;With me

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  1. .Jada.
     
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    Scusate il ritardoooo, posto subito^^

    Ecco Pete, ve lo metto prima, perchè voglio che, mentre leggete, abbiate ben presente chi, e come, è questo "adorabile" ragazzo.



    Basta Ciarlare, ecco qui il nuovo capitolo, Hören, che in cruccese significa, ascoltare.

    Capitolo 4
    Hören



    Gustav era placidamente sdraiato sul divano con le mani dietro la testa e si stava godendo un po' di meritato riposo, l'aveva sempre detto lui che, stare appresso a quei tre, era peggio che fare il baby-sitter a suo cugino Karl.
    “Ma sei ancora così?” gli chiese Bill con una mano sui fianchi e lo spazzolino da denti nell'altra.
    “Come dovrei essere, scusa?”
    “Vestito e profumato!”
    Il biondino si guardò addosso, si odorò prima la maglia e poi alzò un braccio e si odorò le ascelle,
    “Ma, io sono sia vestito che profumato.” rispose, non capendo cosa volesse dire il moro.
    “Gustav, tra circa mezz'ora usciamo, per cui, alzati da li e vatti a sistemare.” urlò Bill, prima di salire le scale borbottando qualcosa di incomprensibile; ovviamente il batterista rimase sdraiato, si curava poco degli attacchi isterici del cantante, oramai era abituato.
    “Mi raccomandò, il privè, non me lo faccia trovare deserto.” disse Tom, palando al telefono, “lo so che è tardi, ma si ricordi chi sono...si esatto, due, mi raccomando, che siano belle.” concluse così la telefonata, “ehy amico, tu sei pronto per uscire?” chiese poi, al biondino.
    “Si Tom, sono pronto.”
    “Bene.” disse con un sorrisetto, prima di sparire in cucina.
    Il problema è che, dopo tutti gli anni passati assieme, Gustav ancora non riusciva ad abituarsi alle stranezze dei Kaulitz, quei due viaggiavano su un'altra lunghezza d'onda.
    Mezz'ora dopo, erano tutti li, su quel divano, a giocare alla wii, mentre aspettavano Bill, in ritardo come al solito.
    “Eccomi!” urlò il moro, scendendo le scale.
    “Era ora!” sbuffò Tom, era ansioso e nessuno riusciva a capirne il motivo.
    “Non trovavo il bracciale.” si giustificò il moro aprendo la porta di casa e guardando Gustav, “non ti sei cambiato...” notò lui, guardandolo di traverso.
    “Bill, non rompermi i coglioni eh...” rispose il biondino, sbuffando.
    “Ma perchè proprio al Berghain?” domandò Georg, davanti la sua auto.
    “Così.” rispose vagamente Tom, entrando nell'Audi, quella sera si sarebbe spostato con quella, la Cadillac avrebbe dato troppo nell'occhio.
    “Mah, chi lo capisce è bravo.” sospirò Gustav, entrando nella macchina del bassista.

    Tra meno di mezz'ora sarebbe arrivato Pete ed i capelli di Sam non ne volevano sapere di sistemarsi. C'erano volute ore per decidere cosa indossare, e quando l'aveva fatto, scoprì che il vestito da lei scelto era macchiato, così si rassegnò ad un paio di attillati jeans a sigaretta e ad una camicia di seta bordeaux.
    Quella sera aveva una strana sensazione, sentiva una morsa alla bocca dello stomaco, e la colpa non era tutta di Pete, Sam era assolutamente certa che sarebbe successo qualcosa, sperava solo che fosse qualcosa di bello, magari incontrare qualcuno al locale...
    “Ah, al diavolo!” sbuffò, sciogliendo i lunghi capelli neri e gettando l'elastico sul mobiletto del bagno. Cercò di truccarsi velocemente, usando colori scuri che, però, davano risalto i suoi bellissimi occhi azzurri; quando terminò andò in camera, per sistemare le ultime cose, ma, ovviamente, quando il campanello suonò, non aveva ancora deciso che scarpe mettersi.
    “Arrivo!” urlò, come se Pete potesse sentirla; prese il primo paio di scarpe col tacco che trovò e se le mise ai piedi, poi svuotò il contenuto della sua borsa e mise lo stretto e necessario in una borsa più piccola, prese la giacca, chiuse a chiavi la porta di casa e scese correndo le scale, rischiando di cadere e rompersi, come minimo, l'osso del collo.
    Quando scese giù ringraziò il cielo che il vestito fosse sporco, perchè, a cinque metri da lei, c'era Pete, seduto su una moto nera di grossa cilindrata.
    “Buona sera.” disse lui, sorridendole.
    “E questa?” chiese Sam, alzando un sopraciglio.
    “Spero che tu non abbia paura...”
    “Tranquillo!” rispose lei, prendendo il casco che il ragazzo le stava porgendo.
    La città di Berlino scorreva veloce sotto gli occhi della mora, era una città che non dormiva mai, Sam vedeva la gente uscire dalle case per dirigersi nei locali che avrebbero fatto da cornice a quella serata, vedeva le coppiette baciarsi sui portoni delle case, vedeva i padri di famiglia rincasarsi dopo un' estenuante sabato lavorativo e, di tanto in tanto, nella sua mente, vedeva due profondo occhi color nocciola, scrutarla.
    “Meno male che ho messo i pantaloni.” disse la ragazza, rompendo il silenzio e stingendosi di più al ragazzo, sentiva sotto le braccia i suoi pettorali scultorei.
    “Vado troppo veloce?” chiese lui, insospettito da quella stretta.
    “No, mi piace la velocità, ma preferisco reggermi forte.”
    “Che c'è non ti fidi di me?”
    “A dirti la verità no.” rispose la ragazza, facendo ridere il biondo che, di tutta risposta accelerò.
    Quando arrivarono, la fila per entrare era lunga chilometri, ma Pete prese tranquillamente per mano Sam e si diresse all'entrata riservata.
    “Che diavolo fai?” chiese lei.
    “Ehy, Mike!” il biondo salutò il butta fuori, che, alzando il cordone rosso, li fece entrare.
    “Vuoi qualcosa da bere?” domandò Pete alla mora.
    “Si grazie, un gin tonic.” rispose lei, sedendosi al bancone, “allora, Pete, raccontami un po' di te.”
    “Non c'è molto da dire, sono figlio di una stilista, lavoro nel campo immobiliare e, nel tempo libero, sfilo per mia madre.” rispose lui, sorridendo.
    “Campo immobiliare?”
    “Design per interni.” specificò il ragazzo, porgendo il bicchiere a Sam, “e tu invece?”
    “Oh, io lavoro semplicemente per tua madre.” rispose lei, bevendo.
    Parlarono un po' delle rispettive vite e di cosa volesse significare essere il figlio di Denise Van Der Kamp, poi Sam iniziò a raccontare della sua passione, e proprio in quel momento si accorse della differenza delle parole 'sentire' ed 'ascoltare', la sera precedente Tom l'ascoltava, mentre ora Pete la stava solo sentendo.
    “Andiamo a ballare?” le chiese il biondo, interrompendo il suo discorso.
    “Si.” sospirò lei.
    I due ragazzi si diressero verso la pista, Sam decise di non far caso al caratteraccio di Pete e di godersi la serata, iniziarono a ballare, ridendo ed ignari che qualcuno, dai balconcini di sopra li stesse osservando.
    “Tomi...” disse Bill, ma il fratello non rispose, troppo occupato a pomiciare con una bionda, visibilmente finta.
    “Tom!” urlò allora il vocalist, spazientito.
    “Che vuoi?” rispose il rasta, scansando la ragazza.
    “Vieni a vedere...”
    “Cioè, mi hai interrotto ed ora dovrei anche alzarmi?!”
    “Fidati, ti conviene...” rispose Bill, serafico, mentre sorseggiava la sua vodka lemon; Tom sbuffò e andò alla ringhiera, non capendo però cosa volesse indicargli il fratello.
    “La vedi quella ragazza li, con la camicia bordeaux, che balla con quel tipo?” domandò il moro.
    “Si, bel culo.” constatò Tom, leccandosi il pearcing.
    “E' Sam.” rispose Bill, guardandolo negli occhi alla ricerca di qualcosa.
    “Bel culo.” ribadì il rasta, evitando lo sguardo del fratello.
    “Tom, dimmi che non sapevi che lei fosse qui, dimmi che è un caso.”
    “E'... è un caso...” rispose titubate il ragazzo, tornando sul divanetto.
    Per uno strano motivo Bill non credeva al fratello, era sicuro che quello zuccone avesse qualcosa in mente, qualcosa di stupido; il vocalist sospirò tornando a guardare la pista da ballo.
    “Tom, andiamo a ballare?” chiese la bionda, che si chiamava Michelle.
    “Con piacere.” rispose il rasta, leccandosi il mezzo di metallo incastrato tra le sue labbra e facendo montare ancora di più la testa della ragazza.
    I due scesero giù mano nella mano, ed il ragazzo si portò proprio al centro della pista, pochi metri lo dividevano dalla sua preda; le due coppie ballavano tranquillamente, quando due occhi azzurri ne incontrarono due castani.
    “Michelle Evans?” Domandò Pete, avvicinandosi alla bionda.
    “Pete Van Der Kamp!” disse la ragazza, sorridente, “Che sorpresa!” esclamò poi, scansando il rasta ed andando a salutare il biondino; Sam e Tom si guardarono, scambiandosi un sorriso.
    “Kaulitz.” disse lei.
    “Samantha.” rispose lui.
    “Oh, ma vi conoscete, che bella coincidenza.” disse la bionda, prima di tornare a parlare con Pete.
    “Piccolo il mondo eh...” constatò il rasta, ridendo sotto i baffi.
    La mora stava per ribattere, ma Pete e Michelle la precedettero, dicendo di andare a ballare.
    “Sono tanti anni che non ci vediamo...” spiegò lei.
    “Puoi riportare tu Sam a casa?” domandò Pete, a Tom.
    “Lascia stare, prendo un taxi.” rispose la mora, dirigendosi verso l'uscita, ma venne bloccata da Bill, che aveva visto tutto dal balconcino del privè.
    “Dove credi di andare?”
    “A casa...”
    “Dai Sam, resta, ti riportiamo noi..” le disse il vocalist, sorridendo e guardando il fratello, che intanto lo ringraziava a denti stretti; la mora sospirò, annuendo, in, Pete glie l'avrebbe pagata.

