Io, tu, lui e l'altro.

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  1. »Sally
     
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    Patatine! Ecco una mia nuova creazione! (: Spero vi piaccia, aspetto critiche e consigli per migliorarla!

    Io, tu, lui e l'altro.



    -Posso stare a casa, non ci sono problemi, chiamo e rimango qui.-
    -No, vai e divertitevi anche per me, non combinate niente che vi metta nei guai!- disse ridendo il ragazzo sotto le coperte, spostandosi una ciocca di capelli dalla fronte.
    -Se hai bisogno chiama la mamma!- disse l’altro sulla porta con un borsone in mano e il cappuccio della felpa in testa.
    -Ho, anzi, abbiamo vent’anni! Non ho bisogno della mamma per un fine settimana!- rispose il fratello stizzito nel letto aggrottando la fronte e incrociando le braccia al petto.
    -Allora ci vediamo lunedì, ciao Bill!-

    Bill nel letto salutò il fratello e cercò di riaddormentarsi. Nonostante fossero le tre del pomeriggio e avesse dormito tutta notte come un sasso si sentiva ancora stanco, ed avvertiva anche lo stomaco brontolare. Se non fosse stato così pigro si sarebbe alzato dal letto e dopo aver aperto il frigo si sarebbe buttato a peso morto sul divano per dedicarsi a del sano ozio, concessogli solo quando aveva l’influenza ed in altre rare occasioni. Ma, come diceva lui, la forza di gravità glielo impediva, i dvd visti e rivisti non lo motivavano abbastanza.

    In quel momento il cellulare vibrò, il ragazzo allungò il braccio sul comodino di destra ma non trovò nulla, rotolò sotto il piumone ma dall’altra parte non trovò ciò che stava cercando. Si mise seduto e seccato si accorse che era sul mobile affianco alla porta, ben dieci passi da dove si trovava lui. Decise che avrebbe risposto dopo, ma la bustina gialla chiusa sullo schermo del telefono lo incuriosiva e il pensiero che qualcuno dovesse comunicargli qualcosa lo metteva in uno stato simile all’ansia. Si mise seduto sul bordo del letto, nonostante la febbre non fosse altissima e il raffreddore non così forte da impedirgli di respirare, il fatto che gli altri dicessero che era ammalato lo portava a paragonarsi ai malati nei letti degli ospedali. Si alzò barcollando e infilandosi un maglione di lana si avviò alla porta, durante il tragitto prese le aspirine, i fazzoletti, il termometro e l’oggetto incriminato.
    Buttò sul tavolino di vetro di fronte al divano tutto quello che aveva portato e appoggiandosi al bancone di marmo della cucina affianco al frigorifero lesse finalmente il messaggio che gli era arrivato. I suoi occhi si illuminarono quando si accorse che il mittente era lei, mordendosi il labbro inferiore e tirando su col naso lesse le poche righe che gli aveva scritto: “Ciao Bill, ti dispiace se vengo lì tra un’ora? Lo so che avviso sempre all’ultimo momento, ma so che sei a casa.. Baci, D.”

    D. era quel tipo di ragazza che si sente quando arriva perché porta sempre con sé una ventata di profumo, di allegria, di colore anche nei posti più bui. Si conoscevano da sempre e Bill era da sempre innamorato di lei, anche se i tira e molla e il carattere di lei ogni volta gli facevano pensare che lei non fosse quella giusta, era convinto che se non noti una ragazza dal primo istante in cui la vedi, lei non è quella giusta, non è quella con cui puoi vivere l’amore con la “A” maiuscola, l’amore delle favole, quello in cui credeva Bill dall’età della ragione. Ogni volta c’era un motivo diverso, il più piccolo gesto inaspettato da parte di D. lo portava a fare lunghe meditazioni seduto sulla lavatrice del bagno per gli ospiti con la compagnia di una sigaretta e di uno dei suoi cani, che se avesse avuto la parola, probabilmente gli avrebbe urlato contro che un’altra D. non l’avrebbe trovata da nessuna parte.

