Pathetically bad stories

[Terza classificata al Contest "Se fossi...]

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  1. Baby ~
     
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    Se fossi ancora una fanciulla, verrei a giocare con te volentieri! – esclamò Claire, sorridendo alla bambina dal volto marmoreo e i capelli disordinatamente raccolti a spirale dietro la nuca, che la stava osservando con un misto di compianto e rassegnazione.
    Quella giornata ai giardini pubblici non poteva non essere inquadrata in un contesto atmosferico più favorevole: il sole sembrava sbocciare timido, di tanto in tanto, dietro fitte e scure coltri di nubi e la lieve brezza che si sollevava smorzando la quiete e la tranquillità peculiari di un pomeriggio primaverile rendeva l’aria meno tesa e ventilata.
    -Per l’amor del cielo, zia! Sono stufa di giocare da sola! Perché non andiamo a cercare un amichetto che mi faccia compagnia?- ribatté la bimba, con l’influsso malcelato di un marcato accento orientale. –Coraggio, zietta,solo per oggi! – cinguettò, cantilenante.
    Claire si guardò intorno, speranzosa, ma il parco-giochi, a quell’ora del pomeriggio,era pressoché desolato; un luogo, in parole povere, in cui i signori più anziani e distinti potevano approfittarne per leggere il quotidiano in totale stato di estasi e serenità o per schiacciare indisturbati un pisolino, prima di essere spasmodicamente mandati gambe all’aria dall’orda di marmocchi che abitavano i condomini dirimpetto, i quali si accalcavano all’entrata, prima di sfociare all’interno procedendo in gruppi sparuti, in un confuso e tumultuoso movimento.
    -Andiamo a trovare Adele, ti va? Così io trascorrerò un pomeriggio più piacevole e la mancanza di compagnia non ti recherà noia! Sei d’accordo, mocciosetta?-aggiunse,ironica. Gli occhi della donna, che riflettevano l’ombra di due crisoprasi, si specchiarono in quelli luccicanti come lapislazzuli della bambina. Sulla scia di battute e risatine, zia e nipote si incamminarono verso l’uscita, mano nella mano; quando anche gli ultimi echi del riso della bambina si furono spenti, la mente di Claire venne traslata a parecchie primavere addietro.
    Ai tempi della fanciullezza, Claire poteva ritenersi la bambina più fortunata del mondo: non possedeva denaro a palate, proprio no; il rapporto già di per sé frammentario con i suoi genitori era stato incrinato dalla caducità della vita e dal trascorrere inesorabile del tempo, ma la verità era che una relazione più intima con il padre e la madre non aveva mai preso piede: a Claire era stato riferito che la sua famiglia era scomparsa prima che le fosse spuntato il primo dentino; da allora, aveva trascorso la sua infanzia in compagnia della nonna, e la mancanza dei genitori, che aleggiava nell’aria inizialmente, evaporò del tutto quando il vuoto lasciato dai legami affettivi primordiali venne altresì bene colmato dal sentimento dell’amicizia, nata e coltivata all’interno di una comitiva composta da quattro ragazzini che l’avevano sempre resa partecipe e considerata parte integrante delle vicissitudini che alimentavano la loro vita.
    Aveva cinque anni, Claire, quando, una sera, affacciata alla finestra della sua stanza collocata al piano superiore per contemplare il cielo e la sua infinita immensità, venne attratta dal suono affascinante e cristallino di una pura, ovattata e sincera risata.. Si voltò verso il basso, e intravide la presenza di quattro bambini, i quali stavano comodamente acciambellati sui tre bidoni della spazzatura sottostanti. Il quarto, quello che era scoppiato a ridere, era in ginocchio sul prato e faceva roteare distrattamente in mano dei tappi di bottiglia. Sembrava che fossero piacevolmente assorti in un’animata, ma silenziosa conversazione. Claire si ritrasse: non voleva che i ragazzi smettessero a causa sua. Ad un tratto, però, il ragazzo ginocchioni sul prato si avvide della presenza intrusiva dell’ignota bambina, ma non indietreggiò; anzi, compì un gesto che lasciò esterrefatta la stessa Claire: egli la invitò, giustappunto, a scendere giù e a discutere con loro.
    Claire, che era sempre stata una bambina avventurosa, non si ritrasse; tuttavia, preferendo che la nonna non si avvedesse della sua uscita notturna, preferì non sottrarsi al richiamo del suo alto spirito di impudenza, e spiccò un salto nel vuoto. Precipitò con un tonfo sordo sui bidoni della spazzatura: un gatto miagolò irritato e cercò rifugio in un cespuglio di ortensie; tutt’a un tratto, nella casa della nonna, si accesero tutte le luci, illuminando di un candido splendore il prato circostante, poi una figura macilenta si affacciò imbracciando un fucile, e sparò due colpi a salve nell’aria. Claire e i ragazzi rimasero appollaiati sotto il davanzale, trattenendo il respiro, immobilizzati, finché anche la luce dell’ultimo lampadario venne offuscata, e tutto tacque. In seguito, si udì l’eco di una seconda, sonora risata, a cui, questa volta, presero parte tutti e quattro.
    -Come ti senti? – le domandò un ragazzo alto e dinoccolato. Visto al chiarore della luna,appariva un ragazzo molto più grande della sua età. Claire gli attribuì 12 anni.
    -Lievemente ammaccata, ma, tutto sommato, credo di non avere nulla di rotto-rise la bimba. Il secondo bambino, più tozzo e robusto, la aiutò a rialzarsi. Dopo averle stretto goffamente una mano (<<mi chiamo Gustav>> aveva accennato), un fanciullo con i capelli intrecciati le si era accostando mugolando: “Prova di coraggio superata. Fai ufficialmente parte del nostro gruppo”.
    E così avvenne per altri cinque anni.


