Ashtray Heart

[Prima classificata al Contest "Se fossi..."]

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  1. Teti ~
     
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    Come sempre, non rispecchia esattamente ciò che avevo in mente quando ho iniziato a scrivere. xD
    Il titolo è ispirato all'omonima canzone dei Placebo (traduzione).
    Buona lettura! ^^



    Ashtray Heart






    Se fossi stata in me stessa, forse, mi sarei fermata. O forse no.






    Immaginavo che sarebbe venuto anche lui, e quando entrai dentro casa di Walde il mio presentimento si rivelò esatto.
    Lo avevo incontrato qualche giorno prima ed avevamo litigato, come sempre.
    Sentivo il suo sguardo su di me, insistente ed ardente.
    Fiamme verdi sul mio corpo, nei miei occhi.
    Volsi lo sguardo dal lato opposto e mi feci avanti fra la gente, cercando qualche conoscente.
    Constatato che il suo sguardo era ancora in grado di turbarmi, preferii allontanarmi il più possibile da lui e mi unii ad un gruppo di ragazzi che conoscevo appena. Ma in verità, sarei stata anche in compagnia di uno sconosciuto piuttosto che con lui.
    Avevo saputo che si era fidanzato, e non nego che una volta appurata la notizia, cominciai a nutrire invidia e voglia di vendetta nei suoi confronti. Sapevo che era una cosa stupida ed assolutamente immatura da parte mia, ma non avevo potuto farne a meno.


    Mi ero imposta di non fare caso a lui quella sera, avrei solo peggiorato la situazione; ma era passato davvero troppo tempo ed alla fine avevo ceduto.
    Non era cambiato molto. Sempre spigliato e spontaneo nei suoi modi di fare, nel suo modo di parlare.
    Vivace e disinvolto con tutti, ma non con me.
    Il suo bicchiere non era mai vuoto. Del mio non si poteva dire lo stesso. Bevevo, ma senza esagerare. Non mi è mai piaciuto perdere il controllo di me stessa.
    Solo quando i nostri sguardi s’incrociarono per la seconda volta, vidi chiaramente trasparire dai suoi occhi provocazione.
    Credeva di essere più forte di me?
    Quanto si sbagliava.
    Trangugiai altro alcool, sotto i suoi occhi divertiti e soddisfatti, mentre lui faceva lo stesso.
    Mi fermai di colpo, rendendomi conto che così lo stavo solo assecondando.


    Può la rabbia trasformarsi in ingenuità?
    Può la collera mutare in frenesia?
    Può l’odio mischiarsi all’amore?




    Seduta su un divano vedevo una massa indefinita di ragazzi muoversi, in modo disordinato, e le loro voci arrivare alle mie orecchie come un fastidioso e confuso brusio.
    Mi davano sui nervi, tutti. Mai, come prima di allora mi resi conto che io, lì, ero del tutto fuori luogo. Non avevo niente in comune con loro, e ne ero più che felice.
    Mi rannicchiai sul divano di pelle nera, trovandolo particolarmente comodo.
    Poi, senza rendermene conto davvero, mi ritrovai in piedi a seguire la sua sagoma che saliva le scale.
    Era come se il mio corpo avanzasse da solo, non avvertivo nessun impulso derivante dal cervello.
    Salii le scale ed una volta arrivata nel corridoio del piano superiore, cercai di trovarlo seguendo il suono della sua voce.
    Probabilmente parlava al telefono, probabilmente, parlava con lei.
    Feci uno sforzo enorme nell’intento di distinguere la sua voce da tutte le altre, tanto da sentire la testa pulsarmi così forte da temere che da un momento all’altro scoppiasse.