    Ma nessuno sapeva di questo sentimento tormentato che Bill si trascinava dietro da quando aveva tre anni, perché secondo lui non era il caso di parlarne a Tom, o forse perché Tom aveva beccato il fratello in flagrante mentre annusava la scia di profumo con gli occhi stralunati quando D. più di una volta gli passò accanto.

    Bill fu quasi preso da un attacco di panico, la casa era un disastro e lui per giunta aveva pochissimo tempo per non sembrare uno strano personaggio da film dell’orrore. Corse in camera a cambiarsi, infilandosi qualcosa che lo facesse sembrare il solito Bill e che non facesse risaltare troppo le occhiaie e il naso rosso in stile Rudolph, la renna di Babbo Natale.

    Dopo essersi infilato una maglietta e una felpa, si mise un paio di jeans, lanciando i pantaloni della tuta dall’altra parte della stanza, corse in bagno cercando di dare una forma a quella massa di capelli ingarbugliati che aveva in testa e dopo una mano di correttore si spalmò del fondotinta sul naso per mascherare il rossore. Soddisfatto per metà del risultato decise di darsi alla pulizia della casa, spalancando le finestre e facendo uscire un po’ di batteri che aveva disseminato con fazzolettini sporchi in ogni dove.

    Dopo venti minuti la camera da letto aveva un aspetto vivibile, il salotto sembrava quello di un catalogo di mobili e un aroma di the verde si diffondeva per le stanze della casa. Bill al centro del salotto si guardò intorno soddisfatto, aveva ancora un quarto d’ora, mangio delle patatine e si misurò nuovamente la febbre, constatando che non era scesa affatto contrariamente a quanto si aspettava era salita di tre linee, seccato ripose il termometro sul tavolo e prese un’aspirina.

    Come previsto, cinque minuti dopo suonò il campanello e Bill come un bambino, corse ad aprire eccitato, come se non sapesse cosa, o meglio chi trovarsi davanti. Quando varcò la soglia della porta Bill ebbe un tuffo al cuore. Aveva una camicetta rossa, dei jeans scuri attillati e gli immancabili tacchi a spillo, a cui D. non rinunciava mai, nemmeno per andare a comprare il pane. Gli saltò al collo come faceva sempre, abbracciandolo forte e a lungo, come se sapesse che Bill avrebbe chiuso gli occhi e si sarebbe perso tra i suoi capelli annusandoli.

    Edited by »Sally - 8/1/2010, 22:03
     
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  2. je,
     
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    Cavolo ** Mi piace stra un botto come scrivi amo **

    D. mmh, voglio scoprire tutto.

    Posta, è un ordine.

    <3
     
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  3. »Sally
     
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    Grazie Je!! Sto lavorando sul secondo capitolo, spero di postare il prima possibile!! (:
     
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  4. NiandraLades.
     
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    I like it!
    Ti prego posta, voglio sapere come si evolve!!!
     
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  5. hachiko^^
     
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    Bea piace un sacco anche a me!!!
    Continua a scrivere *-*
     
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  6. $torta in der holle
     
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    CITAZIONE
    Si mise seduto sul bordo del letto, nonostante la febbre non fosse altissima e il raffreddore non così forte da impedirgli di respirare, il fatto che gli altri dicessero che era ammalato lo portava a paragonarsi ai malati nei letti degli ospedali. Si alzò barcollando e infilandosi un maglione di lana si avviò alla porta, durante il tragitto prese le aspirine, i fazzoletti, il termometro e l’oggetto incriminato.

    lo dicevo io che era un vecchio ciabattone.. XD

    CITAZIONE
    Bill fu quasi preso da un attacco di panico, la casa era un disastro e lui per giunta aveva pochissimo tempo per non sembrare uno strano personaggio da film dell’orrore. Corse in camera a cambiarsi, infilandosi qualcosa che lo facesse sembrare il solito Bill e che non facesse risaltare troppo le occhiaie e il naso rosso in stile Rudolph, la renna di Babbo Natale.

