Tears of Rain

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  1. sweet_nightmare
     
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    Titolo: Tears of Rain
    Autore: sweet_nightmare
    Raiting: G/GP
    Avvisi: character death
    Genere: Angst, Paranormal
    Note: salve a tutte queste è la prima volta che posto una delle mie OS e sono molto emozionata, spero che vi piaccia... Buona lettura :uyu:






    TEARS OF RAIN


    ....E quando le tue paure si placano
    E le ombre rimangono ancora
    So che puoi amarmi [...]
    per cui non importa l'oscurità
    possiamo ancora trovare una via...
    [Guns'n' Roses- November Rain]






    Di nuovo qui... in questa stanza... immerso in quegli allegri ricordi che adesso facevano un male da morire, ogni cosa mi ricordava quello che era stato quello che sarebbe potuto essere, se non fosse stato per colpa mia...
    Era stata tutta colpa mia e della mia solita cocciutaggine, non importava quello che tutti mi ripetaveno da due settimane a questa parte

    "Nessuno poteva sapere cosa sarebbe successo, non è stata minimamente colpa tua"

    BALLE!!!

    Avrei voluto urlargli in faccia, lo sapevo benissimo e lo sapevano anche loro, IO l'avevo ucciso, vedevo l'accusa scritta nei loro occhi, mi presi la testa tra le mani, scoppiava, girava in un vortice confuso di ricordi quegli attimi felici che avevamo vissuto tra quelle mura e che probabilmente mi avrebbero perseguitato sempre, la stanza continuava a girare, in un vortice di colori, finchè lentamente non si fermò, ero di nuovo nella nostra stanza eppure era diversa, dov'erano finiti i teli sulle nostre cose? E perchè fuori c'era il sole?
    Era notte quando ero entrato nella stanza, ne ero certissimo, mi voltai vedendo me stesso seduto su letto, non come ero adesso però dovevo avere più o meno 12 anni e me ne stavo tranquillamente seduto scribacchiando qualcosa su un quaderno rilegato in pelle nera "Il diario" pensai stupito, lo avevo perso chissà quanti anni prima, avevo passato settimane intere a cercarlo litigando con mio fratello poichè sapevo che era stato lui a prendermelo, mi avvicinai al me stesso seduto sul letto, non resistendo all'impulso di toccarlo, ma la mia mano passò attraverso la sua appoggiata al quaderno dandomi una strana sensanzione molto simile al formicolio, ma l'altro sembrava non aver sentito niente, infatti continuava a scrivere come se fosse solo in quella stanza, corrugando ogni tanto le sopracciglia, mi curvai su di lui per vedere quello che stava scrivendo, sorrisi leggendo alcune parole sparse in quel mare di cancellature, mi scostai da lui iniziando a guardare la stanza era impressionante quante cose erano rimaste assolutamente identiche, i miei poster alle pareti, le tendine chiare alla finestra, le lunghe mensole piene dei miei libri, sarebbe stato bellissimo rimanere in quel momento per sempre, sentì dei passi lungo il corrioio e il cuore mi si fermò in gola quei passi lenti e leggermente stracicati li avrei riconosciuti ovunque il cuore prese a battere all'impazzata e, quando la porta si aprì di schianto andando a sbattere contro la parete, si fermò del tutto corsi verso la figura che si stagliava sotto di essa buttandogli le braccia al collo sperando, illudendomi per un attimo, di poter sentire ancora per una volta, una sola, quel profumo, quel calore, che adesso mi mancavano in un modo così acuto da sembrare quasi un dolore fisico, eppure per quanto il mio desiderio fosse forte le mie braccia passarono attraverso quel corpo, quasi fossi un fantasma, mentre lui mi passava attraverso dirigendosi verso il me stesso sul letto, rimasi come pietrificato mordendomi le labbra per non scoppiare a piangere
