Verschieden

Progetto fanfiction a sei mani

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Fee1702
     
    .

    User deleted


    Progetto

    Finalmente ci siamo, dopo lunghe discussioni, mal di testa, soddisfazioni e insuccessi, siamo riuscite a mettere in atto un progetto che avevo in mente da tempo e che si è sviluppato in tutti questi mesi.
    L'idea di questa fanfiction a sei mani è partita dalla mia mente bacata (strano eh). Come avrete capito, mi piace sperimentare nuove cose e divertirmi. Per questo ho pensato di creare una fanfiction dove ogni protagonista fosse descritto da una scrittrice diversa, lasciando ad ognuno la libertà di descrivere caratteri e situazioni in maniera autonoma, seguendo però lo stesso filo conduttore. Le scrittrici che si sono prestate, otre a me sono:
    Jada, blueNacht, Summer, Kate e Teti.
    Non garantiamo che il risultato sarà quello sperato, è difficile, infatti, mettere d'accordo sei menti diverse. Noi, però, ci proviamo.
    La fanfiction nascerà e verrà sviluppata sotto i vostri occhi. Potete dare consigli e dire cosa non vi convince.
    Per incuriosirvi un po’, vi descrivo brevemente la trama, senza svelarvi però, ovviamente, le varie peripezie alle quali le protagoniste andranno incontro. Due sorelle ricchissime, figlie dei proprietari di un Hotel di lusso ed una loro cara amica, si scontreranno con due inservienti del loro stesso albergo. Due mondi completamente diversi, uno contraddistinto dallo sfarzo e dal luccichio del danaro, l'altro dalla fatica di andare avanti e dalla forza di volontà.
    Non sanno che però ad accomunarle c'è la stessa passione: i Tokio Hotel.
    Tra amori, litigi, tradimenti, amicizie vedremo come si svilupperà la storia di :
    Charlize, Ashley, Megan, Elizabeth, Anabel ed Eva.
    Eccovi il prologo. A prestissimo con il primo capitolo! Con la speranza che questo progetto possa piacervi, vi lascio alla lettura.




    Prologo

    Il bianco ed il nero, il ghiaccio ed il fuoco, il giorno e la notte; cosa accomuna tutto ciò?
    La diversità.
    Charlize, Ashley, Megan, Anabel, Elizabeth ed Eva, apparentemente sono come il bianco ed il nero: le prime tre, appartengono all'élite di Berlino, sono belle, sono ricche e sono viziate, le altre due sono delle ragazze completamente normali, che si guadagnano da vivere lavorando e che, pur sognando una vita migliore, sono felici di essere così, l'altra è la traduttrice di una delle band più famose del mondo.
    Ma allora cos'è che le accomuna?! La passione.
    Un mondo in cui esiste ciò che non penseresti possibile, osa vivere.
    Crederesti che l'odio può scoprire l'amore?
    Che l'antipatia riesce ad accarezzare l'amicizia?
    Che la sofferenza può accarezzare la passione?
    Crederesti che la ricchezza può invidiare la povertà?
    Se chiudi gli occhi, puoi provare a pensarci e scoprire che in un'altra realtà tutto ciò è vita.
    Tutto questo è Verschieden
    ...



    Edited by °Summer° - 1/4/2010, 22:05
     
    Top
    .
  2. ..Zoraya..
     
    .

    User deleted


    questa ff mi ispira moltissimo devo dire...
    spero che postiate presto il primo capitolo!!
    penso che sia una magnifica idea e mi piace veramente tanto!!
    la soria è avvincente...poi a sei mani non si sa cosa aspettarsi con sei testoline che elaborano meravigliosi capitoli!!
    beh...non vedo l'ora!! **
     
    Top
    .
  3. ~LaFràHumanoide~
     
    .

    User deleted


    Voglio proprio vedere che succede ^^
    Mi intriga molto il prologo ^^ postate presto il primo capitolo *_*
     
    Top
    .
  4. $torta in der holle
     
    .

    User deleted


    il prologo è bellissimo!!
    mi sembra tanto prologa da grande saga super gettonata!
    poi se sarà bellissima (e non ne ho dubbi! )
    chiameremo la Mondadori.. ù.ù..
     