    Samantha era seduta da dieci minuti al tavolo dei Tokio Hotel e non sapeva che dire, aveva la certezza matematica che Rob avrebbe pagato oro per essere al suo posto, lei glielo avrebbe concesso gratis; non era mai stata una timidona, ma quei quattro, tutti assieme, la mettevano seriamente in soggezione, che cavolo, erano delle rock star!
    “Volete altro da bere?” chiese Gustav, cercando di sciogliere il ghiaccio.
    “No, grazie, io sto bene così.” rispose timidamente la ragazza.
    “Dai Sam, non fare complimenti.” le disse Georg, con un sorriso; adorava il suo sorriso, era uno di quei sorrisi contagiosi, che mettono allegria solo a guardarli.
    “Va bene,” sospirò lei, “prendo un sex on the beach.” rispose.
    “Audace.” commentò Tom, a voce non troppo bassa, ed infatti Sam lo sentì e rispose con uno sguardo malizioso; tutto d'un tratto, Bill scoppiò a ridere.
    “Ma è ubriaco?” chiese il rasta.
    “Tom, ah ah ah, la tua bionda si sta praticamente facendo un altro, ovvero il tizio che ballava con Sam, oh mio dio ragazzi, io vi amo!” disse il vocalist, morendo dalle risate. Sam per poco non si strozzò con la sua stessa saliva, quell'imbecille di Pete, non solo l'aveva lasciata li, da sola, ma ora si stava facendo anche la bionda finta.
    “Direi di si, è ubriaco.”
    Tom si rispose da solo, scuotendo la testa e stravaccandosi di nuovo su quel divanetto; Gustav tornò con il cocktail di Sam e la sua birra, la ragazza, involontariamente, iniziò a giocare con la cannuccia, era una cosa che faceva sin da piccola, ma non pensava che fare, a diciannove anni, quel gesto, così innocente, potesse portare a qualche problemino a qualcuno.
    “Georg falla smettere.” mormorò Tom, al bassista, che intanto se la rideva.
    “Tomi, che c'è?” chiese Bill, alzandosi e barcollando.
    “Niente fratellino, torna seduto eh.” rispose il rasta.
    “A qualcuno va di ballare?” chiese Sam, sbuffando, era stanca di stare li ferma, era in una discoteca, non poteva passare le ore seduta su un divano di pelle.
    “A Tom.” rispose Georg, oramai dai suoi occhi verdi uscivano le lacrime per le troppe risate.
    “Su, andiamo!” sospirò il chitarrista alzandosi e prendendo la mora per mano.
    “Vai Tomi!! Vinci la scommessa!” urlò l'altro Kaulitz, muovendo il sedere come un cheer-leader.
    “Che scommessa?” domandò la moretta al rasta, una volta nella pista.
    “Niente, è ubriaco.” rispose frettolosamente il Kaulitz maggiore.
    “Tom...” cantilenò Sam, incrociando le braccia dietro il collo del ragazzo.
    “Cosa?” chiese lui, poggiandole le mani sui fianchi.
    “Non è che mi stai seguendo?”
    “No...” rispose il rasta, con una risata isterica.
    I due, si avvicinarono ancora di più, ballando in modo sempre più audace, Sam si strusciava su Tom ed il rasta, ovviamente, ci stava, il problema serio è che l'alcool si stava facendo sentire, così Sam iniziò a passare le unghie, con molta calma, sul collo del ragazzo. La cosa strana fu la reazione di Tom, al contrario delle sue aspettative, non fece nulla, no che non volesse, anzi, ma con Sam avrebbe preferito una cosa diversa, una cosa dove lei era cosciente, no ubriaca.
    “Dai, ti riporto a casa.” le disse, prendendola per un braccio.
    “No Tom, non mi va.” piagnucolò lei.
    “Sam, non fare i capricci.”
    “No!” ribadì lei, sbattendo il tacco a terra; il rasta sospirò, mormorando qualcosa, poi la prese in braccio di peso e se la caricò sulle spalle.
    “Cristo Tom, mi viene da vomitare così!” protestò lei, prendendo a pugni la schiena del ragazzo.
    “Prometti di non fare i capricci?”
    “Va bene.” rispose la mora, così il ragazzo la prese in modo più delicato, come una sposa, a Sam non rimase altro che stringere le braccia al collo di Tom ed odorare il suo profumo.
    “Ragazzi, io porto lei a casa, ci pensate voi a Bill?”
    “Si, tranquillo.” rispose Gustav, “sentito amico, ora scendi di li, ti rimetti le scarpe ed andiamo a casa.”disse poi il batterista al Kaulitz minore.
    “Ah Gustav, mio vecchio Gustav, se non ci fossi tu.” sospirò il moro, prima di scoppiare a ridere.