    Dopo essersi infilato una maglietta e una felpa, si mise un paio di jeans, lanciando i pantaloni della tuta dall’altra parte della stanza, corse in bagno cercando di dare una forma a quella massa di capelli ingarbugliati che aveva in testa e dopo una mano di correttore si spalmò del fondotinta sul naso per mascherare il rossore. Soddisfatto per metà del risultato decise di darsi alla pulizia della casa, spalancando le finestre e facendo uscire un po’ di batteri che aveva disseminato con fazzolettini sporchi in ogni dove

    miricorda tanto me.. XDD
    CITAZIONE
    Dopo venti minuti la camera da letto aveva un aspetto vivibile, il salotto sembrava quello di un catalogo di mobili e un aroma di the verde si diffondeva per le stanze della casa. Bill al centro del salotto si guardò intorno soddisfatto, aveva ancora un quarto d’ora, mangio delle patatine e si misurò nuovamente la febbre, constatando che non era scesa affatto contrariamente a quanto si aspettava era salita di tre linee, seccato ripose il termometro sul tavolo e prese un’aspirina.

    tesora, vedi che Bill è bravo?? ù.ù




    tesò.. mi intriga moltissimo questa tua ff.. *-*
    veramente tantissimo! quindi vedi di andare avanti! su, su.. lavora..ù.ù
     
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  7. SiSiNa95
     
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    CITAZIONE (je, @ 8/1/2010, 22:11)
    Posta, è un ordine.
    <3

    hahaha Sì è un ordineee ù___ù
     
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  8. »Sally
     
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    Ecco il seguito!^^

    Bill la trovò ancora più bella, erano passati due mesi dall’ultima volta che si erano visti di persona, aveva i capelli mossi luminosi, l’eye-liner e il fard e un lucidalabbra tendente al rosso.

    Delilah si mise a sedere sul divano, accavallando le gambe e facendo segno a Bill di mettersi vicino a lei, i due parlarono a lungo fino a quando D. se ne uscì con una frase che mise in difficoltà il ragazzo:
    -Mi sei mancato sai?-

    Bill arrossì e per un momento non fu certo di riuscire a trattenersi dal prenderla e portarla nell’altra stanza, ma un’improvvisa ondata di razionalità glielo impedì, optò per un bacio, a cui la ragazza si lasciò andare completamente

    Delilah per Bill era sempre stato un mistero, erano diciassette anni che la conosceva ed era ancora una specie di enigma da risolvere. Lui sapeva di piacerle e molto, ma lei in qualche modo si era rassegnata all’idea che Bill fosse un eterno indeciso, ed aveva deciso di non sprecare i suoi anni più belli chiusi in camera ad aspettare una risposta dall’indeciso, ma di divertirsi e di lasciare sempre e comunque un posto dedicato esclusivamente a Bill, oppure aspettava qualcuno che occupasse quel posto non facendole più pensare a Bill come ad il possibile ed unico amore della sua vita.

    -Mi attaccherai l’influenza Bill!- scherzò Delilah, mettendosi sulle sue ginocchia. -Che fine ha fatto tuo fratello? Di solito questa è l’ora del riposino!- proseguì la ragazza ridendo.
    -E’ andato con Andreas e Gustav ad Amburgo, saremmo dovuti andare tutti là per il fine settimana, solo che la ragazza di Georg compie gli anni e io ho la febbre.- Bill sbuffò pensando a quanto si sarebbe divertito e alla sbronza che si sarebbe procurato insieme agli altri, pensò che tutto sommato non gli era andata male, aveva una ragazza seduta sulle sue gambe e chissà che altro sarebbe successo quel fine settimana.