    -Beh fratellino non mi dici niente?- chiese incrociando le braccia con la sua solita aria strafottente, il me stesso sul letto alzò per un attimo lo sguardo verso di lui per poi rimettersi a scrivere
    -Mi stai ingnorando per caso?- chiese avvicinandosi di più al ragazzo sul letto, che lentamente chiuse il diario per poi riporlo accuratamente sotto il materasso, si girò verso di lui mettendosi nella sua stessa posa
    -Che cosa hai fatto ai capelli?- domandò con un aria schifata
    -Sono bellissimi vero?- gli rispose quello scuotendo i lunghi dreadlock che aveva raccolto in un alta coda
    -Sembri una capra- rispose il me stesso scoppiando a ridere
    -Stai zitto porcospino- ringhiò tra i denti mentre l'altro me si sedeva sul letto portandosi una mano trai i corti capelli neri e pieni di gel che aveva raccolto in punte sulla testa
    -Capra- rispose facendogli una linguaccia mentre il ragazzo con i dread gli saltava addosso facendolo cadere dal letto
    -Deficente mi hai fatto male!!!- disse il ragazzo il moro massaggiandosi un braccio
    -Ritira quello che hai detto e ti chiedo scusa-
    -Cosa? Che sei una capra? Mai- gli rispose il moretto tirandogli un pugno
    -L'hai voluta tu porcospino- disse mentre iniziavano ad azzuffarsi come cuccioli in mezzo alla stanza, non potei trattenermi dal sorridere a quella scena, avrei dato di tutto per poter tornare indietro a quei momenti, dopo poco la zuffa finì sotto il mio sguardo divertito mentre i due ragazzi con il fiatone si allontavavano massaggiandosi le parti doloranti, buttandosi ognuno sul proprio letto
    -Fratellone?- chiese il moro ad un certo punto
    -Si?- disse quello girandosi verso il fratello, mentre questi si alzava e si sedeva vicino a lui, posandogli un bacio sulla guancia
    -Stai benissimo con i rasta, non tagliarteli mai promettimelo Tom- disse il moro
    -Te lo prometto Bill- rispose il rasta, suggellando la loro promessa dando un bacio sulla guancia al fratello, un moto di tristezza mi avvolse stritolando il mio petto come una morsa d'acciaio, mi si mozzò il respiro per il dolore e mi portai la mano verso il petto sinistro, quante ferite può sopportare un cuore prima di frantumarsi definitivamente?
    Respirai profondamente sperando che il dolore se ne andasse, ma vedere me e mio fratello a pochi metri di distanza era la cosa più straziante di tutte, la stanza iniziò a girare vorticosamente i colori ritornavano a confondersi "NO" avrei voluto urlare ma dalla mia bocca non usciva alcun suono, non volevo andarmene volevo rimanere li, con lui, dopo poco la stanza smise di vorticare e mi ritrovai di nuovo nella nostra camera, di notte le nostre cose coperte da teli tutto immerso nell'oscurità, guardai fuori dalla finetra scostando le tendine leggere il cielo era buio e senza stelle.

