Solo un'ultima alba

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  1. Baby_Roby
     
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    Dunque...questa è la prima fan fiction che posto sul forum,e vi avviso da subito che è piuttosto complessa,non è la solita storiellina tutta rose e fiori,perchè io amo le storie che sanno di vita vera e detesto tutto ciò che è troppo "perfetto".
    Ho cominciato a scrivere questa cosina molto tempo fa,perciò potrete notare alcuni "anacronismi",chiamiamoli così,e noterete anche che non viene menzionato il cambiamento di look dei gemelli. Inoltre,lo sviluppo di questa storia dipenderà dalla mia disponibilità e soprattutto dalla mia ispirazione,perciò può anche darsi che di punto in bianco io interrompa la narrazione.
    Questa è una storia che,seppure parli di personaggi "di fantasia",parla di sentimenti reali,cose che può capitare di dover fronteggiare di dover vivere. E' una storia che inizia con l'amore e finisce con l'amore,seppure attraverso molti cambiamenti,molte sofferenze,molte battaglie.
    Detto questo,se avete voglia...enjoy it!



    SPOILER (click to view)
    Scusate per il grassetto,volevo solo distaccare le mie parole dalla FF ^^


    E il settimo giorno, il sole sorse e tramontò per l’ultima volta.


    L’aveva sentito. Aveva sentito la catastrofe che si avvicinava. Non era paranoia, non era suggestione. Lei sapeva che qualcosa stava succedendo.


    “Pausa, finalmente, e molliamo tutto! L’America, i concerti, le interviste, la villa nuova, tutto quanto.”
    “Allora tornate in Germania?”
    “Per un po’ sì, e ti voglio vedere.”
    “Quando?”
    “Subito! Mi manchi...” uno dei rari momenti di tenerezza, non scherzava una volta tanto.
    “Mi manchi anche tu...”
    “Tu fai le valigie, ci rilassiamo un paio di giorni e poi ci raggiungi. Mi occuperò io di tutto.”
    “Ce la faccio a organizzarmi un viaggio, Tom, detesto che tu debba sempre…”
    “Niente storie, ne abbiamo già parlato. E’ colpa mia se tu sei sempre costretta a far su e giù per l’Europa, il minimo che posso fare è pagarti il viaggio. Manderò qualcuno a prenderti in aeroporto.”
    “Sei...sei odioso!”
    “E tu una mocciosa!” di nuovo beffardo. Era così che la chiamava spesso: mocciosa, bambina, piccola. Giocava a fare l’uomo, ma in realtà lui era ancora più infantile di lei. “Ma sei la mia mocciosa. E ti voglio vedere.”
    “D’accordo...” si arrese lei
    “Ora devo andare, mi faccio sentire io, ok?”
    “Va bene.”
    “Ehi?”
    “Sì...”
    “Ti voglio bene, bimba.”
    La sua voce era calda e affettuosa, ben poche persone avevano avuto il privilegio di sentirla in quel modo. Al sol sentire quelle parole, Eva sentì che i suoi battiti acceleravano di parecchio.
    “Ti voglio bene anch’io...”
    In realtà lo amava. Lo amava troppo. Lo amava al punto da stravolgere la sua vita ogni volta che lui glielo chiedeva - o anche senza che lui dovesse farlo -, mollando università, amici, famiglia, tutto quanto per raggiungerlo anche in capo al mondo. Quel “ti voglio bene” era ogni volta peggio, una lama che affondava sempre di più nel petto, perché avrebbe avuto voglia di urlargli “io ti amo!”. Ma Tom non era pronto, e lei avrebbe aspettato, proprio perché lo amava.
    Adesso il bellissimo chitarrista aveva vent’anni e mancavano solo pochi mesi al suo prossimo compleanno. Se possibile, crescendo era diventato ancora più affascinante, e gli occhi furbi da ragazzaccio che avevano fatto impazzire le fan di tutto il mondo, ora avevano lasciato il posto a uno sguardo più serio e penetrante, infinitamente più accattivante. E con l’aspetto, anche il cuore di Tom Kaulitz era cresciuto, cambiato, maturato. Pensare che tutto era nato con un semplice incontro in aeroporto...e poi una scommessa, un gioco. Nessuna intenzione di fare sul serio, nessun progetto a lungo termine. Era solo una scommessa.
    “Dammi tre giorni e me la porto a letto.”
    “Quella ragazza non è come le altre, Tom. Nove su dieci che ti dà buca.”
    “Dico, sei diventato scemo? E’ una nostra fan, e io sono Tom Kaulitz! Nessuna sana di mente mi darebbe buca!” Spaccone, come al solito.
    “Questa volta ti stai sbagliando.”
    “Senti, Bill, lo so che sei invidioso, ma cosa ci posso fare se alle ragazze piaccio più di te! Andiamo, se vuoi dopo di me, puoi provarci tu, può darsi che alla fine ci stia anche con te!”
    “Basta adesso!” Bill aveva sgranato gli occhi “Insomma...sì, ok, portatela a letto, ma…guarda che ragazza. È bellissima. È intelligente, dolce, simpatica, come fai a parlarne in questo modo?”
    Tom aveva fatto una smorfia.
    “Senti, ok, ho esagerato, stavo solo scherzando. Comunque, la scommessa è ancora valida. Questa sera me la porto in camera.”
    “Fai quello che cavolo vuoi.”
    E quella fu la scommessa che cambiò la vita a Tom Kaulitz.