    Lo trovai.
    Seduto sulla trapunta rossa di un letto singolo, con le gambe aperte in modo eccessivo, volgare.
    Immobile e serio, come se mi stesse aspettando. Con aria arrogante e superba, mi fissava.
    Se avessi potuto, avrei urlato a squarciagola; e gli avrei vomitato addosso tutto l’odio e la frustrazione che provavo.
    Sentivo una strana sensazione al cuore, forse era rabbia, collera.
    L’ira che lo stringeva e lo soffocava, provocandomi fitte quasi dolorose.
    Iniziai a respirare più affannosamente, e la tentazione di scoppiare a piangere era sempre più forte, ma non lo avrei fatto.
    Avanzai verso il letto e serrai i denti ed i pugni, conficcando le unghie, laccate di rosso, nei mie stessi palmi.
    Una volta arrivata dinanzi a lui, fra le sue gambe, poggiò le sue mani grandi e calde sui mie fianchi.
    Iniziai a provare piacere, quando la sua presa divenne sempre più possente.
    Mi trasmetteva un senso di sicurezza che in realtà, era tutta
    un’ illusione. In verità lui era volontariamente attorniato da un’aurea di instabilità, e questo lo avevo imparato a mie spese.
    Le sue labbra, calde e morbide. Così invitanti a pochi millimetri dalle mie.
    Stavo per cedere.
    Solo quando le sue dita provarono a farsi spazio sotto la maglietta, mi ripresi e scostai in malo modo le sue mani.
    Ero consapevole del fatto che il mio corpo era estremamente debole, ed infatti non riuscii ad oppormi quando mi prese e mi ritrovai distesa sul letto. Pensai che dovevo essere forte, ma per quanto provassi ad allontanarlo da me, non ci riuscivo.
    Rimaneva lui il più forte.

    Il suo corpo su di me. Pesante, opprimente.
    Non respiravo più.
    Le sue mani su di me. Calde, prepotenti sulla mia pelle.
    Stavo perdendo il controllo.
    I suoi occhi su di me. Stanchi, persi e spalancati, ma resi vivi dalla patina rosso lussuria che li contraddistingueva.
    Era tutto così sporco, fra di noi.
    Io mi sentivo sporca, quando percepivo il suo profumo sui miei vestiti e pensavo a noi.
    Volevo solo scrollarmelo di dosso, era troppo pesante per me.
    Avrei voluto urlare, scalciare, scalpitare e piangere senza fermarmi. Perché per quanto provassi a convincermi di essere forte, non lo ero affatto.
    Infilzai le mie unghie nella sua pelle, e sorrisi soddisfatta. Mi beai dei suoi lamenti ed assaporai la mia dolce vendetta.


    Io, volevo farlo soffrire.
    Io, volevo fargli del male.
    Io, volevo vederlo contorcersi.





    Un urlo mi morì in gola, quando sentii la sua mano stringere violentemente la mia.
    Non gli avrei permesso di farmi ancora del male, mai più.
    Sgusciai fuori liberandomi del suo corpo, facendolo rotolare su letto ed istintivamente poggiai il mio piede destro sul suo ventre.
    Affondai il tacco fino dello stivale con lentezza, godendo ancora una volta dei suoi gemiti di dolore.

    Se fossi stata in me stessa, forse, mi sarei fermata. O forse no.

    La sua mano risalì su, percorrendo tutta la mia gamba. Ed io, immobile incantata dal suo movimento, rimasi del tutto inerme e mi ritrovai seduta sul letto, accanto a lui.
    Lo insultai come mai avevo fatto prima, senza provare soddisfazione.
    Mi sfogai sul suo corpo, marchiandolo con graffi e morsi mentre lui, tentava di abbracciarmi.
    Una nuova ondata d’ira mi percosse, quando poggiò la sua testa sul mio seno.
    Era diventato di colpo un peso morto e lo scostai malamente, per poi affondare il viso fra le mani.


    C’ero, ma non esistevo.

    Mi travolse, con la sua instabilità.
    Mi torturò, con le parole fredde e taglienti.
    La ricordo ancora la sua lingua, gelida come una lama, sfiorarmi il collo.
    Mi massacrò, con le sue stesse mani, che vagavano libere sul mio corpo.



    Possedevo ancora un cuore? O aveva fatto fuori anche quello?



    I tore the muscle from your chest
    And used it to stub out cigarettes
    I listened to your screams of pleasure
    And I watched the bed sheets turn blood red




    L’aveva fatto fuori, e definitivamente.
    Non lo sentivo più, non percepivo il battito veloce ed agitato.

    Strappato dal mio petto e martoriato incessantemente.
    Il mio cuore.
    Il mio cuore posacenere.




    - La risevi solo a me la tua parte peggiore? - gli domandai, in un sussurro.

    Lui mi guardò perplesso, come se non avesse capito la domanda.
    Mi pentii d’aver parlato e d’aver detto così poco.




    La riservi solo a me la tua parte peggiore?
    E a lei, l’hai mai mostrata?
    Non osi farlo.
    Sappiamo tutte e due, che se scoprisse cosa in realtà celano i tuoi occhi, scapperebbe a gambe levate.
    Ti piacciono le situazioni complicate, le crei di proposito, vero?
    Ti diverte fami male, non è così?
    Giuro che questa è l’ultima volta.



