»Candyman.

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  1. NiandraLades.
     
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    Bene, dopo averci pensato sù diversi giorni, ho deciso di dare alla mia ispirazione una forma concreta e quindi posto ufficialmente il primo capitolo, della prima fanfiction che posto in questo forum.
    La dedico ad una persona speciale, che ormai fa parte della mia vita da cinque anni, e ne farà sempre parte, perchè siamo sorelle, e anche se non biologicamente... lo siamo e basta! Giulia Ti Voglio Bene<3 Bene ora godetevi questo capitolo e commentate^^
    (modificherò la dimensione del font solo per il titolo^^")


    »Candyman.



    Chap.1



    La porta è socchiusa, l'aroma di caffè è penetrato nelle me narici, i rumori di mia madre che prepara la colazione in cucina, mentre mia sorella ancora dorme beata, prigioniera di sogni non ancora infranti, ed io osservo il mondo attorno a me, la luce mattutina che si infiltra fra i drappi di tende, le pareti del letto a ponte dove più nessuno spazio è scoperto, dove nemmeno un puntino trova respiro o emettere il suo disappunto per i tanti poster che in un tempo non molto lontano, vi ho attaccato sopra.
    << Je, ci vogliamo alzare o preferisci che venga io ad aiutarti?! >>
    Questo è il modo che mia madre adotta per buttarmi giù dal letto, ed evitare quindi che il tepore delle coperte e la comodità possano intorpidire la sua volontà.
    Com'è solito a quest'ora, comincio a maledirla, poi resto a guardare per una frazione di secondo mia sorella, invidiandola, perchè oggi entrerà molto più tardi dell'orario normale.
    Mi tuffo nell'armadio e rovistando, pesco fuori un jeans, una maglietta e un giacchino con il cappuccio.
    Porto tutto in bagno, afferro a due mani il coraggio e dopo aver aperto il rubinetto, mi sciacquo il viso con una bella dose di acqua fredda.
    Mi vesto, metto quel tanto che basta di eyeliner sugli occhi e sono pronta.
    Mio padre siede già a tavola, seriamente occupato a consumare il suo latte e caffè assieme ad un cornetto.
    Ne afferro, anche se svogliatamente, uno anche io, carico lo zaino in spalla e sono già partita all'insegna di un'altra giornata che lo so, scurerà senza nessun risvolto positivo.
    Scorro le dita sull'ipod, in cerca di una canzone che mi metta un pò di energie per affrontare le insidie che anche questo giorno, sono sicura, mi piomberanno davanti.
    Ma stamattina neanche la musica decide di venir dalla mia parte, e con il cuore di piombo, addento quel poco che rimane della mia colazione, camminando in direzione di un edificio grigio e anche abbastanza tetro.
    I cancelli, che lo fanno somigliare tutto fuorchè ad una scuola, sono già aperti.
    Diversa gente sosta sulle scale, davanti all'entrata o direttamente sul marciapiede.
    Io mi siedo sulle scale, in attesa di non sò che, scartando il mio nuovo pacchetto di sigarette.
    Ne accendo una, trattenendola tra le labbra.
    Nel frattempo fuori si gela, il fiato forma nuvolette consistenti assieme al fumo della mia Marlboro.
    Osservandole scivolare nell'aria, scivolo anche, molto velocemente in luoghi assai remoti con il pensiero, e sono proprio questi pensieri, a farmi desiderare di alzarmi da quei gradini e scappar via.
    Mi incanto, pensandoci sù seriamente, la visione di mollare quella stramaledetta scuola anche solo per un giorno mi alletta in modo particolare, ma non faccio in tempo a darle atto.
    Qualcuno sventola davanti ai miei occhi la sua mano, distogliendomi completamente dal mio momentaneo allontanamento dalla realtà.
    << Ci sei?! >>
    Pongo il mio sguardo su un viso conosciuto, direi ormai familiare. I nei gli riempiono diverse parti del volto, i rasta raccolti in una coda, i jeans a cavallo basso e il giubbotto, la maglietta, il cappellino storto gli danno l'immagine di un ragazzo strada.
    Il gemello al suo fianco completamente diverso, con il suo vestiario scuro, quell'eyeliner passato così pesantemente sugli occhi.
    Tom così mi risveglia.
    << Dì la verità, ti eri incantata o stavi fissando me? >>
    Sbuffo impaziente.
    << Modesto è il tuo secondo nome. Ero incantata, non sò se entrare o meno oggi.. >>
    Si siede accanto a me.
    << Beh noi entriamo, non vogliamo rischiare di avere un votaccio in pagella. >>
    Giocherella con il piercing sul labbro e distolgo lo sguardo da quella visione.
    No, direi che evitare di guardarlo è la cosa migliore.
    Cerco di fingermi interessata alle ragazze che sul marciapiedi, hanno formato un piccolo cerchio e chissà cosa nascondono.
    << Ma insomma vuoi dirci cos'hai? E' dall'inizio della scuola che io e mio fratello cerchiamo di carpirti una parola, una schifosissima parola. Abbiamo provato a farti ridere, divertire. Quando ti chiediamo di uscire figuriamoci.. >>
    Mi irrigidisco di botto, colta impreparata su un argomento che non era previsto sul copione, che avrei accuratamente evitato di far sbucare fuori, come una margherita in pieno inverno.
    << Niente Tom! Non ho niente, cosa vuoi che abbia? E' solo un periodo, passerà.. o almeno spero. >>
    Scambia sguardi complici con Bill, che nel frattempo si è seduto alla mia sinistra, per non dover più guardare di nuovo il fratello ed evitare così di farmi imbestialire.
    Cerca di sdrammatizzare con un pretesto, usando l'ironia.
    Con una voce chiusa e bisogna ammetterlo, buffa, comincia a parlarmi.
    Mi poggia la mano sulla fronte.
    << Ma non è che percaso hai la febbre? Fai sentire un pò? >>
    Inizia a farmi il solletico, ma io come una furia mi abbatto su di lui, consumando all'istante tutte le risorse che aveva per veder spuntare sul mio viso, un sorriso, ormai divenuto un raro spettacolo ai loro occhi.
    Lo fisso furente, dopo aver scacciato via di malomodo le sue mani.
    Mi alzo di botto, e scappo via rendendomi conto che le lacrime possono ormai cadere sulle mie guancie.
    Dò sfogo alla mia voglia liberatoria, con il cuore che batte come un tamburo sotto le costole e vampe di calore mi attraversano il corpo.
    Da ragazza innamorata avrei dovuto lasciare che lui avesse continuato a parlarmi, a scherzare con me.
    Ma l'ho disarmato.
    Ho strappato via dalle sue mani quella fortuna, che da sempre mi apparteneva, ma da incosciente, non l'ho mai considerata.
    Maledetta me.

