chiamarlo.
    “Sam, hai finito con quella maglietta?” Denise la distrasse dai suoi pensieri.
    “Si, mi manca l'ultimo ricamo.” rispose la mora sbrigandosi a cucire.
    “Muoviti, lo sai che la moda non aspetta.”
    “Si lo so.” sbuffò lei, continuando il suo lavoro.
    “Pranziamo assieme?” le domandò Rob.
    “Se riesco a finire questa maglia si.”
    Il ragazzo sospirò, Samantha non sarebbe mai cambiata; il punto è che doveva trovarsi uno svago, qualcosa oltre l' Atelier, qualcosa che le occupasse anima e corpo e di certo Pete non poteva essere.

    “Bill, ma mi stai ascoltando?” domandò David Jost.
    “No David...”ammise il vocalist tornando a guardare quei disegni; erano semplicemente bellissimi, quei vestiti lui li doveva indossare, a tutti i costi, soprattutto quei pantaloni con le catenelle, e quella maglia, si, li avrebbe indossati, la sera dei Comet.
    “Bill!” urlò Jost, spazientito ed irritato dal comportamento del ragazzo.
    “Cosa?” chiese lui, alzando lo sguardo verso l'uomo.
    “Nulla Bill, lascia stare.” sospirò il manager, uscendo dalla stanza e sbattendo la porta.
    “Sei sempre il solito, fratellino.” lo ammonì Tom.
    “Tu non capisci...oggi mi sono scontrato con una ragazza...”
    “Era figa?” chiese il rasta interrompendolo e mostrando la sua natura animalesca.
    “Le è caduta l'agenda e io l'ho aperta...” continuò il vocalist ignorando quel porco del fratello.
    “Violazione delle privacy.” s'intromise Gustav, serafico come sempre.
    “Zitto tu! Il punto è che lei disegna abiti, abiti bellissimi, ed io li voglio indossare...” disse deciso il moro, con occhi sognanti.
    “E come farai a chiederle di crearti qualcosa?” chiese Georg, mentre, con la mano continuava a lisciarsi una ciocca di capelli.
    “Semplice, sta sera la chiamerò!”
    Tutti guardarono Bill di traverso, dopo anni, non riuscivano ancora a capirlo.
    “C'è il suo recapito in agenda.” spiegò lui, alzando gli occhi al cielo, il fratello, purtroppo, non aveva potuto sceglierselo, ma la colpa di avere amici così idioti era la sua.
    “Fammi vedere questi disegni va.” sospirò Georg, alzandosi dal divanetto; Bill lo incenerì con lo sguardo, le sue mani da hobbit sopra quella meraviglia, era impensabile una cosa del genere.
    “David!” urlò il vocalist, doveva comunicare subito la sua decisione al manager.
    “Dimmi.” sbuffo l'uomo, tornando nella stanza, odiava gli sbalzi d'umore del moro, aveva sempre creduto che con la crescita e lo sviluppo questi sarebbero spariti, purtroppo si dovette ricredere.
    “Per i Comet, voglio indossare questi.” gli disse Bill mostrandogli i disegni.
    “Belli, di chi sono? Gucci, Armani...”
    “No, sono di una ragazza...”
    “Come si chiama?”
    “Non ne ho idea, aspetta, forse nell'agenda c'è scritto.” disse aprendo l'agenda, “Samantha Hale” lesse, “lavora alla 'Atelier', e ha solo diciannove anni!” esclamò, stupito, “qui c'è una foto.” continuò il suo monologo, “è lei...che carina.” si complimentò, poi alzò la testa e si rese conto che nessuno, tranne David lo stesse ascoltando.
    “Ora credo stia lavorando, dopo la chiamiamo e vediamo cosa si può fare.” disse il manager.
    “No David, tu non capisci, io li voglio, a tutti i costi.” s'impuntò Bill, battendo un piede a terra.
    “E se la ragazza non fosse disponibile?”
    “La pagheremo fior di quattrini.” rispose il vocalist con un ghigno.