    L'Audi di Tom viaggiava ad una velocità proibita, ma la strada era vuota, per cui il ragazzo pigiava sull'acceleratore. La mora aveva biascicato un ringraziamento prima di cadere in un sonno profondo, ed ora il ragazzo rifletteva su quella serata, non gli era mai capitato di rifiutare le avance di una ragazza, di una bella ragazza, ma con Sam tutto era diverso, più difficile; il ragazzo sapeva che se quella sera avrebbero fatto qualcosa, la mora non avrebbe ricordato nulla, e, molto probabilmente si sarebbe incazzata e non gli avrebbe più rivolto la parola. Il ragazzo non riusciva a capire cosa gli stava succedendo, era impensabile che, un don Giovanni come lui, facesse quei pensieri, la mente e quello che aveva nei pantaloni si rifiutavano di dar ragione al cuore.
    Arrivati sotto il palazzo di Sam, Tom cercò di svegliarla, ma la mora dormiva così profondamente che il chitarrista dovette prendere le chiavi nella borsetta e portarla in braccio, con fatica riusci ad aprire la porta e a richiuderla senza sbatterla; mise la ragazza sul letto e le se sedette vicino, coprendola con il piumone, gli sembrava così piccola ed indifesa, Tom si avvicinò lentamente al suo viso, voleva assaggiare, almeno una volta, quelle labbra, così vi poggiò le sue sopra, e le diede un leggero bacio. Sam si mosse e sulle sue labbra spuntò un sorriso, il cuore del rasta batteva, inspiegabilmente, più veloce del solito; accarezzò i capelli neri della ragazza e si alzò, deciso a tornare a casa, ma la mano di Sam glielo impediva, lo teneva stretto.
    “Resta, per favore.” sussurrò, con gli occhi semi chiusi; il rasta di guardò attorno e sorrise, prima di sdraiarsi affianco la mora ed abbracciarla, lei poggiò la sua testa e lo strinse di più a se, Morfeo non tardò ad arrivare, ed i due si rincontrarono, ancora una volta, nel mondo dei sogni.

    Continua...
     
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  2. •Sheeb
     
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    **
    oddio..che bella!!**
    che dolce Tomiii!!
    troppo bello questo chcppy, e Bill ubriaco??!
    Ahahahhah!
    Anche se manca Rob!!U.U
    io voglio Rob!XD
    dai..bellissima!
    continua prestissimo!!**
     
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  3. *°Nicky°*
     
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    Uhhh, ma che bella questa ff!*_*
    Sei barvissima! Mi piace il tuo modo di scrivere!
    Bene...sbaglio o Rob è uno dei personaggi di "Ugly Betty"? Sinceramente non ricordo il nome, ma mi sta simpaticissimo!

    Poi, poi, poi...Tom è prprio tenero...
    Perciò ti dico di postare il più presto possibile! ;)
     
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  4. .Jada.
     
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    CITAZIONE
    Bene...sbaglio o Rob è uno dei personaggi di "Ugly Betty"? Sinceramente non ricordo il nome, ma mi sta simpaticissimo!

    Ja, è proprio lui e anche li faceva la parte del gay xD
    Posto presto ^^
     
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  5. •Sheeb
     
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    Presto sarebbe??
    XD
    (scusa se sono rompipall*..)
     
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  6. .Jada.
     