     
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  2. [*^sweetchris^*]
     
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    Sorelllaaaaa mia *________*
    Tii voglioo beneeee anche iooooo!!!!
    Bellissimo il primo capitolo !!!
    Posta il secondo!!!
    CITAZIONE
    Mi incanto, pensandoci sù seriamente, la visione di mollare quella stramaledetta scuola anche solo per un giorno mi alletta in modo particolare, ma non faccio in tempo a darle atto.
    Qualcuno sventola davanti ai miei occhi la sua mano, distogliendomi completamente dal mio momentaneo allontanamento dalla realtà.
    << Ci sei?! >>
    Pongo il mio sguardo su un viso conosciuto, direi ormai familiare. I nei gli riempiono diverse parti del volto, i rasta raccolti in una coda, i jeans a cavallo basso e il giubbotto, la maglietta, il cappellino storto gli danno l'immagine di un ragazzo strada.
    Il gemello al suo fianco completamente diverso, con il suo vestiario scuro, quell'eyeliner passato così pesantemente sugli occhi.
    Tom così mi risveglia.
    << Dì la verità, ti eri incantata o stavi fissando me? >>

    Mi immagino la scena xD
    Si incata da te!! Ma vai lì va!!
    Stupendissima sorè!!!
    Posta presto!!
     
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  3. $torta in der holle
     
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    Buzzurra mia..*-*
    bellissimo questo primo capitolo!!
    mi interessa.. ti prego continua e posta presto!!

    questo pezzo mi piace moltissimo!:
    CITAZIONE
    Dò sfogo alla mia voglia liberatoria, con il cuore che batte come un tamburo sotto le costole e vampe di calore mi attraversano il corpo.
    Da ragazza innamorata avrei dovuto lasciare che lui avesse continuato a parlarmi, a scherzare con me.
    Ma l'ho disarmato.
    Ho strappato via dalle sue mani quella fortuna, che da sempre mi apparteneva, ma da incosciente, non l'ho mai considerata.
    Maledetta me.

     
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  4. NiandraLades.
     
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    Accontentate! =D
    Ecco a voi il nuovo capitolo..Anche se non mi convince.. Enjoy It! ^^


    Chap. 2




    Le briciole mi cadono addosso, mentre addento il mio panino striminzito, comprato pochi minuti fa al bar che fà da angolo ai giardinetti pubblici.
    Il motore ronzante nella testa aumenta, il cervello lavora freneticamente e non trovo risposta alla mia ossessiva e ripetitiva domanda.
    Perchè scacciarlo, quando in realtà volevo che mi parlasse, che mi toccasse?
    Tra le spighe rinsecchite che danzano indisturbate, piegate dalla brezza, immagino quel suo viso perfetto, sconvolto dalla mia turbolenta ed inaspettata reazione.
    Dalle viscere, sento sgorgare quella familiare sensazione di senso di colpa, ormai un abituale incontro il nostro, come se fossimo due amici dallo stretto rapporto.
    << Stupida, sei una stupida. >>
    Porto sù le gambe, le cingo con le braccia e me le stringo al petto, dondolando piano, facendo cigolare la panchina di legno, cullando la mia mente contorta.
    Eppure non può finire così.
    Lo stomaco fà presto ad intrecciarsi.
    Sono le 14.00 e tutti gli studenti, si saranno riversati giù dalle scale per dirigere i loro corpi stanchi e le menti spremute, a casa.
    Compongo il numero con un leggero tremolio delle dita, e dopo vari secondi di attesa, ottengo risposta.
    << Pronto?! >>
    E' evidente.
    Bill, avrà riflettuto prima di rispondere, notando che il numero comparso sullo schermo lampeggiante del suo cellulare, era inaspettato.
    << Bill, ascolta, sò di essermi comportata male stamattina, è per questo che ho chiamato, per scusarmi. Tom è lì con te? >>
    Sento strani fruscii provenire dall'apparecchio opposto.
    << Non credo che abbia voglia di parlarti. Però, lo conosci, sai com'è.. si incazza, si scazza e torna tutto normale eheh. >>
    Finisce la frase con una risatina, che alle mie orecchie risulta poco convincente, e come prevedevo che accadesse, Tom lo attacca facendomi sobbalzare.
    << Mi scazzo, vuoi che io scazzi? E' lei che dovrebbe farlo! Ma insomma che diavolo ho fatto? Cercavo solo di farla ridere, e invece di mostrarsi gentile con chi la vuole aiutare, con chi vuole tirarla sù di morale, mi ha attaccato peggio di un cane rabbioso! >>
    Sospiro, ben sapendo che non posso dargli torto, sarebbe controproducente.
    << Lo so, e mi sento in colpa per questo. Comunque se non vuole parlarmi adesso, sarà obbigato a farlo domani a scuola. Mi farò perdonare, lo prometto.>>
    Riattacco, frustrata come mai.
    E cerco di farmi un'idea di come possa essere la sua faccia adesso, contratta e accigliata, tipica espressione di quando viene offeso o qualcuno gli và contro senza alcuna spiegazione, mentre Bill accanto a lui, cerca di calmarlo con tutti i mezzi che ha.
    Li conosco troppo bene.