    Sam era riuscita a finire in tempo la maglia e così di godeva la sua pausa pranzo con Rob, era bello sentirlo parlare, si perdeva sempre nei suoi racconti, ma non quella volta.
    “Per cui ti dicevo, era bellissimo, siamo andati a cena...” il ragazzo stava raccontando della sua ultima conquista, ma la mora non lo ascoltava, stava facendo un viaggio tutto suo con la testa, stava cercando di capire che fine avesse fatto la sua agendina, visto che era sicura di averla messa in borsa quella mattina, e poi nei suoi pensieri c'erano un paio d'occhi nocciola, magnetici.
    “Com'è la vita su Marte?” domandò Rob, sarcastico.
    “Cosa?” Sam, strabuzzo gli occhi, “scusa Rob, ho la testa altrove.”
    “Vuoi dirmi cos'è successo?”
    “Non riesco a ricordare dove ho messo l'agenda.”
    “Magari l'ha lasciata a casa.” suggerì il ragazzo.
    “L'ho pensato anch'io, in un primo momento, ma ricordo con assoluta certezza di averla messa nella borsa sta mattina, quando sono uscita...”
    “E poi cosa c'è?” domandò lui.
    La mora sospirò, “non lo so, ho un paio d'occhi che mi perseguitano da questa mattina, ma non riesco ad associarli a nessuno.”
    “Samantha Hale, sei veramente strana tu.” rise Rob, addentando il suo panino. Sam rise a sua volta, ma non riusciva a togliersi di dosso quegli occhi, era certa di averli già visti, ma proprio non riusciva a ricordare dove.
    “Dai, continua a raccontarmi di ieri sera.”
    “Ah si, dicevo, siamo andati in un ristorantino niente male, e poi a casa mia, ha voluto vedere i miei scatti, ed io, ovviamente, gli ho fatto vedere i tuoi, poi, abbiamo bevuto un po' di champagne e, tra una cosa e l'altra...” rise, lasciando intendere il finale della serata, Sam rise con lui.
    “Sei sempre il solito Rob!”
    “Non è colpa mia,” si giustificò il ragazzo, ridendo, “è stata colpa dello champagne...”
    “Si certo, come no...aspetta, gli hai fatto vedere le mie foto?” chiese la mora, strabuzzando gli occhi. Rob aveva l'hobby della fotografia e si divertiva a fotografare Sam, lui diceva che era la sua musa e Sam si divertiva a posare per lui.
    “Si, ha detto che sono bellissimi.” rispose, con occhi sognanti il ragazzo.
    Dopo aver mangiato tornarono sotto braccio alla Atelier, ridendo come due invasati, qualsiasi persona li avrebbe scambiati per due fidanzati, ma chi sapeva guardare oltre capiva la vera natura del loro stare assieme, Sam e Rob si completavano.
    “Tesoro, ti sta squillando il telefono.” le disse l'amico.
    “Pronto?” rispose la mora.
    “Parlo con Samantha Hale?” chiesero, in modo professionale.
    “Si, ma chi è?”
    “Ciao, sono il ragazzo di stamattina, ho la tua agenda.” rispose Bill.
    “Oh mio dio, grazie, non sai quanto l'ho cercata.”
    “Se vuoi ci possiamo incontrare da qualche parte, ho una proposta da farti.”
    “Che proposta?” domandò la ragazza.
    “Lo capirai dopo...ti mando un messaggio con l'indirizzo di casa mia...a dopo Samantha” la congedò così, senza ulteriori spiegazioni. Sam rimase interdetta per un secondo, la voce di Rob la riportò con i piedi per terra: “Allora?” chiese.
    “E' il deficiente di 'sta mattina, ha la mia agenda...” spiegò la ragazza entrando in ascensore, “quando finisco qui la vado a prendere.”
    “Vuoi che t'accompagno?” domandò Rob, preoccupato dalla faccia della ragazza.
    “No, tranquillo.” sorrise lei.

    Alle sei del pomeriggio finì di lavorare, e così decise di andare a riprendersi l'agenda e sentire la proposta di quel misterioso ragazzo. Percorreva velocemente la 106, la casa si trovava poco fuori Berlino; quando arrivò trovò li fuori una decina di ragazze appostate davanti al cancello, così, come il ragazzo aveva suggerito, gli mandò un messaggio dicendogli di aprire, dopo qualche secondo il grande cancello di ferro battuto si aprì e la mora entrò.
    Quando scesa dalla macchina dovette sorreggersi allo specchietto per non cadere, la casa, era enorme, a più piani, si fece coraggio con un sospiro e bussò alla massiccia porta.
    “Samantha Hale?” chiese un ragazzo dai lunghi capelli castani, lunghi e liscissimi.
    “Si...” rispose Sam, abbozzando un sorriso. Il ragazzo la fece entrare e la invitò ad accomodarsi in salone: “Arriva subito.”
    Li per li, pensò che quel ragazzo fosse il maggiordomo, ma quando lo vide stravaccarsi sulla poltrona, mettere i piedi sul tavolino di vetro e guardare la Tv, dovette ricredersi.
    “Georg, è arrivata?” urlò qualcuno, dal piano di sopra.
    “Si, muoviti Bill.” urlò Georg a sua volta.
    “Non c'è bisogno che urli, sono qui.” rispose una voce dietro di Sam.
    La ragazza si girò e rimase di sasso, gli occhi che la perseguitavano erano di quel misterioso ragazzo, il quale aveva in mano la sua agenda.
    “Piacere Bill.” le disse cordialmente, porgendole la mano.
    “Sam.” rispose lei, sorridendo.
    “Vieni, andiamo in cucina, staremo più tranquilli.” suggerì lui, facendosi strada, Sam annuì e lo seguì.
    “Allora, questa è la tua agenda.”
    “Grazie ancora, non so come sdebitarmi.”
    “Io si...” rispose Bill, con occhi sognanti. Sam spalancò gli occhi, arrossendo lievemente.
    “Ma che hai capito?! Tranquilla, non sono io il maniaco di casa.” rise Bill, Sam lo seguì, con una risata isterica, si sistemò meglio sulla sedia: “Vai, dimmi cosa posso fare.”
    “Ho aperto la tua agenda, alla ricerca di un recapito e ho visto i tuoi disegni, ecco, io vorrei...vorrei che tu creassi questo per me.” le disse porgendole uno dei disegni. Sam sospirò, guardando di sbieco il moro.
    “Ci vuole tempo per una creazione simile...” disse, continuando a guardare il disegno.
    “Lo so, a me servirebbe tra due mesi.”
    “Due mesi?!” chiese la mora, inchiodandolo con lo sguardo.
    “Si, vorrei indossarlo ai Comet, ovviamente non lavoreresti gratuitamente...”
    “Bill, non so se riuscirò a farcela...” sospirò la ragazza.
    “Provaci, ti prego...” la supplicò il moro, “mi sono innamorato dei tuoi abiti...” le disse con un sorriso, che Sam ricambiò.
    “Penso di si, ma ho bisogno delle tue misure...” gli disse la ragazza.
    “Puoi prenderle ora?”
    “No, ci vediamo a casa mia, domani sera verso le sette va bene?” gli domandò, alzandosi dal tavolo.
    “Va benissimo.” sorrise Bill, mente le faceva strada verso la porta.
    Sam scrisse l'indirizzo su un foglio di carta ed uscì da quell'enorme casa, ignara del fatto che qualcuno, al piano superiore la stesse osservando.

    Continua...