    -Hai bisogno di una mano? Sai cucinare qualcosa Bill? Mangiare quelle schifezze non ti aiuta!-
    Bill sbuffò, aveva vent’anni ma nessuno lo considerava abbastanza autosufficiente. C’era poco di cui fidarsi veramente, l’anno precedente aveva dato fuoco a mezza cucina cercando di arrostire “al punto giusto” delle patate in una padella anti aderente: aveva lasciato un rotolo di carta da cucina affianco al fornello, e mentre era al telefono la carta da cucina aveva preso fuoco, incendiando buona parte di quello che c’era lì vicino. Forse era quest’episodio, o forse erano gli occhi da cucciolo, e le caramelle gommose nel cassetto del comodino, ma agli occhi di chi lo conosceva bene, Bill sembrava sempre un bambino.

    Bill la guardò con la faccia da pesce lesso, avrebbe voluto chiederle di restare fino a quando non sarebbe tornato Tom, ma non ne fu capace.

    -Veramente avrei un po’ di fame, è da ieri mattina che non mangio.- Ammise Bill grattandosi la testa.
    D. strabuzzò gli occhi, era logico il motivo per cui Bill fosse così magro, l’unica cosa che mangiava era roba surgelata o schifezze varie, non sarebbe stato in grado di farsi un piatto di pasta nemmeno con un manuale di istruzioni per bambini.

    Si alzò e andò in cucina a preparare qualcosa, Bill rimase sul divano a guardarla mentre andava nell’altra stanza, chiedendosi cosa sarebbe successo dopo quel fine settimana, se sarebbe stato in grado di trovare una risposta ai suoi dubbi o se sarebbe rimasto tutto come prima.
    Dopo dieci minuti un profumo di sugo al pomodoro portò Bill in cucina, la cena era quasi pronta nonostante fossero solo le cinque del pomeriggio. Bill stese una tovaglia blu notte sul tavolo e apparecchiò per due, mangiò con gli occhi quello che aveva nel piatto e Delilah rise per la foga con cui Bill finì la pasta.

    -Sai, era un po’ che non mangiavo un piatto di pasta fatto così- Rise Bill, pulendosi la bocca con un tovagliolo. -Io e Tom ci proviamo a fare qualcosa, ma non ci riesce mai niente di commestibile!-

    Finito di mangiare Bill si misurò ancora la febbre, era scesa del tutto.
    -Hai visto? Ci volevo io a farti stare bene!- Rispose la ragazza che aveva acceso il televisore.
    Bill la prese e la tirò a sé, si sdraiò sopra di lei iniziando a baciarla, Delilah rimase colpita da quel gesto improvviso, ma rispose con altrettanta passione. Slacciò i pantaloni a Bill che nel frattempo si era tolto la maglietta.

    Fecero l’amore sul divano, baciandosi, abbracciandosi e ridendo. Bill la strinse a sé, ma provò un forte sentimento di rabbia verso sé stesso quando capì che l’amore non c’entrava nulla, c’era affetto, infatuazione ma non era quello che cercava Bill. Si sentì in colpa verso la ragazza che abbracciava e che con uno sguardo intuì quello che passava per la testa di Bill.
     
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  9. SiSiNa95
     
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    ç__ç bellissimo chappyyyyyyyyyyyyyy ... posta posta posta postaaaa
     
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  10. hachiko^^
     
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    Porca Paletta...
    Povera D. non vorrei essere nei suoi panni in questo momento >.<

    CITAZIONE
    -Sai, era un po’ che non mangiavo un piatto di pasta fatto così- Rise Bill, pulendosi la bocca con un tovagliolo. -Io e Tom ci proviamo a fare qualcosa, ma non ci riesce mai niente di commestibile!-

    XDXDXD
    Pagherei oro per vdere quei due alle prese con i fornelli XD

    Posta presto Bea *-*
     
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  11. $torta in der holle
     
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    CITAZIONE
    -Hai bisogno di una mano? Sai cucinare qualcosa Bill? Mangiare quelle schifezze non ti aiuta!-
    Bill sbuffò, aveva vent’anni ma nessuno lo considerava abbastanza autosufficiente. C’era poco di cui fidarsi veramente, l’anno precedente aveva dato fuoco a mezza cucina cercando di arrostire “al punto giusto” delle patate in una padella anti aderente: aveva lasciato un rotolo di carta da cucina affianco al fornello, e mentre era al telefono la carta da cucina aveva preso fuoco, incendiando buona parte di quello che c’era lì vicino. Forse era quest’episodio, o forse erano gli occhi da cucciolo, e le caramelle gommose nel cassetto del comodino, ma agli occhi di chi lo conosceva bene, Bill sembrava sempre un bambino.