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    Presto sarebbe ora xP

    nuovo capitolo, Fee, che in crucchese vuol dire fata^^

    Capitolo 5
    Fee



    Il sole splendeva alto nella capitale tedesca, pur essendo mattina inoltrata c'è chi dormiva ancora e c'era chi, aspettava; Rob era seduto sul suo letto, aspettando con ansia una chiamata di Sam, era curioso di sapere com'era andata l'uscita con Pete, ma pensò che, se ancora la mora non si era fatta sentire, tutto sommato, la notte si era conclusa bene. Non apprezzava quel ragazzo, non gliela raccontava giusta, avrebbe preferito che la sua migliore amica si frequentasse con qualcun altro, magari con un membro dei Tokio Hotel, ora che li conoscevano, tutto poteva accadere.
    Stanco di aspettare, decise di chiamare Sam a casa, male che va, non avrebbe risposto nessuno, dopo il quinto squillo, una voce rispose.
    “Sam?”
    “Ciao Rob.” disse la mora, schiarendosi le corde vocali.
    “Allora, com'è andata?” domandò il ragazzo, mettendosi comodo sul letto.
    “Non ricordo un gran che.” rispose la mora, sinceramente.
    “Hai bevuto?”
    “Troppo.” ammise, poi un urlo si levò, “ti richiamo più tardi!” disse, prima di riattaccare e lasciare Rob al telefono come un broccolo.
    “Tom, che diavolo ci fai nel mio letto?” urlò Sam, dando uno schiaffo al braccio del rasta.
    “Ma come, non ti ricordi della nostra nottata?” domandò lui, ridendo, era sveglio da un pezzo ed era curioso di sapere la reazione della mora alla sua vista.
    “Oh mio dio, oh mio dio!” iniziò ad imprecare la mora, prendendosi la testa tra le mani, tutto ciò non era dato perchè loro due avessero fatto qualcosa, ma perchè Sam non ricordava nulla.
    “Tranquilla Samantha, abbiamo soltanto dormito.”
    “Oh grazie a Dio.” sospirò lei, Tom la fulminò con uno sguardo, “cioè...no...nel senso che, sai...” cercò di spiegare, ma le parole le morivano in gola; il rasta scoppiò a ridere, tranquillizzandola.
    “Vuoi un caffè?” gli domandò la ragazza.
    “Si grazie.” rispose Tom, alzandosi a sua volta e precedendola in cucina.
    “No, ma, fai come se fossi a casa tua eh.” disse sarcastica lei; il telefono squillò nuovamente e Sam si precipitò a rispondere.
    “Cos'è successo?” chiese Rob, allarmato.
    “Ah, niente, ho trovato Tom Kaulitz del mio letto.” rispose lei, come se fosse una cosa normalissima.
    “Sam!” urlò Rob.
    “Che c'è? Non è successo nulla, tranquillo, poi ti spiego, devo andare, ciao.” lo liquidò la ragazza, ridendo.
    “Esattamente, cos'è successo ieri sera?” domandò poi a Tom.
    “Sicura di volerlo sapere?” chiese Tom, inarcando un sopraciglio, adorava le smorfie di Sam, lei, annuì con un sospiro, “bene, hai bevuto, hai ballato, hai cercato di rimorchiarmi, ti sei fatta portare in braccio e mi hai voluto al tuo fianco sta notte.” spiegò il rasta, con un sorriso.
    “Aspetta, io cosa?” domandò Sam, strabuzzando gli occhi e portandosi la mano sulla bocca.
    “Mi hai voluto al tuo fianco.”
    “No prima...”
    “Hai ballato?”
    “No dopo...”
    “Hai tentato di rimorchiarmi.” disse serafico Tom, mentre aggiungeva il terzo cucchiaino di zucchero nel suo caffè; la mora cadde, involontariamente dalla sedia.
    Non poteva crederci, si chiedeva come le era saltato in mente di provarci con lui, e se non avevano fatto niente allora, la cosa era chiara, lei non gli piaceva; si sarebbe messa l'anima in pace, era felice di averlo capito subito, almeno non avrebbe sofferto...facile a dirsi.
    “A che pensi?” domandò il rasta, guardandola negli occhi.
    “A nulla.” rispose lei, abbassando la testa, purtroppo stava già soffrendo.
    Il ragazzo stava per ribattere, ma venne interrotto dallo squillo del cellulare, neanche fece in tempo a rispondere che la voce del fratello gli trillò nelle orecchie: “Tom! Dove cavolo sei?”
    “Da Sam.”
    “E che cazzo ci fa...aspetta, hai detto Sam?”
    “Si.”
    “Che cavolo hai combinato? Razza di maiale, porco, animale da cortile!” lo insultò, urlando.
    “Ma sta calmo, poi ti spiego...”
    “Mi fa male la testa...” piagnucolò il Kaulitz minore.
    “E allora che cazzo ti urli!?”
    “Non lo so...sbrigati a tornare...anzi no...a dopo” e chiuse la chiamata, Tom rimase allibito, aveva sempre saputo che suo fratello avesse qualche deficit mentale, ma non pensava che, con gli anni, il danno sarebbe peggiorato.
    “Era Bill?” domandò Sam, poggiando la mano destra sul collo.
    “Già...” rispose il rasta, con un sospiro; il suo stomaco fece un rumore scabroso ed inevitabilmente la mora scoppiò a ridere, seguita da Tom.
    “Vuoi restare per pranzo?” chiese, titubante.
    “Certo...cioè, si..” rispose il ragazzo, grattandosi la testa.
    “Ok, vado un attimo a cambiarmi e torno.” sorrise lei.
    Aveva cinque minuti per struccarsi, lavarsi e rendersi minimamente presentabile, sembrando naturale. Corse in bagno ed entrò nella doccia, lavò i capelli velocemente, una volta uscita di li, si asciugò, in parte, i lunghi capelli, non voleva perdere tempo, era certa che un'occasione del genere non le sarebbe più capitata; mentre era a testa in giù, e coperta solo dall'asciugamano, la porta del bagno si aprì e la testa del rasta fece capolino, gustandosi quella visione, non disse nulla per non rovinare l'attimo, non parlò perchè aveva tremendamente paura di dire una delle sue solite cazzate, la guardò semplicemente per qualche minuto e poi tornò in salone.
    Odiava essere debole e Sam lo rendeva debole, in qualche modo riusciva a far mostrare, sempre, il lato meno animalesco del ragazzo, e lui non voleva. Non voleva per tanti motivi, ma soprattutto non poteva, perchè si doveva sempre far vedere forte, perchè Lui aveva bisogno di una spalla su cui piangere non un compagno di lacrime, per Lui, l'unica persona che lo capisse sul serio, e che sapeva perchè, Tom Kaulitz era lo stronzo.
    “Eccomi.” disse Sam, tornando in cucina, con un sorriso.
    “Posso usare il bagno?” domandò il chitarrista.
    “Certo...Vuoi una maglietta pulita?” chiese.
    “Ne hai una larga?”
    “Non credo, però, se per te non è un problema ne ho una di Rob, da qualche parte.” rispose lei, sorridendo e Tom, come poteva negare qualcosa ad un simile angelo.
    “Ad una sola condizione.”sentenziò il rasta, “Laviamo la mia, così dopo pranzo sarà asciutta e me ne vado come sono tornato.”
    “Affare fatto, tu vai in bagno, io cerco la maglia.”

    “Oh mio dio, che pranzo.” sbuffò Tom, stravaccandosi sul divano, amava il cibo italiano e Sam era una maestra nel cucinare la pasta.
    “Pranzo? Sono le tre di pomeriggio e tu hai mangiato come un porco.”
    “Ma non è colpa mia se, tu sei una fata nel cucinare.” rispose il rasta, facendo arrossire la ragazza.
    Durante il pranzo fu molto difficile, per Sam, non fissare i pettorali del chitarrista; la maglia che gli aveva prestato era molto attillata, non solo, ma metteva in risalto il fisico snello e gli addominali del rasta, così, più di tre volte, la mora dovette concentrarsi e guardare un punto fisso della stanza, per non cadere in tentazione e sbattere il ragazzo contro il muro.
    “Io sarò anche una fata, ma tu, Tom Kaulitz, sei un maiale!” rise lei.
    “Porco.” precisò lui, ridendo a sua volta.
    “Andiamo a vedere se la maglietta si è asciugata.” disse lei, alzandosi, ma il rasta la bloccò per un braccio: “Mi stai cacciando di casa?” domandò inarcando un sopraciglio.
    “Può darsi.” rispose lei, serafica.
    Tom non rispose, la tirò a se ed iniziò a farle il solletico, sperando che lo soffrisse e, per una volta, la fortuna era dalla sua parte; la mora, però, era abbastanza veloce e scappò dalla morsa del rasta, ridendo e correndo in bagno.
    “Tieni, è asciutta!” disse Sam, tirando la maglietta in faccia al rasta, lui sorrise beffardo e si tolse quella che portava, la mora, fortunatamente, era poggiata al muro, perchè a quella visione le sue gambe vacillarono. Vedendo quella reazione sul volto del rasta apparve un sorrisetto: “Che c'è, Samantha, ti metto in imbarazzo?” domandò, sarcastico, adorava metterla in difficoltà e prenderla in giro.
    “Figurati...”biascicò la mora, “ne ho visti tanti di ragazzi nudi.” continuò, pensando in seguito alle sue parole, “cioè, non che io vedo gente nuda ogni giorno, però sai, con il mio lavoro...” s'interruppe, vedendo che Tom tratteneva a stento le risate.
    “Vaffanculo, stronzo!” urlò cercando di dargli uno schiaffo sul braccio.
    “No, porco.” la corresse il ragazzo, ridendo e facendo ridere anche Sam, che cercò subito, con scarsi risultati, di assumere un'espressione seria.
    “Sarà meglio che vada.” disse poi Tom, porgendole la maglietta di Rob.
    “Ok...di a tuo fratello che ci sentiamo tra un paio di giorni.” gli disse la mora, accompagnandolo alla porta.
    “Va bene...” rispose, sulla porta
    “Ehm...ci vediamo....” sorrise Sam, indecisa su che tipo di saluto dovesse fare;
    “Ciao bionda.” la salutò, sorridendo, il chitarrista, prima di uscire dall'appartamento e lasciare la mora sulla porta; lei si portò la maglia che aveva in mano e la odorò, non l'avrebbe mai più lavata, sapeva di Lui. Aveva rinunciato a lasciarlo perdere dal pranzo, oramai lei era cotta, e per quanto non lo volesse accettare, non poteva fare a meno di Tom, delle sue battute, della sua voce, dei suoi sorridi e dei suoi occhi.
    “Bill...sto tornando a casa, tra dieci giorni mi pagherai una cena con i fiocchi.” disse il rasta prima di chiudere il telefono. Tutto ciò era maledettamente sbagliato, lo sapeva, e, per quanto soffrisse a far del male a Sam, non poteva far vincere la scommessa al fratello.