    Top
    .
  5. .Jada.
     
    .

    User deleted


    Questo capitolo l'abbiamo scritto io e blueNacht.
    Alla fine ci sono le presentazioni dei personaggi.
    Speriamo che sia di vostro gradimento.



    Capitolo 1
    (Prima parte)



    Si era svegliata presto, con le coperte completamente buttate da un lato e le braccia avvolte al cuscino, come se da un momento all’altro avesse avuto bisogno di un sostegno fisico.
    Quella notte non aveva dormito niente, e la stanchezza si faceva sentire già tra i primi minuti delle cinque del pomeriggio, mentre sentiva Elizabeth bofonchiare esasperata, gesticolando in aria qualcosa di incomprensibile.
    La vedeva frugare cassetti, fermarsi e ricominciare a camminare, poggiando, ogni tanto, una mano lungo il mento, per potersi ricordare cosa avesse perso.
    Anabel sospirò per l’ennesima volta, girandosi verso la finestra, ad osservare per quanto tempo la pioggia sarebbe rimasta sui cieli di Berlino.
    Non si era mai scordata, in tutti questi anni, quanto potesse esser rilassante il suono dello sbattere delle gocce contro il vetro, mentre gli ombrelli delle persone si muovevano disordinati, e gli ultimi uccelli si riparavano sotto i cornicioni.
    «Ecco, trovato». La rossa si fece spazio con le mani lungo l’armadio, pescando, dal fondo, un affare simile ad un album fotografico, completamente immerso dalla polvere.
    Anabel rise, voltandosi verso l’amica. «Cos’è?»
    «Il nostro vecchio libro delle foto, ricordi?» rispose Elizabeth.
    La mora si alzò dalla sedia, sorridendo. «Sì, ricordo come fosse ieri»
    Lizie rise, incominciando a sfogliare le pagine. «Guarda, il nostro primo giro per le vie di Berlino»
    «E’ stato il giorno in cui ti vidi per la prima volta con un gelato in faccia» rispose Anabel, prendendo la fotografia. «Che piccina» sorrise.
    Elizabeth sbuffò. «Non ero piccola, avevo 18 anni»
    «Appunto, lo sei ancora. Sono passati solo due anni» sottolineò la mora, ridendo.
    «Sei tu troppo vecchia, io sono nella norma» bofonchiò Lizie, muovendo la mano in aria con nonchalance.
    Anabel rise, sdraiandosi nel divano. «E’ passata un’eternità dal quel giorno»
    Eppure, se la ricordava ancora quella giornata di sole, mentre riguardava, con nostalgia, le due giovani ragazze nella foto, invecchiate da una carta lucida ormai succube del tempo.

    «Oddio Bell, ci siamo perse»
    Era così che aveva incominciato a chiamare Anabel, ma lei non se n’era accorta; era troppo impegnata a sfogliare la mappa della città per dare ascolto alle richieste esasperate dell’amica.
    «Bell?»
    La mora si voltò lentamente, alzando gli occhi dalla mappa geografica. “Sì?”
    «Ci siamo perse» biascicò Elizabeth.
    Anabel sorrise, piegando la cartina e riponendola in borsa. «No, è solo la città che ha cambiato posizione»
    «Non c’è niente da ridere. Delle povere ragazze come noi si son perse a Berlino, non sanno come uscirne, e questo gelato al cioccolato sta incominciando a sciogliersi troppo presto”» sbuffò, leccando i rimasugli che scendevano dal cono.
    Anabel rise di nuovo, prendendo l’amica sotto braccio. «Suvvia, tutte le strade portano a Berlino»
    «No, tutte le strade portano a Roma. E poi, noi siamo già a Berlino» bofonchiò Lizie.
    «Piccoli ed inutili particolari» deviò la mora, incominciando a camminare.
    «Ed ora, dove andiamo?»
    Anabel rise, sistemandosi una ciocca di capelli. «Non lo so. Arriveremo da qualche parte prima o poi»


    In realtà, aveva sempre saputo dove si stessero dirigendo. Di certo, non avrebbe messo a rischio la sua incolumità e quella di Lizie per un’incosciente curiosità. Eppure, le piaceva scherzare con lei, e le piaceva vedere la sua faccia contorcersi in piccoli mugugni esasperati, mentre cercava di leccare il più velocemente possibile quell’immensa palla di gelato.