    "You're the sun
    And I'm the moon
    In your shadow I can shine"

    Così diceva l'ultima canzone che avevo scritto, ed era così, lui era sempre stato il mio sole la mia parte più forte la mia spalla su cui piangere, l'unica persona di cui mi fidassi veramente su tutta la faccia della terra poichè lui era l'unico che mi capiva veramente...

    Ma ora il mio sole era scomparso e la notte è troppo buia perchè io possa brillare da solo... le lacrime presero a scendere dai miei occhi,mentre la stanza tornava a voriticare portandomi via di nuovo, ero sempre nella nostra stanza, ancora una volta un litigio.

    -RIDAMMI IL MIO DIARIO- urlavo contro mio fratello

    -PERCHÈ DOVREI SAPERE DOVE È IL TUO STUPIDO DIARIO? E DOPO QUELLO CHE HAI FATTO ALLA MIA CHITARRA TE LO PUOI SCORDARE CHE TI DICA DOVE SIA- mi urlò lui di risposta

    -MI SONO GIÀ SCUSATO PER QUELLO CHE È SUCCESSO CHE COSA DEVO FARE STRISCIARE AI TUOI PIEDI FORSE? BEH PUOI SCORDARTELO- urlò il me stesso per poi uscire sbattendo la porta.

    Vidi Tom raccogliere da terra la sua chitarra acustica la prima in assoluto quella con cui aveva imparato a suonare e che ora aveva un evidente ammaccatura fino al manico, sbuffò rimettendola nella sua custodia morbida e riporla nel suo armadio per poi chinarsi e scoparire quasi completamente sotto il letto per poi riemergere stringendo in mano qualcosa mi avvicinai di più spalancando gli occhi, teneva in mano il Diario, allora avevo ragione, lo vidi mentre riponeva il diario nella custodia della chitarra, per poi rimetterla al suo posto nell'armadio,
    -Così impara- borbotò lanciandosi sul letto e coprendosi il viso con il capellino, la stanza tornò a vorticare portandomi di nuovo lontano da lui; appena tutto si fermò e mi ritrovai nella stanza buia, corsi verso l'armadio, scoprendolo dal lungo telo che lo ricopriva aprendo l'anta di Tom presi dalla tasca il mio accendino per riuscire a vedere in quella oscurità, sul fondo dell'armadio la custodia della sua chiatarra come se fosse rimasta li tutto questo tempo aspettandomi,spensi l'accendino rimettendolo in tasca tirando fuori delicatamnete la custodia della chitarra; la portai vicino alla finestra l'aprì facendola scivolare dolcemente al suolo, tolsi la chitarra che appoggiai alla mensola della finestra, tornando a concentrarmi sulla custodia, dove sul fondo di essa stava il mio diario, lo presi tra le mani con una delicatezza infinita quasi avessi paura che sparisse di colpo per poi stringerlo al petto, per un attimo solo, ripresi l'accendino dalla tasca accendendolo e portandolo in alto per illuminare almeno un pò la zona che mi stava intorno mi sedetti per terra appoggiando la schiena contro il letto aprendo il diario, lo sfogliai fino ad arrivare alla pagina che avevo scritto il giorno dove Tom era tornato a casa con i rasta, girai un altro paio di pagine aspettandomi di trovare il resto vuoto, invece dopo uno spazio di alcune pagine bianche ne trovai altre vergate von una calligrafia molto simile alla mia:


    12.4.2000

    Sta sera finalmente il concerto, è da due settimane che proviamo incessantemente giorno e notte praticamente dorminamo anche in sala prove, è troppo importante questo concerto dicono che ci saranno anche alcuni osservatori di case discografiche, dobbiamo stupirli non ho la minima intenzione di passare il resto della mia vita a Loisthe, io, Bill, Georg, Gustav siamo destinati a cose più grandi...

    sorrisi, mentre mi ricordavo alcuni momenti in sala prove in quel garage con un acustica orribile o quei concerti davanti alle solite 3 persone, non ce ne fregava niente allora del pubblico l'importante era uscire e suonare, voltai ancora delle pagine fino a che non mi soffermai su una in particolare e una foto cadde da essa finendo vicino ai miei piedi, mi piegai per raccoglierla non appena le mie dita sfiorarono la fredda carta patinata della foto la stanza tornò a girare finchè ancora una volta non mi ritrovai nei miei ricordi, la stanza però questa volta era deserta guardai fuori dalla finestra e vidi che nel vialetto sotto casa manavano entrambe le macchine di mamma e Gordon aprì la porta per provare a scendere al piano di sotto, ma mi ritrovai come davanti ad un muro non potevo passare ero confinato in quella stanza, iniziai a camminare avanti e indietro mi sentivo un animale in gabbia, che senso aveva rivivere un ricordo di una stanza vuota?