    Tutte quelle domande rimbombavano nella mia testa.
    Non ero stata abbastanza coraggiosa da dire tutto ciò che pensavo, o semplicemente, non ne avevo avuto la forza.

    Sobbalzai, nell’udire il suo cellulare squillare. Lui, si alzò come un automa.
    Parlava piano, sospirando. Forse cercava di contenersi.

    Era lei, ne ero certa.

    Mi accasciai sul letto, scura in viso, invidiosa come non mai.

    Una volta terminata la chiamata, mi guardò di sbieco.
    Stava per tornare da lei, di nuovo. Ed io, mi sentii morire.



    Andò via.







    Nella vita bisogna avere sogni ed obbiettivi da raggiungere, ma soprattutto, bisogna essere consapevoli dei limiti.
    C’è un limite a tutto. E quello strano rapporto che io e lui intrattenivamo, quel limite lo aveva superato da un bel pezzo.
    A causa sua dovetti mettere in discussione tutto, perfino me stessa.
    Tutte le mie certezze, le mie convinzioni andarono a farsi fottere.
    Forse era questa la cose che mi faceva più rabbia.
    O forse, perché quando non c’era lui, mi mancava l’aria. Se lui non c’era niente aveva più senso.
    Ma quando c’era, stavo peggio.
    Nella vita, bisogna capire quando è il momento ed avere il coraggio di pronunciare la parola fine, con convinzione.
    Io quella notte, scandii bene quelle parole. Non volevo e non avevo
    bisogno di un uomo così disordinato, confusionario ed eccessivamente orgoglioso.
    Amare vuol dire accettare tutto di una persona, soprattutto i suoi difetti.
    Ma nemmeno la passione, riusciva a tenere a freno la sua parlantina acida, che riservava esclusivamente a me.
    Non bastava il suo ardore a placare il mio odio nei suoi confronti.
    Avevamo fallito.
    Mi addormentai con il sorriso, consapevole del fatto che non ero io l’unica perdente.
    Quella notte, avevamo perso entrambi.



    Cenicero, Cenicero
    My ashtray heart
    Corazon de Cenicero
    My ashtray heart



    Edited by Teti ~ - 10/12/2009, 21:07
     
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  2. Littlepoint.
     
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    Non so se è concesso ma mi permetto di commentare perchè non posso astenermi ^^ molto bella, complimenti, ottimo stile

    xxx
    simo
     
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  3. Teti ~
     
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    Grazie mille. ^^
     
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  4. »».Møøðy_Møøñ.««
     
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    Favolosa!
    Davvero =)
    E' originale come storia.. diciamo "strana" ma in senso buono è ^^
    Mi è piaciuta molto, complimenti ^^
     
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  5. $torta in der holle
     
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    Teti adoro veramente la tua os!
    la trovo fantastica!
    complimenti..^^
    è..è..è..
    già l'ho detto che l'adoro??XD
     
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  6. Teti ~
     
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    Grazie ragazze! :)
     
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  7. Kate ~
     
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    Dunque, comincio io col darti il mio "giudizio", dopodichè toccherà a Bea ^^

    Ho trovato la tua OS molto interessante, malinconica quanto basta, a tratti quasi rassegnata.
    Il tuo stile narrativo è pulito, scorrevole e grammaticalmente corretto.
    Il lettore può tranquillamente immedesimarsi nel personaggio, il che rende la lettura ancora più piacevole.
    Complimenti, sinceri.

    Voto: 9,5/10

     
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  8. Teti ~
     
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    Grazie Kateee! *-*
    Mi fa piacere che ti sia piaciuta, anche perchè, tengo molto ai miei scritti; e penso o almeno spero che da questa os traspare il fatto che in ogni frase scritta c'è sempre un po' di me stessa.
    Quindi non so che altro dire se non grazie. xD
     
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  9. -Bea
     
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    Mi verrebbe da dire solo: wow!
    E’ davvero una storia coinvolgente,accurata,sentita,pulita e di facile lettura.
    Ha tutti gli ingredienti che a mio avviso una One Shot dovrebbe avere.

    E’ stato un piacere leggerla!
    Brava


    Voto: 9,5/10
     
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  10. Teti ~
     
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    Grazie mille anche a te! *-*
     
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9 replies since 29/11/2009, 18:57   133 views
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