    -Zia, ma dove ti stai dirigendo? La casa di Adele è dall’altro lato della strada! – osservò la bambina, indicando un punto indefinito al di sopra della spalla della donna.
    -Oh, si, certo – borbottò distrattamente Claire. Fece un passo a ritroso, ma inciampò nel burqa e piombò sul ciglio della strada.
    -Come ti senti? – domandò la bambina, apprensiva,correndo nella sua direzione.
    Claire ebbe un tuffo al cuore: le era capitolata alla memoria la domanda che le aveva posto uno dei quattro bambini,con il suo modo di fare inquieto e ansioso, quello dinoccolato e con i capelli lisci, nonché uno dei suoi più cari amici.
    -Non credo di aver nulla di rotto- rispose mestamente la donna, aprendosi in un largo sorriso. Anche la fanciulla sorrise, poi rifletté su un attimo e aggiunse: - Zia, ma per quale motivo non ti liberi di quell’ingombrante e ridicolo mantello?!
    Claire rise di cuore alla battuta ingenua e non volutamente ironica della nipote.
    -Non ridere, zia! Anzi, toglilo adesso, va’, come fai quando sei a casa!
    Claire si fece scura in volto, poi abbozzò un velato sorriso, che, naturalmente, la bambina non poteva scorgere.
    -Non lo tolgo per non farmi riconoscere-sussurrò.
    -Ma da chi? In Germania non ci conosce nessuno! – protestò la piccina.
    -Non è il momento giusto per raccontartelo.- e cinse le spalle della bambina con un abbraccio.
    -E, per quanto riguarda il velo…- continuò. Il viso della piccola divenne più teso. –Non dovrai indossarlo, se non ti va, te lo prometto. -Il volto della bimba si rilassò. Era ancora lievemente perplessa,ma, se non altro,le ultime parole della zia le erano state di conforto. Che sensazione meravigliosa, aggirarsi per le strade in shorts e canotta! Chissà se la zia aveva intenzione di indossarlo anche in estate…rabbrividì al solo pensiero, ma non osò farle altre domande.
    Giunte in prossimità della modesta abitazione di Adele, Claire bussò tre colpi secchi e attese.
    Nel frattempo, si avvide delle caratteristiche che contraddistinguevano ogni singola dimora in Germania. A lei era sempre piaciuto trascorrere le vacanze in quel posto, anche se, da quando un uomo rozzo e senza scrupoli, che conduceva una vita dissoluta, aveva chiesto la sua mano, era stata costretta a trasferirsi a Kabul, per lei era sorto l’insormontabile problema degli spostamenti. Viveva a Kabul, e Kabul distava dalla Germania…troppi, innumerevoli chilometri. Per fortuna, aveva deciso di piantare lì le sue radici per sempre, sfuggendo alle incomprensioni, all’intolleranza, da coloro i quali cercavano di sopprimere l’ultimo soffio di spirito avventuriero, che, in lei, non si era mai placato, ma che, anzi, con il trascorrere degli anni, sbuffava con maggiore energia.
    Tutto questo defluì all’esterno dinanzi ad una tazza di tè fumante in compagnia di Adele, che, dopo i rituali convenevoli, l’aveva accolta in un fiume di lacrime in casa propria.
    -Da quando mi sono trasferita a Kabul – riprese Claire, con lo sguardo fisso sulle propria dita affusolate –è come se un sipario fosse calato davanti ai miei occhi, oscurando i colori, annebbiando i miei sensi, camuffando gli odori e i profumi della mia patria che sono sempre rimasti impressi dentro me e che ritrovavo sulla biancheria, sui miei oggetti più cari, sul mio diario, sul mio corpo. I miei amici hanno sempre colorato la mia vita delle più varie sfumature, ma il rosso e il giallo ocra non mi hanno accompagnato a Kabul; lì, purtroppo, i colori che si susseguivano dinanzi ai miei occhi erano bianco, nero, grigio, grigio chiaro, grigio scuro, grigio-verde, grigio-marrone…
    Ma adesso ho deciso di lasciarmi tutto alle spalle e di ritrovare la mia vecchia casa, i miei vecchi amici, i miei vecchi affetti. – si interruppe. Adele aveva di nuovo le lacrime agli occhi.
    "Gustav, il ragazzotto tozzo e robusto...Tom, il bambino con i capelli intrecciati...Georg, alto e dinoccolato...Bill, il ragazzo più impacciato e introverso... Chissà quando tempo impiegherò per ritrovarli...
    E chissà se la nonna abita ancora nella capanna ai piedi della montagna, dopo tutto questo tempo…chissà cosa sta facendo, se mi sta aspettando, se, durante tutti questi anni, ha pensato un po’ a me…” rifletté Claire.
    Rivolse uno sguardo ai monti innevati,il suo sguardo si soffermò sul tetto del rifugio alpino, e decise che, sì, sua nonna sarebbe stata ancora là. Lanciò un’occhiata a sua nipote,che si stava dilettando in un appassionante gioco al computer: anche se la bambina l’aveva definita una “fuga da casa”, Claire sapeva che, in fondo, le cose non stavano esattamente così: si trattava solo di un progressivo ritorno alla quotidianità.