    Vi posto un'altra immagine della vostra Sam, in casa, tra i suoi vestiti, immagine scattata da Rob in persona eh u.u

     
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  4. •Sheeb
     
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    Ahahah!
    bellissimo il capitolo!!**
    posta prestissimo!!
    io amo Rob!XD
    è troppo forte!!
    postaa!
     
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  5. .Jada.
     
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    Grazie tesoro.
    Vorrei aspettare che legga qualc'un altro xD
     
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  6. •Sheeb
     
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    Certo!!
    speriamo facciano presto!!**
     
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  7. .Jada.
     
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    Sì, speriamo *_*
     
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  8. •Sheeb
     
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    Già!**
     
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  9. .Jada.
     
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    Posto solo per te va xD

    A fine capitolo ci sarà anche la foto di uno dei personaggi: Denise.
    P.S. cliccare sullo spoiler xD
    Enjoy it!

    Capitolo 2



    La mora era sdraiata sul letto, quella giornata era stata fin troppo strana, e poi, quel ragazzo, era sicura di averlo già visto...
    Come al solito i suoi pensieri furono interrotti dallo squillo del telefonino:
    “Com'è andata?” chiese Rob.
    “Molto bene direi.” rispose la mora, mentre si sistemava meglio sul letto.
    “Che proposta ti ha fatto?” domandò di nuovo il ragazzo.
    “Di realizzare un vestito per lui.”
    “E tu?”
    “Ho accettato.” rispose telegrafa la mora.
    “Samantha, devo farti il terzo grado o mi dici di tua spontanea volontà com'è questo tizio!?”
    “Rob, che ti devo dire?! E' alto, con tanti, tanti soldi. Vive in una villa fuori città, con degli amici credo, penso sia molto famoso, perchè fuori il cancello ho visto una decina di ragazze con cartelli ed altre stronzate simili...” spiegò la ragazza.
    “Ti ha detto come si chiama?”
    “Si...Bill.” rispose lei, “L'ho già visto da qualche parte, ma non riesco a ricordare dove...”
    “Colore di capelli?” chiese il ragazzo, dall'altra parte del telefono.
    “Nero corvino...” rispose, “aspetta, cerco qualcosa su internet...” disse poi, sedendosi sul letto e aprendo l'apple sulle sue gambe.
    “Si, e che digiti, il suo nome?” chiese sarcastico Rob.
    La mora rise, le aveva dato una buona idea, aprì il motore di ricerca, andò nella parte delle immagini e digitò semplicemente il nome di Bill; mille e mille risultati, foto, parole chiavi e quant'altro, apparvero sullo schermo,
    SPOILER (click to view)

    “L'avevo detto io che era famoso.” mormorò tra se e se facendo scorrere un po' le pagine, “ma certo!” esclamò, poi, leggendo la biografia del ragazzo.
    “Cosa?” domandò Rob, curioso; non stava più nella pelle, fremeva dalla voglia di conoscere l'identità di questo misterioso ragazzo.
    “E' il cantante dei Tokio Hotel!” rispose la mora, senza pensare a quello che aveva combinato con quell'esclamazione.
    “Cosa?!” urlò il ragazzo, “Tu sei stata a casa di Bill Kaulitz?! Oh mio dio! Oh mio dio! Non ci posso crede...” Prima di parlare, Sam aveva, infatti, dimenticato che il suo amico era un fan dei Tokio Hotel e che nutriva una certa passione per il cantante, “Rob, non c'è bisogno di urlare.” sbuffò lei.
    “Sam, me lo devi far conoscere, a tutti i costi!”
    “Se vuoi puoi aiutarmi con il vestito, lui domani verrà a casa mia...”
    “Certo! Dopo il lavoro vengo subito da te.” rispose prontamente il ragazzo.
    “Ok, ci vediamo domani alla Atelier.” gli disse la mora prima di attaccare. La ragazza spulciò qualche altro sito internet, non era mai stata fan dei Tokio Hotel, non che le canzoni non le piacessero, ma non aveva mai avuto il tempo necessario per diventare una vera e propria fans. La stanchezza si fece presto sentire e Sam decise di spegnere tutto e mettersi al letto, il giorno dopo sarebbe stato pesate, se lo sentiva.