    “Ti sembra questa l'ora di tornare?!” domandò Georg, cercando di essere il più serio possibile, ma quella maschera proprio non gli s'addiceva e in meno di qualche secondo sul suo volto spuntò un sorriso: “Com'è andata?” chiese.
    “Amico, qualche giorno e sarà mia.” rispose il chitarrista, togliendosi la felpa.
    “Cioè, non te la sei portata a letto? E che avete fatto questa notte?” il bassista scoppiò a ridere, il suo amico stava perdendo colpi; la sua risata non garbò a Tom, che cercò una balla plausibile: “Avanti hobbit, lo sai che non mi piace fare tutto da solo, e lei era troppo ubriaca ieri sera, c'è scappato qualche bacio, ma niente di spinto, però sta tranquillo, io faccio sempre centro.” inventò, il che non era del tutto falso, ma non era neanche vero, soltanto che Tom non voleva concedere quella soddisfazione all'amico, era un tipo orgoglioso lui, ma il bassista, d'altro canto, non era stupido e aveva notato qualcosa di strano in Tom, quando c'era quella ragazza nei paraggi.
    “Ora vado a riposarmi, stammi bene hobbit.” disse poi, serafico, mentre saliva le scale.
    Mancavano meno di due metri al raggiungimento della sua porta, ma una strana forza mistica lo trascinò in una stanza e lo mise con le spalle al muro: quella forza mistica aveva il nome id Bill Kaulitz.
    “Ora mi dici, esattamente, e senza cazzate, cos'è successo.”
    “Ma che sei scemo? Mi hai fatto prendere un colpo.” sospirò il rasta.
    “Parla!” lo incitò il fratello.
    “Non ho niente da dirti Bill, solo che la sto facendo cuocere lentamente.” rispose Tom, con un sospiro, quando parlava di Sam in quel modo si sarebbe volentieri tagliato la lingua.
    “Tom! Non la far soffrire...”
    “Bill, hai iniziato tu la scommessa.”
    “Non è vero! Sei tu che hai detto di scommettere una cena..”
    “Ma tu hai accettato!” urlò il rasta, spazientito.
    “Non, non me ne frega niente, la scommessa è annullata.” rispose Bill.
    “No.” si rifiutò il Kaulitz maggiore.
    “Ti pago la cena, ma non far soffrire Sam!”
    “Ma che cazzo ha di speciale questa Sam per te?! Eh, dimmelo cazzo!” urlò di nuovo Tom, un po' geloso di tutte quelle apprensioni che Bill aveva riguardo la mora.
    “Nulla Tom, non ha nulla di speciale, ma mi ci sto affezionando, e non voglio perdere un'amica per i cazzi tuoi, e poi, lei mi deve confezionare dei vestiti, se tu la farai soffrire potrebbe anche smetterla.”
    “Ah, allora è così, è per i vestiti, Bill, io sarò uno stronzo, ma tu sei un egoista!” disse Tom, prima di uscire dalla stanza e sbattere la porta.
    “Ma che diavolo succede qui?” chiese Isabella, uscendo dalla camera di Gustav, il suo ragazzo.
    “Succede che Bill è un emerito coglione e tra i due è peggio lui!” rispose il rasta, sbattendosi la porta della sua stanza alle spalle.
    La ragazza era abituata a scenate simili, da quando stava con Gustav ne erano successe veramente di tutti i colori in quella casa, piatti volanti, cuscini rotti, pareti insonorizzate e chi più ne ha più ne metta, ed in tutti questi casini a lei era sempre toccata la parte di buon samaritana, perchè era l'unica che riusciva a ragionare con Tom incazzato e con Bill isterico.
    “Tom!” disse facendo irruzione nella camera del rasta, “cosa succede ora?” chiese poi.
    “Mio fratello è un egoista di merda!” iniziò il rasta, poi raccontò tutta la faccenda all'amica, omettendo alcuni, piccoli e, a suo parere, insignificanti, particolari, ma Isabella, oramai lo conosceva bene.
    “Per cui ti piace...” sentenziò con una mano sul mento.
    “No!”
    “Allora, ti fai scrupoli a fartela, dai a tuo fratello dell'egoista e sei geloso di lui, Tom, a casa mia questo vuol dire che ti piace.”
    “A casa tua si sbagliano.” rispose acido il rasta, voltandosi dall'altra parte.
    “Allora Kaulitz, quando capirai ciò che vuoi, me lo fai sapere eh.” disse Isa, alzandosi e uscendo dalla porta, Tom doveva stare solo.
    “Allora?” chiese Gustav, sdraiato sul letto.
    “Niente, è partito.” rispose la ragazza, gettandosi, letteralmente, sul batterista.
    “Lascia stare, credo sia cerebralmente andato.. ma noi dov'eravamo rimasti?” domandò alzando un sopracciglio.
    “Rinfrescami le idee.” rise la ragazza.