    ***

    Effettivamente, a diversi isolati di distanza, Tom Kaulitz camminando a testa bassa, le mani in tasca, la fronte aggrottata, annuisce al fratello, tentando senza successo, di zittirlo.
    << Bill, fratellino, direi che per oggi basta. Chiudiamo l'argomento. Sono stanco e per giunta muoio di fame, quindi potresti cercare di camminare più in fretta? >>
    Il moretto gli stà dietro, trotterellando alle sue spalle, seccato dal comportamento del gemello.
    << E tu potresti cercare di rallentare? Sembra che ti abbiano infilato un razzo della Nasa nel sedere! >>
    Tom è sordo, al momento.
    Tutto quello che vorrebbe è abbandonarsi sul suo letto.

    ***

    Mi alzo dalla panchina, scombussolata.
    Con i piedi di piombo, mi dirigo alla fermata dell'autobus.
    Tiro fuori l'ipod dalla tasca, era inevitabile.
    E' mia abitudine consumare la drammaticità del momento, con una canzone altrettanto drammatica e struggente.
    Il cielo è una lastra grigia, coperto da minacciose nuvole gonfie d'acqua e infatti, un intenso odore di pioggia arriva alle mie narici e piccole goccie iniziano a bagnarmi il viso.
    Alzo il cappuccio del giubbino.
    Per fortuna il bus è arrivato ed io salgo su questo mezzo, che mi condurrà a casa.
    Ecco, il tamburellio della pioggia sui finestroni mi riempie le orecchie.

    ***

    Tom rimane a lungo a fissare il soffitto sopra di sè, estremamente fermo nelle sue convinzioni.
    La pioggia picchietta sul vetro della finestra, ma non vi fà nemmeno caso.
    Stravaccato sul materasso, il fastidio che fino a poche ore fa, gli ronzava nello stomaco si è leggermente affievolito.
    Qualcuno bussa alla porta.
    << Si può? >>
    Bill, entra portando tra le mani un vassoio carico di marmellata, pane in cassetta, coltello e tovaglioli.
    << Credevo che avessi fame.. in tal caso ci ho pensato io. >>
    Il biondino è ancora assorto nelle sue riflessioni, quando rivolge uno sguardo amorevole al fratello.
    << Grazie, non ti preoccupare, ci penso io. >>
    Bill ricambia quello sguardo, ma invece di distoglierli dal gemello, continua a fissarlo.
    << Perchè non la chiami? Infondo si è scusata. >>
    Bill accenna, timidamente, con la sua proposta di portare pace.
    << A cosa servirebbe? >>
    Tom sbuffa sonoramente, afferrando dal vassoio il coltello.
    Spalma sul pane una dosa abbondante di marmellata e vi affonda i denti.
    << Non lo so.. tutto può servire in qualche modo. Se la vuoi, sii pronto a mettere da parte un pò della tua testa calda, e accetta le sue scuse. >>
    Tom non trova una risposta decente, da dare al fratello.
    E' combattuto, una brutta lotta stà avendo luogo dentro di sè, quella lotta che vedrà vincitrice una scelta.









     
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  5. [*^sweetchris^*]
     
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    Jeee *______* bellissima!!!
    CITAZIONE
    << Pronto?! >>
    E' evidente.
    Bill, avrà riflettuto prima di rispondere, notando che il numero comparso sullo schermo lampeggiante del suo cellulare, era inaspettato.
    << Bill, ascolta, sò di essermi comportata male stamattina, è per questo che ho chiamato, per scusarmi. Tom è lì con te? >>
    Sento strani fruscii provenire dall'apparecchio opposto.
    << Non credo che abbia voglia di parlarti. Però, lo conosci, sai com'è.. si incazza, si scazza e torna tutto normale eheh. >>
    Finisce la frase con una risatina, che alle mie orecchie risulta poco convincente, e come prevedevo che accadesse, Tom lo attacca facendomi sobbalzare.
    << Mi scazzo, vuoi che io scazzi? E' lei che dovrebbe farlo! Ma insomma che diavolo ho fatto? Cercavo solo di farla ridere, e invece di mostrarsi gentile con chi la vuole aiutare, con chi vuole tirarla sù di morale, mi ha attaccato peggio di un cane rabbioso! >>
    Sospiro, ben sapendo che non posso dargli torto, sarebbe controproducente.
    << Lo so, e mi sento in colpa per questo. Comunque se non vuole parlarmi adesso, sarà obbigato a farlo domani a scuola. Mi farò perdonare, lo prometto.>>
    Riattacco, frustrata come mai.

    Muahahah!!! Si inca*za, si sca*za!!! :wer4cw35:
    E dai quanto la fai lunga Tommino mio U_U infondo ti ha chiesto scusa!!
    Jeee scrivi davvero benissimo! E poi a me convince xD
    Bravissima ... posta al più presto^^
     
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  6. NiandraLades.
     
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    Grazie more **
    Appena ho ispirazione.. posterò, prometto u_u
     
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  7. $torta in der holle
     
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    tesoro ma scrivi veramente bene!!!
    ci sono dei passaggi che mi hanno veramente colpita..
    è incredibile come sensi e parole possano dar vita a determinate emozioni!
    sei veramente brava, in più l'ultima frase mi ha molto incuriosita.. ora voglio sapere come va avanti! ^^
     
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  8. NiandraLades.
     
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    Grazie tesori miei *_*
    Qui, posto il terzo capitolo.
    Sperando che vi piaccia..