    “Chi ti ha aperto dei quattro?” domandò Rob; quella mattina non riusciva a stare zitto neanche un momento, non riusciva a credere che la sua amica fosse stata a casa di quel gruppo, che avesse parlato con quel cantante e che lui, Robert Richard Oslen avrebbe visito, di li a poche ore, Bill Kaulitz in persona. Fin da adolescente mille domande gli balenavano in testa, voleva chiedergli quale fosse il suo gusto preferito di gelato, voleva toccare la sua pelle, per sentire se era morbida così come appariva...
    “Quello con i capelli perfetti, Georg.” rispose lei.
    “Hai visto che fisicaccio?”
    “Ma non ti piaceva Bill?” domandò Sam, alzando un sopraciglio.
    “Ma io farei un pensierino su tutti e quattro...non so se li hai visti...” rispose lui, ridendo.
    “No, ho visto soltanto il tuo amore e Georg.”
    “Ah, Bill...” disse Rob, con un sospiro.
    “Salve.” salutò una voce profonda che nessuno dei due conosceva; Sam si girò verso la voce e per poco non cadde dalla sedia, davanti a lei c'era una ragazzo, avrà avuto una ventina d'anni, alto, biondo cenere, con dei penetranti occhi blu.
    “Salve...”rispose Rob, vedendo l'amica in difficoltà.
    “Cercavo Denise...”spiegò il ragazzo.
    “Vai dritto per il corridoio, l'ultima porta a destra.” spiegò Rob, sorridendo.
    “Grazie mille.” ringraziò lui, sorridendo verso Sam e allontanandosi.
    “Sam...sei viva?” le chiese subito dopo Rob, scuotendola per le spalle; la mora si riprese dallo stato catatonico in cui era caduta, sopirò e si rimise meglio a sedere.
    “Ma chi era quello?” domandò.
    “Credo uno degli amanti del capo...” ipotizzò Rob, storcendo le labbra in una smorfia, “beata lei” sospirò dopo, Sam gli lanciò un occhiataccia, ma poi rise.
    “Sam, vieni un secondo in ufficio da me.” la chiamò Denise.
    “Arrivo capo!” rispose la mora, alzandosi dalla sedia e sistemandosi la gonna.
    “Cos'hai combinato?” domandò Rob, curioso come sempre.
    “Io niente...” disse la ragazza, prima di allontanarsi e dirigersi verso l'ufficio della donna.
    Quel ragazzo l'aveva destabilizzata, o meglio, i suoi occhi l'avevano destabilizzata, quell'azzurro intenso, molto simile al colore dei suoi, e poi quel sorriso da bastardo che le aveva fatto allontanandosi...
    “E' permesso?” chiese la mora, entrando.
    “Vieni cara.” le rispose Denise, quell'appellativo fece sospirare di sollievo la ragazza, voleva dire che non aveva fatto nulla di male, e che, anzi, la donna le doveva dare una bella notizia o che, comunque era di ottimo umore.
    Quando entrò rimase basita per un secondo, il ragazzo di prima stava tranquillamente stravaccato sulla sedia con i piedi sulla scrivania, e, vedendo la ragazza, le sorrise, compiaciuto.
    “Lui è Pete, mio figlio.” disse gonfiando il petto Denise, era visibilmente fiera di presentare, finalmente, la sua bella creatura a Sam e viceversa, “Pete, lei invece è Samantha.” aggiunse.
    “Sam...” disse la ragazza, con un sorriso beffardo rivolto al ragazzo.
    “Ti volevo chiedere un favore tesoro...” iniziò Denise, un altro appellativo, Sam sentiva che il suo capo le stava per chiedere un grande favore, “io starò via per due giorni, e Pete è appena arrivato in città, perchè non andate da qualche parte questa sera?” chiese con un grande sorriso, la mora storse la bocca, alzando gli occhi al cielo, l'aveva detto lei che c'era qualcosa di grosso sotto.
    “Io domani devo lavorare.” rispose serafica, ma lo sguardo di Denise le mise seriamente paura, la incenerì con gli occhi, “però domani sera sono libera, infondo è sabato sera.” aggiunse la mora, riprendendosi.
    “Ti lascio il mio numero allora...” parlò, finalmente, Pete, alzandosi dalla sedia e andando vicino la mora, continuando a sorridere.
    “Ho lasciato il telefonino sul tavolo, di la, me lo lascerai quando andrai via.” rispose lei.
    “Vorrà dire che te lo farai dare da mia madre...Ci vediamo a casa mamma.” disse il ragazzo, dando un bacio alla donna e aprendo la porta dell'ufficio, seguito a ruota da Samantha.
    “A domani sera allora.” disse Pete, una volta arrivato davanti il tavolo da lavoro della mora.
    “Ciao.” lo salutò lei, tornando al suo posto, sotto lo sguardo curioso di Rob.
    La ragazza riprese a lavorare, sicura di dover rispondere da un momento all'altro a qualche interrogatorio del suo amico, infatti le domande non tardarono ad arrivare, e quando Sam spiegò tutto a Rob, quest'ultimo storse la bocca, bofonchiando che quel ragazzo non gli piaceva. Effettivamente, togliendo il sorriso ed il fascino del bastardo, quel ragazzo non andava a genio neanche a Sam, forse perchè era troppo bastardo; comunque sia, a fine turno era arrivata alla conclusione che non si sarebbe mai e poi mai messa con il figlio del capo, per una questione di principio, quando comunicò la decisione a Rob, questi tirò un sospiro di sollievo.