    «E se qualcuno ci rubasse?» domandò Lizie, bloccandosi all’improvviso.
    Anabel contorse le labbra, pensando. «Oh, non lo farebbero»
    «Perché?»
    La mora rise. «Beh, vedendo il carattere che ci ritroviamo, non credo gli converrebbe»
    Elizabeth sorrise, continuando a camminare. «Già, poveri loro»


    L’ingenuità iniziale di Lizie la faceva sempre ridere, ma quel che più le piaceva di quella ragazza, era l’irrefrenabile originalità nel fare le cose.

    Quel giorno, alla fine, si erano ritrovate a camminare per la via principale di Berlino, fermandosi ogni cinque secondi per immortalare, in una foto, le meravigliose emozioni che provavano nel solcare due metri.
    «Guarda, quello non è Gustav Schäfer dei Tokio Hotel?» domandò Bell, fermandosi ad ammirare un cartellone.
    Lizie girò su se stessa, facendo roteare pericolosamente la palla di gelato lungo la traiettoria circolare. «Dove?»
    Anabel rise. «Lì»
    «Dove lo ved-» La rossa si bloccò improvvisamente, chinandosi sulle ginocchia. «Bell, hai un fazzoletto?»
    Anabel si piegò verso di lei, porgendole il tovagliolo del cono. «L’hai visto?»
    «No, mi son completamente imbrattata la faccia di gelato» bofonchiò, pulendosi il viso.
    «Oddio, come hai fatto?» rise pesantemente.
    Elizabeth sbuffò. «Non ridere» disse, alzandosi imbarazzata. «Stavo cercando di ammirare il panorama da te indicato, quando mi son accorta di aver girato troppo velocemente»
    Anabel si asciugò una lacrima, cercando di trattenersi. «Sei assurda»
    «Lo so» sorrise, continuando a camminare tra una macchia e l’altra.


    Dopotutto, ancora se lo ricordava l’esatto momento, in cui, mentre Lizie si puliva, le aveva scattato una foto, inconscia dell’alto contenuto ricattante che ci potesse essere.
    «Dovevi vederti, eri buffissima» rise Anabel, indicando la faccia in questione, completamente colma di gelato al cacao.
    Elisabeth contorse la bocca in un ghigno, sorridendo. «Questo è niente in confronto alle tue meravigliose scene»

    «Bell, è un ora che giriamo per il negozio...» si lamentò la rossa.
    «Voglio compare qualcosa di uguale, e finché non lo trovo non ci muoviamo da qui.» ripeté Anabel per la trentesima volta; si era messa in testa che le ragazze dovessero possedere qualcosa di loro, ma non il solito braccialetto, il solito mezzo cuore, bensì qualcosa di speciale, speciale come la loro amicizia, «Ma io ho mal di piedi!» si lamentò Lizie; sapeva bene che Anabel, sarebbe stata capace di girare per il negozio altre trenta volte, finchè non avrebbe trovato qualcosa di adatto, la sua cocciutaggine non conosceva rivali; perciò alla ragazza non rimaneva altro che sedersi, tirare fuori la digitale e scattare alcune foto, del tutto inutili, ai suoi piedi.
    «Trovato!» urlò la mora, zampettando allegramente verso l'amica, «Che ne dici?» chiese sventolando davanti gli occhi della rossa due sciarpe di lana, quella lana pesante, l'unica che riesce a tenerti caldo nelle gelide mattinate di Berlino.
    «Alleluja!» cantilenò Lizie con un sorriso, scattando una foto.



    «E questa?» chiese Anabel alzando il sopraciglio destro.
    «Come non te la ricordi?!» rise Lizie, prendendo tra le mani una foto molto recente.
    «Si che mi ricordo, e mi ricordo anche di averla cancellata dal tuo pc.»
    La rossa sbatté le palpebre velocemente, «Suvvia, la prima foto del nostro primo concerto assieme, valeva la pena tenerla.» le disse con un sorriso.
    «Si ma, guarda com'ero conciata!» si lamentò la mora mettendo un finto broncio.
    «Ma falla finita, sei bellissima!»