    ***


    Quell’aereo era troppo lento. Il tempo, troppo veloce. Il telefonino, inutile: qualunque numero chiamasse, trovava solo spento o irraggiungibile. Il cuore, impazzito.
    Non è giusto chiamarti così un pomeriggio qualsiasi, e dirti in quattro parole quello che non avresti mai voluto sentire.
    Tom è in coma.
    Ecco il perché di tante cose. Ecco il perché di quel presentimento, ecco il perché del lungo silenzio, l’inutile attesa di uno straccio di telefonata, anche solo per dire “come stai? Che stai facendo?”. Ecco perché ora camminava come sonnambula dopo quella telefonata, in uno stato di incoscienza che somigliava alla morte. Morte dell’anima. Sicuramente la peggiore.
    In cinque minuti aveva buttato abiti e biancheria intima in una valigia, insieme ai soldi e al cellulare.
    “Cosa c’è in quella valigia?”
    “Berretti. E mutande.”

    Il sorriso di Tom galleggiò all’improvviso davanti ai suoi occhi mentre rievocava quella vecchia scenetta, e lei li serrò come se li sentisse bruciare. Doveva farsi forza adesso.
    Era uscita di casa come un fulmine senza dilungarsi in spiegazioni neanche con Giuliana, migliore amica e convivente, che si era offerta di coprire la sua fuga con i suoi genitori. Solo lei sapeva di Tom, e della loro storia.
    Ormai erano diciannove mesi che stavano insieme, dopo altri sei di lunghi tira e molla, incontri fugaci, a volte solo sguardi, senza potersi parlare da vicino. E’ così che nascono gli amori tra una fan e il suo idolo di sempre, per di più, con la sindrome di Peter Pan. Una volta appurato che i metodi da Sex Gott non avrebbero funzionato con Eva, l'atteggiamento di Tom era cambiato, e quando si era reso conto che la situazione stava diventando molto più seria di quanto non sembrasse all’inizio, i suoi approcci si erano fatti più incerti, più teneri, quasi timidi, e questo faceva impazzire lei di gioia. Ogni singolo istante con lui era rimasto registrato nella sua mente, Eva non aveva dimenticato nulla.


    ‘Rispondi, cazzo...’
    Finalmente, segnale di libero, dopo ore di tentativi inutili.
    “Hallo?”
    “Georg...”
    “Eva?”
    Ecco la prima pugnalata. L’accento di Georg era così simile a quello di Tom che per un attimo Eva pensò di sentire la sua voce, quando il suo nome cambiava suono e la ‘e’ iniziale si trasformava dolcemente in qualcosa che somigliava a una ‘i’.
    “Dove sei, Eva?”
    “Sto arrivando da voi.”
    “Perché non hai avvisato, avremmo potuto mandare qualcuno a...”
    “Georg.” Lo interruppe “E’ vivo, vero?”
    Silenzio.
    “Sì. E’ ancora vivo.”
    “...Sarò lì tra un quarto d’ora.”
     