    In casa Tokio Hotel il silenzio regnava sovrano, la serva prima Tom e Georg avevano organizzato una “festicciola” di trenta persone, più cinque spogliarelliste brasiliane, ma c'era qualcuno dei ragazzi che non dormiva più, qualcuno che fremeva dalla voglia di avere un vestito nuovo.
    Bill Kaulitz era vestito e pettinato da più di mezz'ora, e mancava ancora un' ora all'appuntamento con Sam. Non riusciva a capire perchè era così felice, inizialmente pensava che fosse per il vestito nuovo, e lo pensava ancora, però sentiva qualcosa all'altezza dello stomaco, un masso pesate; la sera prima non era riuscito a divertirsi come voleva, mentre stava con quella ragazza, aveva in mente due occhi, azzurro cielo, che ovviamente non erano quelli della brasiliana.
    Pulito e profumato, Bill Kaulitz si dirigeva verso la sua auto, canticchiando cercò di mettere in moto, ma dopo uno sbuffo scabroso la macchina non partì. Ci riprovò di nuovo, ma niente; il panico s'impossessò di lui, scese dalla macchina e rientrò in casa, passò però affianco una macchina nera, grande e grossa, un sorriso si dipinse sul suo volto.
    “Tomi!” urlò facendo irruzione nella stanza del gemello, “Fratellino mio bello...” canticchiò il moro, il gemello, di tutta risposta, si limitò a girare la testa dall'altra parte.
    “Tom se non vuoi alzarti non fa nulla, vorrà dire che prenderò la tua macchina e la guiderò io, visto che tu sei troppo stanco per farlo...” disse Bill, sperando che il suo piano avrebbe funzionato, “Oh, guarda, le chiavi stanno proprio qui..” continuò, facendo far rumore alle chiavi che aveva in mano, “Ok Tomi, dormi tranquillo, io vado da quella ragazza per il vestito...” bisbigliò andando alla porta.
    “Bill, posa immediatamente quelle chiavi.” biascicò il rasta, stropicciandosi gli occhi.
    “Tom, ho un problema alla macchina, e tra circa un ora ho un appuntamento.” spiegò Bill, facendo gli occhi dolci al gemello.
    “No, chiedi la macchina a Georg, a Gustav, a Isabella, ma la Cadillac non la tocchi.” sentenziò il rasta con uno sbadiglio.
    “Allora accompagnami tu...” propose il moro, sbattendo velocemente le ciglia.
    “Ma neanche morto...ora tu alzi il tuo bel culetto dal mio letto, evapori dalla mia stanza, e ti arrangi, al massimo disdici l'appuntamento.” disse serafico Tom, sbadigliando nuovamente.
    “Tom, non posso disdire, devo andare dalla ragazza del vestito!” sbuffò Bill, alzando la voce; a quelle parole, una specie di campanellino trillò nella testa di del rasta, che con un ghigno si stiracchiò, aprendo definitivamente gli occhi.
    “Va bene, vengo con te, oramai mi hai svegliato.” disse il ragazzo, alzando gli occhi al cielo con fare teatrale; era bravo a recitare il rasta, glielo diceva sempre la maestra, alle elementari.
    “Hai cinque minuti per essere lavato, profumato e vestito...ti aspetto di sotto.” sentenziò il moro prima di andarsene. Sul volto di Tom apparve un sorriso, si leccò il pearcing, pensando alla ragazza che aveva visto il giorno prima uscire di casa, a quella sua camminata così elegante, ma allo stesso tempo audace.
    “Tom, due minuti!” urlò dal piano di sotto il vocalist, Tom scosse la testa, e si vestì in fretta e furia, senza far caso agli abbinamenti di colore tra il cappello e la maglia.
    “Eccomi, eccomi, non c'è bisogno di urlare.” disse serafico il rasta, scendendo le scale con la sua solita tranquillità.
    “Dov'è che abita questa tizia?” chiese il rasta, guardando la strada davanti a lui.
    “Ho già sistemato il navigatore...” ripose Bill, guardando il fratello, “Tom, cosa c'è?” gli chiese poi,
    “Cosa c'è?” domandò a sua volta il rasta, non capendo a cosa alludesse la domanda del fratello.
    “Sei strano, ancora non mi hai chiesto com'è la ragazza.” spiegò il moro, alzando il sopraciglio, Tom sospirò, il suo silenzio aveva fatto insospettire il gemello che lo conosceva meglio della loro stessa mamma.
    “Non volevo fare la solita parte del porco.” si giustificò lui, con un mezzo sorriso, “ma se proprio ci teni, è una figa?” chiese.
    Bill alzò gli occhi al cielo, non sarebbe cambiato mai, “Si Tom, è bella, bellissima...” rispose.
    “Ti piace?” domandò il rasta.
    “No, ho solo detto che è bella, poi a te che te ne frega...”
    “Se ti dovesse piacere, io neanche ci proverei.”
    “Oh Tomi...” sospirò con un sorriso Bill, stupito dalle parole del fratello.
    “Descrivimi questa bella ragazza và...”
    “Allora, si chiama Sam,” iniziò il moro sistemandosi meglio sul sedile, “non è tanto alta, è molto magra, con dei lunghi capelli neri e degli occhi azzurri, della stessa sfumatura d'un cielo d'agosto”
    “Come siamo poetici...” cantilenò Tom, divertito dalla metafora che aveva usato il fratello, “ma dimmi di più, sedere, tette, come siamo messi?” chiese leccandosi il pearcing.
    “Ha un bel sedere, ma poche tette.” rispose Bill, ridendo.
    Il tragitto fino a casa di Samantha durò un' altra mezz'oretta, i gemelli Kaulitz impiegarono quel tempo a parlare del più e del meno, di quanto le ragazze della sera precedente fossero fighe, e di quanto tempo avrebbe impiegato Tom a far cadere Samantha ai suoi piedi.
    Arrivanti al portone di Sam, Bill cercò il campanello, una volta trovato, lo pigiò.
    “Chi è?” chiese una voce femminile, una bella voce, constatò Tom tra se e se.
    “Ciao, sono Bill.” rispose il vocalist.
    “Oh ciao, sali, è al settimo piano.” rispose la mora, aprendogli il portone.
    “Con me c'è mio fratello, non è un problema vero?” domandò il vocalist.
    “No, tranquillo.”
    “Ok, arriviamo.”
    I ragazzi salirono sull'ascensore e premettero il tasto del piano, Tom continuava a giocherellare con il pearcing e a sorridere.
    “Due giorni al massimo e sarà nel mio letto.” disse alla fine.
    “Io dico di no.” rispose il moro ridendo.
    “Scommettiamoci una cena.” sicuro di se, Tom Kaulitz non sapeva a cosa andava in contro.
    “Ci sto!” approvò Bill, prima dell'apertura delle porte metalliche.
    Suonarono il campanello e Sam andò ad aprire, ritrovando davanti il rasta. Entrambi rimasero a bocca aperta, era come se tutte le fiamme dell'inferno si erano concentrate nei loro stomaci, o sulle guance di Sam, tutti e due avevano l'impressione di avere duemila farfalle nello stomaco, che svolazzavano, quello, per il Kaulitz maggiore non era di certo una buona entrata in scena.
    “Tutto bene?” chiese Bill.
    “Si, tutto bene.” rispose lui, leccandosi il pearcing, il fratello alzò gli occhi al cielo, “piacere, Tom” disse poi, rivolgendosi alla mora, lei sorrise e si presentò a sua volta.
    “Ah Bill, devo dirti una cosa...”
    “Dimmi.”
    “Di la, c'è un mio amico, ecco, lui mi aiuterà con i vestiti...” iniziò a dire lei.
    “Nessun problema.” la interruppe il moro.
    “No vedi...eh..Rob..è un vostro fan, un tuo fan...però...è...gay...” spiegò Sam, arrossendo; il rasta dovette mordersi un labbro per non scoppiarle a ridere in faccia, Bill abbozzò un sorriso e bofonchiò un “non importa”, poi il trio si diresse nel salone, dove c'era Rob ad aspettarli, il quale, alla vista di Bill Kaulitz cadde dal divano.
    No, quello non era decisamente un buon inizio, per nessuno.

    continua...