    «Corri Bell, corri!» urlava la rossa tenendo per mano l'amica; i cancelli erano stati appena aperti, ed una massa di gente correva per cercare di accaparrarsi il posto più vicino al palco.
    «Oddio che fatica!» biascicò Anabel una volta arrivate davanti la transenna, la prima fila era loro, e nessuno le avrebbe schiodate di li. Lizie si accasciò sulla transenna, le spalle si alzavano e si abbassavano velocemente, la mora, a quella vista, strabuzzò gli occhi.
    «Lizie ti senti male?!» chiese con una punta di paura nella voce, ma la Elizabeth alzò la testa e la sua risata si espanse per tutto il palazzetto.
    «Oddio, devi vedere la tua faccia!» esclamò, mentre si teneva la pancia con le braccia.
    «Mi hai fatto prendere un colpo!» urlò la mora, poi si rese conto delle parole dell'amica, prese lo specchietto dallo zaino e, guardando il suo riflesso, scoppiò a ridere anche lei.
    «Sono sicura che Georg si accorgerà di te!» la prese ancora in giro Lizie, asciugandosi gli occhi.
    «Smettila cretina, Georg mi noterà per altre cose.» esclamò alzando un sopraciglio, e facendo ridere di nuovo Elizabeth.
    Aspettarono l'entrata dei ragazzi così, prendendosi in giro e ridendo, e quando iniziò il concerto si presero per mano. Stettero un ora e mezza così, mano nella mano, cantando e ridendo, senza piangere, ma con il sorriso sulle labbra. Cantarono a squarcia gola Elizabeth e Anabel, sentivano che, in quel momento, stavano dando ogni fibra del loro essere a quei quattro ragazzi, ed erano felici di farlo insieme.



    «Ah, ti devo dire una cosa.» disse Lizie alzandosi dal divano ed assumendo un aria molto seria; quelle foto le avevano fatto ricordare una cosa importante, molto importante.
    «Cos'hai combinato?» domandò la mora, che conosceva fin troppo bene quegli occhi.
    «Nulla...» rispose Elizabeth guardandosi la punta dei piedi, «ho solo...ho solo preso due biglietti per il prossimo concerti di Berlino dei Tokio Hotel.» aggiunse guardando di sottecchi la mora, che, intanto, aveva fatto cadere l'album delle foto.
    «Oh mio dio, come li hai trovati, era tutto sold-out.» urlò Anabel correndo ad abbracciare Lizie.
    «Li ho comprati da una ragazza che non poteva più andarci...Siamo nella fossa Bell! Ti rendi conto!» La rossa rispose all'abbraccio dell'amica, li avrebbero rivisti, un'altra volta, ma entrambe sentivano che, quella volta, sarebbe stato diverso.
    «C'è solo un problema...» disse sottovoce Anabel.
    «Quale?»
    «Noi quel giorno lavoriamo...» sospirò la mora.
    Delle volte il destino era un po' bastardo, l'avevano sempre saputo loro, e quella volta non si era fatto scrupoli a distruggere, con pochi secondi, la felicità delle due ragazze, che ora si guardavano, una con gli occhi lucidi, l'altra con le labbra arricciate. Stava cercando di rimediare Anabel, lei non si era mai piegata al volere del destino, in qualche modo riusciva sempre a raggirarlo, e ci sarebbe riuscita anche questa volta....

    Continua...

    ____



    Nome: Anabel
    Cognome: Meyer
    Anni: 24
    Occhi: Azzurri
    Capelli: Castani
    Altezza: 1.74
    Segni particolari: Ferita nell'animo e due tatuaggi: uno dietro il collo, rappresentante una fenice in volo tra rami di fiori di ciliegio, e una scritta nell'avambraccio destro.

    SPOILER (click to view)


    Alcune di voi la odieranno, altre la ameranno.
    Ognuno ha i suoi pensieri, ognuno ha le sue parole.



    Dopotutto, c'era una volta Anabel...

