Meredith, la sentenza. Raffaele: vivo in un incubo

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  1. Kate ~
     
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    Da Libero.it

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    PERUGIA - "Mi sembra di vivere in un incubo infernale: cosa faccio adesso?". Provato da una notte in bianco, Raffaele Sollecito ha accusato pesantemente il colpo che i giudici della Corte d'Assise di Perugia gli hanno inferto con la condanna a 25 anni di carcere. Il giovane pugliese, racconta chi l'ha visto, non sta bene tanto che l'avvocato Luca Mauri ha chiesto ai responsabili del carcere di Capanne di tenerlo sotto stretta osservazione e di valutare se fosse il caso di rafforzare l'assistenza psicologica.

    Amanda disperata, nessuno crede in me - "Nessuno crede in me": provata da una notte passata a piangere, Amanda Knox è sembrata, a chi l'ha vista questa mattina nel carcere di Capanne a Perugia, molto demoralizzata e delusa. "Nessuno crede in me - ha ripetuto ai suoi interlocutori - e non capisco perché. Ho sempre detto la verità, non sono stata io ad uccidere Meredith". Amanda si è anche detta molto dispiaciuta per i suoi familiari, sperava, e credeva, di poter uscire e tornare con loro negli Stati Uniti. Così invece non è stato vista la condanna a 26 anni inflittale dalla Corte d'Assise di Perugia. Rientrata in carcere poco dopo l'una, Amanda è stata accolta dalle sue compagne di cella che hanno cercato di confortarla. Un tentativo che però ha avuto poco successo, con Amanda che ha pianto praticamente tutta la notte.

    Famiglia Mez, fatta giustizia ma nessun trionfo - La famiglia di Meredith Kercher è soddisfatta perché la sentenza della Corte d'Assise di Perugia che ha condannato Raffaele Sollecito e Amanda Knox ha "messo un punto" nella vicenda dell'omicidio della studentessa inglese, ma il fratello Lile ha detto che "non è il momento di celebrare alcun trionfo". La famiglia di Mez ha incontrato stamani la stampa insieme agli avvocati che li hanno rappresentati come parte civile, Francesco Maresca e Serena Perna.

    In carcere sorvegliati a vista - Prima notte in carcere relativamente tranquilla per Amanda Knox e Raffaele Sollecito che sono stati condannati rispettivamente a 26 e 25 di reclusione per l'omicidio di Meredith Kercher. Il giovane italiano non ha lasciato trasparire particolari emozioni prima e dopo la sentenza. Ha invece pianto a lungo la Knox nelle ore che hanno preceduto la lettura della decisione e dopo essere stata riportata in carcere. La giovane di Seattle si sarebbe poi comunque tranquillizzata trascorrendo il resto della nottata senza particolari problemi. Sollecito e la Knox che si proclamano estranei all'omicidio di Meredith Kercher hanno assistito in aula alla lettura della sentenza arrivata pochi minuti dopo la mezzanotte. I due sono sorvegliati a vista da un agente, per evitare che possano commettere gesti sconsiderati.

    Già nei giorni scorsi, subito dopo le richieste avanzate dall'accusa, la direzione del carcere di Capanne aveva rafforzato i controlli sui due giovani e la scorsa notte, quando attorno all'una il cellulare della penitenziaria è arrivato dal tribunale di Perugia, sono stati ulteriormente innalzati.

    PM, decisione che intendiamo rispettare - "E' una decisione che intendiamo rispettare. Riconosce infatti la colpevolezza degli imputati per tutti i reati che gli sono stati contestati": così la mattina dopo il pubblico ministro Manuela Comodi commenta la sentenza di condanna a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher. Il magistrato ha annunciato che la Procura non intende appellare la sentenza. Il Pm Comodi ha sottolineato che ai due imputati è stata riconosciuta l'aggravante della violenza sessuale "seppure materialmente commessa da Rudy Guede (condannato a trent'anni di reclusione con il rito abbreviato - ndr)". Il pubblico ministero ha quindi parlato di "una sentenza che già dal dispositivo dimostra equilibrio". La Comodi ha quindi sottolineato "l'impegno e la qualità del lavoro svolto dalla polizia (la Squadra Mobile di Perugia, lo Sco, la Scientifica e la Polizia Postale) così come tutti i consulenti e dell'Ufficio del pubblico ministero. Riferendosi all'aspetto umano della vicenda il Pm Comodi ha sottolineato che "vedere due ragazzi condannati a una pena così lunga lascia l'amaro in bocca ma il pensiero va anche alla vittima, uccisa in modo atroce".