    Chap. 3



    La sveglia suona, il cellulare picchietta il comodino a causa della vibrazione che ho impostato ieri sera, e adesso cerco di soffocarla sotto il cuscino, per tentare di non svegliare mia madre, che andrebbe su tutte le furie.
    Disattivo la suoneria martellante, improvviso una sorta di corsa clandestina per tutta la mia stanza, rigorosamente in punta di piedi, per rispettare il sonno di mia sorella.
    Prendo la prima maglietta, il primo jeans nell'armadio e le scarpe da ginnastica accanto al letto e via, in bagno.
    Denti, mani, viso, matita sugli occhi e un tocco di phard sulle guancie.
    Afferro dalla scrivania un post-it e con una scrittura svolazzante, dovuta alla mia fretta, comunico a mia madre che sono giù uscita di casa. Gli e lo appiccico con una manata sulla porta della mia stanza, curandomi di richiuderla.
    Passando dalla cucina, dal frigorifero prendo un sorso di latte dal bricco ed esco, piena di buone speranze.
    Accendo come è mio solito fare, una sigaretta durante il tragitto, prima di arrivare a scuola.
    Tiro decisa, boccate e boccate di nicotina, finchè con un movimento circolare del braccio, la lancio chissà dove, e nel frattempo io sono arrivata già a destinazione.
    Non c'è quasi un'anima, apparte qualche sporadico studente in arrivo.
    Dallo zaino estraggo un pennarello a punta grossa, un foglio e un rotolino di scotch, che infilo dentro la tasca del giubotto, per averlo a portata di mano.
    Poggio il foglio sulle ginocchia, e con il pennarello ci scrivo sopra e a caratteri cubitali:
    'Scusa. Alle 11.00, in cortile.'
    Nascondo il tutto nella borsa, e le otto in punto sono scoccate.
    Il bidello attraversa l'ingresso ed apre il cancello.
    Scappo dentro, emozionata.
    Ogni mia azione, corrisponderà poi al successo della missione.
    Raggiungo la sua classe, e sapendo benissimo qual'è il suo banco, riacchiappo lo scotch dalla tasca e con questo, vi attacco il foglio sopra.
    Esco, guardarmi intorno, scannerizzando gli angoli, aggirandomi furtiva, finchè mi rendo conto che la via è libera, e posso camminare tranquilla.
    Raggiungo la mia aula, senza essermi resa conto, di una presenza.
    << Ehilà! >>
    Tom mi ha presa alla sprovvista, completamente disorientata lo guardo ad occhi spalancati.
    Il cuore in gola, la speranza che la mia missione potesse avere un risvolto positivo, andata in frantumi.
    << Che fai qui? Non dovresti essere fuori? >>
    Gli chiedo, mentre lancio lo zaino per terra, ancora scossa, poggiandomi una mano sul cuore.
    << Potrei farti la stessa domanda. >>
    E così dicendo, si siede sul mio banco.
    Dondola le gambe, riesco chiaramente a scorgere un velo di nervosismo in lui.
    << Beh, non potresti semplicemente rispondere alla mia, per adesso? >>
    Domando accigliata.
    Non voglio compromettere la nostra situazione più di quanto già non lo sia.
    Ma non è il mio ruolo, quello di sottostare, anche se rimango cosciente di aver sbagliato, non sono io quella che si mette in ginocchio.
    << Ho deciso di venire a parlarti, prima che l'avessi fatto tu. Adesso, mi rispondi?>>
    Giocherello con la cerniera dell'astuccio, che ho appena tirato fuori.
    << Per lo stesso identico motivo. >>
    Annuisce, si lecca le labbra, e io non posso fare a meno che fissarlo.
    E' incredibile, come tutto, tutto di lui riesca a stregarmi.
    Anche il minimo movimento, il battito delle ciglia, l'abbassarsi e l' alzarsi del torace ad ogni respiro.
    Se solo sapesse, se solo condividesse.
    << Ho sbagliato, Tom. E mi dispiace.. perchè.. voi non ve lo meritate, tu non te lo meriti. >>
    Lo guardo dritto negli occhi, mi ci potrei perdere in quel turbinio castano scuro.
    << D'accordo.. Sarò buono quindi, scuse accettate. Adesso mi spieghi, cos'hai? >>
    Avrei voluto che non me lo chiedesse adesso, adesso che mentre guardo l'orologio, il tempo scorre rapido e non esite alcun mezzo per fermarlo.
    La campanella suona.
    << Ehm.. te lo spiego in cortile, a ricreazione. Adesso vai, se non vuoi che la Muller ti scortichi vivo. >>
    Lo prendo per un braccio, e lo trascino all'uscita dell'aula.
    << Alle 11.00, in cortile. Promesso. >>
    Sorrido accondiscendente.
    Lo guardo andare via, e attraversare tutto il corridoio.
    Lo scalpiccio di tanti passi annuncia, il definitivo avviso che, le lezioni inizieranno tra pochi minuti, la mia mente si spremerà per concentrarsi su date storiche da memorizzare e complicati nomi di condottieri famosi.
    Ma so già che sarà vano, la mia mente è già in cortile.

    ***

    << Tom, puoi farci la gentilezza, di prestare attenzione per favore? >>
    Il professor Steiner, con la sua tetra voce, che potrebbe render fiero solo un becchino, riporta alla realtà il ragazzo, adesso osservato da tutta la classe.
    << Mi dispiace, professore. Non si ripeterà più. >>
    Il rasta non ha voglia di discutere, ha pesci ben più grossi da pescare, uno scontro con un insegnante è l'ultimo dei suoi pensieri.
    L'uomo annuisce compiaciuto, come se mai in vita sua, fosse riuscito a far rispettare in quel modo, l'attenzione in classe.
    Tom, passa ad un ragazzo moro dai capelli a spazzola, proprio accanto a sè, un foglietto richiuso più volte.
    Bill lo afferra, con un'espressione ben visibile, di curiosità e aprendolo recita con il labiale 'Alle 11.00, in cortile.'