    “Lo sai che lo devi chiamare vero?” disse Rob, sospirando.
    “Si lo so.” rispose Sam, sorseggiando il suo caffè.
    Era trascorsa quasi una settimana, quel venerdì e quel sabato i due non avrebbero lavorato, così si godevano i flebili raggi del sole seduti ad una caffetteria, in centro.
    “E allora fallo.”
    “Non ora Rob...”
    “Ma perchè?” domandò il ragazzo.
    “Per tanti motivi...se dovrebbe rispondere il fratello? Se ci diamo un appuntamento e viene anche il fratello? Se...”
    “Basta Sam! C'è solo un modo per sapere cosa accadrà, lo devi chiamare.” spiegò Rob, allungandole il cellulare sul tavolo. La ragazza sospirò, sapeva che ribattere contro il suo amico era una perdita di tempo, così cercò il numero di Bill e, con un sospiro, lo chiamò.
    “Non risponde.” disse subito, ma lo sguardo di fuoco dell'amico le impedì di riattaccare.
    “Sam!”
    “Ciao Bill, scusa se mi faccio sentire solo oggi.”
    “Tranquilla.” sospirò il ragazzo.
    “Senti, io sono in centro, se vuoi possiamo andare a vedere le stoffe, c'è anche Rob con me.” propose la ragazza, ed il suo amico, davanti a lei, esultò.
    “La mia macchina è rotta, però Tom deve uscire, ci faremo scarrozzare da lui.”
    “Tom...ehm...noi anche abbiamo la macchina.” disse, rabbrividendo all'idea di rivederlo.
    “Ma noi possiamo sono insieme sai, le fans.” rispose il moro, con una punta di delusione nella voce.
    “Ah, è vero...Allora, vi aspettiamo da 'Hanson', siamo qui.”
    “Ok, mezz'ora e arriviamo.”
    “Arrivano tra mezz'ora.” disse la mora, telegrafa.
    “Chi?” domandò Rob, ma l'occhiataccia dell'amica fu più che eloquente.
    E mezz'ora passa in fretta, il tempo, quando aspetti qualcosa di indesiderato sembra mettere il turbo, e non importa quanto eviti di pensarci, un ricordo ti riporta sempre li, e Sam sudava a freddo, era pallida, aveva un buco allo stomaco, e Rob si preoccupava, ma più di rassicurarla non poteva far nulla, lui non era la cura a tutto questo.
    Una macchina di enorme cilindrata di fermò dall'altro lato della caffetteria, inizialmente Sam e Rob non ci fecero caso, ma quando arrivò un messaggio alla mora, si alzarono e salirono su questa; il suo interno non era vuoto, Tom occupava il posto del guidatore, al suo fianco una ragazza con lunghi capelli rossi gli teneva la mano, Bill sedeva dietro, il suo sguardo era cupo.
    “Ciao Bill.” disse Sam, dando un bacio all'amico, poi con un sospiro salutò Tom.
    “Dove dobbiamo andare?” chiese freddo il rasta.
    “Vicino lo zoo.” rispose Sam, il rasta partì a tutta velocità.
    “Piacere, io sono Jessica.” si presentò la rossa, Samantha rispose, cercando di essere il più cordiale possibile.
    “Com'è andata la settimana?” domandò Rob.
    “Bene, la vostra?” chiese Bill.
    “Benissimo...”
    “Come mai oggi niente lavoro?”
    “Ci hanno dato due giorni liberi, meglio così.” rispose la mora, guardando Tom e la ragazza baciarsi ad un semaforo; la sua mano, strinse quella di Rob.
    “Che lavoro fate?” chiese la rossa.
    “Realizzano vestiti.” rispose Tom, guardando Sam dallo specchietto.
    “Oh mio dio, un giorno dobbiamo uscire assieme, e mi farai vedere le tue creazioni!” disse Jessica, Sam sorrise, poi guardò Bill, lo conosceva da poco, ma aveva capito che tipo era, e quel silenzio nascondeva qualcosa.
    Quando arrivarono alla fabbrica di tessuti scesero tutti dalla macchina, Tom aveva insistito per rimanere in macchina, ma Jessica lo costrinse, mentre gli occhi di Sam lo convinsero.
    “Bill, cosa c'è?” chiese la mora, al vocalist, che camminava per conto suo.
    “Nulla.” rispose lui, telegrafo.
    “Non dire cavolate.”
    “Sul serio Sam, un piccolo screzio con Tom, ma si sistema tutto.” disse il ragazza, sorridendo, “mio dio, quante stoffe!” esclamò poi.
    La ragazza rise, diressero tutti verso un grande scaffale, tranne Tom e Jessica, che iniziarono a girare a zonzo per cavoli loro; quella rossa gli aveva fatto venire il mal di testa, ma al letto era una bomba, e per questo si meritava il premio di uscire con lui, almeno una volta, alla luce del sole. Sam si allontanò dal gruppo, amava girare li dentro, tutti quei metri di stoffa, quei colori, quelle qualità, si sentiva come in paradiso, ma, svoltando l'angolo, piombò, in un attimo, all'inferno. Tom Kaulitz stava davanti a lei, e Jessica era avvinghiata a li; la mora rimase interdetta per qualche istante, poi girò i tacchi e corse il più velocemente da Bill e Rob, perdendosi però tra le stoffe.
    Le lacrime iniziavano a scendere, e si chiedeva perchè, Tom per lei non era nulla, lei si era fatta solo mille sogni in testa e lui, in un attimo, aveva distrutto tutto. Prese il cellulare e cercò il numero che gli serviva, poi spinse il tasto verde e chiamò.
    “Sam?”
    “Ciao Pete, hai da fare?” domandò lei, veloce.
    “No, sto prendendo un caffè.” rispose lui.
    “Puoi venirmi a prendere? Sono dal fornitore di stoffe; sono venuta con i mezzi e non ho voglia di riprenderli per tornare; magari poi puoi pranzare da me.” disse, con la voce più sensuale che riusciva a fare.
    “Si certo, dieci minuti e sono li.” disse il biondo, prima di staccare. Qualcuno, a qualche metro di distanza aveva sentito tutto, Tom Kaulitz, l'aveva vista correre via e, liberatosi di Jessica, l'aveva seguita, non avendo, però, il coraggio di fermarla, ed ora, la stava perdendo, il rasta ne era certo, stava perdendo quei due occhi azzurro mare, e la colpa era soltanto la sua e del suo orgoglio.
    Sam mandò un messaggio a Rob:
    Io me ne vado, non ti preoccupare, di a Bill di scegliere tutto e consiglialo tu, mi fido di te. Fatti riportare da loro, mi dispiace. Ti voglio bene.
    Si asciugò le lacrime e, a testa alta, si diresse verso l'uscita;in tutti questi anni non aveva permesso a nessun ragazzo di infliggerle il minimo dolore, Tom Kaulitz non sarebbe stato il primo.
    Forse.

    Continua...
     
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  7. •Sheeb
     
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    Alla faccia del presto!**
    evviva!!!XD
    Ok basta ho deciso definitivamente!
    Rob è un grande e io lo amo!XD
    forza Tom..fatti avantii**
    posta prestooo!
     
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  8. *°Nicky°*
     
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    CITAZIONE
    Razza di maiale, porco, animale da cortile

    Quanta finezza Bill, complimenti XD
    Comunque, tu non puoi finire un capitolo così, non puoi!
    Sam, nopn deve assolutamente stare con Pete (anche se è un gran pezzo d'uomoXD)
    Tom, a volte mi fa salatare i nervi...ma quanto è stupido?

    Posta presto...^^
     
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  9. •Sheeb
     
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    Si in effetti bill ha avuto un linguaggio super delicato!XD
     
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  10. .Jada.
     
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    CITAZIONE
    Tom, a volte mi fa salatare i nervi...ma quanto è stupido?

    E più tempo passa più sarà peggio ._.
     
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  11. *°Nicky°*
     
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    Ed è per questo motivo che necessito di leggere il prossimo capitolo XD

    SPOILER (click to view)
    Giuro che se Tom non mette la testa a posto, chiedo alla vampira della mia ff di ucciderlo! XD
     
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  12. .Jada.
     
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    Allora, non aspettatevi grandissime così, il bello viene nel prossimo capitolo, ma qui inizia a delinearsi un pò la storia.
    Ah, prima che mi dimentichi, ho una brutta notizia per voi, durante il periodo che separa il capitolo 4 al capitolo 5, Sam e Pete si sono messi assieme; ve lo dico, almeno capirete meglio ciò che è scritto.
    Prima di mettere il capitolo vi lascio una foto di Sam e del suo abbigliamento durante il capitolo, tanto per darvi un idea.
    image

    Basta ciarlare, ecco il capitolo numero cinque, il cui titolo, in italiano significa "treno".