    Odio le presentazioni. Odio qualsiasi cosa che metta in risalto solo una piccola parte di ciò che sono; perché alla fine, non mi conoscerete mai abbastanza.
    Ho vissuto tre quarti della mia vita ad arrampicarmi in sogni di polvere, mentre mio padre si ubriacava in un bar, e mia madre cercava con morbosità altri uomini.
    Le mie uniche forze erano quelle di dimenticare ciò che ero, ciò da cui provenivo, e provare a spiccare il volo verso un qualcosa che non potevano permettersi, un qualcosa che mi rendesse diversa da loro.
    Sono stata un'interprete una volta, quando ancora potevo scegliere il corso di lingue, ed il banco di legno in cui dimenticare.
    Ma non mi avevano lasciata andare, nemmeno quella volta.
    Vidi il mio futuro infrangersi nel momento in cui mio padre si presentò nell'aula dell'Università, sbraitando con vigore ed agitando la verde bottiglia di birra, con quel marchio di rosa rossa impresso nella carta come fosse sangue.
    Non passò molto tempo dal giorno in cui il Rettore mi invitò gentilmente ad abbandonare il mio corso di studi, ma non me ne rendo conto nemmeno ora, mentre osservo la mia stanza vuota e ricordo quanto son lontane le pareti.
    A dir la verità, non avrei mai immaginato, un giorno, di ritrovarmi a lavorare in un famoso Hotel, con la persona a cui dedico il mio piccolo cuore.
    Lizie, la mia piccola stella, la mia dolce ragazza, che mi è stata donata un poco così. Forse per bisogno, forse per pura coincidenza.
    Ricordo ancora il giorno in cui scappai dalla mia città, consumando il giornale per cercare un qualsiasi annuncio che mi desse la possibilità di vivere come non avevo mai fatto, e lo trovai.
    Trovai l'albergo, trovai la casa, trovai lei.
    E adesso che questa dimora non è più vuota come una volta, adesso che non sento più le urla di mio padre verso un muro bianco, Elisabeth riempie le mie giornate di emozioni, risate, vibrazioni che nessuno mi può dare.
    Sapete, ogni tanto mi piace sfogliare le fotografie che io e Lizie scattiamo, perché guardandole, realizzo dentro di me che quelle immagini, quei momenti, siano accaduti veramente, tra le strade di questa città, tra le panchine del nostro parco.
    E mi diverto, poi, ad intrufolarmi tra le sue risate, e nascondermi sotto le coperte con la musica tra i pensieri, ricordando notti di concerti clandestini in mezzo alle stelle.
    Non ho mai creduto alle favole, o a quegli stratagemmi inventati dalle persone per farne felice un'altra, perché son sicura che tutto prima o poi accadrà, anche quando i tulipani rossi che ora vedo davanti al balcone non riescono ad aprire i loro fragili petali.
    Ma ci sarà un tempo, in cui troverò un qualcosa per cui sarò disposta a morire come schiuma tra le onde, un tempo in cui cadranno quei muri bianchi che circondano le mie spalle, un tempo in cui rivedrò il mio sorriso allo specchio, senza cercare di trovarlo tra le labbra della mia dolce ragazza.
    Dopotutto, un giorno sarò forte anche io, e di questo, nel tempo, nessuno me ne priverà.

    **

    Nome: Elizabeth, ma chiamatemi Lizie
    Cognome: Hale
    Anni: 20
    Occhi:
    Azzurri
    Capelli: Rossi
    Altezza: 1.65
    Segni particolari: Träumerin, sognatrice

    SPOILER (click to view)