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  2. *°Nicky°*
     
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    Uh...sono la prima a commentare XD
    Anche se oggi sono abbastanza agitata, non posso non scriverti un commento!
    E' davvero un bell'inizio...
    Quando ho letto "Tom è in coma" mi è venuto un colpo!
    Infondo ci avevi avvisate che non era una ff tutta rosa e fiori!
    Comunque...posta presto! :uyu:
     
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  3. Baby_Roby
     
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    CITAZIONE (*°Nicky°* @ 26/10/2009, 18:54)
    Uh...sono la prima a commentare XD
    Anche se oggi sono abbastanza agitata, non posso non scriverti un commento!
    E' davvero un bell'inizio...
    Quando ho letto "Tom è in coma" mi è venuto un colpo!
    Infondo ci avevi avvisate che non era una ff tutta rosa e fiori!
    Comunque...posta presto! :uyu:

    Oh,il primo commento,mi togli un gran peso! :tytu:
    Immaginavo che la reazione sarebbe stata questa,è una cosa che lascia un po' spiazzati! ^^
    Ma ci vuole coraggio,zizi! ù-ù
     
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  4. *°Nicky°*
     
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    CITAZIONE
    Immaginavo che la reazione sarebbe stata questa,è una cosa che lascia un po' spiazzati! ^^

    E beh...immaginavi bene! XD
    Voglio dire...uno non se lo aspetta!
    Ma meglio così...almeno la storia si fa interessante!
     
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    23/07/2011 - 18/08/2011

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    Roby,ho iniziato ha leggere le FF,come inizio mi intriga!
    Tom in coma?? O_O
    Posta....
    Non lasciarmi sulle spine xD
     
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  6. Baby_Roby
     
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    Caaaara,sono contenta che ti piaccia! *_*
     
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  7. SiSiNa95
     
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    e mi lasci cosììììììììììììì noooooooo tu DEVI postareeeeee oddiooooo
     
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  8. Kate ~
     
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    In coma!? O_O Ma che ca**o è successo!?


    Mi piace come scrivi, Roby, non capisco proprio il motivo di tutti i tuoi dubbi sul postarla o meno! Sei brava! ^^
     
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  9. SiSiNa95
     
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    robyyyy posta ti prego sto impazzendo
     
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  10. Baby_Roby
     
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    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE (Kate ~ @ 27/10/2009, 11:19)
    In coma!? O_O Ma che ca**o è successo!?


    Mi piace come scrivi, Roby, non capisco proprio il motivo di tutti i tuoi dubbi sul postarla o meno! Sei brava! ^^

    Non è tanto il modo di scrivere che mi preoccupa,quello può migliorare col tempo...
    Il fatto è che questa FF è tremendamente ostica,me ne rendo conto, e proprio la prima parte,che dovrebbe invogliare alla lettura, è quella più complessa.
    Per me che so come andrà a finire la storia è facile superarla,ma per chi non lo sa...è un po' più complicata la faccenda ^^"

    Nuovo capitolo,grazie a tutte =)




    In realtà siamo solo dei piccoli uomini, allarmisti e timorosi. Di fronte a guai perdiamo il controllo, domandiamo aiuto a tutti quelli che, secondo noi, ne sanno di più e possono risolverli. Cambia in base alle circostanze, possono essere amici, familiari, oppure poliziotti, avvocati, dottori...forse facciamo solo finta di aver fiducia in loro, volgiamo gli occhi a quelle figure luminose con la stessa speranza con cui un bimbo fissa sua madre che si sporge dentro la culla per cantargli una ninna nanna. Siamo creature impotenti, nei momenti di buio tutti quanti, pur negandolo, abbiamo bisogno di una luce a cui aggrapparci. E se un ragazzo ricco e famoso entra in coma, che fare? Via dentro la miglior clinica privata del paese, lui che può. Ma il coma è uguale per tutti, e neppure il più dotto tra i medici lo può guarire...