    Mi sedetti sul letto, sentendo una macchiana fermarsi nel vialetto, portiere sbattere, la chiave che girava nella toppa della porta e infine urla passi veloci che si dirigevano verso la camera, pochi istati dopo mi ritrovai a fissare me e mio fratello che saltavamo in giro come due scemi urlando per la stanza
    -AAAAAAHHH NON CI POSSO CREDERE- continuavo ad urlare io
    -NEMMENO IO- mi urlava in risposta Tom corrugai le soppraciglia cosa poteva essere successo?
    Mi voltai verso il nostro comodino fissando la sveglia con il quadrante luminoso che segnava anche la data 16 5 2000, sorrisi avevamo appena firmato il contratto con la casa disografica e di li a poco avremmo inciso il cd, vidi il me stesso buttargli braccia attorno al collo di Tom che mi sollevava di peso facendomi girare come una ragazzina
    -Mi gira la testa- dissi ridendo mentre Tom mi rimetteva a terra, non mollai però le mie braccia dal suo collo
    -Ce l'abbiamo fatta- dissi sorridendo
    -È ovvio Bill siamo troppo bravi per rimanere sempre nel garage- mi rispose con un gran sorriso avicinando il suo viso al mio
    -E sopprattutto tu hai una voce troppo bella sarebbe stata una crudeltà impedire alle altre persone di ascoltarla- continuò
    -Tanto lo sai canterò sempre e solo per te- gli dissi in un sussurrò poggiando le mie labbra sulle sue, staccandomi subito dopo
    -Ti voglio tanto bene Bill- mi sussurrò all'orecchio, il petto tornò a stringersi in una morsa impedendomi di respirare mi sembrava di morire perchè? Perchè chiunque fosse mi stava facendo questo? Mi stava uccidendo dilaniava la mia anima pezzo per pezzo, la stanza tornò a girare vorticosamente per farmi ritornare al presente,battei le palpebre calciando via il diario, e iniziando a dondolarmi su me stesso, non volevo più ricordare, non ce la facevo più era troppo doloroso, e io ero debole, continuare a ricordarlo non faceva altro che ucidermi ancora e ancora...

    Mi asciugai le guancie con il dorso della mano alzandomi e riprendo il diario, sfogliai alcune pagine vedendo che dopo il primo tour aveva smesso di scriverlo fino a 3 settimane fa, mi venne un enorme groppo alla gola iniziando a leggere e subito la stanza si mise a roteare, questa volta portandomi nella nostra casa a Lipsia.

    -Bill smettila di fare i capricci- mi rimproverò Tom sparanzato sul letto nella mia camera
    -Voglio andare a quella festa e ci andrò con o senza di te- dissi fissandomi con occhio critico davanti all'enorme specchio che avevo in camera
    -Lo sai che tanto se decidi di andare vengo anch'io- disse chiudendo gli occhi
    -Davvero?- chiesi voltandomi verso di lui battendo le mani
    -Certo- disse tirandosi a sedere
    -AAAA grazieeeeeeee!!! Senza di te sarebbe stata una noia- dissi sedendomi vicino a lui
    -Non c'è proprio modo di convincerti a rimanere a casa?- chiese
    -Mmmm forse- gli risposi malizioso, spostai lo sguardo dal me in quel ricordo mentre gli occhi tornavano a bruciare cosa avrei dato per avergli dato retta per essere rimasti a casa.
    Saremmo stati ancora insieme, saremmo stati ancora felici, riportai gli occhi sulla scena nella stanza vedendo che Tom mi aveva fatto salire sopra di lui e ora mi accarezzava con le mani la schiena, quelle mani, così mordide e calde, non avrei mai più potuto sentirle su di me, le sue labbra non avrebbero mai più sfiorato le mie, non avrei mai pi sentito il suo profumo al mattino quando mi svegliavo o prima che mi addormentassi abbracciato a lui, volevo urlare volevo dirmi di fermarmi di cambiare idea, ma era tutto inutile non ero altro che un muto spettatore, il passato è immutabile e ci tormenta ricordandoci i nostri errori
    -Dai andiamo che è tardi- dissi alzandomi da lui prendendolo per mano e trascinadolo fuori dalla stanza correndo in contro al nostro destino, la stanza prese a vorticare nuovamente e mi ritrovai i nuovo a casa scosso dai singhiozzi, mi alzai prendendo il quaderno e uscendo da quella camera da quella casa nella notte buia.