    ***
    Mi siedo sul muretto, puntando le scale e pregando che faccia in fretta.
    Finalmente lo riesco a vedere, farsi spazio tra la folla accalcata davanti alla ringhiera intenta a fumare.
    Dietro di lui, Bill, la sua ombra.
    Raggiungono presto il posticino che solitamente occupiamo durante l'intervallo.
    << Eccoci. >>
    Annuncia Bill, con la bocca già piena di pizza.
    << Ma certo che sei impossibile.. la campanella non è suonata neanche da cinque minuti e tu già hai la bocca piena?! >>
    Rido.
    << Oddio, no! Stai ridendo! Allora lo sai fare! >>
    Mi sfotte poi, punzecchiandomi i fianchi con le mani.
    << Ehm, fratellino.. perchè.. non vai a fare, ehm, quello che avevi detto di fare? Facendolo.. io potrò fare.. quello che devo fare anche io! >>
    Aggrotto la fronte, seriamente preoccupata.
    Cos'ha in mente, ancora non lo so.
    << Ahm.. si, si certo, si. Allora, ci vediamo dopo. >>
    Bill si allontana, sparendo tra ragazzi e ragazze.
    Resto basita, davanti alla manifestazione di quel comportamento surreale.
    << Insomma, avevamo detto che avremmo parlato.. ma Bill, perchè l'hai mandato via? >>
    Fa spalluccie.
    << Dovevi risolvere con me, non con lui. Adesso, che il tempo ce l'abbiamo e anche il modo di farlo.. dovrai dirmi qual'è il tuo problema. Forza, sono tutto orecchie. >>
    Entro nel panico.
    Lo sapevo, ero consapevole che questo momento prima o poi sarebbe arrivato.
    E' passato un anno, ma per me non è mai stato abbastanza.
    Il sangue mi si gela nelle vene, e decido di storcere un pò la situazione a mio vantaggio.
    << Ecco, Tom.. è difficile.. perchè è la prima volta che mi succede, sul serio e.. non so come fare perchè..>>
    Mi prende la mano, che assomiglia molto di più ad un pezzo di ghiaccio e a contatto con la sua, una vampata di calore mi rende ancor più complicato il momento.
    << Sei andata a letto con qualcuno? Sei incinta? Tua madre lo sa e vuole farti a pezzi? Stai organizzando una fuga? Se vuoi ti nascondo a casa mia. >>
    Gli sferro un pugno sul braccio.
    << Possibile che non riesci mai a fare il serio? Dai.. io..la verità è che, mi piace una persona. >>
    Ci siamo, sento un mattone pesare una tonnellata nello stomaco e la bocca completamente asciutta.
    << Beh, e lo dici così? Dai, chi è sputa il rospo! Lo conosco? >>
    Mi sorride, è un sorriso sicuro quello, sono occhi sinceri quelli, lui è felice per me.
    << E'... si, penso che tu lo conosca infondo. E' alto... ehm voglio dire basso, ha gli occhi verdi e.. i capelli biondi. Stadt, sai, quello del quarto anno..? >>
    Comincio a fuorviare, le parole che procedono a ruota libera.
    Si rabbuia, non capisco il motivo, non riesco ad estorcerglielo dallo sguardo.
    << Credo di si. Ed era tanto difficile dirmelo? >>
    Vorrei farglielo capire, che il ragazzo che ho ormai nelle mie grazie, non è basso, non ha gli occhi verdi nè i capelli biondi, e non si chiama Stadt.
    I suoi inconfondibili occhi castani, divengono di colpo, due buchi neri che assorbono solo tensione.
    << No, ma.. credevo che lo fosse. Sul serio, mi sento molto molto meglio, Tom. E devo solo ringraziarti, se adesso ho un peso in meno sullo stomaco...>>
    Sospira, sfiorandomi la mano, togliendo la sua da quella posizione che poteva farmi solo piacere.
    << Non c'è di che. >>
    Si avvia a testa bassa.
    Sento di aver lasciato su questo muro, un pezzo di cuore, quello che appartiene a lui, e io continuo a negargliene l'esistenza.





























     
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  9. [*^sweetchris^*]
     
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    Sorèèè *_____*
    Oh finalmente gli ha detto tutto!! ^^
    E si, ci si sente meglio una volta tirato fuori il problema che ti naviga per la testa!
    Ho potuto constatare U.U
    Ora sorella mia posta presto^^
     
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  10. NiandraLades.
     
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    CITAZIONE ([*^sweetchris^*] @ 11/1/2010, 23:48)
    Sorèèè *_____*
    Oh finalmente gli ha detto tutto!! ^^
    E si, ci si sente meglio una volta tirato fuori il problema che ti naviga per la testa!
    Ho potuto constatare U.U
    Ora sorella mia posta presto^^

    Eeeh, gli ha detto tutto si, ma di certo non è finita qui.. perchè la cosa è molto, ma molto più complicata :shifty:
    Comunque si, posterò presto, promesso!
     
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  11. NiandraLades.
     