    “Signorina, dove ha intenzione di andare?”
    Doveva immaginarlo. Una guardia del corpo vestita di nero le puntò contro una mano come per spingerla indietro, ma senza toccarla. Eva prese respiro, pronta alla solita scena.
    “Sono la compagna di Tom Kaulitz, mi chiamo Eva Burgio.” Rispose in inglese.
    Scettico, l’uomo ribatté, adeguandosi alla lingua
    “Lei è la ragazza di Tom Kaulitz e non parla neppure tedesco?” Un sospiro “La prego, non ci faccia perdere tempo. Fra l’altro, non è per Tom Kaulitz che siamo qui.” Mentì: il coma di Tom doveva restare una notizia riservata.
    “Lo so che è in coma, sono la sua ragazza, ripeto. Per piacere, fatemi passare, ho bisogno di vederlo. Io…credevo che qualcuno vi avesse avvisato del mio arrivo.”
    “Adesso basta. Qui non c’è Tom Kaulitz, quindi si volti e torni al piano di sotto.”
    Io devo vedere Tom.” Lo sillabò lentamente, pronta ad esplodere.
    “Signorina, la prego.” All’improvviso quell'uomo la agguantò per un braccio, pronto a scortarla fuori, e Eva perse il controllo.
    “Georg! Bill! Tom!” nell'impeto del momento urlò anche il suo nome. Ci aveva sperato per un attimo, vederlo comparire lì sul corridoio e liberarla dalla presa di quel gigante, stizzito per l’equivoco, e poi, pronto a riabbracciarla dopo tanto tempo...
    Georg!
    “Joannes.”
    All’improvviso una voce bassa e profonda risuonò tra le pareti del corridoio, e Georg Listing si avvicinò a passo svelto verso il gruppetto, tendendo un braccio in avanti. Per un attimo non la guardò neanche negli occhi, si rivolse direttamente ai gorilla chiedendo che la facessero passare con tono imperioso, o almeno così Eva poté intuire: non aveva mai imparato il tedesco. Dopo questo, lui si volse verso di lei e la strinse forte in un abbraccio.
    “Mi dispiace per l’equivoco.” Disse quando poterono guardarsi negli occhi.
    “Portami da lui, ti prego.”
    Georg ebbe un istante di esitazione
    “Sì...non sono sicura che ti facciano entrare, però.”
    “Come sarebbe a dire che non mi faranno entrare?”
    “E’ un momento difficile...”
    Tenendola per mano, Georg la condusse attraverso il labirinto di corridoi fino a portarla lì dove gli altri. Tutti quanti. Gustav, David Jost, Andreas, Gordon, Simone...c’era anche il padre di Tom. La somiglianza tra i due era notevole, lui era un omone dalla corporatura massiccia e l’aria un po’ rozza forse, ma aveva gli stessi occhi del figlio, quelli di una persona che, ai suoi tempi, doveva essere stato sicuramente uno dei ragazzi più ambiti sulla piazza. Simone e Gordon la salutarono con un cenno del capo, senza riuscire a sorridere. Quando Tom aveva fatto conoscere Eva alla famiglia, la madre era stata molto stringata nel suo giudizio: “se è la ragazza che ami, per me va bene”. Ma Eva non era riuscita a cacciare dalla mente l’idea che nessuno l’avesse realmente ammessa in quella famiglia, eccetto Tom. E Bill.
    “Dov’è Bill?” chiese rivolgendosi a Georg. Per tutta risposta, lui le indicò la porta chiusa accanto a lei, affiancata da un vetro spesso attraverso cui, in altri momenti, sarebbe stato possibile vedere Tom disteso sul suo lettino. Ma non ora, perché la veneziana era stata chiusa dall’interno, per una maggiore privacy.