    Non c'è molto da raccontare riguardo la mia vita, o forse si, dipende dai punti di vista; se vi piacciono le belle storie, quelle fatte di principi azzurri e cavalli bianchi, allora tornate indietro, qui non troverete nulla di tutto questo.
    Sono una sognatrice, perchè la vita reale è troppo brutta per essere vissuta.
    I miei genitori morirono quando avevo 16 anni, e da quel giorno venni sbattuta qui e li a casa di vari parenti.
    L'ultima casa in cui sono stata ospitata era quella di zia Clara, un'allegra vecchietta, sfortunatamente, cinque giorni dopo il mio diciottesimo compleanno, morì.
    Oramai ero maggiorenne e potevo smetterla con questi continui traslochi, così decisi di cercare un appartamento tutto mio.
    Un giorno andai in un agenzia e l'agente immobiliare mi fece vedere una casa, piccola ed economica; non ci accorgemmo però, che li dentro c'era già un suo collega con un'altra cliente, a testa bassa feci per uscire, ma quella ragazza mi chiamò e dopo una breve chiacchierata decidemmo di prendere la casa in due, in questo modo, anche le spese sarebbero state dimezzate.
    Fu così che conobbi Anabel, lei è la sorella che non ho mai avuto, è la madre che, troppo prematuramente, mi è stata portata via, è l'amica fedele che mai mi tradirà, la collega con cui bere un caffè.
    La mia vita è una continua routine, lavoro, casa, casa, lavoro; raramente andiamo in qualche locale, ma è meglio così, io amo la tranquillità, alla musica psichedelica preferisco un buon libro.

    Credo nell'amore, in quello a prima vista, anche se non sono mai stata con nessun ragazzo, poiché venivo considerata “l'orfanella”, ma sono del parere che ognuno di noi sia destinato a qualcosa e a qualcuno, per cui non demordo, so che prima o poi, un principe azzurro verrà in mio soccorso e mi porterà con se nel suo bel castello.
    Per il momento mi accontento di vivere la mia vita con semplicità, scattando, con la mia fedele macchinetta, ogni cosa bella che mi passa sotto gli occhi, perchè ho imparato che la vita, troppo breve per essere vissuta la meglio, è fatta di attimi, ed è bello, ogni tanto, fermarsi a guardare quelle foto che racchiudono momenti felici.
     
    Top
    .
  6. ..Zoraya..
     
    .

    User deleted


    non ho parole!! **
    è stupenda!!!
    spero continuiate presto...è veramente bellissima!!
    bravissime!!
     
    Top
    .
  7. Fee1702
     
    .

    User deleted


    Grazie a tutte, sono felicissima che questo progetto, almeno per ora, vi piaccia *-*
     
    Top
    .
  8. Kate ~
     
    .

    User deleted


    *_* Grazieee *_*(Anche se questi capitoli non sono stati scritti da me xD)
     
    Top
    .
  9. Fee1702
     
    .

    User deleted


    Va beh prugna xD alla fine è comunque la storia di tutte *__*
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Dare to dream

    Group
    Moderatore Globale
    Posts
    8,409

    Status
    Dead
    Evviva, finalmente si posta anche qui! :STRONE117.gif:
    Patate leggetela in tante perchè ognuna di noi ha dato il meglio di sè! :uyu:
     
    Top
    .
  11. .Jada.
     
    .

    User deleted


    Grazie a tutte belle donne :)
     
    Top
    .
  12. $torta in der holle
     
    .

    User deleted


    ragaazze.. è veramente bellissima come idea! e per di più è scritta veramente bene! complimenti! e postate presto! *-*
     
    Top
    .
  13. [*^sweetchris^*]
     
    .

    User deleted


    *____* Ragazze è stupenda!!!
    Complimenti, davvero!!
    Ora non resta che aspettare il vostro nuovo capitolo!!
    Quindi: postate^^
     
    Top
    .
  14. Kate ~
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Fee1702 @ 14/11/2009, 19:11)
    Va beh prugna xD alla fine è comunque la storia di tutte *__*

    Infatti :uyu:
    **** secca! xD
     
    Top
    .
  15.  
    .
    Avatar

    Dare to dream

    Group
    Moderatore Globale
    Posts
    8,409

    Status
    Dead
    Questo capitolo è stato scritto da me e da Fee1702.
    Anche in questo caso trovate le schede dei personaggi alla fine.
    Buona lettura! ^^


    Capitolo 1
    (seconda parte)