     
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  10. •Sheeb
     
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    Cavolo!!**
    che bel capitolo!
    ok Rob è il mio preferito.U.U
    lo adoro!!XD
    è troppo cretin*!ahaha!
    ok bellissima storia continua presto!!
    bella Denise!!**
     
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  11. .Jada.
     
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    CITAZIONE
    Rob è il mio preferito.U.U

    :uyu:
     
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  12. .Jada.
     
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    Capitolo 3
    Augen



    Dopo i primi cinque, imbarazzanti, minuti, la situazione era migliorata, ora i ragazzi chiacchieravano tranquillamente, seduti sul divano, mentre sorseggiavano una pepsi; di tanto in tanto gli sguardi di Sam e Tom s'incrociavano e nessuno dei due guardava altrove, fino a che le voci di Bill o di Rob li richiamavano all'attenzione.
    “Credo sia ora di prendere le misure.” sentenziò Sam, con un sorriso, mentre si alzava, “vado a prende il metro, torno subito.” disse allontanandosi. Non riusciva a capire cosa le stava accadendo, gli occhi di quel ragazzo l'aveva tramortita, ogni sguardo era come una cannonata in pieno stomaco, peggio degli occhi di Pete, molto peggio. In un solo giorno aveva conosciuto due ragazzi, forse gli unici, che riuscivano a metterla in imbarazzo con uno sguardo, il che non andava affatto bene, aveva bisogno di una sigaretta. Andò in camera e cercò il pacchetto di riserva nell'armadio, da quando aveva smesso, quello era l'unico pacchetto che c'era in casa, l'aveva tenuto in caso d'emergenza, e, sicuramente, quello lo era.
    “Ragazzi, il tempo di una sigaretta e torno.” disse la mora uscendo in veranda.
    L'aria era pungente, Sam si poggiò al cornicione, il più lontano possibile dalla luce della finestra, aveva bisogno di stare sola e riflettere, non poteva permettere a due ragazzi di farle quell'effetto; certo, non voleva rimanere single a vita, ma per il momento non aveva tempo per legarsi sentimentalmente a qualcuno, lo avrebbe fatto solo se fosse arrivato il principe azzurro, e Tom e Pete non avevano proprio l'aria di un principe.
    “Posso farti compagnia?” le chiese una voce, dietro di lei.
    La mora sospirò collegando quella voce ad un volto, era inutile, più lei cercava di non cacciarsi nei guai, più questi la tiravano dentro.
    “Fa freddo eh..” cercò di attaccare bottone il rasta, sentendosi un perfetto imbecille; il punto è che quando il rasta incontrava quel viso non ci capiva più un cazzo, voleva soltanto baciare quelle labbra che sembravano terribilmente morbide, assaporare quella pelle così liscia, accarezzare quei capelli neri...
    “Tom ma stai bene?” la soave voce della ragazza riportò il rasta con i piedi per terra, era impensabile che il sex gott facesse dei pensieri così delicati
    “Si si, tutto bene.” rispose lui, guardandola negli occhi, “allora Sam, cosa ti ha spinto a creare abiti?” domandò, poi il ragazzo, riprendendosi e accendendosi una sigaretta.
    “Ehm...sai quando da bambini ci chiedevano cosa volessimo fare da grandi?” domandò lei, il rasta annuì, aspirando un po' di nicotina, “ecco, io rispondevo sempre che il mio sogno era quello di creare abiti; ho sempre amato creare vestiti, le mie barbie sono state le mie prime ed uniche indossatrici.” spiegò la moretta, sorridendo, “ma tu invece, come mai hai scelto di fare il musicista?”
    “Devo tutto al mio patrigno: avevo sempre sognato di suonare la chitarra, ma i miei avevano appena divorziato e sapevo quante spese doveva affrontare mia madre, così evitai di chiederle d'iscrivermi ad un corso di chitarra; poi, però, ha conosciuto Gordon, lui aveva una band, così, parlando, gli confidai la mia passione ed il giorno dopo trovai una chitarra classica sul mio letto, così iniziò tutto.” raccontò Tom, senza vergogna, guardando negli occhi la ragazza.
    “E' una bella storia Kaulitz.” disse lei, sorridendo, poteva star a sentire Tom parlare per ore ed ore, senza mai stancarsi, amava la sua voce, il suo modo di sorridere con gli occhi.
    “Già, purtroppo non ci sono solo belle storie nella mia vita.” disse il ragazzo, con un sorriso amaro sulle labbra; in quel istante, in quella frazione di secondo, Sam ebbe l'impulso di abbracciare il rasta, ai suoi occhi, le apparve così indifeso, così solo, ovviamente, la mora, evitò quell'abbraccio, per non apparire un'emerita idiota agli occhi del ragazzo. Lo stesso Tom si meravigliò delle sue parole e di quanto fosse facile aprirsi con Sam, quegli occhi color mare avevano il potere d'incantarlo.
    “Nessuno ha solo belle storie nella sua vita.” sospirò lei.
    “Un giorno, spero, potrai raccontarmi la tua storia.” disse il rasta, avvicinandosi alla moretta, voleva baciarla e al diavolo la morale, che cavolo, lui era Tom Kaulitz e di conseguenza lei non poteva rifiutare.
    “Tu mi racconterai la tua?” domandò la moretta.
    “La mia la puoi trovare su tutti i siti del mondo.”
    “Oh certo, sei una star internazionale...” rise la ragazza, tremando appena, per colpa di una folata di vento freddo.