    Camminai per diverso tempo nella notte arrivando sul luogo dell'incidente ancora completamente recintanto dai nastri della polizia e dai fiori e biglietti che tante fan lasciavano li per poterlo salutarlo un ultima volta, scalvacai il nastro giallo fermandomi in mezzo alla strada rivivendo ancora una volta il ricordo potevo quasi vedere le nostre due macchine che si sorpassavano a vicenda la mia che aumentava velocità e lo sorpassava definitavamente la sua, il resto successe in un attimo la sua auto che iniziava a sbandare e finiva fuori strada un rumore assordante il fuoco il corpo di Tom sbalzato fuori dalla macchina a causa dell'urto e che giaceva scomposto sull'asfalto freddo io che correvo da lui chiamando l'ambulanza, i suoi occhi che si riaprivano le sue labbra che per l'ultima volta si posavano sulla mia pelle e quelle parole
    -Andrà tutto bene Bill è solo un graffio- già le stesse parole che mi ripetevi sempre quando cadevamo in bici e io mi mettevo a piangere mentre tu sbuffavi e per consolarmi mi abbracciavi, le mie lacrime bagnavano l'asfalto unite alle goccie di pioggia che stavano iniziando a cadere dal cielo, anche lui piangeva per te tutte le sue lacrime, misi le mani in tasca dirigendomi verso il cimitero era la prima volta che ci ritornavo dopo il funerale, la pioggia scorreva sul mio viso bagnandolo assieme alle lacrime.

    Raggiunsi il cimitero quando ormai aveva smesso si piovere dirigendomi nell'angolo più lontano arrivando alla tua tomba sul lucido pezzo di marmo una tua foto dove sorridevi con quel sorriso che seppur l'avessero visto chissà quante donne solo io lo conoscevo davvero, appogiai li vicino il quaderno
    -Ehi Fratellone- sussurrai toccando la foto con la punta delle dita,mentre sentivo che gli occhi tornavano a pizzicarmi
    -Perdonami, se puoi ti prego, sono un emerito idiota, avevi ragione tu quando mi davi dell'infantile e guarda... a cosa hanno portato i miei inutili capricci?- sighiozzai
    una folata di vento mi accerezzò il viso portando con se un profumo a me ben noto
    -Tom?- sussurrai
    -Ssssssh- sussurò la tua voce all'orecchio, mentre sentivo le tue mani stringermi dolcemente la vita, come eri solito fare
    -Non devi piangere-
    -È colpa mia- dissi con voce tremula
    -Non è vero, non osare farti delle seghe mentali in proposito hai capito?-
    sorrisi timidamente annuendo,
    -Non devi mollare Bill hai capito, devi continuare quello che abbiamo iniziato-
    -Non ce la faccio Tom senza te non posso- bisbigliai abbassando il capo
    -Ma cosa stai dicendo?!? Sei sempre stato il più intelligente dei due, non puoi mollare così solo perchè io non ci sono più- disse stringendomi di più a se
    -Sono sempre con te, sono il tuo sole ricordi? Non me ne sono mai andato mi sono eclissato per un momento, sarò sempre con te in qualunque momento, io sono te-
    -Me lo prometti?- chiesi girandomi tra le sue braccia
    -Te lo prometto Bill insieme per sempre- disse dandomi un bacio, mi sentì morire e poi rinascere, quelle labbra ero convinto che non si sarebbero mai più posate sulle mie rimanemmo sospesi in quel magico momento per un eternità avevo ritrovato il mio sole avevo trovato Tom, neanche la morte era riuscita a dividerci.

    Nella notte oscura due cuori ripreso a battere all'unisono,

    "Ti voglio bene" sussurarono insieme due voci.

    Nel cielo nero iniziò a sorgere la luna che quella notte, per coloro i quali fossero riusciti a vederla sarebbe sembrata la più bella luna di sempre, brillava alta nel cielo luminosa come un piccolo sole.
    Sole e luna si erano uniti e niente e nessuno nemmeno le tenebre più nere sarebbero riusciti a dividerli.

     
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