    Capitolo 6
    Zug



    Il tappeto rosso sembrava essere infinito; si estendeva per metri e metri davanti i ragazzi, i flash erano accecanti, ma gli occhi dei quattro vi erano abituati, sorridevano sornioni e rispondevano alle domande dei giornalisti, tutti tranne uno. Tom Kaulitz, o meglio, il suo cervello, era rimasto nella limousine nera, con Rob, Isabella e Samantha. Quando aveva visto Sam uscire di casa aveva ringraziato il cielo di trovarsi seduto: era a dir poco divina. Il vestito bianco, sicuramente una sua creazione, le arrivava sopra le ginocchia, delle scarpe d’orate le davano qualche centimetro d’altezza in più, i capelli neri erano lisci, ma terminavano con degli enormi boccoli sulle punte; un laccetto marrone ed oro le fasciava la testa.
    “Tom sorridi.” Gli disse Georg, a denti stretti, dandogli una gomitata. Il rasta sospirò, abbozzando un finto sorriso; era fottutamente convinto che più avrebbe sorriso, più si sarebbero sbrigati e lui avrebbe potuto specchiarsi, nuovamente, nell’azzurro mare degli occhi di Sam. Purtroppo le interviste continuarono per più di un ora, i Tokio Hotel non potevano fare più di mezzo passo senza essere bloccati da qualche giornalista ; quando arrivarono in sala i cinque sospirarono all’unisono , erano sani e salvi.
    “Ce l’avete fatta!” sospirò Isabella, facendo sedere Gustav affianco a lei.
    “Non è colpa mia se sono quello più ricercato!” rispose Tom, guardando Sam e gonfiando il petto. La mora non lo stava neanche a sentire,era rimasta ammaliata da tutto ciò che la circondava, i cocktail, i vestiti, le luci, tutto era lussuoso e scintillante, sembrava qualcosa di ultraterreno; la sera prima Pete glielo aveva detto, ma trovarsi li faceva un altro effetto.
    “Oddio Sam, ti rendi conto?! Siamo ai Comet, seduti al tavolo dei Tokio Hotel!”
    “Evviva!” esclamò la mora, con poco entusiasmo.
    “La prendo come un offesa eh!” le disse Georg, sorridendole; Sam nei giorni precedenti era arrivata alla conclusione che il bassista avesse qualche potere, il suo sorriso l’ammaliava, riusciva a farle dimenticare tutti i brutti pensieri.
    “Oh beh, Rob, quando te l’hanno detto sei caduto dalle scale!” rise Isabella.
    “Bill Kaulitz!” esclamò Sam, guardando in cagnesco il vocalist, che era sbiancato, “dov’è il video che ti avevo chiesto?” domandò la ragazza, accigliandosi.
    “Che video?” chiese Rob.
    “Quello che ti hanno fatto mentre ti dicevano che saresti venuto ai Comet...scusa tesoro, ero curiosa.” Sorrise la mora.
    “Ce l’ha Tom sul cellulare … avanti mostraglielo!” rispose il moro, alzando le mani, “il video.” Si affrettò a specificare, con quell’animale di suo fratello non si poteva mai sapere.
    Sam si alzò e andò seduta vicino il rasta, il battito del suo cuore era più veloce del dovuto, il ragazzo si leccò il piercing, estraendo il cellulare dalla tasca; sbagliò file circa cinque volte, il profumo di Sam lo mandava ai pazzi.
    “Eccolo!” sospirò, beccando il video giusto; la mora si sporse per vedere meglio e, involontariamente, mise la mano sulla gamba del rasta, per sorreggersi. Il ragazzo deglutì, sgranando gli occhi, incrociò davanti a se lo sguardo curioso di suo fratello, la risata cristallina di Sam lo riportò alla realtà.
    “Ah ah ah, che mi sono persa!” rise lei.
    “Io te l’avevo detto di venire!” sbuffò Bill, muovendo in aria la mano destra.
    “Si da il caso che stavo lavorando per te!” rispose la mora, stizzita, poi si tirò su, togliendo la mando dalla gamba di Tom e cercando di sorridere senza arrossire. Proprio come in un film, mentre lei si stava alzando le luci si spensero all’improvviso.
    “Un minuto alla diretta.” Disse una voce metallica, costringendo così la mora a sedersi nuovamente affianco al chitarrista.
    Tom si girò, cercando la mora nel buio, sentiva il suo profumo a pochi centimetri da lui, combatteva contro il forte istinto di baciarla, ma riuscì a controllarsi, chiudendo gli occhi e immaginandosi Georg nudo. Quello che il rasta non sapeva era che qualcun altro, seduto affianco a lui,combatteva contro i suoi stessi istinti, contro le sue stesse voglie; solo che, invece di immaginarsi il bassista nudo, Sam si mordeva il labbro inferiore, fino a farlo sanguinare.
    “Ma quanto ci vuole?” sbuffò Gustav.
    La risposta gli venne data dalla stessa voce metallica che aveva parlato qualche attimo prima: “Ci scusiamo per l’inconveniente, ma a causa di problemi all’impianto d’illuminazione la diretta verrà posticipata di qualche minuto.”
    “Cioè?” domandò Bill, sgranando gli occhi al buio.
    “Cioè non hanno pagato la bolletta della luce.” Cercò di sdrammatizzare Georg.
    “Merda!” esclamò Sam.
    “Paura del buio Hale?” le domandò Tom.
    “No, devo solo fare la pipì...” rispose lei, portandosi i capelli tutti sul lato destro del collo e facendo inebriare, ancora di più Tom del suo profumo.
    “Ragazzi, dov’è il bagno?” chiese poi la mora, alzandosi.
    “Tom accompagnala.” Consigliò Georg, sfruttando l’assenza di luce.
    “No tranquilli, basta che mi dite dov’è...” ribadì la ragazza, ma inciampò sui stessi piedi.
    “Tom, accompagnala.” Sbuffò Bill, passandosi una mano sul collo imperlato di sudore.

    “Sia lodato chi ha inventato il bagno!” sospirò Sam, sulla porta.
    “Fatta tutta?” chiese Tom, sorridendo. La mora annuì, il rasta davanti a lei si leccò il piercing, facendole mancare il respiro, si trovavano a meno di due passi.
    “Credo sia meglio tornare dentro...”mormorò lei, rompendo l’imbarazzante silenzio che si era creato.
    “Già.” rispose il ragazzo, poi si incamminò verso la sala, con la sua solita andatura lenta.
    Una volta arrivati, però, i cameraman non li fecero entrare, gli dissero che erano in onda e che, per cui, loro dovevano aspettare l’intervallo, sperando che durante la loro assenza i ragazzi non vincessero nessun premio, sarebbe stato difficile da spiegare la momentanea sparizione del chitarrista; per cui, Sam e Tom, dovettero fermarsi dietro delle pesanti tende i velluto rosse. Il rasta si trovava alle spalle della ragazza, i loro corpi erano attaccati, a causa del poco spazio; Sam sentiva il caldo respiro di Tom sul collo, le solleticava i sensi, e sospirò quando le mani di lui si posero sui suoi fianchi, dolcemente. Tom percepiva una specie di formicolio all’altezza del basso ventre, sapeva il significato e, per quanto di sforzasse, non riusciva a togliere le mani dai fianchi della mora, anzi si avvicinò di più: era stanco di combattere. Lentamente avvicinò le labbra al suo collo, pronto a baciarlo, ad assaporare quella pelle diafana; riuscì a sfiorarla con la punta del naso, ma le labbra non vi arrivarono mai, perché i cameraman li fecero rientrare in sala, visto l’invio della pubblicità.
    “Tutto bene?” domandò Rob, vedendo Sam abbastanza accaldata.
    “Si, benissimo.” Rispose cercando di sorridere, ma Rob era molto, molto, molto sospettoso e gli occhi della sua amica non gliela raccontavano giusta.
    “Abbiamo vinto qualcosa?” chiese Tom, sorseggiando un po’ d’acqua.
    “No, non eravamo in nessuna categoria, per tua fortuna.” Gli rispose il fratello, con uno sguardo d’ammonizione.
    “Sam, ma hai caldo?” domandò Gustav vedendo la ragazza rossa in viso.
    “No...”rispose lei, arrossendo, se è possibile, ancor’ di più; guardò Tom di sottecchi, chiacchierava beato con Georg, forse il suo naso che le sfiorava il collo se l’era immaginato, se così fosse, avrebbe dovuto cercarsi una psicologa, ma una brava.
    “Mi dici cos’è successo?”
    “Nulla Rob,” rispose inizialmente, poi fece un respiro profondo, “a parte che stava per baciarmi, credo.” aggiunse poi, con nonchalance; per poco Rob non si strozzò con la sua stessa saliva, una bella morte in diretta sarebbe stata di grande effetto.
    “Lui cosa?” le chiese sotto voce, ricomponendosi.
    “Non lo so Rob, credo che ci stava provando, non ne sono sicura; eravamo tutti appiccicati, magari si stava stiracchiando...”
    “Si tesoro, ed io sono etero.” La bloccò Rob, facendola ridere. Adorava le mille pippe mentali che si faceva Sam quando un ragazzo le piaceva; perché si, la mora era cotta di Tom Kaulitz, si trovava ancora nella fase della negazione però.
    “Ammesso e non concesso che tu abbia ragione e che lui si stava solo stiracchiando,” iniziò Rob, ridendo delle sue stesse parole, “tu, come ti sei sentita?”
    “Ehm...credo che... beh, avevo un principio d’infarto.”ammise lei, con un sospiro, con Rob era impossibile mentire.