    “E tu stai morendo di freddo.” disse Tom, aprendosi la felpa e annullando tutte le distanze, sotto lo sguardo sbigottito di Sam, “tranquilla Samantha, non voglio fare nulla.” disse subito, sorridendo.
    “Anche la tua fama è spiattellata su tutti i siti del mondo.” le disse lei, mente il ragazzo la chiudeva tra le sue braccia, poggiando il mento sulla sua ed inebriandosi del profumo del suo shampoo alle more; quel gesto sembrò ad entrambi una cosa del tutto naturale, come se si conoscessero da una vita. Improvvisamente Tom scoppiò a ridere, pensando al fratello assieme a quel ragazzo con i gusti ambigui, il che fu un bene, perchè sentiva sentiva smuoversi qualcosa di momentaneamente assopito nelle parti bassi.
    “Che c'è?” chiese Sam, tirando per l'ultima volta dalla sigaretta.
    “Sto pensando a Bill e Rob.” rispose il ragazzo, tra le risate, la moretta rise alzando la testa verso il ragazzo ed incrociando i suoi occhi: tutto si fermò.
    Gli occhi di Sam erano di nuovo in quelli di Tom, la ragazza riusciva a sentire il respiro del rasta sul suo volto, entrambi percepivano le scosse elettriche che i loro corpi emanavano, continuavano a scrutarsi, a sorridere, ma lo squillo del cellulare di Sam interruppe quel magico momento.
    “Pronto?” sospirò al telefono.
    “Ce l'hai fatta a rispondere.” dissero dall'altra parte del telefono.
    “Scusa, ma chi è?” domandò la ragazza, non capendo chi potesse essere.
    “Ma come, mi hai già dimenticato?” chiese, beffardo, il misterioso interlocutore.
    Quando capì, il sangue si gelò nelle vene di Sam, si sarebbe aspettata di tutto, tranne che il figlio del suo capo la chiamasse a quell'ora, rompendo, per giusta, l'atmosfera che stava vivendo, la più bella; però, dando un volto a quella voce, non poté fare a meno di sorridere e quel sorriso non sfuggì al rasta, che si maledì una decina di volte, ma poi pensò che se Samantha fosse stata fidanzata, farla cadere ai suoi piedi sarebbe stata una sfida ancor più grande, e Tom Kaulitz amava le sfide.
    “Ciao Pete.” sospirò la ragazza, arrossendo lievemente.
    “Cosa stavi facendo?” chiese il biondino al telefono.
    “Nulla, stavo guardando un film.” mentì la moretta, guardando invece la faccia divertita del rasta.
    “Volevo dirti che, per domani sera, ho prenotato l'ingesso al Berghain, per te va bene?”
    “Si, il Berghain, va bene.” rispose Sam, intanto sul volto del rasta apparve un sorrisetto, aveva trovato lo svago per la sera dopo.
    “Allora ti passo a prendere alle 11, dopo mandami il tuo indirizzo.”
    “Ok, ci vediamo domani sera.” rispose la ragazza, prima di riattaccare.
    “Sam!” urlò Rob, dal salotto, “dove diavolo ti sei cacciata?” continuò.
    “Eccomi!” rispose lei, staccandosi dall'abbraccio di Tom ed entrando in casa, seguita dal ragazzo.
    “Ero al telefono.” si giustificò.
    “Chi era?” chiese Rob, sospettoso.
    “Pete,”rispose telegrafa la mora, “dai Bill, pendiamo queste benedette misure.” disse poi, sorridendo.
    Ci vollero tre quarti d'ora, Sam sbagliò due volte il giro vista del ragazzo, quattro l'altezza ed una volta la circonferenza di una coscia, la sua mente era rimasta su quella terrazza, pensava a cosa sarebbe successo se Pete non avesse chiamato in quel momento, pensava a chissà quali pensieri stesse facendo il rasta e pensava che doveva smetterla con tutti quei pensieri, a lei, di quello che c'era nella testa del rasta, gliene doveva fregare meno di zero, ma era più facile a dirsi che a farsi.
    “Allora ci sentiamo a metà settimana, così ci mettiamo d'accordo per il colore.” disse Sam, accompagnando i ragazzi alla porta.
    “Ok cara, allora aspetto la tua chiamata.” rispose il vocalist, salutando prima la ragazza e poi Rob, con due baci sulla guancia ciascuno. Del tutto differenti furono i saluti del fratello, il rasta, infatti, aveva congedato Rob con un'amichevole stretta di mano ed aveva salutato la mora con due baci non proprio sulle gote, bensì agli angoli della bocca.
    “Raccontami tutto!” urlò Rob, una volta che i gemelli se ne andarono.
    “La situazione è critica, caro amico mio.” sospirò la mora, accasciandosi sul divano.
    “Cos'è successo?” domandò l'amico, sedendosi affianco a lei.
    “Ero di fuori e dopo poco è arrivato lui, abbiamo iniziato a parlare, ed io ho dovuto combattere contro l'istinto di abbracciarlo,” disse sorridente, “comunque, eravamo fuori e ad un certo punto c'è stata una folata di vento freddo, ed io ho avuto un brivido...”
    “E lui che ha fatto?” chiese Rob, sempre più curioso.
    “E lui si è aperto la felpa per riscaldarmi...oh, era tutto così carino, ci siamo guardati negli occhi e...mi è squillato il cellulare.” Sam concluse il suo racconto con una faccia delusa, mentre Rob iniziò a ridere come un pazzo; la risata contagiò anche Sam ed entrambi stettero mezz'ora buona a ridere.
    Una volta finito fu il turno di Rob, raccontò all'amica della sua lunga chiacchierata su Bill Kaulitz, delle domande che gli aveva fatto il moro riguardo la sua vita da fans, riguardo la sua omosessualità e di come si sentisse.
    “Sam, è così dolce e anche se so che tra noi due non ci potrà mai essere nulla di fisico, sono felice di lavorare al tuo fianco per lui.” sospirò il ragazzo, con un sorriso.