    sarebbe stupendissimo assistere a una scena del genere! XDD

    CITAZIONE
    Finito di mangiare Bill si misurò ancora la febbre, era scesa del tutto.
    -Hai visto? Ci volevo io a farti stare bene!- Rispose la ragazza che aveva acceso il televisore.
    Bill la prese e la tirò a sé, si sdraiò sopra di lei iniziando a baciarla, Delilah rimase colpita da quel gesto improvviso, ma rispose con altrettanta passione. Slacciò i pantaloni a Bill che nel frattempo si era tolto la maglietta.

    Fecero l’amore sul divano, baciandosi, abbracciandosi e ridendo. Bill la strinse a sé, ma provò un forte sentimento di rabbia verso sé stesso quando capì che l’amore non c’entrava nulla, c’era affetto, infatuazione ma non era quello che cercava Bill. Si sentì in colpa verso la ragazza che abbracciava e che con uno sguardo intuì quello che passava per la testa di Bill.

    doppio colpo al cuore..
    il primo perchè la scena mi uccide..
    secondo per la povera D. .. ç__ç
    SPOILER (click to view)
    [/SPOILER] e meno male che il ragaz<zo non sc*pa da 5 anni.. XDD [SPOILER]
     
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  12. hachiko^^
     
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    *
    **
    *up*
    **up**
    ***up***
    ****up****
    ******up******
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  13. »Sally
     
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    Scusate l'attesa VERGOGNOSA.
    Cercherò di impiegare tempi meno lunghi! ç_ç
    Ecco il seguito!