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    Chap. 4




    In quell'unico tratto di corridoio, ogni studente che capita di passare proprio di lì, sà già quale insegnante stava portando avanti la lezione, perchè grava un silenzio di tomba.
    La Muller infatti, troneggia davanti alla cattedra, scrutando con malizia, ogni banco.
    La classe infatti è occupata a ricopiare dalla lavagna vari appunti inirenti alla spiegazione del giorno, tutti gli alunni tengono la testa china sul quaderno e non si preoccupano di rialzarla.
    La quiete più assoluta, è rotta da parole scoordinate provenienti dagli ultimi due posti.
    << Devo cavarti le parole di bocca, o pensi di farcela da solo?! >>
    Bill, ha passato i suoi ultimi tre quarti d'ora a sussurrare la stessa, identica, ripetitiva domanda al fratello, per giunta ad intervalli regolari, alternando una serie di sguardi avidi di sapere in direzione del gemello, allo scrivere sul blocco i suoi appunti frammentari.
    Tom è completamente assente.
    Fissa un punto indefinito davanti a sè, gli occhi vuoti e il viso privo di qualsiasi espressione.
    Poi di rimando al bombardamento di domande, lancia un'occhiataccia al fratello, e decide di proferir parola, dopo quasi due ore di totale ammutolimento.
    << Cosa ti costa aspettare? La lezione sarà finita entro cinque minuti.. ti racconterò per bene, all'uscita. >>
    Ribatte infiammandosi, con un filo di voce.
    Come affermato dal ragazzo, dopo cinque minuti esatti la campanella suona le 14.00 e i gemelli afferrano le borse, unendosi all'orda di studenti, diretti ognuno alle proprie abitazioni.
    Si avviano per il viale alberato, e finalmente Bill viene soddisfatto.
    << Non lo conosco bene.. posso però giurare di averlo visto in giro. >>
    Rivela Tom, mentre tiene le mani strette in pugni dentro le tasche del giubotto, irrigidito dal vento gelido che gli sbatte contro il viso.
    << Mah, che tu l'abbia visto o no, non lo so. Anch'io lo conosco di vista, ma.. Ho come l'impressione che dietro a tutto questo c'è qualcosa di strano.. a Jessica non piacerebbe mai un tipo del genere, palestrato, con i capelli ossigenati e per giunta che assomiglia ad un hobbit! La Muller l'avrà rincitrullita stamattina. >>
    Bill mette bene in evidenza la sua opinione, dando dell'hobbit dai capelli ossigenati, a quel ragazzo che comportava un ostacolo.
    Ma un ostacolo per chi?
    Il biondo aggrotta la fronte, è tremendamente stufo.
    Stufo e stanco di tenere tutto dentro, come una pericolosa bomba ad orologeria, rischia di scoppiare.
    Sovrappensiero, conclude.
    << Non mi resta scelta, gli e lo dirò. Devo metterla al corrente, che da più di anno, non faccio altro che andarle dietro. >>
    Il fratello gli sferra una pacca sulla spalla.
    << Finalmente! Allora devo cominciare a pensare che un pò di sale in zucca ti è rimasto.....>>
    Bill lo guarda con la coda dell'occhio, aspettando la reazione del rasta, che ha realizzato ciò che gli è stato appena detto, e per questo gli rifila un pugnetto sul braccio.
    << ....dopo la lezione della Muller, è chiaro! >>
    Entrambi si perdono in una sonora risata, e Tom avvolge le spalle del suo ironico fratellino, con un braccio, sentendolo più che mai vicino e pronto a sdramatizzare ogni cosa.

    ***

    Collezionista di sensi di colpa, ormai questo sono.
    Avrei potuto cogliere l'occasione che attendevo da un vita, ma l'ho sprecata, come semre, come è mia abitudine.
    Guardo con ostinazione il libro di matemica, desiderando ardentemente che tutti quei concetti, quei dati, quelle formule entrino nella mia testa, senza che io faccia il minimo sforzo.
    Tanto è inutile, non riesco ad aprire la mente e la mia cultura oggi pomeriggio non ha voglia di arricchirsi.
    Lascio vuota la sedia davanti alla scrivania.
    In un batter d'occhio ho programmato, il modo in cui continuerà la mia giornata.
    Preparo i miei effetti dentro la borsa, prendo una gran boccata d'aria, ed esco affrontando i miei demoni e il vento freddo del pomeriggio.
    Allungo la lunghezza di ogni passo, ogni volta che allungo un piede accanto all'altro, per dirigermi verso la destinazione, che ho prefissato come il mio prossimo obiettivo.
    Attraverso il vialetto ornato di cespugli appassiti dal gelo, e pigio sul campanello.
    Viene ad aprirmi la pallida figura di Bill, la carnagione bianco latte, in contrasto con la traccia di trucco nero attorno agli occhi, la matita in mano e una faccia sorpresa.
    << Je! Non ti aspettavamo! Entra comunque, fuori si muore di freddo! >>
    Mi sfila abilmente la borsa che ho messo a tracolla, e la poggia sulla poltrona al salotto, assieme al giubotto che adesso, butatto lì, non ha una forma ben definita.
    << Grazie. Tom è qui?! >>
    Alza il sopracciglio destro, forse colpito, da questa mia curiosità.
    << E' di sopra, sta dormendo il signorino. >>
    Aggiunge una risatina, come per dire, "non cambierà mai".
    << D'accordo. Beh, allora, vado a controllare se è sveglio. Devo dirgli una cosa. >>
    Bill è sbigottito.
    << Ma se..! >>
    Resta accigliato, impalato nella stessa posizine in cui l'ho lasciato un secondo fa, mentre mi arrampico per le scale, saltando i gradini a due a due, con il cuore in gola.
    Apro la porta socchiusa, attenta a non farla cigolare.
    Tom, dorme come un bambino.
    Il viso disteso, il torace si abbassa e si alza beato ad ogni respiro, il suo corpo stravaccato sul materasso.
    Mi avvicino piano.
    Prendo quest'attimo solo per me, per osservarlo, assorbire tutte le immagini per ferne una pellicola che proietterò quando sentirò il bisogno di pensarlo.
     
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  12. [*^sweetchris^*]
     
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    CITAZIONE
    Tom, dorme come un bambino.
    Il viso disteso, il torace si abbassa e si alza beato ad ogni respiro, il suo corpo stravaccato sul materasso.
    Mi avvicino piano.
    Prendo quest'attimo solo per me, per osservarlo, assorbire tutte le immagini per ferne una pellicola che proietterò quando sentirò il bisogno di pensarlo.

    :uyu: :uyu:
    Bellissima Jeje *__*
    Poi questo pezzo mi piace davvero tanto .. mi ha incantato *-*
    Posta presto Jee!!!
     
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  13. NiandraLades.
     
