Hope, l'uomo della speranza

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Nella foto: due aristocratici in cerca di un segnale da parte della loro amata figlia. In molti contattavano Hope per cercare di entrare in contatto coi loro cari, un prete (seduto) riconobbe nel volto ritratto quello di suo padre.


Famiglia di chiara impronta cattolica porge l'ultimo saluto ad un proprio caro. Nessuno seppe dire di chi fosse il volto che appare nella foto.


Scattata nel 1920, questa foto ritrae una seduta spritica. Fu proprio osservando questa imagine che Harry Price scoprì i giochi di sovraesposizione con cui Hope riusciva ad ottenere tali effetti.


Price fu ingaggiato dalla "Society for Psychical Research" affinché studiasse il fenomeno Hope.


Non impiegò molto ad individare il limitato numero di trucchi grazie ai quali Hope si prendeva gioco delle persone che si rivolgevano a lui.


Le tecniche usate da Hope erano semplici giochi di sovraesposizione di due o più fotografie, come nel caso di questa coppia. Un'altra tecnica usata dal fotografo dei defunti consisteva nel mettere un vetro con l'immagine del defunto sull'obiettivo della macchina fotografica. La voglia di rivedere i propri cari faceva il resto, inducendo chi guardava la fotografia a trovare nell'immagine del defunto una improbabile somiglianza con il caro trapassato.


Harry Price interruppe così la fama di Hope che, per oltre un ventennio, attirò la stima e l'attenzione di molti, tra cui spiccavano anche personalità come ad esempio Sir Conan Doyle, il padre putativo di Sherlock Holmes e del giallo intuitivo, è buffo come un uomo tanto razionale potesse lasciare spazio agli aspetti che, umanamente, non si possono spiegare.