    La serata si concluse bene, i ragazzi avevano vinto due premi su tre nomination e si ritenevano molto soddisfatti. La limousine li stava portando all’after show party, Georg non vedeva l’ora di rivedere una ragazza che aveva conosciuto durante lo spettacolo, Bill e Rob parlavano di una borsa di Prada, Gustav ed Isabella discutevano di un eventuale cambio di colore delle mura della stanza del batterista; Sam e Tom erano assenti, entrambi persi nei meandri della propria mente, inconsapevoli, però, di trovarsi uno nei pensieri dell’altra.
    “Visto, la maglietta ha fatto scena.” Disse Bill, rivolgendosi a Sam, la mora sorrise sorniona, era fiera delle sue creazioni, sembravano fatte apposta per essere indossate dal vocalist.
    “Del vestito che ne pensi?” chiese la mora, tanto per parlare.
    “Ovviamente lo adoro; poi le scarpe...”rispose il moro, battendo le mani. Delle volte Sam si chiedeva quanto Bill fosse realmente etero, visto che i suoi atteggiamenti, spesso, erano simili a quelli di Rob; rise tra se, immaginandoseli insieme, come coppia gay.
    “Neanche ha bevuto e già ride.” Constatò Tom, scuotendo la testa con un sorriso.
    “Guarda che io l’alcool lo reggo!” esclamò Sam, indispettita.
    “A me non sembra, viste le proposte dell’ultima volta.” Rispose il rasta, leccandosi il piercing.
    “Mi sembra che quelle proposte non sono state di tuo gradimento, Tom.”
    “Le ho respinte solo per rispetto, Sam.”
    “Si, certo.”
    “Sta pur certa che la prossima volta...”lasciò intendere, leccandosi di nuove le palline metalliche che aveva sul labbro inferiore.
    “Se ci sarà una prossima volta...Il treno è già passato.” Cantilenò, alzando il dito medio con molta classe.
    Nella macchina tutto tacque per qualche secondo, poi i ragazzi scoppiarono a ridere, congratulandosi con la mora e sfottendo Tom, solo Bill lo guardava in silenzio, negli occhi, era fiero di lui,per una volta aveva ragionato con il cuore, non con quello che ha in mezzo alle gambe.
    “Pete, ciao!” rispose Sam al telefono, facendo segno ai ragazzi di abbassare il volume della voce.
    “Tutto bene?” le chiese il biondino..
    “Si, tutto alla grande..avevi ragione tu ieri sera, è bellissimo.”
    “Ho visto l’inizio, poi sono uscito; al tavolo ho visto Rob, però non c’eravate ne tu, ne lo scopettone.”
    “Ah no? Strano che tu non mi abbia visto...ero vicino alla ragazza di Gustav, tra lei e lo scopettone.” Rispose guardando Tom.
    “Ora dove siete diretti?”
    “Stiamo andando ad Amburgo, al party....hanno preso un locale fighissimo, tutto di ghiaccio...”
    “L’IndoChina?”
    “Si, quello; i ragazzi dicono che è bellissimo.”
    “Capito, dai piccola, ti lascio.” Le disse Pete, con fin troppa dolcezza.
    “Ok, a domani, un bacio.” Rispose la mora, poi riagganciò, godendosi gli ultimi minuti di viaggio. Tom la guardava e lei guardava lui, provocandolo con lo sguardo, dimenticandosi di essere fidanzata.
    Arrivati all’IndoChina scesero tutti assieme, i paparazzi non erano ancora arrivati.
    “Di nuovo qui.” Sospirò Bill, ricordando la festa di qualche anno fa.
    “Ma non è strano come posto? Cioè, voglio dire, hai detto che si balla, ma saremo tutti coperti con i cappotti eccetera...”
    “No Sam, c’è la sala di ghiaccio, sotto, ma poi sopra ci sono altre sale, tra cui la discoteca...” il vocalist le strizzò l’occhio, sapeva quanto Sam adorasse ballare.
    “Meno male.” Sospirò lei, rallentando il passo e togliendosi il laccio dalla testa, lasciando i capelli liberi.
    Tom, che era rimasto leggermente indietro, aumentò il passo e si avvicinò alla mora, portò la bocca vicino al suo orecchio e le sussurrò: “Mi riprenderò il mio treno, stanne certa...” le diede un leggero bacio sul lobo e poi raggiunse il fratello; Sam scosse la testa, per riprendersi, poi velocizzò il passo, raggiungendo gli altri che erano già entrati.
    Quella sera sarebbe successo qualcosa, se lo sentivano tutti, ognuno di loro percepiva sulla propria pelle la brezza del cambiamento, ogni tassello di quel piccolo puzzle sarebbe andato al suo posto, nel bene, o nel male...

    Continua...
     
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  13. *°Nicky°*
     
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    Sono la prima a commentare *_*

    Questo è un capitolo fantastico ed essenziale ;)

    CITAZIONE
    “Ehm...credo che... beh, avevo un principio d’infarto.”

    Eh Sam...a chi non verrebbe un infarto? XD

    Mi raccomando...continua presto, sono proprio curiosa di sapere cosa accadrà...
     
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  14. .Jada.
     
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    CITAZIONE
    Questo è un capitolo fantastico ed essenziale ;)

    Hai capito tutto tu ;)
     
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  15. •Sheeb
     
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    Bellissimo capitolo..
    e io amo sempre di più Rob, lo voglio!XD
    U.U
    bellissimooo!!
    posta prestissimo!!**
     
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129 replies since 22/9/2009, 13:18   2599 views
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