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    Ecco a voi il seguito, il quinto obbrobrio di questa ff ç_ç


    Chap. 5




    Espiro piano, con addosso la paura di svegliare il mio primo vero amore, che al momento si trova tra le braccia di Morfeo.
    Mi inginocchio davanti al letto, e me ne impossesso per una piccola porzione con il braccio.
    Il suo respiro è profondo, mi incute suggezione, quasi provenisse da un altro corpo.
    L'indecisione mi pervade, vorrei scuoterlo per far crollare così il suo sonno, ma mi piacerebbe lasciarlo dormire per perdermi nell'illusione di poter rimanere così per sempre.
    Improvvisamente gira la testa verso di me, ancora senza sapere che sono proprio qui, davanti a lui, che aspetto invano un lieto fine.
    Muovo di qualche centimetro le dita sul piumone, e mi aggrappo ad un lembo ancora caldo.
    Ed è questo poi che mi rimarrà tra le dita?
    Incerta, lascio che la mano scorra finchè trovi la sua.
    Con molta cautela, l'afferro.
    A contatto con la mia, che perennemente potrebbe paragonarsi benissimo ad un pezzo di ghiaccio, la sua comincia a muoversi.
    Le palpebre tremolano, sotto l'effetto dell'improvviso risveglio.
    Sbarra gli occhi, colto alla sprovvista dalla mia presenza.
    Gli sorrido, come non credo abbia mai fatto fino ad oggi.
    Ricambia subito, sfila la mano dalla mia stretta e si stropiccia gli occhi, ancora impastati dal sonno.
    << Ehi...non ti aspettavamo.. è successo qualcosa? >>
    Si mette a sedere, si guarda attorno e comincia a stiracchiarsi, completando il tutto con un gran sbadiglio.
    << No, non è successo niente, nulla di speciale. Volevo venire a trovarvi, tutto qui. >>
    Prendo posto anche io sul suo letto, accavallando le gambe.
    << Ah.. io effettivamente oggi stavo pensando di fare la stessa cosa.. di venire a trovarti intendo. Perchè anche io avrei qualcosa da dirti. >>
    Mi spunta un cipiglio interrogativo sul volto, ha incrociato le gambe e abbassato gli occhi, deciso a non guardarmi in faccia, apparentemente interessato a giocherellare con un buco sulla coperta.
    << Io.. mi trovo nella tua stessa situazione. Sono stato un'egoista, me ne rendo conto, perchè mi sono offeso, quando invece mi sono comportato allo stesso modo.. per questo mi dispiace. >>
    Cerco di aggrapparmi con una sola mano alla speranza, a cui da tempo faccio affidamento, per intravedere un'esile vittoria.
    << Beh, non mi racconti niente? Dai, spara a zero! Chi è la fortunata? >>
    Mi infilo a forza nei panni dell'amica paziente, che ascolta ogni problema e ne trova la soluzione, come se fosse la cosa più semplice del mondo, facendo eccezione per le questioni di cuore, alle quali lei non apparterrà mai.
    Ed è per questo, che per me adesso, sarebbe meglio disattivare l'audio, resettare il cervello.
    << Vedi, è difficile da spiegare. Una persona si aspetta che dopo un pò di tempo, il coraggio venga da sè per confessarsi. Ma quel giorno in cui ti alzi, e magari decidi di dirle tutto, non arriva mai. E' come se tu stessi correndo in una strada senza fine. Penso che tu sappia di cosa sto parlando. >>
    Ascolto quelle parole, dal significato che conosco troppo bene, per poterlo fraintendere.
    Annuisco, comprensiva.
    Certo che lo so.
    << So come ci si sente, Tom. Lo so perfettamente. >>
    Afferro con le dita la spalliera del letto, stringo forte per sorreggermi, per farmi forza.
    Distendo le labbra, in un sorriso accondiscendente, per fargli capire che può continuare con il suo discorso che mi sta lentamente e dolorosamente straziando.
    << E poi senza chiedere niente a nessuno quel giorno arriva. Perchè.. perchè io ho intenzione di dirle tutto. Non so come la prenderà, ma.. è meglio provarci, che morire nell'incertezza. >>
    E' così sensato.
    Senza smettere di accennare si, con la testa, sospiro terrorizzata da un futuro, quel futuro che da sfondo avrà la mia morte nell'incertezza, proprio quella da lui accennata pochi secondo fa.
    << Sono felice che tu la pensi in questo modo.. io sicuramente non raccoglierò mai coraggio a sufficienza per fargli sapere quel che provo nei suoi confronti. >>
    Salta giù dal letto e si sposta verso la finestra, dove la luce lo colpisce in pieno volto, da fargli risaltare i lineamenti fini, e il piercing sul labbro, che ora risplende.
    << Ma è davvero quello Stadt, del quarto anno che ti piace? >>
    Gli occhi gli si sono ridotti a due fessure, ostinato, continua a fissare un punto sconosciuto aldilà della vetrata.
    << S-si. E' lui, si. >>
    Rispondo ancora più spiazzata di prima.
    << E sei sicura dei sentimenti che provi per lui? >>
    Muoio dalla voglia di ammettere l'esatto contrario.
    << Dopo due anni, non credo che i miei sentimenti siano ancora da appurare. >>
    << Cos'è che ti colpisce di lui? >>
    Giocherella con il piercing, la lingua che effettua un "sù e giù" su quella pallina di metallo.
    No, non era previsto questo.
    Ecco, lo sapevo, sono costretta a rimpiangere anche il fatto di essere venuta qui.
    << E' carino.. e.. beh, spiritoso, ironico, allegro. >>
    La mia voce inizia a tremare, dò adito alla fantasia, ignorando l'evidenza, ho le mani legate.
    << E hai mai avuto modo di capire perchè ti piace? Insomma, ci sei mai stata assieme così tanto, da capire se è spiritoso, ironico ed allegro? >>
    Credevo di sapere come prenderlo, invece oggi pomeriggio mi stupisce.
    Da dove mai proviene questo interesse?
    << Beh, si, c-ce l'ho passato.. a ricreazione a volte, cercavo di attaccar bottone e... ci sono riuscita così, abbiamo parlato spesso. Da lì ho capito com'è. >>
    << Così tu mi stai dicendo che hai capito che ti piaceva, dopo che ci hai parlato un paio di volte a ricreazione? Scusa ma, non ti sembra troppo poco? E poi, se non erro, tutti gli intervalli passati in questa scuola, li hai trascorsi con noi. >>
    Cerco di ribattere, catapultandomi sulla prima risposta ovvia ed efficace, per azzittirlo, ma sfortunatamente non riesco nel mio intento.
    << Beh..e..e tutte le volte..che voi non siete venuti e avete marinato la scuola? Non c'eravate mica. >>
    << Certo, come se non lo sapessi che quando non ci siamo noi, c'è Sharon che ti fa compagnia. Io queste cose le so, è inutile continuare a mentirmi. >>
    Mi sento spaurita, senza alcuna via d'uscita, le pareti del cranio cominciano a comprimermi il cervello.
    << Ma insomma, dove vuoi andare a parare? Cosa ti importa del perchè Stadt mi piace? Cosa vuoi adesso? Tu.. io.. non mi risulta che passiamo la vita a raccontarci quello che accade al di fuori della nostra amicizia. Potrei anche averci parlato in un luogo che non è la scuola. Il tempo che utilizzo per passarlo assieme a lui, mi sembra abbastanza al momento. >>
    Agitazione, ansia, angoscia.
    Ricado nuovamente nel tunnel del'orrore.
    << Ma che diavolo dici? Per capire se ti piace una persona, devi passarci tanto tempo! E' ragionevolmente di più, il tempo che passiamo insieme io e te! >>
    << Tom, lo so ma.. >>
    << Cosa sai? Cosa? Tu non sai qual'è il vero amore. Tu non conosci veramente quel ragazzo, per sapere se lo ami veramente. Cos'è perchè è palestrato? Perchè i suoi abiti sono firmati, perchè ad un paio di battute i suoi amichetti crepano dalle risate non sapendo nemmeno cosa abbia detto visto che è un povero ignorante? E poi somiglia ad un hobbit! >>
    Il limite è stato ormai superato, le sue urla hanno oltrepassato le mura della sua stanza.
    << Assomiglierà anche ad un hobbit Tom.. >>
    Il nodo alla gola, tenuto stretto fino ad adesso, se ne và, così come è venuto.
    Le lacrime mi incorniciano il viso, i singhiozzi diventano incontrollabili.
    << ..sono comunque sicura che, non avrebbe mai impiegato così tanto a capire che mi piaceva, così tanto come hai coninuato a fare tu. E ora.. se non ti dispiace.. me ne torno a casa. >>
    Mi chiudo la porta alle spalle, scendo le scale in fretta, nascondo il volto bagnato dal pianto, con le mani.
    << Ehi, pensavo che avessi fatto le radici, in camera di T...>>
    Bill, del quale mi ero addirittura dimenticata, mi viene incontro e ancora una volta rimane interdetto a guardarmi andare via di corsa, sù per il vialetto alberato.