    Lumumba, pietà per Amanda ma sue lacrime coccodrillo - Sostegno ad Amanda per cosa la attende, ma nello stesso tempo nessuna fiducia nel suo pianto. "Nella mia mente sono rimasto in prigione, ma in questa sentenza ho sentito dentro di me una speranza che mi aiuta a uscire da questa situazione": così Patrick Lumumba, il giovane congolese finito in carcere nella prima fase delle indagini proprio in base alle dichiarazioni di Amanda knox, ha commentato stamani con i giornalisti le sentenze di condanna per l'omicidio di Meredith Kercher. Umanamente - ha però osservato - sono vicino ad Amanda. "Non è così bello vedere qualcuno condannato - ha spiegato - quindi posso capire le ragioni di Amanda, anche se mi ha fatto del male. E per questo ieri sera non ho voluto parlare con i giornalisti. Non mi veniva da parlare, per rispetto". Commentando le lacrime di Amanda subito dopo la lettura della sentenza, Lumumba ha detto che "le sue in generale sono lacrime di coccodrillo, ma quelle di ieri potevano essere vere, perché non è facile". Quanto al risarcimento disposto nei suoi confronti per il reato di calunnia da parte di Amanda (50.000 euro con una provvisionale immediatamente esecutiva di 10.000), il giovane ha spiegato di sentirsi soddisfatto poiché la sua richiesta era simbolica. "Per me - ha detto - era sufficiente il riconoscimento della responsabilità penale".

    La sentenza della Corte d'Assise - di Claudio Sebastiani - Raffaele Sollecito, venticinquenne ingegnere informatico di Giovinazzo, e Amanda Knox, studentessa nata 22 anni fa a Seattle, sono responsabili di avere ucciso e violentato Meredith Kercher insieme a Rudy Guede, già condannato alcuni mesi fa, con rito abbreviato, a 30 anni di reclusione. Per questo la Corte d'assise di Perugia ha inflitto 26 anni di reclusione all'americana e 25 al giovane pugliese. Una sentenza arrivata dopo 14 ore di camera di consiglio. Accolta tra lo sconforto dai due imputati e dai loro familiari presenti in aula.

    "Ampiamente soddisfatti" i familiari di Mez che sono rimasti però praticamente impassibili al momento della lettura del dispositivo. "Una sentenza che rende giustizia alla memoria di Meredith" ha detto l'avvocato Francesco Maresca che li ha rappresentati insieme a Serena Perna. "L'impianto accusatorio ha tenuto" il commento del pubblico ministero Giuliano Mignini che ha sostenuto le tesi dell'accusa insieme a Manuela Comodi. "Attendiamo di leggere le motivazione della sentenza della Corte d'Assise - ha aggiunto quest'ultima - nella convinzione che la pubblica accusa ne condividerà l'impianto. Credo che difficilmente proporremo appello".

    I due magistrati avevano chiesto per i due imputati la condanna all'ergastolo ma la Corte ha concesso loro le attenuanti generiche, con la conseguenza di uno sconto di pena. Per la Corte presieduta da Giancarlo Massei, Sollecito e la Knox erano, insieme a Guede, nella casa di via della Pergola quando, nella notte tra il primo e il 2 novembre del 2007, Mez venne uccisa con una coltellata alla gola nel corso di un aggressione maturata in un contesto a sfondo sessuale e di risentimento. Quello provato dalla Knox nei confronti della sua coinquilina che - in base alla ricostruzione accusatoria - la criticava per la scarsa igiene e perché aveva portato alcuni ragazzi in casa. Per i pm fu la Knox a portare Guede e Sollecito nell'appartamento dove cominciò una discussione tra le due giovani sfociata nell'omicidio. Fu Amanda - hanno ritenuto gli inquirenti - a colpire al collo l'inglese con un coltello portato da casa di Sollecito mentre il suo allora fidanzato la teneva insieme all'ivoriano che tentò anche un approccio sessuale. Quest'ultimo fuggì e venne poi arrestato in Germania mentre Sollecito e la Knox tornarono nella casa - secondo l'accusa - simulando un furto per sviare le indagini. Per conoscere perché i giudici hanno condannato i due giovani sarà necessario attendere il deposito delle motivazioni della sentenza.