    “Ora capisco perché hai detto che non mi avrebbero fatta entrare.” Disse Eva trattenendo a stento le lacrime di rabbia.
    “Se bussi si irrita moltissimo. E’ meglio aspettare che esca da solo.”
    “Sei sicuro che lo farà?”
    “Sarà costretto.” Rispose lui scrollando le spalle.
    Guardandolo meglio, Eva si accorse che Georg era tremendamente pallido, con i capelli scompigliati, delle profonde occhiaie e gli occhi di chi ha pianto fino a mezz’ora prima. Non aveva mai visto Georg piangere.
    “Georg...” mormorò, ma lui le volse le spalle e le disse di sedersi. Distogliendo a fatica gli occhi dalla sua schiena, Eva fece in tempo a vedere Gustav che la guardava e le indicava il posto vuoto accanto a lui con un aria comprensiva. Lei si sforzò di sorridere, ma sentì che il suo viso non accennava a muoversi di un centimetro. Quando finalmente si lasciò cadere pesantemente sulla poltroncina verde, rimase in attesa della domanda che inevitabilmente sarebbe arrivata.
    “Come stai?” Gustav si torturava le mani e la guardava con aria colpevole. Probabilmente si rendeva conto di quanto suonasse male quella frase di circostanza.
    Per tutta risposta Eva abbassò gli occhi, non servivano le parole.
    “Ti hanno spiegato com’è successo?”
    Perché non stava zitto, maledizione?
    “Non ne hanno avuto il tempo…”
    Si aspettava una qualche delucidazione, ma, proprio ora che avrebbe dovuto parlare, Gustav sembrava aver perso la voce; Eva fu costretta a formulare più chiaramente l’interrogativo che la tormentava da ore.
    “Che cosa gli è capitato?”
    “...È successo con...con la macchina...”
    Un’altra pugnalata.
    “Stava correndo in macchina, vero?”
    “No, aspetta, non è così! Noi non sappiamo...”
    “Stava correndo in macchina, è andata così. Glielo avevo detto mille volte che un giorno o l’altro si sarebbe ammazzato con quella cazzo di macchina! Maledizione, lo sapevo che sarebbe finita così!”
    L’ansia che la stava consumando da quando Georg l’aveva avvisata al telefono ora stava esplodendo in un fiotto di rabbia pura, una fiammata che le partiva dallo stomaco e attraversava la gola tanto forte che poteva sentirla bruciare, ed esplodeva in urla rauche e disperate di cui non si rendeva neanche conto.
    “Eva...” immediatamente si pentì di averglielo detto. Eva era saltata in piedi e lo guardava con occhi rossi di lacrime e di furia. Tra i presenti, alcuni la osservavano con espressione indecifrabile, altri non avevano neppure il coraggio di alzare lo sguardo.
    “Lui non mi ha voluto dare ascolto!” in quel momento la sua voce tremò, e lacrime calde presero a solcarle inesorabilmente il viso sfatto “Non lo capiva che lo dicevo per lui? Perché non è stato un po’ più attento...”
    Gustav fece per alzarsi, ma prima che potesse arrivare a lei, braccia più forti delle sue la cinsero con decisione, e Eva affondò il viso in quel petto che la copriva alla vista degli altri come una tenda, dandole finalmente un pizzico di quella sicurezza di cui aveva bisogno.
    Respirando tra i suoi capelli, Georg sussurrò solamente
    “Andiamo via un attimo.”
    E senza nemmeno pensare ad opporsi, Eva si lasciò trascinare via.