    “Allora?” chiese Bill al fratello. Lo conosceva tremendamente bene ed era troppo silenzioso, era successo qualcosa con Sam e lui era maledettamente curioso di sapere cosa.
    “Allora cosa?” domandò a sua volta il rasta, guardando la strada.
    “Cos'è successo?”
    “Bill, ma che vuoi?”
    “Dai Tomi, non fare lo stronzo, lo sai che non puoi nascondermi le cose...” disse il moro.
    “Sei veramente una piattola!” sbuffò il chitarrista.
    “Lo so...” sorrise il vocalist.
    “Praticamente, se non le squillava quel maledetto telefonino, avresti perso la scommessa...” disse fiero di se.
    “Non mi dire che te la stavi facendo sul terrazzo...” strabuzzò gli occhi il moro, portandosi una mano sulla bocca per lo sdegno.
    “Ma no, razza d'idiota, stavo per baciarla, sul terrazzo.” specificò, serafico.
    “Ma sei un maniaco!” lo additò Bill.
    “No, è lei che è una figa...”
    “Tom, sappi che oltre il fatto di essere figa, Sam ha molto di più.”
    “E tu che ne sai?”
    “Si da al caso che ho parlato con il suo migliore amico, il quale mi ha raccontato un po' di cose.”
    “Che genere di cose?” s'interessò Tom.
    “Non sono affari tuoi...” gli disse il gemello, guardando il paesaggio notturno.
    “Dai Bill, non fare la checca!”
    “No Tom, non ti dirò un bel niente, tu vuoi solo saperlo per architettare la tua conquista, ed io non ti aiuterò di certo.”
    “Non è vero!”
    “Ah no?” domandò il moro, guardandolo con un sopraciglio alzato.
    Per una volta Tom non stava mentendo, per quanto pensasse sempre al sesso, con Sam gli riusciva difficile pensare solo a quello, voleva sapere tutto di lei, per non fare figure di merda in sua presenza, voleva sapere il suo film preferito, l'ultimo libro letto, ma si vergognava troppo per dire queste cose a suo fratello, per cui, fece un sorrisetto e non parlò più per il resto del tragitto.
    Bill non seppe come prendere quel silenzio, il Tom che conosceva lui gli avrebbe risposto subito, gli avrebbe detto i suoi loschi piani, ma quel silenzio lo incuriosì e lo fece riflettere, forse, si era sbagliato. Era, comunque, felice di aver capito che il masso nello stomaco, che aveva sentito prima di andare da Sam, era dovuto semplicemente all'emozione, l'ultima cosa che voleva era gareggiare con suo fratello per una ragazza, perchè ne era certo: a Tom, Sam, piaceva, e anche tanto.
    Una volta arrivati entrarono in casa e vi trovarono Georg spaparanzato sul divano che sorseggiava una birra e faceva zapping.
    “Com'è andata?” chiese il bassista.
    “Tutto bene!” rispose il vocalist togliendosi gli stivali.
    “Ma Gustav dov'è?” domandò Tom.
    “E' uscito....” rispose serafico Georg.
    “Io vado a letto ragazzi.” disse il rasta, e sia Bill che Georg si meravigliarono, “Hobbit, domani sera si va a ballare.” sorrise poi, schioccando la lingua.
    “Dove?”
    “Al Berghain.” rispose leccandosi il pearcing, prima di salire le scale.
    Arrivò in camera e si gettò sul letto, quella giornata l'avrebbe ricordata per molto tempo; non riusciva a dimenticare il profumo di quella ragazza, ma non riusciva neanche a dimenticare il nome di Pete ed il sorriso che Sam aveva fatto, si chiedeva chi fosse e come fosse fisicamente, voleva sapere chi era il suo nemico. Domani sera l'avrebbe rivista e doveva escogitare un piano per farla ingelosire, si sentiva un cretino a pensare quelle cose, ma per il momento, farsi vedere con altre ragazze era la cosa migliore, si sa, meno vai dietro ad una donna e più si fa avanti lei; il rasta si leccò il pearcing, prima di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo e di rincontrare Samantha nei sogni.


    Continua...


    Ed ecco Rob...

     
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  13. •Sheeb
     
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    Waaaa!!!
    ma Rob è un figo!!!!XD
    dai bellissimo il chappy!!!**
    continua prestooo!
     
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  14. Kate ~
     
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    Oddio, voglio un Rob per me!!!

    Tornando serie U_U Bella FF patà! Ora mi chiedo cosa succederà fra Sam e Tom, Sam e Pete, Pete e Tom, Bill e Sam, Bill e Rob (? no scherzo xD) ecc ecc xD

    Quindi, posta presto! E continua con la presentazione dei personaggi che mi piace un sacco xD
     
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  15. •Sheeb
     
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    CITAZIONE (Kate ~ @ 3/10/2009, 13:59)
    Oddio, voglio un Rob per me!!!

    Tornando serie U_U Bella FF patà! Ora mi chiedo cosa succederà fra Sam e Tom, Sam e Pete, Pete e Tom, Bill e Sam, Bill e Rob (? no scherzo xD) ecc ecc xD

    Quindi, posta presto! E continua con la presentazione dei personaggi che mi piace un sacco xD

    Si anche io voglio un Rob!!XD
    posta prestoooo!
     
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129 replies since 22/9/2009, 13:18   2599 views
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