    ***

    << Secondo me, tu ci sei nato rincitrullito! Altro che le lezioni della Muller.. la tua è una patologia! >>
    Il piccolo Bill sfreccia sù e giù per la sua stanza, in preda al nervosismo e alla rabbia.
    << Senti, lasciami stare d'accordo? Io non lo sapevo. Ora se permetti, vorrei riposare un pò. >>
    Tom esprime il desiderio di restare da solo per un pò, per concentrarsi su sè stesso e rimuginare su quanto accaduto un'ora fa.
    << Riposare! Alza il posteriore, e corri a casa sua! Ca**o! Invece di fare il geloso, potevi dirle tutto, con la massima calma e tranquillità, magari ci scappava anche il bacio! >>
    Tom alza gli occhi al cielo.
    << Certo, nel frattempo avrei potuto chiederle di sposarla! Ma Bill, non è così facile! Tu sei un romanticone, e le avresti già confessato ogni cosa! Ma io non sono così. Fine della storia. >>
    Le vene sul collo di Tom, pulsano minacciosamente, vorrebbe dormire, dimenticare.
    Si ricorda poi, della sua vera migliore amica, la chitarra.
    La afferra da dentro l'armadio, strimpella le corde per verificare se sono accordate bene e inizia a suonare.
    Ogni vibrazione di una corda, ogni nota, ogni accordo, sono linfa vitale, sono energia positiva e rassicurante allo stesso tempo.
    La chitarra, quello strumento tanto semplice, ma che ha dato da vivere a tanti uomini illustri per le loro doti, ricambia fedelmente il suo padrone, intento a spostare le dita, a picchiettare con il plettro, parole dalla voce melodiosa.

















     
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  14. hachiko^^
     
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    Wow *-*
    CITAZIONE
    Ogni vibrazione di una corda, ogni nota, ogni accordo, sono linfa vitale, sono energia positiva e rassicurante allo stesso tempo.
    La chitarra, quello strumento tanto semplice, ma che ha dato da vivere a tanti uomini illustri per le loro doti, ricambia fedelmente il suo padrone, intento a spostare le dita, a picchiettare con il plettro, parole dalla voce melodiosa.

    Questo pezzo mi ha fatto venire la pelle d'oca *-*
    Complimenti ^.^
     
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  15. NiandraLades.
     
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    CITAZIONE (hachiko^^ @ 18/1/2010, 10:37)
    Wow *-*
    CITAZIONE
    Ogni vibrazione di una corda, ogni nota, ogni accordo, sono linfa vitale, sono energia positiva e rassicurante allo stesso tempo.
    La chitarra, quello strumento tanto semplice, ma che ha dato da vivere a tanti uomini illustri per le loro doti, ricambia fedelmente il suo padrone, intento a spostare le dita, a picchiettare con il plettro, parole dalla voce melodiosa.

    Questo pezzo mi ha fatto venire la pelle d'oca *-*
    Complimenti ^.^

    Oh grazie *_*
    Mi fa molto piacere che ti piaccia ^^
    Continuerò presto, promesso :)
     
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32 replies since 6/1/2010, 21:51   423 views
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