    «CHARLIE!!! »
    No... No... No, no!
    Quella non era sua sorella che urlava, vero? E non erano le nove del mattino, vero? Ed in particolare, non erano le nove di DOMENICA mattina, VERO?!
    Ma poi ci pensò su, per quanto le fosse possibile a quell’ora.
    Solo una persona poteva chiamarla “Charlie”, solo una persona poteva strillare come una pazza in camera sua all’alba, sì perché per lei le “nove” di domenica erano ancora l’alba.
    La domenica era abituata a dormire fino al primo pomeriggio, ad indicarlo c’era sempre la scritta appesa alla porta della sua suite: “Don’t disturb”.
    E quello, più che un consiglio era un vero e proprio ordine, nessuno si azzardava a bussare alla porta o accennare al minimo segno di comunicazione con una Charlize ancora in fase rem. O meglio, nessuno tranne... lei.
    «CHARLIE!!!» Continuò imperterrita una Ashley sull’orlo di una crisi di nervi.
    «Giurami che non stai facendo quello che stai facendo, giurami che non mi stai svegliando e che io sto solo vivendo un incubo, allora potrò risparmiarti la vita». Digrignò la bionda ancora soffocata nel morbido cuscino di lino.
    «Ma Charlie »Mormorò in maniera felina Ashley, sbattendo le ciglia.
    «Che vuoi?! »Ringhiò la sorella.
    «Ti devo parlare, è importante »continuò facendo il faccino da cucciolo indifeso
    «Ashley ti avverto, se mi devi parlare ancora di quello, ti strozzo! »
    Non riusciva a credere che sua sorella si fosse davvero innamorata di un sogno, di un qualcosa di irraggiungibile. Charlize voleva vederla felice, sua sorella era la persona più importante del mondo per lei, per questo non sopportava il fatto che dedicasse ogni suo istante a pensare a quell’individuo strano e inesistente. Per Charlie non era altro che quello.
    Quello che non puoi toccare, o almeno vedere, non esiste. Probabilmente avrebbe potuto scrivere il manuale della perfetta materialista.
    «Ti prego, ti prego, ti prego piagnucolò la mora con le lacrime agli occhi, destando la sorella dai suoi pensieri.
    «E va bene! Ma tu guarda che sorella rompiballe mi doveva capitare!" disse Charlize tirandosi su e appoggiandosi allo schienale per ascoltare meglio.
    «Allora? Vuoi un invito scritto o ti muovi a parlare? » continuò in preda ad una rabbia furibonda per essere stata riportata in vita dalla sua fase “rem”.
    «Scusa» rispose la sorella bianca in viso per la paura di quello che stava per chiederle .
    «E' che... ecco... »
    «Ashley!" tuonò la minore sempre meno comprensiva.
    «C'è un concerto dei Tokio Hotel e io vorrei tanto andarci » sussurrò la mora con lo sguardo basso.
    Proprio come pensava... C’era di nuovo di mezzo lui. Ma ancora non si spiegava perché doveva dirlo proprio a lei.
    «Da quando mi chiedi il permesso per fare le cose? » disse Charlize non nascondendo un vistoso sbadiglio.
    «E' che insomma... non me la sento di andare da sola, sai ci sarà LUI e io ho bisogno di te » balbettò la maggiore facendo alla sorella un dolce sorriso.
    Davvero le aveva chiesto quello?
    «No Ashley non pensarci nemmeno! »
    Rispose la bionda senza pensarci un istante. Poi si voltò verso la sorella maggiore e la vide così piccola, così fragile, mentre con una mano stringeva le lenzuola del suo letto e mordeva il labbro inferiore. Ashley era la maggiore, ma Charlize si era dimostrata sempre più forte, almeno in apparenza e, per questo motivo, si sentiva in grado e in dovere di proteggerla. Poi vide il viso della sorella contrarsi in un’espressione implorante.
    No, non guardarmi in quel modo, sai che ti voglio bene ma non mi puoi chiedere questo! »
    «A me nemmeno piacciono quei quattro sfigati!» incalzò la bionda.
    «Charlie per favore, chiedimi in cambio quello che vuoi » piagnucolò la mora facendo un faccino sempre più smarrito.
    «Non voglio nulla, solo che tu ti tolga della testa quell’ essere assurdo!» ribadì Charlize con sguardo serio.
    «Charlie... ti prego dammi solo la possibilità di essere felice, ti chiedo solo questo. So che tu non credi più nell'amore, ma per favore, fammi fare le mie scelte da sola. Può essere da pazzi, può essere da ingenui, può essere da bambini sperare che uno bello e famoso come lui si accorga di me, ma ti prego, lui per me è importante come mai nessuno lo è stato prima, aiutami Charlie... »
    Ashley disse quelle parole lentamente, ma con una fermezza e una convinzione che Charlize non aveva mai visto così nitidamente nei suoi occhi.
    Le tremavano le ginocchia a sentir parlare Ashley di “amore” nei confronti di uno sconosciuto, non riusciva proprio a concepirlo, ma colpita da tutta quella sua determinazione non potè far altro che cedere, in fondo alla fine con lei cedeva sempre, era l'unica persona alla quale poteva dire di voler bene incondizionatamente e se l’accompagnarla l’avrebbe fatta felice, avrebbe acconsentito.
    «Ok, va bene, ma ricordati che lo faccio solo per te, quindi non chiedermi di cantare, di saltare o cose varie al concerto, ok?» Disse la bionda non trattenendo una risata.
    Ashley non le rispose nemmeno, non era necessario, si limitò a stringerla forte e a sussurrarle all'orecchio: «Grazie, ti voglio bene».