    Iniziava a stufarsi di questa storia, si era ripromessa che avrebbe trovato un altro ragazzo che l’avrebbe fatta innamorare e l’avrebbe amata a sua volta, ma l’idea di pensare a Bill come ragazzo di un’altra la faceva irrigidire. Bill era stato sempre suo e lasciarlo andare era troppo, soprattutto per lei che l’aveva visto crescere e l’aveva amato in silenzio aspettando una sua risposta. Si rese conto che diciassette anni di silenzio erano troppi e che aveva aspettato troppo qualcosa che non sarebbe mai arrivato.
    Era frustrata e incazzata, si alzò dal divano stizzita e andò in camera di Tom.
    -Io mi sono rotta le balle, Bill. Sono sincera, te lo dico col cuore. Ti ho aspettato per anni, non hai preso una decisione? La prendo io per te allora, cercati un’altra perché sono stanca dei tuoi dubbi e delle tue paure. Buonanotte.-
    Queste parole lasciarono Bill frastornato sul divano con i suoi pensieri.
    Delilah entrò nella stanza di Tom e prese dall’armadio una maglia sulla destra, ce n’erano cinque staccate dalle altre, erano quelle che Tom metteva per stare in casa. Ne infilò una nera e si stese sul letto, prese una sigaretta e l’accese guardando fuori dalla finestra. Sapeva che nonostante quella sfuriata Bill non sarebbe diventato facilmente un ricordo: sarebbe rimasto lì a tormentarla giorno e notte, perché un sorriso e due occhi come i suoi non si cancellano con il passare degli anni, rimangono lì impressi nel cuore. Anche quando sarebbe rimasto solo un ricordo un po’ sbiadito, sapeva che ripensando a lui il suo cuore avrebbe cominciato a battere più forte, che i suoi occhi si sarebbero velati di lacrime e che un nodo le avrebbe chiuso lo stomaco.
    Ripercorse tutta la loro storia, quando a tre anni si era appena trasferita in una casa vicina con la madre e il nuovo compagno di questa, la madre di Bill e Tom si era presentata invitando tutta la famiglia una domenica pomeriggio a casa loro. Era luglio, e faceva molto caldo, nel piccolo giardino sul retro c’era una piscina gonfiabile alta all’incirca mezzo metro, dentro Bill e Tom giocavano. Delilah era indispettita perché i bambini non erano usciti a salutarla e non la guardavano nemmeno, così rimase per due ore seduta su una sedia affianco alla madre ascoltando discorsi che non la interessavano minimamente e sbuffando.
    Si sentiva inutile con quel vestitino rosa, e i capelli raccolti, ma ora ricordando quel caldo pomeriggio di luglio le spuntava un sorriso malinconico. Erano cambiate tante cose, quando aveva dieci anni era convinta che lei e Bill un giorno sarebbero stati una coppia perfetta e che avrebbero finito le scuole insieme, ma le cose erano cambiate radicalmente nel corso degli anni. Il fatto che Bill fosse diventato una star internazionale non le aveva fatto perdere la speranza di diventare la sua ragazza, ma l’insicurezza di Bill aveva fatto il resto.
    Non potendo sfogarsi con Bill l’unico che rimaneva era Tom, che aveva ironicamente definito la relazione tra lei e il fratello “the never ending story”, non le sembrò una buona idea telefonargli nel suo fine settimana di relax. Accese la play station cercando di distrarsi, ma dopo due ore era di nuovo affacciata alla finestra tormentata da mille pensieri, fino a quando si addormentò.
    Bill nel frattempo si era rintanato in camera, aveva la sensazione che questa volta si fosse rotto qualcosa che sarebbe stato difficile riaggiustare, non era una semplice lite come le altre, era qualcosa di diverso.
    Rimase sdraiato a fissare il soffitto ed ebbe quasi la sensazione di essersi tolto un peso, era riuscito a prendere una decisione, aveva deciso più o meno, ma aveva la terribile sensazione che potesse essere la scelta sbagliata. Delilah si era stufata e gli aveva dato il benservito, lui era rimasto a guardarla entrare nell’altra stanza pensando che non si fosse meritata tutto quello che le aveva fatto passare, si sentì uno stronzo.
    Delilah fu svegliata alle tre del mattino dalla luce che entrò nella stanza. Aprì gli occhi e vide una sagoma all’entrata, subito pensò che fosse Bill, ma poi vide che aveva addosso il giubbotto e un borsone. Si mise seduta e cercò di mettere a fuoco, se non era Bill non poteva essere che Tom.
    L’ombra sulla porta entrò e si chiuse la porta alle spalle accendendo la luce.
    -Chi si vede! Come mai qui?-
    -Potrei dire la stessa cosa, ti aspettavamo lunedì, come mai sei rientrato in anticipo?-
    -Ad Andreas è saltato fuori un impegno improvviso, così ce ne siamo tornati tutti a casa, ma tu invece? Perché stai dormendo nel mio letto con la mia maglietta?- Tom si mise a sedere sul bordo del letto.
    -E’ successo un casino, mi è passato per la testa anche di chiamarti, ma non l’ho fatto.-
    -Che è successo con Bill?-
    -Mi sono stancata di aspettarlo, io non ce la faccio più Tom!- Delilah scoppiò a piangere, non sapeva come avrebbe fatto sapendo che Bill non sarebbe stato più suo ma di qualcun’altra.
     
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  14. je,
     
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    Bellissimo capitolo, donna *______*

    Tom fa quest entrate da figo alle tre del mattino hahah xD

    <3
     
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  15. NiandraLades.
     
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    Ti prego di perdonarmi, ero rimasta indietro e mi sono persa due capitoli ç__ç
    Comunque, eccomi qua a recensire *-*
    Bella, mi piace sul serio.
    Apparte che il tuo modo di scrivere mi piace, sai essere molto chiara e scorrevole e amo come riesci a spiegare emozioni, sensazioni..
    Adesso aspetto di leggere cosà accadrà tra questi due.. :wub:
    Posta presto! ^^
     
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16 replies since 8/1/2010, 21:07   269 views
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