    ***


    Fuori dalla clinica un piacevole giardino si stendeva lungo tutto il suo perimetro, pieno di piante fiorite e piccoli alberi. Come se bastasse questo a rendere un luogo di sofferenze un posto gradevole.
    Georg si infilò il cappuccio in testa e chinò lo sguardo per proteggersi dai curiosi. Nei limiti del possibile, era meglio tener nascosta questa notizia, o la clinica sarebbe stata assediata da milioni di fan tutto il giorno. Eva camminava al suo fianco con la testa sulla sua spalla, il suo braccio in vita e gli occhi chiusi. Lasciava che Georg la guidasse con una fiducia cieca che ormai aveva sviluppato da un bel po’ nei suoi confronti. I primi tempi, in sua presenza, lui diventava spesso taciturno e introverso, il che gli era servito a guadagnarsi una doppia razione di frecciatine da parte di Tom; probabilmente era un tipo più timido di quanto desse a vedere. Ma col passare del tempo era riuscito a mettersi a suo agio, dando spazio a una dolcezza di cui Eva non sospettava affatto l’esistenza, e questo aveva dato vita a una meravigliosa amicizia tra i due.
    “Sediamoci.”
    Eva aprì gli occhi e vide che Georg si era fermato di fronte a una panchina di legno posta proprio in mezzo a due pini ombrosi. Sciogliendosi a malincuore dall’abbraccio, di nuovo con la sensazione di camminare in bilico su un filo senza punti di appoggio, la ragazza prese posto al centro, e Georg alla sua destra. Seguì un silenzio di attesa, lunghi istanti che scivolarono via come acqua senza che nessuno vi facesse caso.
    “Non conosciamo la dinamica dell’incidente.” Cominciò lui “C’è stato uno scontro con un’altra auto, un ragazzo di diciotto o diciannove anni che non sappiamo neanche come si chiama. Non sappiamo ancora com'è andata, può darsi che Tom non abbia nessuna colpa.”
    “E quello nell’altra auto?”
    Georg esitò
    “Lui...sembra abbia alcune fratture e cose di questo genere. Non ha importanza.”
    “Lui ha solo alcune fratture e invece Tom è in coma...”
    Sapeva che sarebbe arrivata a questa conclusione.
    “Adesso smettila, Eva. È a lui che dobbiamo pensare. Eva?” Abbassò il viso per incrociare il suo sguardo, ma Eva scosse la testa e lo evitò.
    “D’accordo, sì...”
    “Così va meglio.”
    Di nuovo silenzio, Georg ne approfittò per osservare meglio Eva. Indossava un maglione dolcevita nero, su cui i capelli biondissimi, perfettamente in contrasto, ricadevano a onde. Sedeva in uno strano modo, con la gamba destra piegata sulla panchina e la sinistra libera per terra. Una mano la teneva infilata tra le cosce, mentre dall’altra parte poggiava il gomito sullo schienale, tormentandosi le unghie. Nel frattempo, gli occhi verdi scrutavano il paesaggio davanti a sé persi in chissà quali pensieri, con aria concentrata. Era veramente bellissima Eva. Nessuno poteva sottrarsi al potere ipnotico che suscitava col suo aspetto, e ciononostante, o forse proprio per questo, c’era chi, preso dall’invidia, le dava della Barbie. In realtà era da un po’ che giravano voci su un’ipotetica fidanzata di Tom Kaulitz, ed Eva era anche apparsa su un paio di foto, ma, fortunatamente, sempre di spalle o col viso coperto, sicché nessuno ne aveva scoperto l’identità. Tom era stato proprio fortunato, neanche Bill…una ragazza così…
    All’improvviso Georg scosse il capo e si costrinse a riscuotersi dai suoi pensieri. Ora l’importante era pensare a lei, e a Tom.
    “Hai un posto dove stare?”
    Eva sembrò anche lei riemergere da uno stato di trance, e rispose con un mormorio.
    “Che hai detto?”
    “Tu hai un posto dove stare?”
    “Ah…no…sono venuta qui non appena è atterrato…”
    “E…dove hai intenzione di stare?”
    “Naturalmente qui, Georg, che razza di domanda è?”
    “Sei impazzita, dove hai intenzione di lavarti, di cambiarti, di riposare?”
    “Riposare? Georg, io non riuscirei a chiudere occhio neanche se me lo imponessi! È qui che devo stare!”
    “Devi almeno lasciare la valigia da qualche parte, non è il caso di portarsela dietro in clinica!”
    “Questo è il minore dei problemi…” si voltò dall’altra parte portando giù anche l’altra gamba. Lui sospirò.
    “Senti, facciamo che lasci la roba da me.”
    “Dove?”
    “In un hotel, abbiamo preso tutti delle stanze per non dover fare ogni volta un’ora e mezzo di macchina. Tra l’altro, daremmo anche di più nell’occhio in questo modo.”
    “E non dà nell’occhio invece che l’intera tribù si sia trasferita in un albergo?”
    “No, visto che siamo tutti in hotel diversi. Non è facile, ma almeno è più semplice raggiungere la clinica quando vogliamo vedere Tom, e possiamo tener nascosta la notizia per un po’.”
    Eva sospirò
    “Fai come vuoi…”
    “Perfetto. Allora andiamo lì subito.”
    “Cosa?”
    “Andiamoci subito.”
    “Ma…perché, io voglio restare qua!”
    “Ci vorranno solo cinque minuti, e se ti aspetti che Bill esca proprio in quel frangente, non ci contare. Lui esce solo per andare in bagno.”
    “…D’accordo.”