    Continua...

    ______


    Nome: Charlize Rachel
    Cognome: Schneider
    Anni: 20
    Occhi: azzurri
    Capelli:biondi
    Altezza: 1. 73
    Segni particolari: Semplicementa perfetta

    SPOILER (click to view)

    image

    image



    La odiereta già lo so xD
    Questo comunque è il mio personaggio femminile, vi lascio un assaggio di lei, per farvi un'idea. Piano piano lo svilupperò. (Fee1702)


    Beh, chi sono io?
    Charlize Rachel Schneider? No. Non solo.
    Io sono fascino, sono eleganza, sono rabbia, sono vendetta, sono bellezza. Troppe arie? No, sono solo realista, è l’assoluta verità.
    Ho vent’anni, ma ne ho sempre dimostrati molto di più. Fin da bambina ho sempre voluto apparire più grande delle mie coetanee, superiore in un certo senso.
    Sono molto sicura di me, come avrete capito, ma del resto è così che mi hanno abituato. Sono stata servita e riverita sin dalla nascita, ho sempre avuto tutto ciò che desideravo, a partire dagli uomini. Sì perché a me basta uno schiocco delle dita per averli ai miei piedi. Invidia eh? Beh, non vi biasimo.
    Vivo nella suite dell’albergo dei miei genitori. Il più lussuoso di Berlino con mia sorella Ashlee, l’unica persona, insieme a Megan, mia compagna di (dis)avventure, senza la quale non potrei vivere.
    Da circa un anno studio per diventare attrice, sarebbe il mio più grande sogno. Sdoppiarmi in tante persone diverse per entrare nella mente di personalità opposte alla mia. Sono molto testarda, quindi, anche se la meta è difficile da raggiungere, ce la farò. Ne sono sicura.
    Ho amato una volta sola nella vita. Frederich… Si chiamava così.
    Ho creduto di aver trovato quello che le anime romantiche definiscono: “Il grande amore”.
    Beh, ora so per certo che si tratta di una grande stronzata.
    Era dolce, lo era davvero. Mi aveva riempito la stanza di fiori, mi faceva trovare delle rose bianche ogni mattina di fronte alla porta. Mi chiamava “la sua metà”, a pensarci adesso mi viene una carie ad ogni ricordo.
    Ho passato con lui tre anni della mia vita, tre anni di magia, di favola. Ma si sa, ogni favola prima o poi termina e per me non terminò con un lieto fine.
    Lo vidi nella sua macchina quel bastardo. Mi avvicinai in silenzio, volevo fargli una sorpresa, ma fu lui a farla a me.
    Era seduto nei sedili posteriori e accanto una stronza si stava vestendo.
    Fu da quel momento che decidi che tutto il genere maschile avrebbe pagato per quello che aveva fatto lui. Non mi sono più innamorata, mai più.
    Molti ragazzi sono entrati nella mia camera, ma nessuno è entrato più nel mio cuore, lì ci sono solo io. Perché solo io merito me stessa.


    Edited by °Summer° - 1/4/2010, 22:04
     
    Top
    .
69 replies since 13/11/2009, 20:44   905 views
  Share  
.