    La Corte d'assise deve però avere ritenuto attendibili gli elementi raccolti dalla squadra mobile, dallo Sco e dalla polizia scientifica. Come il Dna di Sollecito misto a quello della vittima trovato sul gancetto del reggiseno di Meredith o il suo codice genetico isolato, insieme a quello della Knox, su un coltello da cucina sequestrato in casa del giovane pugliese. L'arma del delitto secondo gli inquirenti, anche se le difese hanno ripetutamente contestato la sua compatibilità con le lesioni. Tra gli elementi sui quali i pubblici ministeri hanno fondato la loro ricostruzione c'é la testimonianza di Nara Capezzali che la notte dell'omicidio sentì un urlo straziante provenire dalla casa del delitto e poi passi di tre persone fuggire. Eppure Sollecito e la Knox hanno ripetuto che la notte del primo novembre loro nella casa di via della Pergola non c'erano. Si trovavano invece nella casa del giovane pugliese - secondo la loro versione - dove videro il film "Il favoloso di Amelié". Le loro difese hanno contestato l'attendibilità dei testimoni e i metodi di repertazione e analisi delle tracce con il Dna. Inutilmente però. Perché per la Corte d'assise di Perugia Sollecito e la Knox sono i responsabili dell'omicidio di Meredith Kercher. E Amanda anche della calunnia a Patrick Lumumba, il giovane finito in carcere qualche giorno dopo il delitto e poi dichiarato estraneo alla vicenda: un reato che ha avuto l'effetto di un anno in più di reclusione rispetto al suo ex fidanzatino.

    Familiari Amanda, combatteremo fino all'ultimo - "Combatteremo fino all'ultimo, non é finita qui". Lo ha detto, tra le lacrime, Cassandra, la matrigna di Amanda Knox subito dopo la lettura della sentenza che ha condannato la giovane americana a 26 anni di carcere. "Non è possibile - ha aggiunto - Amanda è innocente e noi non la lasceremo sola". Subito dopo la lettura della sentenza, la sorella di Amanda, Deanna, è scoppiata in lacrime e quando si è calmata è andata ad abbracciare la compagna del padre di Raffaele Sollecito, sconvolta anche lei.

    Familiari Sollecito, non hanno fatto loro dovere - "Non hanno fatto il loro dovere, non lo hanno fatto fino in fondo. Dovevano assolverlo, Raffaele é innocente". Così tra le lacrime la compagna del padre del giovane barese condannato per l'omicidio di Meredith Kercher, Mara. La donna, quando Raffaele è stato portato via dall'aula ha urlato "forza Raffaele" prima di scoppiare in un pianto a dirotto. Visibilmente contrariati anche gli avvocati delle due difese, con Luciano Ghirga, che ha difeso Amanda, abbracciato alla giovane di Seattle prima che gli agenti della polizia penitenziaria la portasse via.
     
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  2. hachiko^^
     
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    Non so perchè... Ma ho sempre pensato che Amanda e Sollecito fossero colpevoli... Quindi la senenza mi sembra giusta, anche se per l'atrocità dell'omicidio, 25 e 26 anni non sono abbastanza...
    E' vero che c'è 'l'attenuante' della giovane età secondo la quale i due potrebbero essere recuperabili, ma Meredith non può avere la stessa opportunità...
    Ho seguito la sentenza in diretta su Matrix l'altra sera e sono rimasta sconvolta quando ho sentito dire da Amanda Knox che secondo lei Mez ha avuto una morte lenta perchè l'ha visto su CSI!!! Altro che CSI, questa stava lì a vedere la 'sua amica' agonizzante fregandosene altamente!!!
     
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1 replies since 5/12/2009, 13:38   40 views
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