    Così per la prima volta il sole sorse in quel giorno di buio, la prima alba dopo quella telefonata. Eva ci fece caso subito quando si incamminò verso l’albergo con la valigia in mano. Georg prese mille precauzioni per non dare nell’occhio; come fidanzata di Tom, era ormai abituata a questo genere di cose, ma era strano viverle senza di lui. Era terribile. E prima che potesse impedirlo, la mente scivolò nuovamente in pericolosi ricordi di quella che sembrava una vita fa...


    “Sei sicura di volerlo fare?”
    “Tom, ne parli come se fosse la gabbia dei leoni!”
    “Eva, c’è una massa di fotografi che ci aspetta lì fuori. Se ti copri il viso non faranno caso a te e ti scambieranno per qualcuno dello staff, ma non potrai stare vicino a me, perché daremmo troppo nell’occhio.”
    “Lo so. Tu...” esitante “Credi che un giorno potremo dire alla gente di noi due?”
    Lui fissò il vuoto, pensieroso, poi si sedette vicino a lei.
    “Non lo so, piccola. Questa situazione è un casino per tutti, ma la cosa che più voglio evitare è metterti sotto i flash dei fotografi. Ti stravolgerebbero la vita.”
    “Tom, sei tu la mia vita!” replicò lei d’impulso
    Lui sgranò gli occhi, diventava nervoso di fronte a frasi del genere. Eva avrebbe avuto voglia di prendersi a calci per quella piccola défaillance.
    “Scusami...è solo che...”
    “Non ti preoccupare.”
    “È solo che a me non importa dei fotografi, io voglio stare con te, voglio essere la tua ragazza e basta! Sempre che tu lo voglia...” alzò le sopracciglia con aria scettica e guardò altrove, incapace di nascondere i suoi sentimenti.
    “Questo cosa vorrebbe dire?”
    “Lascia perdere...”
    “Eva? Vuoi guardarmi negli occhi un attimo?”
    A malincuore, lei ubbidì.
    “Allora...questi discorsi mi urtano i nervi. Faccio di tutto per dimostrarti che le mie intenzioni sono veramente serie adesso, e che non ho più voglia di storielle campate in aria. Ascolta, io lo so che forse non è abbastanza, che vorresti più certezze, qualcosa su cui basarti, e spero di poter crescere ancora, per poterti dare tutto ciò di cui hai bisogno. Per il momento però l’unica cosa che io posso dirti, l’unica certezza che posso darti...è che anch’io voglio solo stare con te. Stare con te e sorbirmi le tue crisi di insicurezza, la tua imbranataggine, i tuoi capelli in faccia quando mi sveglio la mattina. E sopporterò tutto senza problemi perché...da quando ci sei tu mi sono accorto che...se non sei con me mi manchi. Perciò, Eva...non sono sicuro di amarti ancora...ma senza dubbio, io ti adoro.” deglutì “Con tutto il cuore.”
    E nel cuore di Eva, nessun altro "ti amo" avrebbe mai avuto il valore di quella contorta ed impacciata dichiarazione.
    “Tu...mi adori?”
    “Ti adoro, sì...mocciosa.” E finalmente, di nuovo quel sorriso, quella faccia da schiaffi.
    “Ti adoro anch’io, Tom.”
    “Beh, ci mancava solo che non fosse così! Tutte le donne adorano Tom Kaulitz! E adesso, andiamo nella gabbia dei leoni.”





    "Vuoi farti una doccia?"

    ***


    “Eva? Vuoi farti una doccia?”
    Quasi avesse parlato mille miglia più in là, la voce di Georg la raggiunse come una folata di vento gelido a interrompere il vago tepore di quei dolci ricordi.
    “No. Voglio tornare in clinica.”
    “Eva.”
    Lei alzò lo sguardo su di lui ostentando un’aria forte e determinata. L’esatto opposto di come si sentiva in quel momento.
    “Cosa c’è?”
    “Starà bene. Lo sai, vero?”
    Starà bene. Starà bene. Starà bene...
    “Certo.”
    Georg annuì
    “Allora andiamo.”


    Come lui aveva pronosticato, Bill non si era ancora mosso da quella stanza. Ventiquattr’ore erano passate dopo l’incidente, e lui era uscito solo una volta per pochi minuti. Eva cominciò a chiedersi se avrebbe mai avuto la possibilità di passare qualche secondo sola con Tom.
    “Non possiamo chiedergli di uscire un attimo?” domandò a Georg, sapendo benissimo di star facendo una domanda stupida e scontata
    “È decisamente l’ultima cosa da fare. Finora neanche Simone è potuta entrare lì dentro.”
    “Ma per caso Bill crede di essere l’unico a preoccuparsi per Tom? C’è la sua famiglia! Ci sono i suoi amici!” esitò “Ci sono io!”
    Georg la osservava in silenzio, il peggio doveva ancora arrivare, ma lei non ne aveva idea...
    “Bill lo sa tutto questo. Ti farà entrare, vedrai.” Mentì
    “Lo spero...” e così dicendo, per la seconda volta, si lasciò cadere sulla stessa poltroncina verde di mezz’ora prima. Lo stesso silenzio di ghiaccio, la stessa atmosfera immobile, sottovuoto. La stessa angosciosa attesa di qualcosa che non riusciva bene a identificare. Eva non credeva ai presentimenti.


    Dieci ore dopo.