    Edited by Baby ~ - 29/11/2009, 23:17
     
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  2. Littlepoint.
     
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    Non posso evitare il commento...
    è superba, sul serio, Baby...
    complimenti sentitissimi

    xxx
    simo
     
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  3. »».Møøðy_Møøñ.««
     
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    CITAZIONE (Littlepoint. @ 29/11/2009, 23:11)
    Non posso evitare il commento...
    è superba, sul serio, Baby...
    complimenti sentitissimi

    xxx
    simo

    :tytu: Non posso fare altro che quotare! Jè è divina, davvero... :uyu:
     
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  4. Baby ~
     
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    oh, i primi commenti!!! *-*
    be', non posso non essere lieta dei complimenti che mi ponete, ragazze, siete davvero gentili!
     
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  5. $torta in der holle
     
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    ecco anche il mioooooo!!!!!!!!!!!!!!
    Tesora, che dire.. è molto bella..
    mi è piaciuta molto..^^
    veramente originale..^^
     
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  6. Kate ~
     
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    Dunque, comincio io col darti il mio "giudizio", dopodichè toccherà a Bea ^^

    OS impegnata, Baby. Molto impegnata. Quella che, inizialmente, può sembrare una OS "normale", diventa una storia coinvolgente e profonda.
    Le descrizioni accurate, il tuo stile così "classicheggiante", l'accuratezza che metti in tutti i tuoi scritti sono palesi.
    Una OS molto bella, complimenti.

    Voto: 9/10

     
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  7. Baby ~
     
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    *-* grazie, Kate, ti ringrazio!
    però mi sono resa conto, rileggendola, di aver calcato troppo la mano...è davvero troppo impegnata, questa OS...ad ogni modo, grazie mille!
     
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  8. -Bea
     
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    In assoluto il titolo che mi è piaciuto di più.
    Bravissima Je, non c’è molto da dire.
    Sei un’ottima scrittrice e ti esprimi in modo impeccabile.

    Voto: 9/10
     
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  9. Baby ~
     
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    santi numi, grazie mille, Bea! *-*
    sono felicissima dei voti che mi avete attribuito, ragazze!

    vi ringrazio ancora!
     
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8 replies since 29/11/2009, 23:07   133 views
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