    Il sole non esisteva in quei corridoi di luci al neon. La clinica era un casermone che si sottraeva a qualunque legge fisica e naturale. Il suono cessava di esistere, sotto i passi degli zoccoli di gomma e nei silenzi attoniti della gente. Il tempo si cristallizzava, scandito solo dal passaggio dei medici - che uomini inutili. Credono d’essere Dio. Si affannano come mosche, si perdono nel ronzio delle loro inutili diagnosi, delle vuote consolazioni rivolte ai parenti, nelle stupide cartelle cliniche piene di numeri senza senso. E in tutto questo, anche il sole si teneva lontano da lì, fuori dalle mura di cemento armato senza finestre come un carcere. Nell’asfissiante atmosfera di quel corridoio che avevano imparato a memoria, a Eva sembrava di riconoscere un girone dantesco, e loro erano i dannati chiamati a scontare una pena troppo grande per i peccati che avevano commesso. E di sicuro Dio era ben lontano da quel posto, perché se ci fosse stato, Tom sarebbe stato sveglio e in forze, come tutti lo volevano.
    “Bill!”
    Bill?
    Il turbine di pensieri in cui si era persa era troppo forte perché potesse sentire la porta bianca aprirsi dopo ore di silenzio. Quando alzò gli occhi l’immagine che le si presentò davanti era quasi spaventosa. Bill sembrava mille volte più alto e grande del solito, la sua figura titanica vestita di nero si stagliava in maniera quasi artistica con il bianco ossessivo delle pareti, e quell’aria così trasandata e abbandonata aveva un che di patetico che induceva quasi alle lacrime. I vestiti gli pendevano flosci e stropicciati come se nel giro di due giorni avesse perso almeno dieci chili; il trucco era ridotto a uno stato penoso, colava lungo le guance e verso le tempie, fin sulla fronte, come se avesse cercato di toglierselo a manate. Ma ciò che v’era di più inquietante in lui, erano i numerosi graffi ancora rossi e freschi in tutto il viso, che con ogni probabilità si era fatto da solo, nell’impeto della disperazione.
    “Bill!”
    In un attimo quasi tutti i presenti si alzarono in piedi, Simone si lanciò verso il figlio con le lacrime agli occhi, ma Bill la respinse come se avesse una qualche malattia infettiva, non la guardò neanche in faccia.
    “Bill!” ripeté per la seconda volta. A bassa voce, cominciò a parlargli in tedesco, tentando di accarezzarlo, ma sembrava terrorizzata dalle sue reazioni, come tutti in quel corridoio.
    All’improvviso, mentre sua madre parlava a vanvera, gli occhi scuri e annientati di Bill si posarono proprio dentro quelli di Eva, che immediatamente si sentì gelare. C’era qualcosa di indecifrabile e pericoloso in fondo al suo sguardo, qualcosa che nessuno, o forse solo Tom, conosceva di Bill.
    Simone smise di parlare e prese a guardare ora lei, ora lui alternativamente, come in una partita di tennis. Tutti gli sguardi erano su di loro.
    Dal canto suo, Eva in quel momento avrebbe solo desiderato cosa diavolo passava per la testa a Bill in quel momento…


    ‘Sei arrivata ieri, vero? Ti ho sentita gridare. Ma non è il posto per te questo, hai già provocato troppo male. Gira i tacchi e torna da dove sei venuta...Eva.’
     
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  11. SiSiNa95
     
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    io sono sotto shock!!! nooo tu devi postare o Ca**o robyyyy oddio allora calma calma calma
    1)chappy bellissimo
    2)che cos'ha bill
    3)come sta tom

    ok grazi ahahaha posta presto anzi SUBITOOOOOOO
     
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  12. Baby_Roby
     
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    CITAZIONE (SiSiNa95 @ 27/10/2009, 19:45)
    io sono sotto shock!!! nooo tu devi postare o Ca**o robyyyy oddio allora calma calma calma
    1)chappy bellissimo
    2)che cos'ha bill
    3)come sta tom

    ok grazi ahahaha posta presto anzi SUBITOOOOOOO

    1) Grazie Jenny *-*
    2) Ehhh,questo lo scopriremo solo vivendo XD
    3) Tom è stazionario,amor mio...ç_ç
     
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    Roby che chappy *__*
    Georg è cosi maturo :uyu:
    Secondo me,Eva ha lasciato Tom,è Tom distrutto ha fatto incidente???Bill c'è la con lei per questo motivo??
    Quindi cara,devi postare che io sono curiosa U_U
    Baci!
     
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  14. Baby_Roby
     
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    CITAZIONE (Mary Listing @ 27/10/2009, 20:13)
    Roby che chappy *__*
    Georg è cosi maturo :uyu:
    Secondo me,Eva ha lasciato Tom,è Tom distrutto ha fatto incidente???Bill c'è la con lei per questo motivo??
    Quindi cara,devi postare che io sono curiosa U_U
    Baci!

    Georg ha un personaggio semlicemente meraviglioso,e sono certa che man mano che la storia procede lo adorerai ancora di più :uyu:
    Comunque no,Eva non si sarebbe mai sognata di lasciare Tom,è troppo innamorata di lui! ;)
     
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  15. Kate ~
     
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    Sono incantata, questo è il mio corto ma preciso commento...
     
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113 replies since 26/10/2009, 18:30   1441 views
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